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.:: Dati anagrafici ::. |
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Data di nascita: | 02/28/1835 |
Luogo di nascita: | FIRENZE |
Data del decesso: | 22/05/1919 |
Luogo di decesso: | MANCIANO (Grosseto) |
Padre: | Neri Tommaso |
Madre: | RINUCCINI Eleonora, nobile dei marchesi |
Nobile al momento della nomina: | Si |
Nobile ereditario | Si |
Titoli nobiliari | Principe di Sismano
Duca di Casigliana, di Civitella
Marchese di Laiatico, di Orciatico, di Tresana, di Giovagallo, di Castagnetolo
Conte palatino
Patrizio genovese e veneto
Patrizio di Firenze, di Ferrara
Nobile romano |
Coniuge: | BARBERINI COLONNA Anna Maria |
Figli: | Giuliana coniugata RICASOLI-FIRIDOLFI;
Eleonora coniugata ANTINORI;
Andrea Carlo, principe;
Beatrice coniugata PANDOLFINI;
Filippo, che sposò Lucrezia RASPONI DELLE TESTE e fu padre di Tommaso, Anna e Piero;
Elisabetta |
Fratelli: | Andrea Neri, che sposò Elisabetta BASTOGI e fu padre di Maria Clementina coniugata STROZZI, Eleonora coniugata CALABRINI, Lorenzo;
Cino, che sposò Luisa FENZI e fu padre di Ernesto, Emanuele, Guido |
Parenti: | Corsini Tommaso Maria, avo paterno
Walstatten Antonia, ava paterna |
Luogo di residenza: | ROMA |
Indirizzo: | Via Dataria, 15 |
Titoli di studio: | Laurea in matematica |
Presso: | Università di Pisa |
Professione: | Possidente |
Cariche politico - amministrative: | Sindaco di San Piero a Sieve (1865)
Sindaco di Firenze (27 gennaio 1880-30 marzo 1885) (6-22 dicembre 1900)
Vicepresidente del Consiglio provinciale di Firenze (1896-1897)
Presidente del Consiglio provinciale di Firenze (1898-22 maggio 1919) |
Cariche amministrative: | Consigliere comunale di Firenze (settembre 1865-1907)
Consigliere provinciale di Firenze (1865-22 maggio 1919) |
Cariche e titoli: | Fondatore e presidente della Società operaia di mutuo soccorso [di Firenze] (1860)
Presidente della Cassa di risparmio e depositi di Firenze (1893-22 maggio 1919)
Presidente del Consiglio d'amministrazione della Società italiana per le strade ferrate meridionali (1900-22 maggio 1919)
Socio fondatore e presidente della Società "La Fondiaria" (Compagnia italiana di assicurazioni contro l'incendio) (1870-22 maggio 1919)
Delegato dell'Istituto di scienze sociali "Cesare Alfieri" di Firenze
Governatore dei regi palazzi di Toscana
Consigliere della Scuola superiore per le arti decorative e industriali [di Firenze]
Presidente dell'Associazione per la difesa di Firenze antica
Presidente della Commissione provinciale per la conservazione dei monumenti e oggetti d'arte [di Firenze]
Membro della Commissione consultiva di belle arti e antichità del municipio di Firenze
Membro della Commissione conservatrice dei monumenti e scavi d'antichità della provincia di Firenze
Presidente della Commissione araldica toscana
Presidente della Società d'incoraggiamento di belle arti di Firenze
Socio della Società geografica italiana (1870)
Membro della Società colombaria di Firenze (1869)
Presidente della Società colombaria di Firenze (1876-[1919])
Socio onorario dell'Accademia di belle arti [di Firenze]
Socio della Deputazione di storia patria di Firenze
Socio onorario dell'Accademia dei Georgofili di Firenze
Vicepresidente della Deputazione di storia patria di Firenze |
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.:: Nomina a senatore ::. |
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Nomina: | 11/16/1882 |
Categoria: | 03
21 | I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio
Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria |
Relatore: | Francesco Ghiglieri |
Convalida: | 29/11/1882 |
Giuramento: | 17/01/1883 |
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.:: Onorificenze ::. |
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Ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 20 aprile 1863
Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 24 aprile 1876
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di S. Stanislao (Russia) |
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.:: Camera dei deputati ::. |
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Legislatura | Collegio | | Data elezione | Gruppo | Annotazioni |
IX | Borgo San Lorenzo | | 22-10-1865* | Centro-destra | Ballottaggio il 29 ottobre 1865 |
X | Borgo San Lorenzo | | 10-3-1867 | Centro-destra | |
XI | Borgo San Lorenzo | | 20-11-1870** | Centro-destra | Ballottaggio il 27 novembre 1870. Eletto anche nel collegio di Todi, optò per il collegio di Borgo San Lorenzo il 12 dicembre 1870 |
XII | Borgo San Lorenzo | | 8-11-1874 | Centro-destra | |
XIII | Borgo San Lorenzo | | 5-11-1876 | Centro-destra | |
XIV | Borgo San Lorenzo | | 16-5-1880 | Centro-destra | |
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.:: Senato del Regno ::. |
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Commissioni: | Membro della Commissione per l'esame del disegno di legge sulla "Sovranità d'Italia sulla Tripolitania e sulla Cirenaica" (24 febbraio 1912)
Membro della Commissione per l'esame del disegno di legge "Approvazione del trattato di Losanna" (10 dicembre 1912) |
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.:: Atti parlamentari - Commemorazione ::. |
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Atti Parlamentari - Commemorazione
Adeodato Bonasi, Presidente
Signori senatori,
[...]
Fatalmente la serie delle amare perdite non doveva con queste essere ancora chiusa per il Senato e per il paese; che anzi altre più dolorose e non riparabili se ne stavano preparando.
La sera del 22 maggio, dopo rapida malattia, cessava di vivere il venerato nostro collega principe Don Tommaso Corsini nella prediletta sua fattoria della Marsiliana, ove pochi giorni innanzi erasi recato per cercarvi, all'iniziarsi della primavera, non il riposo, ma nel lavoro all'aperto, in mezzo ai suoi fidi coloni, il rinvigorimento delle forze affievolite, più che dalla tarda età, dalla continua tensione nelle innumerevoli gravi cure delle pubbliche amministrazioni cittadine, e per l'applicazione non mai intermessa delle multiple ammirabili sue attitudini a tutte le manifestazioni della vita civile, politica, artistica ed economica non solo di Firenze, ma della Toscana e d'Italia.
E appunto per la grande estensione e varietà dell'opera spiegata, con tanta signorile prodigalità, da questo illustre cittadino, che in sé raccolse tutte le più belle virtù per cui la sua regione si rese così altamente benemerita della civiltà e unità nazionale, non è possibile parlare analiticamente della vita operosissima del Corsini nei brevi istanti concessi a questi nostri dolenti ricordi, ed è necessità limitarli quasi ad un'arida elencazione degli oggetti principali sui quali si estrinsecò la sua inesauribile attività, durata ininterrotta per oltre mezzo secolo.
Il Corsini nacque in Firenze il 28 febbraio 1835.
Discendente da famiglia della più alta e antica nobiltà che alla Repubblica fiorentina diede illustre schiera di magistrati, consoli, gonfalonieri e ambasciatori, al sacro Romano Impero capitani e conti Palatini, alla Chiesa santi, papi e cardinali, al granducato ministri e diplomatici, egli continuò le gloriose tradizioni della sua casa mostrandosi, nel periodo del risorgimento, così ricco di straordinari eventi, degno rappresentante di quella aristocrazia liberale che in ogni parte d'Italia fu prima nel sacrifizio per il trionfo dell'idea nazionale, prima nelle scienze e nelle lettere, che forza irresistibile impressero al movimento rendendolo generale, prima nel prodigare il sangue sui campi di battaglia, come nel farsi guida illuminata e sicura del popolare rivolgimento, che doveva finalmente condurre alla liberazione e all'unità le tormentare sparse membra della patria.
