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.:: Dati anagrafici ::. |
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Data di nascita: | 11/08/1820 |
Luogo di nascita: | CREMONA |
Data del decesso: | 12/09/1895 |
Luogo di decesso: | CREMONA |
Padre: | Isidoro |
Madre: | SECCHI Anna |
Nobile al momento della nomina: | No |
Nobile ereditario | No |
Coniuge: | QUARANTA Luigia (prima coniuge)
BAROSCHI Elisa (seconda coniuge) |
Coniuge: | FERRARIO Maddalena (terza coniuge) |
Figli: | PETTOLA Linda Teresa Rosa, figliastra di Luigi e di Elisa BAROSCHI
PETTOLA Giorgio, figliastro di Luigi e di Elisa BAROSCHI
Luigia, figlia di Luigi e Elisa BAROSCHI
Ambrogio, figlio di Luigi e Elisa BAROSCHI
Cesare, figlio di Luigi e Maddalena FERRARIO
Isidoro, figlio di Luigi e Maddalena FERRARIO |
Titoli di studio: | Laurea in giurisprudenza |
Presso: | Università di Pavia |
Professione: | Possidente |
Cariche politico - amministrative: | Presidente del Consiglio provinciale di Cremona (1879-1894) |
Cariche amministrative: | Consigliere comunale di Cremona
Consigliere provinciale di Cremona (1860)
Membro della Deputazione provinciale di Cremona (1862-1873) |
Cariche e titoli: | Tenente della Guardia nazionale di Cremona (1863)
Presidente della Banca nazionale italiana, sede di Cremona |
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.:: Nomina a senatore ::. |
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Proponente: | Prefetto di Cremona | | 15/10/1892 |
Nomina: | 11/21/1892 |
Categoria: | 16 | I membri dei Consigli di divisione
dopo tre elezioni alla loro Presidenza |
Relatore: | Salvatore Majorana-Calatabiano |
Convalida: | 09/12/1892 |
Giuramento: | 12/12/1892 |
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.:: Onorificenze ::. |
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Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia 21 marzo 1872
Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia 1887 |
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.:: Servizi bellici ::. |
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Periodo: | 1848-1849 prima guerra d'indipendenza | |
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.:: Camera dei deputati ::. |
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Legislatura | Collegio | | Data elezione | Gruppo | Annotazioni |
VII | Cremona II | | 6-5-1860* | Destra | Ballottaggio il 10 maggio 1860. Elezione in corso di legislatura |
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.:: Atti parlamentari - Commemorazione ::. |
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Atti Parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente
Signori senatori! La mesta parola deve rammentare i colleghi che perdemmo durante la sospensione delle sedute. [...]
A settantacinque anni pressoché compiuti, il giorno 12 di settembre ad ore ventiquattro, moriva in Cremona, dove era nato, il senatore Luigi Bonati.
Una vita piena di patriottismo sperimentato nelle congiure, sui campi di battaglia, e nelle carceri, lo designarono per quest'Assemblea, nella quale entrò nel 1892, per essere stato presidente del Consiglio della sua provincia senza interruzione dal 1879 fino al 1895, quando i malanni gli fecero declinare la candidatura al Consiglio.
Laureato nella legge, al trionfare dell'insurrezione milanese audacemente eccitò i concittadini a sollevarsi.
Pigliò le armi combattendo co' volontari in Tirolo e, fin dopo la rotta di Novara, nell'esercito piemontese. Tornato in patria, fu nel 1854 tratto in ceppi nel castello di San Giorgio in Mantova e quale reo di alto tradimento sostenuto per quasi due anni. Prosciolto per difetto di prove sullo scorcio del 1856, il pericolo corso non lo fiaccò; come prima, così dopo la prigionia alle rivendicazioni nazionali con imperturbata fermezza ed operosità contribuì. Redenta la Lombardia, la città natale lo deputò al Parlamento per la VII legislatura, lo elesse per vent'anni consigliere comunale, per trentacinque consigliere provinciale; fu nove volte deputato provinciale, dal 1861 al 1873. In questi uffici, nell'amministrare gli asili d'infanzia, nel promuovere i miglioramenti agrari, nel dare opera ad ogni civile incremento, adoperò l'animo eccellente; il suo nome, l'opera sua, furon congiunti ad ogni cosa bella ed utile alla città, per la cui riuscita occorresse l'autorevolezza incontestata che a lui davano somma integrità, raro disinteresse, adamantino carattere.
