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BALENZANO Nicola

  







   Indice dell'Attività Parlamentare   

   Fascicolo personale   


.:: Dati anagrafici ::.

Data di nascita:01/29/1848
Luogo di nascita:BITRITTO (Bari)
Data del decesso:02/09/1919
Luogo di decesso:BARI
Padre:Giuseppe
Madre:LOCONTE Benedetta
Nobile al momento della nomina:No
Nobile ereditarioNo
Coniuge:CAPRIATI Rosa
Figli: Giuseppe
Fratelli:Giovanni
Odoardo
Maria Carmela
Arcangiola
Maria Teresa
Angiola
Titoli di studio:Laurea in giurisprudenza
Presso:Università di Napoli
Professione:Avvocato
Cariche politico - amministrative:Vicepresidente del Consiglio provinciale di Bari
Presidente del Consiglio provinciale di Bari
Cariche amministrative:Consigliere provinciale di Bari
Membro supplente della Deputazione provinciale di Bari (1877)
Membro della Deputazione provinciale di Bari (1876)
Cariche e titoli: Membro del Consiglio d'amministrazione della Banca commerciale italiana (30 dicembre 1914-2 settembre 1919)
Presidente del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Bari
Presidente del Consiglio d'amministrazione dell'Ospizio di Giovinazzo
Presidente dell'Ospedaletto di Bari
Presidente del Sindacato pugliese infortuni
Presidente della Mutua italiana di assicurazione
Membro straordinario del Consiglio sanitario provinciale di Bari
Membro del Consiglio sanitario provinciale di Bari
Membro del Consiglio generale del Banco di Napoli
Vicesegretario del Consiglio d'amministrazione del Banco di Napoli (31 marzo 1883-1891)
Consigliere della Commissione per la riforma organica del Consiglio d'amministrazione del Banco di Napoli (26 aprile 1893)
Fondatore e presidente della Scuola superiore di commercio di Bari

.:: Nomina a senatore ::.

Nomina:11/21/1901
Categoria:03 I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio
Relatore:Antonino Di Prampero
Convalida:05/12/1901
Giuramento:14/12/1901
.:: Onorificenze ::.

Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia
Grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia
Gran cordone dell'Ordine della Corona d'Italia
Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 24 gennaio 1901
Grande ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 14 giugno 1903
Ufficiale dell'Ordine della Legion d'onore (Francia)

.:: Camera dei deputati ::.

Legislatura
Collegio
Data elezione
Gruppo
Annotazioni
XVI
Bari III (Acquaviva delle Fonti)
23-5-1886
Destra
XVII
Bari III (Acquaviva delle Fonti)
23-11-1890
Destra
XVIII
Modugno
6-11-1892
Destra
XIX
Modugno
26-5-1895
Destra
XX
Modugno
21-3-1897
Destra
XXI
Modugno
3-6-1900*
Destra
Cessazione per nomina a senatore


.:: Senato del Regno ::.

Commissioni:Membro della Commissione di finanze (28 maggio 1914-2 settembre 1919)
Membro della Commissione incaricata di esaminare l'ordinamento ed il funzionamento dell'Amministrazione delle ferrovie dello Stato (18 dicembre 1914)
Commissario di vigilanza all'Amministrazione delle ferrovie dello Stato (20 dicembre 1907-8 febbraio 1909)

.:: Governo ::.

Governo:Sottosegretario di Stato al Ministero delle finanze (18 gennaio 1898-28 maggio 1898), (1°giugno-26 giugno 1898)
Sottosegretario di Stato al Ministero di grazia e giustizia e dei culti (28 giugno 1900-17 febbraio 1901)
Ministro dei lavori pubblici (26 marzo 1902-29 ottobre 1903)

.:: Atti parlamentari - Commemorazione ::.