Per diritto di maggiorasco su Don Tommaso Corsini si erano riversati i titoli di principe di Sismano e di Laiatico, di principe romano di Solomano e duca di Casigliano, di marchese di Civitella, di Orciatico e Fresana, di conte palatino e di grande di Spagna di prima classe. Ma pure portando con austera semplicità, aliena da ogni pretenzioso sussiego, i titoli tramandatigli dagli antenati, con modestia non affettata, e con vero non mentito sentimento democratico, ad un amico, che alluse alla principesca sua genealogia, diceva: "a questi titoli poco io tengo, perché debbo soltanto alla fortuna ed al caso l'essere nato Corsini e primogenito; ma invece molto tengo al titolo di dottore in matematica, perché la laurea non mi è venuta per fortuna e per caso, ma l'ho guadagnata con la buona volontà e col mio lavoro".
E veramente questo titolo non fu per lui una semplice decorazione, avendo con passione e grande onore praticata l'arte dell'ingegneria, non soltanto nel dirigere sui vasti suoi possedimenti i lavori relativi ai corsi d'acqua per renderli proficui, e alle bonifiche di terreni palustri infruttiferi e malsani, ma mettendo anche a servizio del pubblico la sua capacità; e ad attestare quanto questa fosse grande e universalmente riconosciuta, basta il ricordare la parte importantissima che egli ebbe nel risolvere i gravi problemi che presentava il progetto, che con quella del Poggi, porta la sua firma, per la costruzione dell'emissario su la riva destra dell'Arno, che redense Firenze dalle inondazioni che di tempo in tempo la desolavano.
Il Corsini incominciò giovanissimo ad occuparsi della cosa pubblica, e si può dire che non vi è stata amministrazione, associazione, corporazione o comitato importanti in Firenze di cui non abbia fatto parte, e non solo nominalmente, ma dandovi effettivo, notevole contributo di competenza e di esemplare attività. Le principali istituzioni di beneficenza, le organizzazioni a scopi scientifici, letterari, artistici od economici, tutte se ne contrastarono l'ambita collaborazione.
Della provincia per 30 anni fu consigliere e per 20 presidente, e solo la morte doveva strapparlo a quel seggio che egli illustrò e tenne con autorità pari alla reverenza onde era circondato il suo nome intemerato.
Succedendo al Peruzzi, fu per molti anni sindaco del Comune, e in entrambe le amministrazioni lasciò traccie che il tempo non varrà a cancellare.
A lui Firenze deve i restauri, con sì alto senso artistico condotti, di quel meraviglioso Palazzo Vecchio che fu testimone di tanti gloriosi eventi, e rimane ai posteri monumento prezioso ad attestare l'antica grandezza della città italiana per eccellenza; e, mentre sotto il suo impulso tali opere si eseguivano, non trascurava di sollecitare il compimento della facciata di S. Maria del Fiore, altro miracolo del genio del rinascimento.
Conscio poi il Corsini che non vi è possibile progresso morale senza l'ausilio dei mezzi forniti dal progresso economico, dedicò ai miglioramenti agrari cure così assidue e fortunate da divenire esempio e stimolo alla intera classe dei proprietari di terre: a lui si deve, per citare un esempio della sua intraprendenza, se in Toscana, prima che in altre regioni, la coltura del tabacco prese tale diffusione da divenire sorgente di sì ragguardevoli utili da avvantaggiarne la stessa ricchezza nazionale.
Sempre mosso dallo stesso spirito, non trascurò le istituzioni di credito, che coi loro capitali alimentano le industrie di ogni specie e ne favoriscono lo sviluppo, e non disdegnò di prestare anche a queste la propria cooperazione.
