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Senato della Repubblica
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PONZA DI SAN MARTINO Gustavo

  







   Indice dell'Attività Parlamentare   


.:: Dati anagrafici ::.

Data di nascita:01/06/1810
Luogo di nascita:Cuneo
Data del decesso:06/09/1876
Luogo di decesso:Dronero, Cuneo
Padre:Cesare
Madre:LOVERA DI MARIA Luisa Gabriella
Nobile al momento della nomina:Si
Nobile ereditarioSi
Titoli nobiliariConte
Coniuge:MALINGRI DI BAGNOLO Luisa Minervina
Figli: Coriolano, senatore (vedi scheda)
Cesare, senatore (vedi scheda)
Olderico Emilio Paolo Maria
Maria
Ottavio Maria Giuseppe Agostino Giorgio
Clorinda
Giuseppina
Fratelli:Luigi
Cesare
Giuseppe
Sofia
Enrico
Emilia
Professione:Funzionario amministrativo
Carriera:Intendente generale di Genova (4 agosto 1848)
Cariche governative:
Cariche politico - amministrative:Presidente del Consiglio provinciale di Cuneo
Cariche amministrative:Consigliere comunale di Torino (1857-1864) (1866-1876)
Cariche e titoli: Consigliere di Stato (27 febbraio 1852)
Regio commissario sardo a Massa Carrara (1859)
Presidente delle Opere pie S. Paolo
Presidente del Ricovero di mendicità di Torino
Luogotenente del Re a Napoli (21 maggio 1861)

.:: Nomina a senatore ::.

Nomina:03/06/1854
Categoria:05 I Ministri segretari di Stato
Relatore:Giacinto Di Collegno
Convalida:13/03/1854
Giuramento:20/03/1854
.:: Onorificenze ::.

Cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 31 dicembre 1850
Grande ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 25 aprile 1859
Gran cordone dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 18 giugno 1865
Grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia 22 aprile 1868
Gran cordone dell'Ordine della Corona d'Italia 5 ottobre 1870

.:: Camera dei deputati ::.

Legislatura
Collegio
Data elezione
Gruppo
Annotazioni
III
Torriglia
15 luglio 1849
Ballottaggio il 22 luglio 1849
IV
Torriglia
9 dicembre 1849
Ballottaggio il 10 dicembre 1849
Opta per il collegio di Dronero il 22 dicembre 1849
IV
Dronero
4 dicembre 1849
Cessazione per nomina a consigliere di stato
IV
Dronero
21 marzo 1852
Cessazione per nomina a ministro dell'interno
IV
Dronero
21 novembre 1852
V
Dronero
8 dicembre 1853
Cessazione per nomina a senatore


.:: Senato del Regno ::.

Cariche:Segretario (12 gennaio 1859-21 gennaio 1860)
Commissioni:Membro della Commissione di contabilità interna (19 dicembre 1855-16 giugno 1856) (12 gennaio-16 luglio 1857) (29 dicembre 1857-14 luglio 1858) (19 gennaio 1859-21 gennaio 1860) (5 marzo 1861-21 maggio 1863)
Membro della Commissione di finanze (5 febbraio-21 maggio 1863)
Membro per l'esame del progetto di legge intorno alle servitù militari (7 aprile 1858)

.:: Governo ::.

Regno di Sardegna post 04 Marzo 1848 - Regno d'Italia:Primo ufficiale del Ministero dell'interno (27 marzo 1849-1850)
Ministro dell'interno (4 novembre 1852-6 marzo 1854)

.:: Atti parlamentari - Commemorazione ::.

