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.:: Dati anagrafici ::. |
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Data di nascita: | 08/25/1851 |
Luogo di nascita: | PALERMO |
Data del decesso: | 19/04/1917 |
Luogo di decesso: | PALERMO |
Padre: | Michele |
Madre: | ANTONUZZI Francesca |
Nobile al momento della nomina: | No |
Nobile ereditario | No |
Coniuge: | LUCIFORA Giuseppa |
Figli: | Gino, compositore e direttore d'orchestra, padre di Gino jr, compositore, padre di Giovanna |
Parenti: | LUCIFORA Giovanni, suocero |
Titoli di studio: | Laurea in giurisprudenza |
Professione: | Avvocato |
Cariche politico - amministrative: | Prosindaco di Palermo |
Cariche amministrative: | Consigliere comunale di Palermo |
Cariche e titoli: | Presidente dell'Ordine degli avvocati di Palermo
Membro della Società siciliana per la storia patria |
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.:: Nomina a senatore ::. |
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Nomina: | 06/03/1911 |
Categoria: | 03 | I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio |
Relatore: | Antonio Cefaly |
Convalida: | 12/06/1911 |
Giuramento: | 13/06/1911 |
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.:: Onorificenze ::. |
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Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 27 aprile 1913
Grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia |
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.:: Camera dei deputati ::. |
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Legislatura | Collegio | | Data elezione | Gruppo | Annotazioni |
XVII | Palermo I | | 23-11-1890 | Sinistra | |
XXI | Palermo II | | 8-9-1901 | Sinistra | Elezione in corso di legislatura |
XXII | Palermo II | | 6-11-1904 | Sinistra | |
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.:: Atti parlamentari - Commemorazione ::. |
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Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente
Onorevoli colleghi! Piange Palermo dal 19 aprile sulla fine di Antonio Marinuzzi; piange il Senato non meno la perdita. In quella città, dove esalò l'anima, era nato il 25 agosto del 1851. La salma esposta ebbe l'onore del tempio; ed il Pantheon di S. Domenico fu angusto alla moltitudine accalcantesi per l'ultimo addio al concittadino trapassato. Le lodi delle virtù e dei meriti di lui alto levavansi, portate avanti al feretro per il Comune, per il Parlamento, per la curia. Il foro fu la meta prima dei suoi studi; e sin dall'esordire nell'avvocatura diede ad ammirare il sapere, l'acume, l'eloquio. Lustro fu il Marinuzzi del foro palermitano, degnissimo presidente dell'Ordine degli avvocati. Alla dottrina giuridica accoppiava la cultura letteraria e pure il genio amico delle muse. Erano attrattive in lui la dolcezza del carattere, gli ornamenti dello spirito, la piacevolezza del conversare. La generale fiducia lo chiamò ai pubblici uffici, dei quali non ambizione ma dovere sentì verso la città e verso la patria. Il Comune di Palermo lo ricorda decoro del Consiglio, prosindaco benemerito, organizzatore della grande Esposizione. D'altr'opera sua benefica è grata memoria. Premuroso della educazione de' figli del popolo, fondò l'assistenza alla scuola, prevenendo il patronato scolastico governativo; somministrò del proprio agli alunni pane, vestimenta, libri e provvide alla loro ricreazione dopo la scuola.
Fu il giovane candidato democratico al primo collegio di Palermo per la XVII legislatura; ne fu l'eletto; rappresentò il 2° collegio della stessa metropoli nelle legislature XXI e XXII. L'agone elettorale nobilmente ei tenne: il mandato politico correttamente adempì; alla Camera in pregio per quelle stesse doti del giurista e dell'oratore, onde le palme aveva colte nelle aule giudiziarie. Al Senato ebbe la nomina li 3 giugno 1911, e partecipò ai lavori, finché la salute non gli mancò. Sono meritevoli di menzione i suoi discorsi sul disegno del nuovo Codice di procedura penale; sull'ordinamento del notariato, e su modificazioni all'ordinamento giudiziario.
