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Senato della Repubblica
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CARUTTI DI CANTOGNO Domenico

  







   Indice dell'Attività Parlamentare   

   Fascicolo personale   


.:: Dati anagrafici ::.

Data di nascita:11/26/1821
Luogo di nascita:CUMIANA (Torino)
Data del decesso:04/08/1909
Luogo di decesso:CUMIANA (Torino)
Padre:Giovanni Sebastiano
Madre:BAROLO Cristina
Nobile al momento della nomina:Si
Nobile ereditarioNo
Titoli nobiliariBarone, titolo concesso con regio decreto motu proprio del 26 gennaio 1879 e regie patenti del 2 marzo 1879
Coniuge:CUINET CALVIER Sofia Cristina
Coniuge:ACCUSANI Clotilde
Figli: Ugone, diplomatico, figlio di Sofia Cristina
Maria, figlia di Sofia Cristina
Emma, figlia di Clotilde
Augusto, figlio di Clotilde
Parenti:DELBECCHI Cristina, ava
Professione:Diplomatico
Altre professioni:Magistrato
Carriera giovanile / cariche minori:Applicato di I classe al Ministero degli affari esteri (Regno di Sardegna) (13 gennaio 1849)
Carriera:Inviato straordinario e ministro plenipotenziario (9 marzo 1862-11 aprile 1869), a L'Aja (9 marzo 1862)
Consigliere di Stato (11 aprile 1869-24 gennaio 1889)
Presidente di sezione onorario del Consiglio di Stato (24 gennaio 1889)
Cariche politico - amministrative:Sindaco di Cumiana (1854) (1884) (1899)
Cariche amministrative:Consigliere comunale di Cumiana
Consigliere provinciale di Torino (1860-1863)
Cariche e titoli: Sottosegretario al Ministero degli affari esteri (Regno di Sardegna) (21 dicembre 1850)
Capo di sezione del Ministero degli affari esteri (Regno di Sardegna) (11 dicembre 1853)
Direttore capo divisione e segretario particolare del ministro Minghetti (Regno di Sardegna) (15 giugno 1859-1861)
Segretario generale del Ministero degli affari esteri (15 ottobre 1859- 2 marzo 1862)
Collaboratore della "Concordia" (fino al 1848)
Condirettore della "Rivista italiana"
Collaboratore della "Rivista nazionale"
Direttore della Società filodrammatica [di Cumiana]
Membro del Consiglio del contenzioso diplomatico (29 novembre 1857) (1° aprile 1883) (20 dicembre 1885)
Segretario del Consiglio del contenzioso diplomatico (29 novembre 1857) (1° aprile 1883)
Membro del Consiglio degli archivi (1875-1899)
Direttore della Biblioteca reale di Torino (1879)
Segretario dell'Associazione agraria di Torino (1847)
Socio della Deputazione di storia patria di Torino (25 maggio 1857)
Presidente della Deputazione di storia patria di Torino (15 aprile 1884-4 agosto 1909)
Socio dell'Accademia delle scienze di Torino (5 giugno 1857)
Socio nazionale dell'Accademia dei Lincei di Roma (13 maggio 1875)
Socio corrispondente dell'Accademia pontaniana di Napoli
Membro della Società romana di storia patria (18 febbraio 1885)
Socio onorario nazionale della Deputazione di storia patria per le Venezie (4 ottobre 1885)
Membro dell'Istituto storico italiano (22-23 novembre 1888-[28 giugno 1903])
Socio dell'Accademia della Crusca di Firenze (7 dicembre 1903)
Direttore della Società filodrammatica di Cumiana
Membro della Società storica subalpina

.:: Nomina a senatore ::.

Nomina:01/26/1889
Categoria:03 I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio
Relatore:Tommaso Celesia
Convalida:31/01/1889
Giuramento:28/01/1889
Annotazioni:Giuramento prestato prima della convalida, in seduta reale d'inaugurazione di sessione parlamentare
.:: Onorificenze ::.

Cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
Ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 13 giugno 1858
Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
Grande ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 29 settembre 1867
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia
Gran cordone dell'Ordine della Corona d'Italia
Cavaliere dell'Ordine civile di Savoia 26 maggio 1859
Cavaliere dell'Ordine di Leopoldo (Belgio)
Grande ufficiale dell'Ordine di Leopoldo (Belgio)
Gran cordone dell'Ordine del Salvatore (Grecia)
Gran cordone dell'Ordine del Leone (Paesi Bassi)
Grande ufficiale dell'Ordine del Sole e del Leone (Persia)
Gran cordone dell'Ordine di Isabella la Cattolica (Spagna)
Grande ufficiale dell'Ordine del Mejidiè (Impero ottomano)

.:: Camera dei deputati ::.