Atti Parlamentari - Commemorazione
    Tommaso Tittoni, Presidente

    Egregi colleghi.
    È ben triste il dovere che mi incombe di farmi annunziatore al Senato di nuove dolorosissime perdite.
    Nelle prime ore del mattino del 1° settembre, in mezzo alla desolazione dell'intera regione, che ebbe eco profonda in tutta Italia, si sparse la voce che repentinamente aveva cessato di vivere in Bari l'illustre e tanto benemerito nostro collega senatore Nicola Balenzano.
    Nato a Bitritto il 29 gennaio del 1848, di quell'anno benedetto in cui, dopo infiniti parziali conati di eroici patriotti, e di cruenti sagrifizii di martiri precursori per sottrarsi all'onta del dominio straniero, si ebbe finalmente una sollevazione generale di tutta Italia, che, pure repressa, lasciò un ricordo che più non poté essere strappato dai cuori, e restò augurio e stimolo a compiere la sognata sua redenzione, il Balenzano crebbe i suoi primi anni sentendo sempre rammentare quelle speranze dolorosamente fallite, finché giovanetto poté assistere al grande risveglio ed alla magnifica rivincita del 1859, ed alle imprese leggendarie del 1860, che, auspici Garibaldi e il Gran Re sabaudo, plasmarono il Regno d'Italia.
    La sua anima ancora vergine di grandi impressioni, e per natura privilegiata incline ad ogni sentimento alto e generoso, non poteva restare chiusa agli irrefrenabili entusiasmi di quei giorni memorabili, ma l'indole sua seria e riflessiva lo trasse ad applicarsi agli studi con l'intensità che già sentiva essere dovere imperioso, per prepararsi a servire degnamente in pace il paese, cui non aveva potuto offrire il braccio nella sua guerra di liberazione.
    Laureatosi in giurisprudenza a 18 anni appena, senza perdere tempo, riprese con passione lo studio per meglio approfondirsi nella scienza del diritto, nell'intendimento di prepararsi a un prossimo concorso per entrare nella magistratura giudicante, nella quale, con precoce maturità di intuito, vedeva il più saldo presidio per la tutela delle conquistate libertà. E lo vinse riuscendo primo tra innumeri aspiranti.
    Ma poi, convinto che al magistrato non conviene mescersi nelle lotte e nelle competizioni della vita pubblica, e sentendo in sé le attitudini per affrontarle con fortuna e maggior vantaggio comune, se ne ritrasse per scendere nell'agone forense.
    I trionfi che vi ottenne lo collocarono ben presto tra gli avvocati principi, e lo segnalarono all'attenzione dei suoi conterranei, i quali si recarono ad onore di averlo a loro rappresentante, prima nel comune e nella provincia, del cui Consiglio tenne poi la presidenza per oltre trenta anni, con fiducia costantemente rinnovatasi fino alla sua fine immatura, e finalmente nella Camera dei deputati, confermandogli il mandato senza contrasti e senza competizioni per sei consecutive legislature, tanto a scrutinio di lista quanto nel collegio uninominale di Modugno dal 1886 al 1902, in cui, a suggello della eminente posizione conquistatasi anche in servizio dello Stato nella vita politica, fu elevato alla dignità di senatore.
    Nei brevi istanti concessi a questi nostri mesti rimpianti non è possibile accennare neppure di volo alle innumerevoli benemerenze acquistatesi dal Balenzano nelle amministrazioni locali, alle quali per oltre quarant'anni ininterrottamente consacrò tanta parte del suo eletto ingegno, del suo cuore generoso, delle sue cure amorevoli, sempre disinteressate. La quasi intera popolazione della vasta regione pugliese riversatasi dalle parti più remote attorno alla sua bara per rendere l'ultimo tributo di amore e di riconoscenza alla memoria dell'illustre concittadino, che con austera virtù l'aveva tanto sapientemente beneficata e moralmente ed economicamente elevata, attestò meglio che non lo possano le più eloquenti parole, di quale possente efficacia sia stata la indefessa di lui opera per fare assurgere quella nobile provincia al posto che le spettava tra le più eminenti consorelle del Regno.