Fu in particolar modo conoscitore profondo della storia del diritto pubblico siciliano, nel quale l'antichità della Carta costituzionale contende la priorità a quella della maestra di vita libera fra le nazioni. Impiegando con amore molti anni in sapienti e dispendiose ricerche, raccolse leggi, costituzioni, prammatiche, capitoli, consuetudini, bandi governativi dell'isola e delle singole città; gran numero di opere di esegesi giuridica ed altre fonti di storia diplomatica ed ecclesiastica, atti di Parlamenti, scritti di pratica giudiziaria e di occasione politica (dei quali molti manoscritti ed inediti), monografie sulle istituzioni pubbliche e private, ed opere di generale consultazione per la storia della Sicilia. La raccolta, che forma in tutto 19 manoscritti e 546 fra libri ed opuscoli, ed è corredata di un catalogo commentato, è dai dotti giudicata insigne monumento di sapienza civile e giuridica, ed il catalogo ammirato quale capolavoro anche letterario. Dei preziosi volumi il compianto collega fece dono alla nostra biblioteca, come è noto al Senato, arricchendola così con altra aggiunta posteriore, nella rara collezione di statuti e storie municipali.
La gratitudine del Senato, manifestata al collega vivente, deliberò che fosse posto il nome suo sullo scaffale, che custodisce il dono; il quale, oggi che Antonio Marinuzzi per sempre tace, è tanto più caro pegno del cuore della Sicilia uno al cuore d'Italia. (Benissimo). [...]
MURATORI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà,
MURATORI. Onorevoli signori!
[...]
Mi permetta ora il Senato anche una mesta parola di omaggio alla memoria di un mio carissimo amico improvvisamente scomparso, associandomi alle giuste e nobili parole del nostro illustre Presidente.
Antonio Marinuzzi, anima elevata di giurista e di letterato; cultore di storia patria e insigne. illustratore delle nostre sicule tradizioni; fu assiduo lavoratore nella Camera e nel Senato. E ricordo a titolo di onore, che fu autorevole cooperatore per la riforma del codice di procedura penale, apportandovi il tesoro delle sue cognizioni pratiche e dei suoi studi giuridici.
Uomo politico, tenne fede convinta alla parte democratica liberale, e fu seguace devoto e costante della politica di Francesco Crispi che lo ebbe affettuosamente caro.
Alla sua memoria vada il memore saluto del Senato, il ricordo affettuoso dell'animo mio. [...]
PEESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole senatore Scillamà.
SCILLAMÀ. Avevo chiesto la parola per mandare un mesto saluto alla memoria dell'onorevole senatore Antonio Marinuzzi, perché mi sembrava che la scomparsa di questa nobile figura di gentiluomo, di giurista, di forense, di patriota, non potesse passare senza una voce di rimpianto, specie in quest’Aula dove fu ascoltata con ammirazione spesse volte la sua parola. Ma poiché l'onorevole Muratori mi ha prevenuto, io non starò qui a tessere la biografia di questo illustre scomparso: mi limiterò soltanto a tratteggiare per somme linee la sua vira operosa, sotto gli aspetti più salienti come giurista e professionista, come uomo politico e parlamentare e come padre di famiglia.
Antonio Marinuzzi non prescelse l'avvocheria per bramosia di lucro, come dimostrò la sua morte, ma per geniale, intima vocazione. Ben tosto egli si fece ammirare nel foro palermitano per l'eloquenza della sua parola, per la forte dialettica dei suoi ragionamenti, sicché fu salutato principe e maestro del foro penale siciliano. Fondò in Palermo una scuola di diritto penale e nell’immenso corteo che accompagnò il suo feretro, si è visto uno stuolo di tanti giovani avvocati piangere la sua morte, chiamandolo maestro amato.
Venne quindi più tardi meritamente elevato alla carica di presidente del Consiglio dell'ordine degli avvocati e qui intese sempre a cementare i buoni rapporti che sono esistiti e che esisteranno, mi auguro, continuamente, fra la magistratura ed il foro. Come uomo politico, l'onorevole Muratori ben ricordò che fu un caro discepolo del grande statista siciliano, Francesco Crispi: ne propugnò sempre la dottrina, e con votazione quasi plebiscitaria fu mandato, dallo stesso collegio che aveva rappresentato Francesco Crispi, al Parlamento. Quivi mostrò la sua valentia oratoria in parecchie importanti discussioni giuridiche; fu membro di parecchie commissioni, specialmente di quelle per la riforma del Codice penale e del Codice di procedura penale, e dovunque egli ottenne sempre plauso meritato. Elevato quindi alla dignità senatoriale, anche in quest’Aula ricordiamo le sue brillanti orazioni, perocché sotto forma modesta, sapeva ben dire alti concetti, profonde e smaglianti verità. Come cittadino, il Marinuzzi arse sempre di fervido amor patrio: consacrò tutto sé stesso al progresso civile della sua nativa Palermo, fu più volte assunto all'ufficio di consigliere di quel Comune ed anche a funzionante sindaco; e dovunque lasciò bel nome di sé. Come padre di famiglia, fu amorosissimo verso i suoi figli e specialmente verso il valoroso maestro Gino, che non lo vide spirare, trovandosi in viaggio per l'America. Ricordò anche a proposito il nostro Presidente; come tra le benemerenze di questo illustre estinto vada pure annoverata la cospicua offerta che egli fece alla biblioteca del Senato, della sua preziosa raccolta di monografie del diritto antico siculo.