Il lungo malore che l'uccise, la straziante agonia che lo tormentò, affrontò con viso ed animo sereni, confortato dall'illibata coscienza. Al compianto di ogni ceto, con cui fu onorata la sua bara, si unisce quello del Senato. (Approvazioni).
GRIFFINI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha la facoltà di parlare.
GRIFFINI. Collega da molti anni del senatore Luigi Bonati nel Consiglio provinciale di Cremona, di lui amico affezionatissimo, sento il desiderio vivo di aggiungere alcune parole al discorso eloquente, che, a commemorazione del Bonati, ha pronunciato in quest’occasione, l’illustre nostro Presidente.
Il Bonati, o signori, era un uomo eccezionale per la grande bontà dell’animo suo.
Quantunque operosissimo, quantunque avesse potuto incontrare degli attriti per la molteplice opera sua, pure esso non ebbe mai nemici.
E questo ci spiega appunto, perché l’animo suo lo fece rifuggire dall’entrare in questioni personali; esso si curava delle cose e non degli uomini, e se si curava di questi, era solo per beneficiarli o per avvantaggiarli.
Nei primi anni della sua gioventù, lo disse già l’onorevole nostro Presidente, il suo ideale fu l’unità e l’indipendenza della patria; quell’unità che l’acuto suo ingegno intravide, mentre molti altri la reputavano un’utopia.
Il lavoro che imprese per sostenere la sua idea dell’unità e dell’indipendenza d’Italia, lo mise in odio del dominatore, e perciò subì quel processo seguito da duro carcere, nel quale ebbe campo di spiegare la tempra del suo carattere, perché seppe resistere col riso sulle labbra alle minacce continue del capestro, ove non si fosse fatto delatore.
Ottenuto il supremo intento della generazione che oramai è quasi tutta scesa nel sepolcro, il Bonati pensò a quanto poteva essere utile al suo paese, e si diede quindi alle amministrazioni gratuite, cercò di avvantaggiare l’Italia dal lato finanziario, dal lato morale e dal lato intellettuale; coprì, si può dire, tutti gli uffici della sua città e della sua provincia; fu prima consigliere comunale, poi consigliere e deputato provinciale, e per lunga serie di anni presidente del Consiglio provinciale di Cremona.
Era minato nella salute, allorquando venne nominato senatore, e perciò qui non ha potuto spiegare l’attività che lo ha sempre distinto nella lunga di lui carriera.
Io non ripeterò nulla di quanto egregiamente disse l’illustre nostro Presidente; associandomi a lui negli elogi ben meritati che fece al nostro povero defunto, io rileverò una sola circostanza che mi sembra meritevole della vostra attenzione. Dissi già che la qualità più spiccata del Bonati si fu la bontà dell’animo. Orbene esso la manifestò nell’amore verso l’infanzia; fu per 32 anni amministratore degli asili infantili di Cremona, prima come consigliere, poi come presidente. Era bello il vederlo in mezzo alla schiera di quei vispi, mobilissimi bambini, ora accarezzare l’uno ora a baciare l’altro.
Ricordava la figura altissima di colui il quale ordinò che i pargoletti fossero lasciati venire a lui. Io, o signori, quantunque il Bonati non rifulgesse tra i luminari maggiori del nostro paese, io desidererei che l’Italia possedesse un numero grandissimo di questi patrioti, perché l’utile che arrecano è immenso e tanto più sono meritevoli di encomio inquantoché i grandi luminari trovano il loro compenso nel plauso universale ed invece i patrioti modesti, come fu il Bonati, non possono trovarlo che nella propria coscienza.
Signori, plaudiamo alla memoria del nostro collega Luigi Bonati. (Bene).
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 21 novembre 1895.
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Archivi: | Presso l'Archivio di Stato di Cremona nel fondo Carteggi del Risorgimento presso il Comune di Cremona esiste un nucleo di lettere relative all'attività di Luigi Bonati.
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