Non è il caso di discendere a particolari, ma a dimostrare l'importanza che egli assegnava anche agli istituti diretti a favorire la previdenza popolare per il miglioramento delle più umili classi, non deve essere taciuto che con grande abnegazione si assunse la responsabilità del governo della locale Cassa di risparmio che con grande amore resse sino all'ultimo.
Tante cospicue benemerenze dovevano naturalmente far sorgere il desiderio di dare ancora nuovo e più vasto campo ad una energia che mostrava di accrescersi in ragione della maggiore importanza dei compiti ai quali si cimentava.
Così più che un'elezione fu una imposizione degli elettori di Borgo S. Lorenzo che lo elevò a loro rappresentante al Parlamento dalla IX alla XIV legislatura, cioè fino al 16 novembre 1882 in cui S.M. il Re, quasi come ricompensa nazionale, lo volle nominato senatore.
Del prezioso contributo del Corsini anche all'opera legislativa fanno larga e veramente onorevole testimonianza gli annali parlamentari, ai quali bisogna rimandare chiunque voglia formarsi un'idea esatta della complessa figura di quest'uomo in tutto veramente eccezionale.
Tanta mole di lavoro e tanta attiva parte in tutte le manifestazioni della vita sociale, e le agitazioni che ne sono l'immancabile corollario, non valsero a distogliere il Corsini dagli amati studi di cultura scientifica e letteraria, ai quali, quasi a riposo, consacrava quotidianamente tutti i momenti che riusciva a strappare ai gravosi doveri che gli incombevano, trovandovi sempre ristoro alle forze, conforto alle amarezze che si incontrano anche nel fare il bene, attingendovi quella costante serenità ed equanimità di spirito, che a tutti si imponeva e che con l'ammirazione gli cattivava la simpatica degli stessi suoi oppositori.
Ciò spiega come il Corsini giunse a prendere posto eminente anche tra gli eruditi del suo tempo. Non v'era infatti argomento che egli non potesse affrontare con competenza quasi di tecnico, meravigliando specialmente i dotti visitatori stranieri coi quali soleva intrattenersi parlando correntemente le rispettive loro lingue, essendo egli anche poliglotta distintissimo. Né egli trascurò le lingue greca e latina, sussidio fondamentale per gli studi archeologici, dei quali pure fu esimio cultore, come ne fanno fede le ricche collezioni di oggetti etruschi da lui rinvenuti negli scavi, che egli stesso dirigeva con sapienza pari al grande amore, nella sua Marsiliana nel tempo della villeggiatura; collezioni che poi, con munificenza veramente principesca, offrì in dono al Museo Etrusco Fiorentino, ove ora ognuno può ammirarle e farne oggetto di studio.
Il Corsini fu uno di quegli uomini rari che tutto intraprendono e compiono con serietà e costanza di propositi, e che in tutto riescono eccellenti. Natura veramente privilegiata, nella quale tutto era armonico e perfettamente equilibrato, alle alte doti della mente facendo degno riscontro quelle dell'animo incomparabilmente buono e generoso.
Amantissimo della famiglia in essa trovò le maggiori e più pure gioie, e negli ultimi suoi anni il venerando vegliardo, con semplicità patriarcale, si compiaceva di riunire intorno a sé i figli ed i figli loro come ad una perenne festa del cuore.
Sensibilissimo ad ogni altrui sofferenza, e particolarmente degli umili, l'anima sua, non guasta dai godimenti che la corrompono, né dai calcoli egoistici che l'avvizziscono, serbò sino alla fine intatta la facoltà dell'emozione per il bene, che profuse ovunque con squisita voluttà. Nessuno potrà mai sapere tute le miserie che silenziosamente sollevò nascondendo agli stessi beneficati, quando gli riusciva, la mano da cui partivano le amorose provvidenze, che egli cercava dimenticare confondendone il ricordo con nuove sempre più sollecite e generose.
