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Data di nascita: | 03/05/1881 |
Luogo di nascita: | MILANO |
Data del decesso: | 04/06/1955 |
Luogo di decesso: | ARCORE (Milano) - oggi (Monza e Brianza) |
Padre: | Gian Alfonso |
Madre: | NEGRONI PRATI Luigia |
Nobile al momento della nomina: | Si |
Nobile ereditario | Si |
Titoli nobiliari | Conte
Patrizio Milanese
Don |
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Coniuge: | INCISA DELLA ROCCHETTA Leopolda |
Figli: | Alfonso |
Fratelli: | Giorgio
Gian Alfonso |
Parenti: | Letizia, nipote
Camillo, nipote |
Luogo di residenza: | MILANO |
Titoli di studio: | Laurea in lettere |
Conseguiti nel: | 1907 |
Presso: | Università di Genova |
Professione: | Possidente |
Cariche e titoli: | Fondatore e direttore della rivista "Il Rinnovamento" (1907)
Membro del Consiglio superiore della pubblica istruzione (1° settembre 1923-30 giugno 1924)
Vicepresidente del Consiglio superiore della pubblica istruzione (1° settembre 1923-30 giugno 1924)
Presidente della Società Dante Alighieri (1953-1954)
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.:: Nomina a senatore ::.
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Proponente: | Croce Benedetto | | [1922] |
Nomina: | 03/01/1923 |
Categoria: | 21 | Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria |
Relatore: | Giovanni Cassis |
Convalida: | 26/05/1923 |
Giuramento: | 26/05/1923 |
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Grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia 17 febbraio 1924 |
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Periodo: | 1915-1918 I guerra mondiale | |
Arma: | Esercito |
Mansioni: | Tenente colonnello |
Decorazioni: | Medaglia d'argento; Medaglia di bronzo | |
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Commissioni: | Segretario della Commissione di finanze (2 giugno-1° luglio 1924. Decaduto) |
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Governo: | Ministro della pubblica istruzione (1° luglio 1924-5 gennaio 1925)
Ministro della guerra (18 giugno-10 dicembre 1944) (12 dicembre 1944-21 giugno 1945) |
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Consulta nazionale: | SI |
Senato della Repubblica: | I Legislatura (III disp. trans. Cost.) |
Altre cariche: | Presidente del Consiglio supremo della difesa
Presidente della Delegazione italiana all'UNESCO
Membro del Comitato di liberazione nazionale |
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.:: Atti parlamentari - Commemorazione ::.
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Cesare Merzagora, Presidente
"PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il senatore Zanotti Bianco. Ne ha facoltà.
ZANOTTI BIANCO. I senatori avranno già avuto notizia della dolorosa perdita di Alessandro Casati nella sua villa di Arcore. È certamente un grave lutto per il Senato ove egli aveva lavorato tanti anni e dove egli aveva tanti estimatori ed amici per la sua mente, per la sua profonda cultura e per la integrità del suo carattere.
Nato nel 1881 a Milano, egli discendeva per linea di padre da quel Federico Confalonieri che, con la moglie Teresa Casati, scrisse una pagina indelebile di eroismo nella vita nazionale italiana, e per via di madre, da quel patetico giovinetto, Emilio Morosini, morto diciottenne sugli spalti della villa Spada nella difesa della Repubblica romana del 1849.
In questo ambiente privilegiato la sua giovinezza aveva assorbito la luce purissima che emanava da una delle pagine più altamente liriche della storia europea contemporanea. Egli era ben degno di quel patriziato lombardo che, per primo, aveva accolto le idee di libertà che serpeggiavano in Europa e per le quali aveva sopportato l'esilio, l'ergastolo e offerto il patrimonio e la vita.
Giovane sensibile ai problemi morali, egli aveva creato, con Tommaso Gallarati-Scotti e con Aiace Alfieri, quella rivista "Il Rinnovamento" che a noi giovanissimi aveva fatto sognare la possibilità di un rinnovamento spirituale del nostro Paese. La sua figura morale lo aveva avvicinato alle più note personalità italiane; fraterna fu la sua amicizia con Benedetto Croce, durata oltre un quarantennio.
La guerra del 1915 lo vide sull'altipiano di Asiago, sul monte Kobilek, sull'altipiano della Bainsizza, dove fu ferito gravemente e poi operato; e con i suoi alpini sul passo del Tonale. Una medaglia d'argento, una medaglia di bronzo e le promozioni da tenente colonnello, sono a dimostrare il suo valore e il suo eroismo.