Legislatura
Collegio
Data elezione
Gruppo
Annotazioni
VII
Avigliana
25-3-1860
Destra
VIII
Aosta
7-4-1861*
Destra
Elezione in corso di legislatura. Cessazione per nomina a inviato straordinario e ministro plenipotenziario
XI
Verrès
20-11-1870
Destra
XII
Verrès
20-12-1874
Destra
Elezione in corso di legislatura


.:: Governo ::.

Regno di Sardegna post 04 Marzo 1848 - Regno d'Italia:Segretario generale al ministero degli affari esteri (11 ottobre 1859- 20 gennaio 1860)

.:: Atti parlamentari - Commemorazione ::.

Atti Parlamentari - Commemorazione
    Giuseppe Manfredi, Presidente

    L'ultima ora del senatore Carutti di Cantogno suonò nella notte dai tre ai quattro di agosto in Cumiana, suo diletto soggiorno estivo, dove era nato il 26 novembre 1821 di nobiltà antica baronale; ed oggi riposa l'eterno sonno in quel cimitero, poco discosto dalle ossa del suo compagno d'infanzia, amico politico, Domenico Berti, pensatore, scrittore, uomo di Stato suo pari. Il lutto si sparse da Cumiana a Pinerolo pur suo, e di là a Torino, ove al vernare attraeva ancora il poco meno che nonagenario cara cittadinanza ed un'accolta d'intimi affezionati, cui davasi ad ammirare, come agli ospiti di Cumiana, la conservata mente, la fresca memoria de' fatti, la costanza delle opinioni, la forza del giudizio. Piangono Domenico Carutti le lettere, i gradi della diplomazia, degli uffici e consessi, cui appartenne, le accademie, il Parlamento.
    Nella scuola non tardò a dare grandi speranza l'ingegno, l'amore del sapere, il gusto letterario dell'adolescente. Sedeva ancora sui banchi dell'Università per le leggi, che nei giornali pubblicò poesie e novelle piaciute. Toccata appena la virilità, ne' memorandi primordi subalpini d'un'era nuova per l'Italia, a que' primi lampi di libertà, che precedettero il 1848, in Torino fu tra i più ardenti del moto politico; con l'attività del pensiero e dell'opera alle associazioni ed alla stampa, tutto il cuore alla vita pubblica. Fu de' diciassette, che la protesta de' cinquecento per le persecuzioni poliziesche contro i liberali, alla vigilia della promulgazione dello Statuto, vollero, anzi che distrutta, in atto notarile registrata. In breve forti studi formarono l'uomo politico di alto senno e carattere, al sole delle nuove istituzioni costituzionali. Sulle quali dopo il 1849 andò meditando, e riuscì ad opinare con fondamento di solide convinzioni.
    Pubblicò nel 1852 i suoi pensieri nell'opera Dei principii d'un governo libero; la quale destò meraviglia e conseguì grande successo; la lode dei pubblicisti francesi e degli inglesi, l'onore di due edizioni stabilito in massima, che i principii, base del governo libero, debbono essere popolari; mirava l'autore a diffondere il concetto e l'amore della vera libertà.
    Addetto in quel mezzo al Ministero degli affari esteri, non trascurò i doveri dell'ufficio: ma la sua intelligenza non vi fu tutta occupata: poté darla nel tempo stesso allo studio della storia, di questa maestra, più che di ognuno, dell'uomo di stato. La sua Storia del Regno di Vittorio Amedeo II, pubblicata nel 1856, ne alzò il nome fra quelli de' grandi storici italiani; onde lo vide il 1857 nella Reale deputazione di studi sulla storia nazionale, ed il 1858 accolto nella regia Accademia delle scienze di Torino. Dopo l'altra pubblicazione della Storia del Regno di Carlo Emanuele III nel 1859, ebbe l'insigne ricompensa della croce di cavaliere del merito civile di Savoia.
    La stima del generale da Bormida ministro degli affari esteri, lo chiamò nell'ottobre 1859 segretario generale; quella preziosa del conte di Cavour, presidente del Consiglio e ministro degli esteri nel giugno 1861, lo fece degno di continuare; lo mantenne il barone Ricasoli sino al marzo 1862: fu ne' tre gabinetti collaboratore della politica del risorgimento italiano nel periodo suo di que' tre anni, il più difficile ed importante.