    Il trasporto della venerata salma del Balenzano al riposo che non ha fine e che mai, neppure momentaneamente, si concesse in vita, assunse così straordinaria solennità da imprimergli il carattere di una gloriosa apoteosi piuttosto che di cerimonia funebre, tanto il comune sentimento di commossa ammirazione si sovrapponeva alla espressione dell'accorato dolore per una perdita che si sentiva irreparabile.
    Ma dove l'insieme delle rare attitudini del Balenzano trovarono l'ambiente adatto a brillare in tutto il loro fulgore fu il Parlamento.
    I mirabili suoi discorsi in forma semplice, perspicua, persuasiva, aliena da fronzoli retorici e dalle ampollosità delle prolisse, enfatiche arringhe curiali, lo misero bentosto in prima linea, sebbene in quel tempo la Camera abbandonasse di oratori, i cui nomi sono e saranno sempre ricordati come tipi dell'eloquenza parlamentare. Sopratutto in materia economica e finanziaria rivelò una preparazione non di accatto, che avendo a base una profonda cultura giuridica, lo metteva in grado di affrontare le più difficili questioni, e di scegliere sempre nella soluzione quella che meglio rispondesse alle rigide esigenze di una finanza, anche allora in necessità di premere duramente sui contribuenti, ed alle supreme ragioni della giustizia distributiva.
    Per ciò nel 1898 fu nominato sottosegretario di Stato per le finanze, cioè appena due anni dopo entrato nella Camera, e più tardi, nel 1902, ministro dei lavori pubblici.
    Durante la sua permanenza in questo importante dicastero il Balenzano ebbe la grande soddisfazione di vedere definitivamente risoluta l'ardua questione della costruzione dell'acquedotto pugliese, opera ardita di romana grandiosità, che altamente onora l'Italia; e preparò un progetto per la riforma dell'ordinamento ferroviario, al quale, avendo messo a base, con preveggente intuito, un sistema misto di esercizio per cui Stato, società e ferrovieri avrebbero partecipato agli utili in equa proporzione, se fosse riuscito a tradurlo in legge, avrebbe molto probabilmente risparmiati i danni, le agitazioni pericolose, e le amare disillusioni di un esclusivo esercizio statale, che ha mutato un ragguardevole cespite di rendita, in una sempre crescente allarmante passività.
    Non è in quest'ora che si possano aggiungere altri particolari su l'azione spiegata dal Balenzano nella Camera come ministro e deputato, basti il dire che non vi fu discussione di rilievo cui non partecipasse, non Commissione permanente o speciale di importanza della quale non divenisse membro da tutti desiderato, portando ovunque il contributo della indiscussa scrupolosa sua competenza, e dell'alto e sempre sereno suo sentimento di imparzialità e di giustizia, sicché, pur militando con fede immutata nelle fila del partito liberale moderato, il suo intervento più che gradito era invocato dagli stessi suoi avversari politici, in lui fidenti non meno degli amici.
    Passato in Senato parve che l'attività del Balenzano si affievolisse. Tuttavia anche tra noi ogni qualvolta si agitasse una questione di interesse politico generale, il vecchio parlamentare non mancava di intervenire nel dibattito con parola sempre calda di convinzione, sempre ascoltata con quella ossequente deferenza, che è il contrassegno distintivo di una superiorità ormai riconosciuta senza discussione e da tutti accettata con compiacenza.
    È ancora vivo il ricordo, e non cancellata la impressione prodotta dal vibrante discorso che egli, sempre pronto ad accogliere le proposte tendenti a rinvigorire le istituzioni che sono il più sicuro palladio della libertà, pronunciò il quest’Aula svolgendo il suo ordine del giorno relativo alla riforma del Senato la prima volta che se ne discusse; impressione risvegliata negli animi nostri dalle brevi parole da lui dette nella recente riunione del Senato in Comitato segreto: parole che sventuratamente dovevano essere le ultime che noi ebbimo a raccogliere dalla sua bocca, e che costituiscono può dirsi il suo testamento politico.