Nominato senatore nel 1923, partecipò al Ministero di coalizione del 1924 come Ministro della pubblica istruzione, di quel dicastero, ove era ed è tuttora vivo il ricordo di Gabrio Casati, il nonno, autore delle prime leggi della scuola italiana. Presto però si dimise per passare all'opposizione con Benedetto Croce e i senatori Ruffini e Albertini.
Noi tutti - del partito liberale almeno - ricordiamo la sua partecipazione attiva al partito liberale clandestino e a quel Comitato di Liberazione presieduto da Bonomi che preparava il riscatto. Molti di noi forse l'hanno accompagnato quando si recava nella sua dimora clandestina. Liberata finalmente l'Italia, egli fece parte del Ministero Bonomi come Ministro della guerra. Io ricordo con commozione le ore passate con l'amico e la contessa Casati in quei vuoti saloni dopo la morte del figlio, che aveva voluto partire tra i primi col Corpo di liberazione nazionale. Entrambi nascondevano virilmente le loro lacrime, ché non volevano attristire l'atmosfera già triste del Paese, ma miravano solo a spargere attorno a loro la fede nella redenzione nazionale. E Dio sa di quali ricordi, di quante visioni di quel giovinetto erano pieni i loro silenzi e le loro notti!
Lasciato il Ministero tornò a Milano dove il suo grande palazzo e la sua magnifica biblioteca erano stati distrutti dal bombardamento del febbraio 1943. In due stanzette, in mezzo alle rovine, egli riceveva i suoi amici. Quanti di loro oppressi dalla disperazione per quella tragedia che conduceva fatalmente l'Italia allo sfacelo, erano rianimati dalla serenità, dal coraggio che incutevano le sue parole piene di coraggio.
Più tardi passò ad Arcore.
Presidente del Consiglio superiore della pubblica istruzione; del Consiglio supremo della difesa; della Commissione per la pubblicazione degli Atti diplomatici italiani; della Federazione nazionale della stampa e della Delegazione italiana all'U.N.E.S.C.O.; del Centro lombardo di difesa sociale: sono molti gli Istituti, le attività che perdono con lui un collaboratore prezioso.
Ma più di tutti sentiranno il vuoto che egli lascia gli innumerevoli amici che lo amavano come una personificazione degli ideali del nostro Risorgimento.
Lo rividi mesi or sono immobilizzato nel letto nella sua Villa di Arcore. Con una mano egli vergava penosamente quelle domande e quei pensieri, che dimostravano quanto viva era rimasta in lui la mente, ed era anche in quello stato esempio di coraggio e di altezza d'animo.
Ora anche quella mano si è irrigidita e le Sue sofferenze hanno preso fine. Voglia il Presidente, a nome non solo del nostro Gruppo, ma di tutto il Senato, rivolgere alla moglie che lo ha amorosamente curato per tanti mesi, e ai famigliari il profondo cordoglio di noi tutti a cui è stato esempio di probità e di alto sentire morale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il senatore Boggiano Pico. Ne ha facoltà.
BOGGIANO PICO. A nome del gruppo democratico cristiano credo di compiere veramente un dovere, non soltanto di profonda e cara amicizia, ma anche di cittadino, rendendo un tributo di omaggio alla memoria di Alessandro Casati.
Ci conoscevamo da tempo, compagni di antiche battaglie per ideali comuni. Io lo ricordo con altri giovani sulla breccia alla direzione del "Rinnovamento" che egli aveva fondato insieme con Tommaso Gallarati-Scotti ed altri amici comuni, compagni di fede che costituirono veramente la jeunesse dorée in quel periodo travagliato di ideali contese, di generose aspirazioni e di lotte per il miglioramento sociale.
Uomo di battaglia, nella semplicità e nella mitezza del suo carattere, che non pareva esprimere vigore di lotta, eppure fervido sostenitore dei suoi ideali, egli combattè sempre in diversi momenti della sua agitata esistenza come un alfiere. Dopo le vivaci polemiche per il rinnovamento morale del nostro Paese, del quale era fervido assertore e nel quale sperava e credeva, sempre fiducioso nel risorgimento spirituale d'Italia, egli si trovò nella prima guerra mondiale soldato, combattente e combatté con eroismo, lasciando all'unico figliolo suo un esempio mirabile di valore e di abnegazione.