    I voti del collegio di Avigliana nelle elezioni generali del 25 marzo 1860 per la settima legislatura gli avevano dato seggio in Parlamento, ed aveva in breve acquistato nella camera reputazione ed autorità, sedendo nelle file di quel partito conservatore de' principii proclamati nel 1848, ed intento a coronar l'opera allora impresa. Fra i suoi discorsi parlamentari di eloquenza sobria, ferma ed animata direttamente al fine, fu notevole quello pronunziato nella seduta del 25 marzo 1860 sul trattato di cessione di Nizza e Savoia alla Francia. Destò emozione l'oratore, quando esclamò: "Sì, commosso fino alle lagrime lo dico, separato da Nizza, separato da Savoia, il vecchio Piemonte non è più: questi sono gli ultimi giorni della sua vita di otto secoli; sì, lo ripeto, finis Pedemonti! Ma io tergo le lagrime, io vinco il dolore, se il glorioso suo compito è felicemente adempito; se dalle sue ceneri nasce l'Italia libera, l'Italia madre nostra comune".
    Eletto dal collegio di Aosta il 7 aprile 1861, nell'ottava legislatura ebbe ancora occasione di mostrare i suoi talenti ed affermare i suoi principii nella seduta del 17 aprile 1861 con il discorso sulla formula d'intestazione delle leggi e degli atti giudiziari del Regno d'Italia; ed in quella del 7 dicembre dello stesso anno discutendo sulla questione romana. Illudevasi pensando la soluzione di questa conseguibile per accordo della Chiesa e dello Stato, del Pontificato e dell'Italia; convinto, con l'antico partito liberale, cui apparteneva, che dall'alleanza della libertà, della monarchia e della religione, abbia la felicità dei popoli a derivare. Ma puro era il suo concetto religioso. Parlando agli elettori di Aosta, aveva detto: "Ho veduto nel mezzo della vostra città una colonna, che ricorda, che voi respingeste Calvino, e che siete rimasti fedeli alla religione de' vostri padri, come al vostro Re, ed alle vostre libertà. Ma, mentre voi respingeste Calvino, respingeste anche l'inquisizione, e preservaste la vostra vallata da quel Tribunale, che opprimeva quasi l'intera Europa. Oggi non è più quistione d'inquisizione: ma vi sono uomini così ciechi da carezzare le idee, che l'inquisizione crearono. Queste opinioni non sono le vostre, né certamente le mie".
    Lasciò il Parlamento ed il segretariato degli esteri nel 1862 per andare inviato straordinario, ministro plenipotenziario ne' Paesi bassi; ed Aja l'accolse con sommo favore; e di onoranze, nazione, governo, sovrano, lo ricolmarono. La sua edizione del Properzio, con una nuova vita del poeta latino, studi sul testo e correzioni, oltre qualche altra cosa, pubblicata in quell'Olanda, nella quale le scienze e sopra tutto gli studi classici sono in grande pregio, fece dire di lui, rappresentare nella repubblica delle lettere il sapere italiano così degnamente, come sosteneva ne' congressi europei l'onore e le ragioni del suo paese. E dall'Olanda egli ottenne del Regno d'Italia il primo riconoscimento.
    Richiamato dalla legazione, avuta nomina di consigliere di Stato l'11 aprile 1869, Roma liberata, una nuova candidatura politica gli fu offerta, cui sentì obbligo, come ad un richiamo alla difesa de' suoi principii conservatori, quella del collegio di Verrès. Eletto il 20 novembre 1870, rieletto il 20 dicembre 1874, esercitò il mandato sino alla chiusura della sessione avvenuta il 3 ottobre 1876. Fu la seduta del 21 dicembre 1870 quella, in cui fece di nuovo sentire la sua voce alla Camera dopo otto anni di assenza, parlando sul plebiscito romano. Susseguirono i discorsi sulle garanzie pontificie nelle sedute de' 27 gennaio, 11 febbraio ed 11 marzo 1871; nei quali difese i suoi principii dell'indipendenza del Pontefice e della libertà della Chiesa di fronte alla libertà dello Stato; dimostrando una legge appunto per le guarentigie indispensabile, inseparabile dalla occupazione di Roma.
