Sebastiano Tecchio, Presidente
Prego i signori Senatori a ripigliare il loro posto per udire le meste letture delle quali son debitore all’Assemblea.
Signori,
La vita e i meriti di ciascheduno di codesti nostri Colleghi vengo oggi a commemorarvi per sommi capi, come vuole la consuetudine, come comporta il dolore.
Gianbattista Sella ebbe i natali il 5 marzo 1788 a Valle Mosso Superiore, nella provincia di Biella.
Delibàti gli studi classici nella vicina Vercelli, gli piacque accudire al lanificio paterno, che per que’ tempi non era né poca cosa, né di scarso provento.
Nel 1816, con Paolo e Gian Giacomo, fratelli anziani, introdusse dall’estero, e innanzi tutto dal Belgio, pei lavorii della lana nuove macchine e nuovi metodi.
L’intraprendimento non era agevole: grandi le difficultà nei trasporti: acerbe le contrarietà e del Governo e degli operai; l’uno e gli altri paurosi di detrimento all’arte paesana.
A dir vero, i tre fratelli, piuttostoché a migliorare i vecchi avviamenti, miravano a creare di sana pianta un Opificio, tutto moderno, ed ampio, e di congrui guadagni promettitore.
Le speranze furono coronate anche meglio che que’ fratelli non avessero presagito. Rapidamente, e nel Piemonte e fuori, si seppero e si celebrarono i miracoli del Selliano opificio. Taluno de’ conterranei si diede a camminare su quelle traccie [sic]. L’industria Biellese, in piccolo spazio di tempo, mutò di faccia e (che più è) di fortuna.
Pietro era stato per avventura il più animoso. Gianbattista l’aveva aiutato con tanta fede, e tanta costanza, che il merito del juniore non fu da meno che quello del primo nato.
Però la soverchia assiduità di Gianbattista gli logorò la salute; a tal che, sui quarant’anni, dovuta smettere la partecipazione attiva all’industria, ei si volse alle cose campestri, e massime all’arbicoltura.
La vendita dei beni comunali, ch’egli iniziò verso il trenta, era osteggiata dalle Regie Autorità, che la giudicavano improvvida e dissipatrice. La sua pertinacia, e le sue poderose ragioni, sgannarono gli oppositori. La vendita fu tollerata.
Di qui, e per l’esempio dato da lui, lo imboscamento e la prosperazione dei monti che guardano la Valle di Mosso. Di qui un aumento notabilissimo del valore della proprietà stabile in que’ Comuni.
Ma sebbene l’arbicoltura fosse diventata la prediletta delle sue cure, Gianbattista Sella rimase sempre industriale, e (dopo la morte di Pietro) rettore e principe della Ditta.-
Pare a me che un lato di lui voglia essere posto in rilievo; ed è quello dell’industriale sobrio e modesto, che non si lancia a speculazioni trascendenti i suoi mezzi, né accresce i suoi affari tranneché in proporzione meno rapida che le sostanze. Era il tipo dell’industriale, a dir così, casalingo.- Niuno nega la potenza del Credito e dell’Associazione. Pur tuttavia c’è chi pensa, e dice: quanto meglio operose, e quanto più contente si mantengono le famiglie non accese dalla febbre de’ grossi rischi, e della smania di subito traricchire [sic]!
E adesso, venendo ad altro tema, mi affretto ad accennarvi che il Sella, educato ai tempi del primo Impero, professò idee liberali. Quanto a polizia ecclesiastica le sue opinioni si accostavano a quelle della scuola giurisdizionale lombarda; e fu sentito più volte a deplorare che lo Stato facesse getto delle sue antiche prerogative, il placet e l’exequatur.
Nel ‘48 gli elettori di Bioglio lo nominarono deputato al Parlamento Subalpino. Lo scrisse tra i Senatori il Decreto Reale 20 ottobre 1853. Nel maggio del ‘55 fu lieto di portare il suo voto alla legge di soppressione degli Ordini religiosi, già venuta in pericolo di naufragio.
Indi appresso, o che lo pungesse la età, o che ciò chiedessero i rispetti dell’opificio, si ritirò alla Valle di Mosso: né più si divise da quella, eccetto le gite, che ogni anno faceva nella estate, ai bagni di St. Didier nel territorio di Aosta.
Alieno dal fasto, ma ospitale agli amici, cortese, benefico. Principalissimo tra gli oblatori che fondarono nel suo Comune un Asilo di infanzia, e apersero la strada che quel Comune congiunse ai finitimi. Agli operai paternalmente amorevole. Soavissimo ai figli e ai nipoti, che sommavano a più di settanta; tra i quali e’ godevasi di noverare il Deputato Quintino Sella, e il Senatore Giuseppe Saracco.
La sua rettitudine assoluta e incrollabile, e la consentaneità con sé medesimo, tutto informavano il suo carattere.
Conservò sino al giorno supremo, che fu il 9 d’aprile, la bella sua intelligenza, e la fede nei principî politici degli anni suoi vigorosi.
Avea da oltre un mese compiuto il diciottesimo lustro.
Senato del Regno, Atti parlamentari, Discussioni, 15 maggio 1878.
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