Gli anni successivi alla guerra lo trovarono esposto a nuovi cimenti. Egli collaborò temporaneamente e per breve tempo nel Governo Mussolini, poiché sperava, egli discendente di Gabrio Casati, cioè di uno dei maggiori assertori delle libertà politiche del nostro Paese, nel risorgere dell'Italia, sperava agendo in un partito che pareva sorto con l'insegna della violenza, di poterlo indurre a consigli di libertà e di democrazia. Non vi riuscì ed appena si palesò il primo urto egli lasciò il Ministero. Doveva tornare più tardi al Governo a reggere il Dicastero dell'istruzione pubblica nel Ministero Bonomi, quello stesso Dicastero che era stato così nobilmente illustrato dal suo avo. Dal 1948 lo vedemmo senatore in mezzo a noi. Ma devo ricordarlo in modo particolare per la parte piena di fede e di ardore che egli già rappresentò in questi ultimi anni nel Consiglio di Europa. Aveva da poco tempo perduto nel 1945 il suo unico figliolo nel quale erano riposte tutte le sue speranze, e giustamente, poiché era un giovane anch'egli degno del nome illustre che portava; morto, come è noto, dopo essere volontariamente partito per l'ultima guerra in un posto avanzato esponendosi eroicamente l'ultimo giorno dei combattimenti. Ricordo lo strazio di Alessandro Casati, pur nella fortezza composta e severa, che vincendo se stesso era riuscito ad imporsi. Quell'evento, il più doloroso che possa toccare il cuore di un padre, s'era venuto ad aggiungere a quello che tanta pena gli aveva recato, della distruzione per bombardamento della più completa biblioteca privata che esistesse a Milano, la sua. Era infatti, la sua, la biblioteca privata più ricca, per numero e scelta di libri, esistente nella capitale lombarda; ereditatone il primo complesso, egli aveva continuato ad arricchirla proseguendo il lavoro di suo padre e del suo avo; in essa egli poneva il suo giusto compiacimento ed il suo conforto, continuando e fu tutta la vita, ad attingere dall'altrui sapienza la sua saggezza e la sua vasta erudizione. Aveva saputo superare quella grave perdita con animo forte, riflettendo che tutto può domandare, ad un buon cittadino, la patria. Ma allorquando, in seguito, era sopraggiunta la perdita dell'unico figliolo, la profonda commozione dell'animo ebbe anche sul suo volto il naturale, legittimo sfogo. Le rare volte che qualche accenno coi più intimi suoi ne venne, e ben raro, per la forza mirabile del suo ritegno, si vide, bensì in tutta la sua forza esprimersi, traboccare il sentimento paterno. Egli che nel suo Alfonso aveva intravveduto le virtù e le doti dei suoi padri, egli che vi aveva scorto la più nobile e consolante prosecuzione di se stesso, pareva, a momenti, considerare quella sventura come qualcosa di irreale.
Noi l'avremmo voluto e desiderato ancora qui nella presente legislatura, ammaestramento a tutti noi di saggezza ed insieme di modestia. Egli non è più qui ma noi, come fu nobilissima figura di cristiano, di credente, siamo certi che oggi egli è in possesso del premio eterno, al quale con fervida fede anelava.
Del nostro commosso dolore vada l'espressione sincera alla sua nobile consorte, che le sue angustie, le sue sofferenze e le sue speranze per tanti anni con lui divise, vada il nostro compianto, il riverente omaggio che il Senato concorde tributa all'insigne collega, e particolarmente vada il ricordo affettuoso di chi l'ebbe impareggiabile amico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il senatore Palermo. Ne ha facoltà.
PALERMO. A nome del gruppo comunista mi associo al cordoglio così nobilmente espresso dall'onorevole Zanotti Bianco e dall'onorevole Boggiano Pico per la morte di Alessandro Casati. Con la sua scomparsa il Paese perde un leale ed onesto servitore, un grande studioso, un patriota la cui vita fu sempre ispirata agli ideali della grande tradizione del primo Risorgimento nazionale. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo profondamente, ho avuto l'onore di collaborare con lui al Ministero della guerra dalla liberazione di Roma alla liberazione completa della nostra Patria. In quel lungo e tormentoso periodo mai una nube oscurò i nostri rapporti. Ho avuto così agio di ammirarne la grande probità, ma soprattutto il grande patriottismo che animò sempre ogni suo gesto. La fede nella libertà e nell'indipendenza del nostro Paese lo sorresse sempre nella fatica di ogni giorno, prima, durante il triste ventennio fascista, poi quale membro del Comitato di liberazione nazionale e infine quale Ministro della guerra. E quando sul campo di battaglia cadde il suo unico figliolo che volontariamente aveva chiesto di partecipare alla guerra di liberazione, egli, straziato, ma fiero del glorioso olocausto, attese sereno al compimento della grande opera per la conquista della libertà e dell'indipendenza della Patria.