    Nessuno allora poteva presentire così fatalmente prossima la sua fine, mentre l'aspetto di una ancor verde virilità, e la piena vigoria della mente sembravano promettere che per lunghi anni il Senato ed il paese avrebbero potuto giovarsi della preziosa sua opera.
    Ma, se innanzi tempo è scomparsa la nobile figura del Balenzano, non si spegnerà mai in noi il ricordo di lui e della sua vita, che fu tutto un esempio di non mai smentito amore fattivo per il suo paese, di virtù incomparabili di mente e di carattere bonariamente austero, quasi esclusivamente volte al suo maggior bene ed alla sua grandezza.
    Alla famiglia, della quale fu amatissimo, cui profuse i tesori del suo gran cuore e delle sollecite sue cure; ed alla sua terra prediletta, colla espressione del nostro vivo compianto, vadano le amare condoglianze del Senato. (Bene). [...]
    MELODIA. Voglia il Senato concedere a me, che sono nato nella stessa provincia che ha avuto l'onore di essere rappresentata in questo e nell'altro ramo del Parlamento dal senatore Balenzano, di associarmi alle parole del nostro illustre Presidente, a nome non solo di Terra di Bari, ma dell'intera Puglia, la quale ha visto con dolore la dipartita di uno dei suoi più nobili figli e dei principali fattori della sua rigenerazione.
    Ho seguito l'opera politica del Balenzano dai suoi primi passi, quando ancora giovanissimo entrò nel Consiglio provinciale di Bari, ove prese subito una così alta posizione che fu poi consacrata dalla elezione a presidente, elezione rinnovata per ben trent'anni, quasi sempre a unanimità, sempre indiscussa.
    Dotato d'ingegno eletto, acuto e profondo, facile assimilatore d'ogni materia, oratore più eloquente che facondo, poiché la parola sua ornata ed elegante era sempre convincente, patriota senza macchia, di cuore sensibile per le altrui sventure, è questo l'uomo il cui feretro fu accompagnato dal compianto unanime di una intera provincia il tre settembre.
    Nel Ministero di grazia e giustizia, in quello delle finanze e nel Ministero dei lavori pubblici, nei primi come sottosegretario e nell'ultimo come ministro, ha lasciato orma indelebile del suo ingegno eletto, del suo nobile carattere; ma ciò che renderà eterno il suo nome nella sua e mia regione nativa è l'opera prestata da lui in favore dell'acquedotto pugliese, che dovrà, speriamo fra non molto, essere condotto a termine, che ha già rigenerato parecchi comuni e che speriamo presto porti il suo benefico effetto in tutti i comuni di Puglia. Chiamato dalla fiducia del Re ad assumere il Ministero dei lavori pubblici, egli che quale consigliere e deputato provinciale, presidente del Consiglio, deputato al Parlamento e senatore, aveva sempre in tutti i modi cercato di affrettare la soluzione della pratica dell'acquedotto, affrontando qualunque sacrificio per la attuazione d'un'opera che doveva rigenerare una popolazione di due milioni e mezzo di abitanti, appena assunto ministro dei lavori pubblici vide che la questione era matura, e con l'assenso di tutto il Gabinetto e specialmente con quello dell'illustre capo onorevole Zanardelli (alla cui memoria come pugliese in questo momento invio un grato ricordo e un mesto saluto), egli presentò il disegno di legge al Parlamento. Dal quinto della spesa a carico dello Stato, che era stata la richiesta di un altro gran fautore dell'acquedotto, Matteo Renato Imbriani, egli presentò un disegno di legge che, invertendo le parti, attribuiva a carico dello Stato i quattro quinti della spesa ed uno a carico della regione.
    Il Parlamento, nel quale ha sempre vibrato il sentimento dell'unità e della solidarietà nazionale, approvò la legge senza farvi opposizione alcuna.
    Io credo che passeranno gli anni, passeranno i secoli, ma il nome di Nicola Balenzano resterà eterno nel cuore dei pugliesi, perché fino a quando durerà l'acquedotto, non potrà mai dimenticarsi il nome di colui, che solo ha reso possibile l'esecuzione di una così necessaria e grandiosa opera.
