|
.:: Dati anagrafici ::. |
|
Data di nascita: | 04/10/1817 |
Luogo di nascita: | PIACENZA |
Data del decesso: | 18/02/1896 |
Luogo di decesso: | PIACENZA |
Padre: | Luigi |
Madre: | TARDIANI Angiola Maria |
Nobile al momento della nomina: | Si |
Nobile ereditario | Si |
Titoli nobiliari | Marchese |
Coniuge: | SOPRANI Antonietta, dei conti |
Titoli di studio: | Laurea in giurisprudenza |
Professione: | Avvocato |
Carriera: | Professore di Economia pubblica all'Università di Piacenza (1848-1849) |
Cariche politico - amministrative: | Commissario straordinario di Bardi (Governo provvisorio di Piacenza) (11 aprile 1848)
Membro e vicepresidente dell'Assemblea dei rappresentanti del popolo (Parma) (1859)
Membro del Governo provvisorio di Piacenza (10-18 giugno 1859)
Presidente del Consiglio provinciale di Piacenza (1862-1867) |
Cariche e titoli: | Membro del Consiglio di disciplina dell'Ordine degli avvocati di Piacenza (1858)
Membro della Camera di commercio di Piacenza (1857)
Presidente della Camera di commercio di Piacenza (novembre 1860-1862) |
|
.:: Nomina a senatore ::. |
|
Nomina: | 03/12/1868 |
Categoria: | 03
21 | I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio
Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria |
Relatore: | Paolo Onorato Vigliani |
Convalida: | 05/05/1868 |
Giuramento: | 10/06/1868 |
|
.:: Onorificenze ::. |
|
Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 19 aprile 1874 |
|
|
.:: Camera dei deputati ::. |
|
Legislatura | Collegio | | Data elezione | Gruppo | Annotazioni |
I | Castell'Arquato | | 20-6-1848 | Moderato | |
VII | Fiorenzuola d'Arda | | 25-3-1860* | Moderato | Ballottaggio il 29 marzo 1860. Eletto anche nel collegio di Piacenza, optò per il collegio di Fiorenzuola d'Arda il 12 aprile 1860 |
VIII | Fiorenzuola d'Arda | | 27-1-1861 | Moderato | |
Cariche: | Segretario (11 aprile-28 dicembre 1860) (9 marzo 1861-7 settembre 1865) |
|
|
.:: Senato del Regno ::. |
|
Commissioni: | Membro della Commissione di contabilità interna (8 dicembre 1868-5 novembre 1871)
Membro della Commissione di finanze (20 novembre 1869-24 febbraio 1872. Dimissionario) |
| Commissario alla Cassa dei depositi e prestiti (25 febbraio 1869-19 ottobre 1873) |
|
.:: Governo ::. |
|
Altri Stati: | Ministro delle finanze, poi ministro senza portafoglio (Governo di Luigi Carlo Farini in Emilia) (20 settembre 1859) |
|
|
|
.:: Atti parlamentari - Commemorazione ::. |
|
Atti parlamentari Commemorazioni.
Domenico Farini, Presidente
Poiché il Senato volle per sua grazia aspettare la mia presenza, perché gli fossero comunicate le necrologie dei colleghi defunti nell'intervallo dalle ultime sedute ad oggi, così io obbedisco al doloroso incarico, procedendo alla lettura di esse.
Signori senatori! [...]
Non ultima cagione del lieto fine al quale, dall'anno 1859, volse il riscatto nazionale, fu l'esserne stata precipua operatrice la generazione che dieci anni innanzi aveva vissuto una storia di sciagurati errori e n'era stata, per propria dolorosa esperienza, ammaestrata e corretta.
Di quella generazione, anzi dei principali di essa nel centro d'Italia, fu il piacentino marchese Giuseppe Mischi, trapassato il 18 di febbraio nella sua città, a settantanove anni pressoché compiuti.
I primi passi dati da lui nella vita politica quando, rivoltatasi a Carlo Lodovico di Borbone, Piacenza pronunciò per voto di popolo, avanti ogni altra provincia l'unione al Piemonte, lo collocarono, già dal 1848, fra i notevoli. Tale lo avevano fatto la reputazione degli avi; tali i buoni studi di legge, di matematiche e di economia, aggiunti all'integrità ed al saldo carattere, cui i modi gentili e concilianti toglievano asperità: tutto sommato, il nome, il grado, l'ingegno, i principii professati lo levarono d'un tratto agli alti posti.
Segretario del civico consesso che generò il Governo provvisorio, nel giugno, dopo il voto d'unione, sedette nella prima legislatura del Parlamento subalpino per Castell'Arquato. Ridottosi poscia a vita privata in patria, le vessazioni ed il carcere prodigatogli dalla restaurazione non ne ruppero la fede. Tant'è che nel giugno 1859, partiti gli austriaci, egli fu dei novanta che il podestà convocò insieme agli anziani del Comune, e della Commissione provvisoria di Governo da quella accolta nominata.
Al convegno di Villafranca seguita la dittatura, il Mischi operò con efficacia a quell'indirizzo ordinato e fermo nei mezzi, quanto irremovibile nello scopo, di che, a traverso insidie, invidie e calunnie, furono corona le annessioni dei ducati e della Romagna.
Rappresentò in quel tempo il secondo collegio di Piacenza all'Assemblea di Parma; ne fu vicepresidente; vi diede il nome alla proposta sull'annessione; venne eletto capo della deputazione che nel settembre ne recò al gran Re in Torino l'omaggio e i voti. Scelto a direttore delle finanze condusse in Firenze, a buon fine la pratica per l'unione doganale dei quattro stati dell'Italia centrale. Tre dei quali, sullo scorcio dell'anno, unitisi a formare il Governo dell'Emilia egli vi ebbe titolo di ministro senza portafoglio. Conscio per antica prova che gli interessi, le borie municipali, se non si recidessero d'un colpo, sarebbero ad una ad una ripullulate insieme al mal vecchio della discordia; quasi ad ammenda delle pretese colle quali, lui aderente, dieci anni prima il voto d'unione era stato circondato e menomato, sollecitò, raccomandò che l'annessione avesse l'immediato effetto di trasferire in Torino i congegni tutti del Governo.
Ad annessione compiuta, fu deputato alla VII ed VIII legislatura per Firenzuola: anche Piacenza lo aveva eletto alla prima. Finché appartenne alla Camera ebbe ufficio di segretario della Presidenza; poco parlò; favorì a tutt'uomo le provvisioni intese ad unificare, a viemmeglio saldare le parti del Regno di recente messe assieme.
Ascritto al Consiglio del suo Comune, quello della provincia per cinque anni presiedette; fu pure capo dell'ordine degli avvocati. Questi ed altri consessi locali, si giovarono della molta pratica amministrativa, che in lui faceva bel riscontro alla dottrina mostrata quale libero insegnante di economia politica, e delle egregie qualità dell'animo suo che questa e quella completavano.
Senatore dal 12 marzo 1868, per assai tempo frequentò con diligenza quest’Aula; non partecipò alle pubbliche discussioni; vi ebbe autorità.
Fu il senatore Mischi un fior di patriota, fu un uomo d'ingegno e di cuore. La sua morte è stata una delle tante onde, pur troppo, la schiera che ridusse l'Italia in istato franco è incalzata ed assottigliata.
Venerazione duratura al nome suo. (Benissimo).
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 23 marzo 1896.
|
|
|
Attività |
|
|