Vada perciò alla sua memoria il riverente omaggio del Senato e alla sua eletta compagna l'espressione della nostra solidarietà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il senatore Cianca. Ne ha facoltà.
CIANCA. Il Gruppo socialista si associa alle nobili parole con le quali è stata rievocata la figura politica e morale di Alessandro Casati. L'insigne studioso e parlamentare, la cui vita così ricca di dure e grandi esperienze, fu una testimonianza costante di alto spirito di dedizione alla cosa pubblica, ci lascia un nome ed un esempio rendendo onore ai quali io penso che il Senato onori se stesso.
Alessandro Casati nutrì il suo intelletto di vasti studi e il suo spirito di una fede che certo non era la nostra ma che egli servì con una purezza d'animo e una lealtà che consentirono a lui - che pure aveva rappresentato il suo partito nel primo Gabinetto Mussolini - di contribuire con slancio vigoroso, quasi per una missione riparatrice, nella sua qualità di Ministro della guerra nel primo Governo Bonomi, a preparare e organizzare la guerra liberatrice del popolo italiano nella quale ebbe il dolore atroce - atroce ma fiero - di perdere l'unico figlio.
Alessandro Casati difese sempre le sue idee ma senza l'intransigenza faziosa e spavalda di chi si reputa superiore od estraneo all'errore umano. Di lui voglio ricordare anche che non mortificò mai il mandato parlamentare e governativo a strumento di ambizioni irrequiete od interessi particolari. Fu un probo. Per questo anche noi lo rimpiangiamo e ci inchiniamo con reverente modestia alla sua memoria.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il senatore Longoni. Ne ha facoltà.
LONGONI. Con espressione di profondo cordoglio i senatori lombardi si associano alla commemorazione di Alessandro Casati, che ha illustrato la terra lombarda e più ancora la nostra Patria con alto intelletto di statista, con esemplare dirittura morale, con il contributo di scienza, di cultura ed infine con il suo sacrificio di padre.
Noi ricordiamo con animo grato e commosso l'alto contributo da lui apportato ai nostri lavori nella passata legislatura, convinti che il suo esempio e la sua dirittura morale debbono essere serbati da noi quale indirizzo e monito all'adempimento del nostro alto dovere. Ci inchiniamo davanti alla sua salma ed auguriamo al Senato ed a noi stessi che ciascuno di noi sappia rendersi degno della tradizione che egli ha onorato e della sua nobilissima figura morale e civile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ministro dell'industria e del commercio.
VILLABRUNA. Ministro dell'industria e del commercio. A nome del Governo e come amico personale mi associo con la più profonda commozione alle parole di vivo compianto che sono state pronunciate in questa Aula per la perdita di Alessandro Casati. Si tratta di una perdita estremamente dolorosa perché con Alessandro Casati scompare una delle più eminenti figure della cultura e della vita politica italiana. In ogni espressione della sua vita, come padre, come combattente, come cittadino, come parlamentare, Alessandro Casati ha consacrato la sua nobilissima esistenza al culto della famiglia, al culto della patria, al culto della libertà.
Egli ci lascia pertanto in eredità un ricordo ed un esempio che resteranno incancellabili nei nostri cuori.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, la scomparsa di un uomo come Alessandro Casati, insigne aristocratico del pensiero e della cultura, non poteva che commuovere profondamente il Senato, che lo ricorda ancora tra i suoi membri più eletti. Egli avrebbe potuto far parte anche dell'attuale legislatura, se l'integrazione del Senato, molte volte promessa, si fosse realizzata; ed è questa una amarezza che si aggiunge oggi al dolore che detta la sua dipartita.
Alessandro Casati portava un nome legato al Risorgimento lombardo e nazionale a tutto un periodo storico, di cui gli italiani di ogni parte sono fieri: il romanticismo patriottico ed eroico contro l'invasore straniero. Egli, combattente ferito e decorato della prima guerra mondiale, fu ben degno di quelle alte tradizioni familiari così nobilmente ricordate dai vari oratori e ne fu ben degno anche suo figlio Alfonso, la cui morte gloriosa sul campo dell'onore volle quasi suggellare la fine eroica e patetica di una illustre e nobile discendenza.
Alla memoria di questo indimenticabile amico, letterato, storico, umanista, dell'uomo politico che tutti ricordiamo, vada in questo momento il commosso e reverente pensiero di tutto il Senato".
Senato della Repubblica, Atti parlamentari . Resoconti stenografici,7 giugno 1955.
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Alessandro Casati, 1881, 5 marzo 1955, 4 giugno [cenni biografici a cura di Letizia e Camillo Casati], s.n.t., 1956 - Bibl. sen. Misc. 1404 7
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