    Io prego il Senato di voler inviare le sue vive condoglianze alla desolata famiglia, che giace oppressa sotto la terribile sciagura che l'ha colpita nel suo capo; alla provincia e al Comune di Bari ove egli ha svolto quasi tutta l'opera sua; ed anche al piccolo Comune di Bitritto dove ha sorto i natali e che, lui vivente, volle dargli un attestato della sua affettuosa ammirazione.
    Mi permetta il Senato di ricordare l'ultima volta che ho visto Nicola Balenzano. Egli si recò a casa mia ove io giaceva sotto l'incubo di un fiero malore che insidiava la mia vita; egli, col suo bonario sorriso, colla sua parola affettuosa mi confortò, mi disse che avrei superato la malattia; e poi parlammo a lungo dell'acquedotto che era stata la sua ambizione e il suo sogno. Dopo pochissimi giorni, una sera, persona di mia famiglia si avvicinò al mio letto e mi disse che avevano telefonato da Bari che il senatore Balenzano era affetto da grave malore. Intuii subito la sventura: non mi si telefonava per la malattia! Ed involontariamente un accesso di pianto sgorgò dai miei occhi. Questo pianto sgorga ancora dal cuor mio tutte le volte che mi si affaccia alla mente la figura di Nicola Balenzano, tutte le volte che io considero il vuoto che egli ha lasciato in Terra di Bari, nel Senato e nel paese tutto. (Vivissimi applausi).
    PALUMMO. Domando di parlare.
    PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
    PALUMMO. Sento anch'io vivo il bisogno, come cittadino di Puglia, di associarmi alle elevate parole pronunciate dal nostro venerato Presidente e da altri autorevoli senatori in memoria del compianto nostro collega senatore Balenzano che da oltre mezzo secolo mi onorava della sua amicizia.
    La scomparsa di questo benemerito, che fu vanto non della sola regione a cui apparteneva, ma della patria, commosse quanti ebbero a conoscerlo, amarlo ed apprezzarlo come giurista ed avvocato insigne, oratore efficace, parlamentare eminente, presidente del Consiglio provinciale di Terra di Bari da vari lustri.
    Per le elette sue virtù, per la sua rettitudine e per la bontà dell'animo, non ebbe nemici; ed era lieto quando poteva fare del bene e giovare a coloro i quali invocavano il suo ausilio e la sua protezione. Né le molteplici cure della vita pubblica lo distrassero mai dall'amore per la sua famiglia dalla quale era venerato.
    il suo voto era quello di chiudere gli occhi per sempre senza accorgesene, ed in tale voto fu esaudito.
    Morì, qual visse, da giusto!
    Sia onore alla sua memoria! Prego anch'io che siano inviate le condoglianze del Senato alla desolata famiglia. (Approvazioni). [...]
    MORTARA, ministro della giustizia e degli affari di culto. [...]
    Fu bene rammentato che sarà associato perennemente il nome di Nicola Balenzano alla grande impresa dell'acquedotto pugliese, che la sua forte volontà, e il suo amore devoto alla terra nativa, ha voluto e ha veduto al fine realizzata. Rammento pure la consuetudine amichevole che ebbi con lui, per parecchi mesi, in un lavoro di alta importanza, compiuto per mandato del Senato, cioè nello studio del codice di procedura penale, nella preparazione delle proposte di emendamento al progetto ministeriale, e per la compilazione della relazione.
    Ebbi allora ad ammirare continuamente la lucidità dell'ingegno, la prontezza della percezione, l'esattezza dei consigli che egli dava per il perfezionamento dell'opera difficile. Ma una parola ancora voglio dire in omaggio all'illustre estinto, deplorando che egli non sia stato qui con noi a partecipare alla votazione per la designazione del Presidente del Senato, designazione che egli volle con grande eloquenza patrocinare come la prima delle riforme necessarie all'istituto nostro, e che appunto si poté considerare un fatto compiuto fino dal giorno in cui il Senato approvò l'ordine del giorno che Nicola Balenzano formulò perché questa riforma costituisse impegno d'onore per il Governo.

    Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 6 dicembre 1919.

Note:[Curiosità]: Fece realizzare l'acquedotto pugliese.

Attività 0136_Balenzano_IndiciAP.pdf