|
.:: Dati anagrafici ::. |
|
Data di nascita: | 05/16/1811 |
Luogo di nascita: | PLOAGHE (Sassari) |
Data del decesso: | 31/03/1901 |
Luogo di decesso: | SASSARI |
Padre: | Antonio Maria |
Madre: | PIO Caterina |
Coniuge: | SECHI Raffaela |
Luogo di residenza: | ROMA |
Indirizzo: | Via della Scrofa, 39 |
Titoli di studio: | Laurea in giurisprudenza |
Presso: | Università di Sassari |
Professione: | Magistrato |
Altre professioni: | Docente |
Carriera giovanile / cariche minori: | Giudice del Tribunale di Tempio Pausania (2 gennaio 1839), Giudice presso il Tribunale di Nuoro, Avvocato fiscale presso il Tribunale di Isili, Sostituto avvocato fiscale generale a Cagliari |
Carriera: | Consigliere della Corte d'appello, sezione di Sassari (1859)
Procuratore generale presso la Corte d'appello, sezione di Sassari (reggente, 1860)
Procuratore generale presso la Corte d'appello di Messina (reggente, 8 ottobre 1865-31 ottobre 1866)
Consigliere della Corte di cassazione di Palermo (dicembre 1869)
Primo presidente della Corte d'appello di Trani (31 luglio 1879-1° giugno 1886)
Professore di Giurisprudenza all'Università di Sassari
Professore emerito dell'Università di Sassari |
Cariche politico - amministrative: | Presidente del Consiglio provinciale di Sassari (1888-1895) |
Cariche amministrative: | Consigliere provinciale di Sassari per il mandamento di Ploaghe |
|
.:: Nomina a senatore ::. |
|
Nomina: | 12/04/1890 |
Categoria: | 09 | I primi Presidenti dei Magistrati di appello |
Relatore: | Salvatore Majorana Calatabiano |
Convalida: | 13/12/1890 |
Giuramento: | 10/03/1891 |
|
.:: Onorificenze ::. |
|
Grande ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 27 maggio 1886
Gran cordone dell'Ordine della Corona d'Italia |
|
|
.:: Camera dei deputati ::. |
|
Legislatura | Collegio | | Data elezione | Gruppo | Annotazioni |
XII | Sassari | | 8-11-1874 | Destra | |
|
|
|
|
|
|
.:: Atti parlamentari - Commemorazione ::. |
|
Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Saracco, Presidente
Onorevoli colleghi. L'angelo della morte batte senza misura alle porte del Senato. Fra il 31 marzo e l'8 aprile, vale a dire in soli nove giorni, tre colleghi nostri sono scesi nel sepolcro: Pietro Salis, Angelo Messedaglia, Giulio Bizzozero.
Quando nel dicembre 1890 Pietro Salis veniva chiamato agli onori del Senato, aveva già varcato il 79° anno di vita. Infatti egli era nato a Ploaghe presso Sassari il dì 11 maggio 1811, cosicché nel momento del suo decesso avvenuto in Sassari l'ultimo giorno dello scorso marzo, l'ottimo collega era entrato da alcuni mesi nell'anno novantunesimo del viver suo.
Addottorato in legge in giovane età, Pietro Salis ottenne nel 1838 la nomina di assessore nel Tribunale di Tempio, e così, di grado in grado, lo troviamo salito nel 1879 al seggio di primo presidente della Corte d'appello di Trani. Nel quale ufficio rimase fino al 1886, fin quando le ragioni dell'età costrinsero il Governo al concedere al vecchio magistrato l'onorato riposo, col titolo e grado di primo presidente di Corte di cassazione.
Ma la tarda età non era giunta né giunse mai a diminuire in lui la freschezza e la vigoria della mente. Aborrente dall'ozio, si compiaceva ancora di ascoltare i suoi compaesani che spesso lo richiedevano di consiglio, e lo volevano giudice nelle private controversie, che riesciva generalmente a comporre con l'autorità del nome, e con l'equità dei giudizi, senza che mai gli sia avvenuto di domandare altro compenso, fuor quello dell'amore e della gratitudine delle persone beneficate.
