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Senato della Repubblica
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COPPOLA Giacomo

  







   Indice dell'Attività Parlamentare   

   Fascicolo personale   


.:: Dati anagrafici ::.

Data di nascita:07/16/1797
Luogo di nascita:ALTOMONTE (Cosenza)
Data del decesso:02/05/1872
Luogo di decesso:NAPOLI
Padre:Tarquinio
Madre:DE BEAUMONT DEI MARCHESI DI CASTELVETERE Maria Ludovica
Nobile al momento della nomina:Si
Nobile ereditarioSi
Titoli nobiliariBarone
Coniuge:PICAZIO Antonietta
Figli: Simone
Parenti:VON LOBSTEIN Franz
COPPOLA Maria Teresa, zia, sorella del padre Tarquinio
BALSANO Ferdinando Maria, deputato, ecclesiastico e letterato, cugino in primo grado del senatore Giacomo Coppola, figlio di Maria Teresa Coppola, sorella di Tarquinio
JULIA Vincenzo, filosofo e letterato
Titoli di studio:Laurea in giurisprudenza
Presso:Università di Napoli
Professione:Magistrato
Altre professioni:Avvocato
Carriera:Consigliere della Corte d'appello di Napoli (31 dicembre 1860)
Consigliere della Corte di cassazione di Napoli (21 dicembre 1862)
Cariche politico - amministrative:Decurione di Napoli (1846-1848)
Deputato al Parlamento napoletano (novembre 1848-1849)
Cariche e titoli: Intendente di Basilicata e prefetto di Potenza (Regno delle due Sicilie) (22 marzo-15 maggio 1848)

.:: Nomina a senatore ::.

Nomina:05/24/1863
Categoria:05 I Ministri segretari di Stato
Relatore:Antonio Nomis di Pollone
Convalida:03/06/1863
Giuramento:17/06/1863
.:: Onorificenze ::.

Grande ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 31 dicembre 1868


.:: Governo ::.

Altri Stati:Ministro delle finanze (Governo dittatoriale di Garibaldi) (8 ottobre-8 novembre 1860)

.:: Atti parlamentari - Commemorazione ::.

Atti Parlamentari - Commemorazione
    Vincenzo Fardella di Torrearsa, Presidente

    Onorandi Signori senatori,
    certo con vostro vivo rammarico e di quanti lo conobbero e ne pregiarono le distinte qualità, il dì primo del corrente maggio, è morto in Napoli il senatore Barone Giacomo Coppola, lasciando alla famiglia larga eredità di affetti ed un nome intemerato.
    Nel 1848, inspirandosi al santo amore di patria e lasciando l'esercizio dell'avvocatura, nella quale erasi reso degno di considerazione e rispetto, accettò dal Governo, temporaneamente liberale, di quelle provincie, la carica d'Intendente di Potenza, e poiché il sangue versato in Napoli il 15 maggio di quell'anno, lo persuase che non era proposito dei governanti di allora mantenere lealmente il nuovo patto costituzionale, per quel retto sentire che lo distingueva, rinunziò l'elevato posto che occupava. Un tal procedere franco ed onesto, ritenuto prova manifesta delle sue convinzioni politiche, e della devozione sua al libero reggimento, lo fece segno a moleste poliziesche persecuzioni, tanto che fu costretto poco di poi a prendere la via dell'esilio. E ben io lo rammento in quei giorni di ansia che corsero dal 1849 al 1860, ospitato all'ombra dell'italo vessillo, far voti per la redenzione della patria, e con animo temprato alla sventura, attendere rassegnato il giorno della riscossa.
    Nel 1860 tornato in Napoli, durante la Dittatura, resse per poco il dicastero delle Finanze; fu poscia consigliere di Corte di appello e indi consigliere di Corte di cassazione. Nel 1863 si ebbe l'onore di essere ammesso in questo Alto consesso; e qui Voi, onorandi senatori, lo rivedeste l'ultima volta allo iniziarsi della presente sessione, avendo voluto, benché affranto dal male che lo travagliava, e quasi presago della sua prossima fine, partecipare anch'esso al compiersi dei voti della nazione intera, assistendo all'inaugurazione del Parlamento italiano in questa magna Capitale.
    (Segni d'approvazione).
    LARUSSA. Domando la parola.
    PRESIDENTE. Vuole Ella parlare intorno al progetto di legge?
    LARUSSA. No, Signor Presidente; vorrei solo aggiungere poche parole di affetto a quelle da Lei or ora pronunciate.
    PRESIDENTE. Ha la parola.
    LARUSSA. Dopo le eloquenti e meste parole pronunciate dall’Onorevole nostro Presidente, renderebbesi inutile ogni altro dire; ciò non pertanto mi sento in debito di prendere la parola all’oggetto di manifestare un voto del mio cuore, per i particolari rapporti nei quali io viveva col compianto senatore Coppola.
    Calabrese io pure, piango la perdita di un egregio conterraneo, che colle sue virtù illustrò quella lontana regione. Come uomo politico del 1848, io deploro la perdita di un sì benemerito cittadino, che espiò coll’esilio il suo amore per la patria comune e per le libere istituzioni. Come consigliere della Corte di cassazione di Napoli, io piango la morte di un esimio collega, che nel compimento delle sue funzioni seppe meritarsi il plauso del dotto foro napoletano e l’affetto e la stima di tutti i suoi confratelli, pei quali ebbe sempre dimostrazioni di leale amicizia. Ora che la terra si è unita alla terra, le ceneri alle ceneri, preghiamo per lui e facciamo ogni opera per imitarne l’esempio. (Benissimo).
    MINISTRO DI GRAZIA E GIUSTIZIA. Avendo l’Onorevole Presidente del Senato ricordato le doti dell’Onorevole senatore Coppola, testé tolto ai vivi, prego il Senato di voler permettermi che aggiunga anch’io una parola di compianto e di lode a’ l’esimio estinto, che era altrettanto egregio cittadino quanto onorevole ed illustre magistrato.
    Come ministro di Grazie e Giustizia, trovandomi presente a questa commemorazione, avrei mancato il mio dovere se non avessi aggiunta anch’io una parola in nome della magistratura per rimpiangere la perdita di un uomo che seppe riunire le virtù private a quelle di buon cittadino e di integerrimo magistrato. (Benissimo).

    Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 10 maggio 1872.

Note:Secondo altra fonte risulta nato il 16 giugno 1797.
Archivi:Esiste un diario e una copiosa corrispondenza presso il Museo nazionale del Risorgimento (Roma)

Attività 0633_Coppola_IndiciAP.pdf