Sebastiano Tecchio, Presidente
    Onorandissimi miei Signori.
    Vuole la pietosa consuetudine del Senato che il Presidente si faccia in assemblea pubblica a commemorare il nome e i meriti di quei Colleghi che, tolti recentemente alla vita di quaggiù, son volati a dormire nella pace che non ha fine.
    [....] Gustavo Ponza di San Martino, nato a Torino il 9 [sic] gennaio 1810. Mente acuta; occhio di lince. Delle cose che spettano agli ordini amministrativi studiosissimo, peritissimo. Ebbe parte precipua nella Legge dell’Amministrazione provinciale e comunale che il Governo del Re, temporaneamente investito di pieni poteri, promulgava nel Regno di Sardegna il 7 ottobre 1848; la quale, mano mano modificata, doventò la Legge delle provincie e dei comuni tutti del Regno d’Italia.
    Fu il conte di San Martino Ministro degli affari interni dal 4 novembre 1852 al marzo 1854 nel Ministero presieduto dal conte di Cavour. Saldo alle tavole dello Statuto, e profondamente persuaso che il migliore presidio della libertà consiste nell’ordine, valse a difendere e l’una e l’altro da tutti i pericoli, da tutti gli eccessi.
    Volgeano tempi aspri, difficili. Le franchigie date al suo popolo da Re Carlo Alberto, e rifermate da Vittorio Emanuele in onta alle insidie di chi prepoteva nella penisola, da una parte impaurivano i regoli, dall’altra ingelosivano il manipolo repubblicano. Addì 6 febbraio 1853 irrompe nella capitale lombarda l’audace antiguardia di Giuseppe Mazzini. Nemici interni ed esterni ne gridano in colpa, come di complice, il Governo del Re. Non cerca discolpe il Governo, non si umilia in iscuse. Vede il Proclama de’ 6 febbraio, delle armi regie più dispettoso che delle straniere; e lo manda subito a pubblicar tutto solo, senza chiose, senza postille, nella Gazzetta ufficiale del Regno. Nobile e fiera repulsa!
    Non dirò delle lotte che il Conte di San Martino, avvegnaché devoto alla religione del maggior numero degli italiani, sostenne gagliardamente contro la setta che la crede o la finge nemica alle aspirazioni, alle necessità del progresso civile. Non dirò delle orme luminose che, uscito dal ministero, ed eletto Senatore e consigliere di Stato, ebbe a stampare nei dibàttiti, e nei responsi, dinanti [sic] all’una e all’altra Assemblea. Né dirò della passione singolarissima ond’egli soppravvegliava al governo delle Opere Pie di Torino, che tante sono e tanto preziose. Codesti ed altri ricordi io trapasso; ché ormai mi tarda di sgombrare le male voci da un famoso episodio delle sue gesta politiche.
    Tosto dopo la Convenzione del Settembre 1864, onde fu dislocata la sede del Governo da Torino a Firenze, il conte di San Martino ideava e instituiva quell’associazione elettorale permanente, che fu sospettata del più reo dei propositi; il proposito di rompere il fascio della nostra unità. Signori: sento il diritto, sento il debito di testimoniare sull’onor mio, che fu chimera il sospetto, e fu menzogna l’accusa. Il conte di San Martino e i compagni suoi (anch’io, pregato da lui, all’Associazione intervenni) non erano agitati che da un timore, non ardevano che di un desiderio.
    Temettero non forse la Convenzione, invece che meramente la sosta, inducesse la disdetta al testamento di Camillo Cavour: «senza Roma capitale d’Italia, l’Italia non si può costituire» (a). Temettero non forse i governanti, insediati sulle rive incantatrici dell’Arno, più non volessero darsi briga di incarnare il disegno del sommo statista. E impazienti di oscitanze e di indugi, questo auguravano, a questo si affaccendavano, che i Comizj elettorali designassero a rappresentanti della Nazione i più infiammati, i più pertinaci nel voto della redenzione di Roma.
    Altri giudicherà se le siffatte impazienze tornassero caute e tempestive, intantoché la italica indipendenza era piuttosto un mito che una realtà: ma nessuno ardisca supporre che incitate e sospinte non fossero da patrio amore.
    Alla integrità, alla saldezza dei concetti del conte di San Martino porgeva tributo di solenne fiducia il provvidissimo Principe; il quale nel 7 Settembre 1870 a lui commetteva l’incarico di annunciare al Pontefice che finalmente era giunta l’ora di sceverare la spada dal pastorale, e di rendere a Cesare il regno che la divina sapienza avea chiamato regno di Cesare.
    Pochi giorni dappoi la bandiera nazionale sfolgorava dalle cime del Campidoglio. L’Italia avea racquistato la sua capitale. - Sopravvisse il conte di San Martino ancora sei anni. Nella coscienza di avere altamente amato, altamente operato, diede il mortale respiro, or fanno pressocché quattro mesi, il 6 di settembre.
    [...] Signori: tempo è che io suggelli codesti cenni funerei.
    Concedetemi di sperare che non mi tocchi più di venirvi dicendo, che qualcuno de’ nostri Colleghi s’è da noi dipartito.
    (Segni generali d’approvazione).

    (a) Discorso alla Camera dei Deputati 25 marzo 1861.

    Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 27 dicembre 1876.

Note:Il nome completo risulta essere "Alessandro Gustavo Giorgio Filippo Maria".

Attività 1802_Ponza_di_San_Martino_Gustavo_IndiciAP.pdf