Né il degno uomo, entrato in così tarda età a far parte del nostro Senato, si tenne perciò dispensato, con lodevole esempio, dall'obbligo di partecipare ai doveri dell'ufficio. Difatti gli atti del Senato fanno fede che il nostro bravo e sempre vegeto collega, prese una larga parte ai lavori di questo alto consesso, specialmente nella discussione dei bilanci, e molti di noi ricordano ancora con quanto amore e con quanta sollecitudine prendesse particolarmente cura degli interessi della sua diletta isola natale.
Il senatore Salis non appartenne adunque alla schiera troppo numerosa di coloro che aspirano e corrono dietro agli alti onori, senza misurarne i doveri. Tipo e modello del magistrato, così per l'altezza e la serenità della mente, come per la integrità della vita, il compianto collega era piuttosto uno dei pochi superstiti del buon tempo antico, educato alla scuola del dovere a qualunque costo, modesto ed operoso, che passò su questa terra facendo il bene, sollecito sovra ogni cosa del buon nome, che vale assai più degli onori e delle ricchezze di questo mondo. Pietro Salis morì qual visse, e Dio giusto che scruta i cuori e le menti lo avrà rimeritato degnamente delle opere sue. (Bene). [...]
COCCO-ORTU, ministro di grazia, giustizia e dei culti. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
COCCO-ORTU, ministro di grazia, giustizia e dei culti. Non è solo l'ufficio mio che vuole che mi associ alle affettuose ed elevate parole di rimpianto, con le quali il nostro Presidente commemorò il senatore Pietro Salis.
Il nome suo, che in noi tutti rievoca il ricordo degli eminenti servigi da lui resi alla cosa pubblica, a me rammenta il conterraneo amato e venerato, che fu nell’isola nativa, specchio d’ogni civile virtù e fu legato alla mia famiglia ed a me da vincoli di benevolenza e di affetto non mai alterati per mutare di fortune e di eventi.
Poiché egli ebbe comune cogli antichi e migliori della gente sarda la saldezza e la fede nelle amicizie, l'indipendenza e la serenità dell'animo, la tenacia del carattere.
Queste doti egli portò nella magistratura insieme con l'ingegno gagliardo e con la feconda operosità.
Soprattutto fu e volle essere magistrato interamente devoto all'augusta missione di amministrare la giustizia, sacerdozio e culto costante di una vita la quale, sebbene instancabilmente operosa, non gli pareva lo fosse mai tanto quanto richiedeva lo scrupoloso adempimento dei suoi doveri.
Questi doveri adempì con zelo assiduo, fervido, intelligente, ora coll'onesta e faconda parola del rappresentante del pubblico ministero, ora coll'acume sottile della sua mente robusta e colla serena e scrupolosa coscienza, nei collegi giudiziari. Nei medesimi, dove assurse ai più alti seggi, premio al suo merito eccelso, insegnò e mostrò che il possesso delle cognizioni, le quali sono, per antico e classico precetto l'essenza stessa della giurisprudenza; che la integrità e dignità sono i pregi che rendono il magistrato rispettato e stimato e degno della funzione sociale di custode ed interprete delle leggi della patria.
E tale fu e si mantenne, come ben ricordò il vostro presidente, sino alla più tarda vecchiaia, la quale non valse a intiepidire il suo lungo amore agli studi prediletti, ad offuscargli la mirabile lucidità della mente, che si rivelò nella ammirata fecondità dei suoi ultimi scritti sopra le più ardue ed eleganti questioni giuridiche, dei quali era largo a chiunque lo richiedesse dei suoi pareri, dati gratuitamente per spirito di pacificazione e per la verità e la giustizia.
Rendendo tributo d'onore alla cara memoria del senatore Pietro Salis, mi rendo interprete sincero dell'unanime dolore dei concittadini sardi, del profondo rimpianto dell'ordine giudiziario, nel quale egli rifulse esempio luminoso di cittadino, di giurista, di magistrato. (Approvazioni).
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 29 aprile 1901.
|
|
|
Attività |
|
|