Prego perciò il Senato di voler deliberare che siano inviate vive condoglianze alla famiglia desolata e alla sua natia città di Palermo. (Approvazioni).
PRESIDENTE. Darò pronta esecuzione alle proposte fatte dai singoli oratori e nelle quali è certo consenziente il Senato.
Do ora Facoltà di parlare all'onorevole ministro della pubblica istruzione. [...]
PRESIDENTE. Darò pronta esecuzione alle proposte fatte dai singoli oratori e nelle quali è certo consenziente il Senato.
Do ora Facoltà di parlare all'onorevole ministro della pubblica istruzione.
RUFFINI, ministro della pubblica istruzione. Unisco in nome del Governo alla degna commemorazione, che è stata fatta degli illustri senatori scomparsi nel breve tratto di tempo che è intercorso dalle nostre ultime adunanze, una parola di sincero cordoglio, di profondo rimpianto e di vivissima ammirazione. [...]
Da un'altra parte alcune figure, le quali invece per l'età ancora verde, ancora valida, potevano costituire pur tuttavia forze vive per il progresso nostro nazionale: i senatori Marinuzzi, Triani, Mangili.
Certamente è cagione di forte rimpianto per noi che alla soluzione dei formidabili problemi, che la guerra ci ha imposto in ogni ordine della vita civile, problemi di carattere amministrativo e giuridico, problemi d'ordine finanziario ed economico, problemi che si faranno ancor più scabrosi, se possibile, e ancora più angosciosi nel dopoguerra; è cagione di forte rimpianto, ripeto, per noi che sia venuto meno al paese il concorso della sapienza giuridica e della esperienza pratica di un Marinuzzi, cultore appassionato della storia giuridica della sua nobile terra, e insieme uno dei luminari del foro palermitano. [...]
Ma con questo vorremmo dire noi, che è riserbato il sentimento del rimpianto per queste ancor giovani, ancor vigorose figure anzitempo scomparse, e non si debba tributare invece se non un pensiero di semplice ammirazione verso quelle grandi figure storiche? No, certamente. In questa prova immane, in cui il paese ha trasfuso tutte le sue energie, materiali, spirituali e morali, in questa prova suprema, da cui il paese nostro uscirà o più grande di prima o con destini limitati, tutto è stato tratto in mezzo, tutto è stato invocato; e il nostro passato è stato chiamato esso pure alla riscossa, per farne una forza morale: così gli insegnamenti dei nostri antichi scrittori e pensatori, come l'esempio dei nostri grandi uomini di Stato e di guerra. [...]
Perché, se è cosa che conforta e che incuora il vedere i giovani dare tutto il loro entusiasmo a questa nostra grande gesta nazionale, certamente è spettacolo ancora più mirabile il vedere un eguale entusiasmo permanere nei vecchi, il vedere in chi l'impresa iniziò fin dal suo più remoto prologo, mantenersi intatta e sempre vivida, ad onta degli anni e degli eventi, la fede che aveva ispirato i giovanili ardimenti. Questo ci è garanzia della giustizia e della santità della nostra grande prova presente; poiché a quelle anime superiori questa prova appariva come il fatale e provvidenziale coronamento, l'epilogo necessario del nostro risorgimento nazionale.
E noi possiamo immaginare che queste anime nobilissime ricevettero, nello affacciarsi alla soglia dell'oltretomba, il più ambito premio della loro fede incrollabile nei destini della patria, vedendosi venire incontro tante e così nobili anime giovinette che, devote al loro esempio, fecero sacrifizio di sé alla patria, vedendosi venire incontro i vostri figli eroici, o colleghi Di Prampero, Niccolini, Torrigiani, con su le bocche ancora il grido dell'ora loro suprema, il santo grido: Italia! Italia! (Vivissime approvazioni).
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 20 giugno 1917.
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