Credente sincero, non bigotto, dallo spettacolo degli errori e delle colpe degli uomini era condotto a meditazioni nelle quali trovava nuovi argomenti per cercare nella moltiplicazione delle opere buone non fallaci consolazioni, e ad alimentare il suo fattivo amore alla patria, alla quale, con fiero animo nell'ultima guerra offerse il doloroso olocausto della promettente giovinezza del figlio prediletto di una dilettissima sua figlia, dopo che alla cura dei feriti aveva paternamente aperte le sue case, destinandone una parte ad ospedale.
Voglia Iddio che all'Italia nostra, ricostituita con tanti eroici sacrifizi, non manchino mai araldi così fidi e appassionati della sua grandezza, e custodi così gelosi delle gloriose sue tradizioni come fu il Corsini, e che la memoria sua sia seme che nei tempi futuri moltiplichi uomini così completi e tempre di carattere così nobilmente salde. (Benissimo). [...]
MAZZONI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAZZONI. Mi consentano i colleghi, pure in questo momento di concitazione, dove ogni parola non strettamente necessaria può sembrare inopportuna, che io brevissimamente mi associ, in nome di Firenze e della Toscana, e più specialmente in nome de’ suoi più alti istituti di cultura, a quanto con eloquente verità ha detto il nostro Presidente intorno al principe Tommaso Corsini.
Mirabile esempio di uomo e d’italiano, fu non men perfetto gentiluomo che compiuto cittadino. Della ricchezza si valse sempre e in tutto al solo scopo del pubblico bene. Ma non stimò che nello spendere a vantaggio altrui stesse tutto il suo dovere; volle e seppe egli medesimo lavorare.
Lo vidi e ammirai, anche sull’estrema età, assistere ad adunanze e reggerle con senno vigile, con zelo costante.
Anche personalmente attese, quasi per isvago, ad utili studi e opere di pratica archeologia, studiando sul terreno le reliquie della nostra antica civiltà ed eseguendo scavi accorti e fruttuosi.
Di questi, naturalmente (e l’avverbio gli è un’altra lode), volle donare alla nazione, da munifico scienziato, tutto il meglio.
Sul cadavere desiderò che gli fosse posto, nell’ultimo cammino per le vie di Firenze, l’Archimede, il bel volume su cui aveva studiato da laureando in matematiche.
Tutta l’Italia, e non solo Firenze, non solo la Toscana, ha da rimpiangere quel mirabile esempio di virtù domestiche e di qualità umane e patriottiche; di un patriottismo che intorno a lui, nella sua stessa famiglia, si accese a opere di valore e di carità, sino al sacrificio.
Un esempio rammenti al Senato la squisitezza dell’animo suo, le veramente nobili intenzioni in qualsiasi atto.
L’anno scorso si apprestavano i suoi operai a scavare le fosse pel proseguimento di scavi da lui intrapresi in Maremma. Si accorse che avrebbero guasto un campo seminato a grano; ed egli proibì che alla scienza, ch’era il suo lavoro e il suo orgoglio, fossero sacrificate le spighe destinate in questi tempi difficili al sostentamento.
Non torna in mente Garibaldi che accorse a far allontanare lo scavo d’una trincea dai solchi a grano?
Così l’eroico condottiere-contadino si ricongiunge ora al principe-archeologo nel comune affetto verso la madre delle biade e degli eroi. (Approvazioni).
NITTI, presidente del Consiglio, ministro dell’interno. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NITTI, presidente del Consiglio, ministro dell’interno. A nome del Governo, mi associo alle parole di compianto pronunciate da S.E. il Presidente e dai senatori Fano e Mazzoni in memoria dei senatori defunti [...]
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 25 giugno 1919.
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Archivi: | Archivi e/o corrispondenza in altri Stati:
Columbia University Libraries, Guglielmo Ferrero papers, Archival Collections
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Attività |
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