    Dal Consiglio di Stato uscì al riposo con il titolo onorifico di presidente di sezione per decreto del 24 gennaio 1889 ed il seggio senatorio gli fu dato dall'altro 26 gennaio stesso per il titolo delle legislature esercitate, congiunto al lustro del passato, alla dovizia del sapere, al decoro del carattere, alla chiarezza del nome.
    Della vita letteraria di Domenico Carutti, oltre il menzionato, dice una ricca bibliografia. Iniziata con la novella, con il romanzo, con i canti poetici del poco più che ventenne, fu un seguito di pubblicazioni fino al 1882, la maggior parte storiche. Fu lo storiografo della Real Casa; e di casa Savoia fra l'altro scrisse la Storia della diplomazia dal 1492 al 1773. La Biblioteca reale di Torino con l'annesso medagliere gli era affidata. Sapienti sue ricerche occupano le pagine della Nuova Antologia, degli Atti dell'Accademia dei Lincei, delle Memorie della R. Accademia di Torino,delle Curiosità e ricerche di Storia subalpina e d'altre riviste. Tiene di lui la sua storia Pinerolo; ed una breve quella stessa Accademia dei Lincei, nella quale sedè sino ad essere il più anziano di elezione. Della R. deputazione di storia patria per le provincie lombarde e piemontesi morì presidente dal 1882.
    Ma nulla staccò il cuore del compianto collega nostro dalla sua nativa Cumiana. A quel cielo ebbe tenero, incessante il pensiero anche dai diversi soggiorni; a quel suolo sempre tornò con diletto dalle alte aule, dalle stanze lontane, dai lidi stranieri: là, dove aveva retto con amore il comune, piacevasi stare semplice amministrato, famigliare, amico, pari ai diletti conterranei. E Cumiana volse il saluto grato, l'addio del più amaro pianto, con parole di amorosa eloquenza, alla salma di Domenico Carutti; celebrando il ricordo dell'uomo, ch'ebbe fede di idee, vigore e costanza di opera nel culto del vero, del bello, del buono; che la verità sinceramente cercò e diligentemente ponderò; osservatore prudente, alto il sentire, integro il pensiero, imparziale l'animo, retto il giudizio, inflessibile il volere; fido agli amici, cortese a tutti, nella famiglia esemplare. E della vita pubblica dell'italiano e dello scrittore, e del meritato dalla patria, dallo Stato, dalle lettere, tutto comprende l'epigrafe di quel saluto: patriam, libertatem, litteras coluit, vetustae stirpis decori addidit decus. (Approvazioni). [...]
    TOMMASINI Domando la parola.
    PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
    TOMMASINI. Non accade che torni ad adunarsi il Senato senza che come un velo di mestizia si stenda nell'Aula al ricordo dei colleghi perduti nel periodo delle vacanze. Il nostro venerato Presidente ha commemorato i colleghi estinti in quest'ultimo periodo e non sarebbe possibile essere di lui più efficaci, nel rappresentare i meriti, le benemerenze; le virtù dei colleghi perduti. Io mi risparmierei di prendere la parola, se non sentissi il dovere, per la comunanza di uffici e per l'intenso affetto col quale fui legato ad alcuni di questi, di rendere loro, passando sopra anche alla commozione che mi occupa l'animo, un estremo saluto, ricordando qualità più intime che quegli egregi erano ben lungi dall'ostentare, le quali forse vennero meno conosciute da chi non ebbe la ventura di essere in comunanza di vita con essi.
    A me accadde di aver comuni alcuni uffici e col barone Carutti e col collega Valentino Cerruti. Fummo insieme all'Accademia dei Lincei e, per intromissione di Quintino Sella, si strinse fra noi calda e lunga amicizia. Finché il Carutti fu a Roma, la nostra consuetudine amichevole ebbe occasione di farsi frequente, incontrandoci insieme e nell'amministrazione dell'Accademia e nelle sedute dell'Istituto storico italiano.
    Poi egli si ritirò nella sua Torino e non fu che il vincolo degli affetti e delle memorie che superò gli ostacoli della distanza. Egli visse sino ad età provetta gloriosamente.

    Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 25 novembre 1909.

Note:Il nome completo risulta essere: "Domenico Carlo Vincenzo Fedele".

Attività 0473_Carutti_IndiciAP.pdf