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.:: Dati anagrafici ::. |
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Data di nascita: | 05/31/1846 |
Luogo di nascita: | REGGIO CALABRIA |
Data del decesso: | 23/09/1903 |
Luogo di decesso: | NAPOLI |
Padre: | Carmine |
Madre: | MASCI Rosa |
Nobile al momento della nomina: | No |
Nobile ereditario | No |
Figli: | Nicoletta
Carlo |
Fratelli: | Giuseppe, senatore (vedi scheda) |
Titoli di studio: | Laurea in giurisprudenza |
Presso: | Università di Napoli |
Professione: | Docente universitario |
Carriera giovanile / cariche minori: | Professore incaricato di Diritto, Economia politica, Statistica alla Scuola superiore di agricoltura di Portici (22 ottobre 1874), Professore incaricato di Pedagogia all'Università di Napoli (15 marzo 1876) |
Carriera: | Professore ordinario di Filosofia del diritto all'Università di Napoli (14 marzo 1878-23 settembre 1903)
Professore incaricato per l'insegnamento delle materie legali alla Scuola d'applicazione per gli ingegneri di Napoli (22 agosto 1889)
Preside dell'Università di Napoli (1884)
Rettore dell'Università di Napoli (8 ottobre 1895) |
Cariche politico - amministrative: | Sindaco di Napoli (30 novembre 1901-28 settembre 1903) |
Cariche amministrative: | Consigliere provinciale di Napoli |
Cariche e titoli: | Membro del Consiglio superiore della pubblica istruzione (20 maggio 1897-31 maggio 1901)
Membro della Giunta del Consiglio superiore della pubblica istruzione (20 maggio 1897-31 maggio 1901)
Membro corrispondente della Società reale di Napoli (22 febbraio 1880)
Membro ordinario della Società reale di Napoli (5 maggio 1883)
Membro dell'Istituto di incoraggiamento alle scienze naturali, economiche e tecnologiche di Napoli (6 aprile 1882)
Segretario generale dell'Istituto di incoraggiamento alle scienze naturali, economiche e tecnologiche di Napoli (1893)
Presidente dell'Istituto di incoraggiamento alle scienze naturali, economiche e tecnologiche di Napoli (1900)
Socio residente dell'Accademia pontaniana di Napoli
Socio dell'Accademia cosentina
Socio dell'Accademia peloritana |
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.:: Nomina a senatore ::. |
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Nomina: | 06/14/1900 |
Categoria: | 18 | I membri della Regia accademia delle scienze
dopo sette anni di nomina |
Relatore: | Antonino Di Prampero |
Convalida: | 27/06/1900 |
Giuramento: | 29/06/1900 |
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.:: Onorificenze ::. |
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Cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 23 gennaio 1878
Ufficiale dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 2 giugno 1889
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia
Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia 1885
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia 1888 |
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.:: Atti parlamentari - Commemorazione ::. |
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Atti parlamentari - Commemorazione.
Giuseppe Saracco, Presidente
Cari e riveriti colleghi!
[...]
Dopo di lui cessava di vivere, in Napoli, il dì 23 settembre, il professore Luigi Miraglia, nella ancor verde età di 57 anni.
Di Luigi Miraglia, chiamato agli onori del Senato nel giugno 1900, dovrei parlare lungamente, per onorarne la memoria negli ultimi anni della sua vita operosa, il Miraglia giunse talmente a primeggiare nell'esercizio delle funzioni delicatissime, alle quali non era certamente preparato, e seppe compiere tuttavia con mirabile successo, che tratto eziandio dal dovere della brevità, sento di dover ricordare succintamente il Sindaco di Napoli, più ancora che lo Scienziato ed il benemerito Insegnante, che lasciò di sé meritata fama in paese.
Laureato in legge a soli vent'anni, il nostro Miraglia esordì nella carriera dell'insegnamento fino dall'anno seguente, ottenendo per pubblico concorso la Cattedra di filosofia e di diritto nella scuola superiore di Portici. Ma questo non era che un primo passo per salire più alto, non solo come Insegnante, e rettore dell'Università di Napoli, ma eziandio come autore di opere pregevolissime, fra le quali una che discorre magistralmente della riforma del Senato.
Ma nuovi orizzonti si apersero di un tratto alla vita tranquilla e serena del professore.
Le vicende del Comune di Napoli non hanno bisogno di essere raccontate, perché occorra ricordare il disordine e lo sfacelo in cui era caduto quel Municipio, allorché Luigi Miraglia veniva chiamato dalla fiducia e dall'avvedutezza dei suoi colleghi al pericoloso onore della prima magistratura popolare di Napoli. Egli era, si può dire, quasi un uomo nuovo in tema di amministrazione, e si dubitò in sulle prime che riuscisse a vincere le enormi difficoltà di quell'ora burrascosa. Ma non andò guari che svanirono i timori ed i sinistri presagi, e si vide alla prova che l'Uomo era sorto in tutta la sua pienezza di mezzi intellettuali e morali, capace di rialzare le sorti di quel travagliato comune.
Il vero è che il senatore Miraglia, posto a capo dell'Amministrazione comunale di Napoli, giustamente compreso della grande responsabilità che gli pesava sul capo, si pose arditamente all'opera, e nel compimento dell'inamabile ufficio, al quale diede tutta l'anima sua, tanto si adoperò, che in capo ad alcuni mesi giunse a ristabilire l'ordine nella finanza, e ad introdurre una regolarità nei pubblici servizi, di cui si era oggimai perduto il ricordo a palazzo San Giacomo.
Col tatto e la prudenza, con sacrifizio e colla operosità, Luigi Miraglia ottenne a buon diritto il vanto e l'onore di essere acclamato, come realmente fu, il restauratore del credito e della fortuna del Comune di Napoli.
Questo è l'Uomo che morte crudele doveva rapire in breve ora al nostro affetto ed all'amore de' suoi concittadini, che attoniti e dolenti davanti a tanta sciagura, corsero in numero non più veduto a deporre sul feretro del primo e benemerito loro magistrato quel tributo di lagrime, che sono la vera e la più sincera espressione della riconoscenza di un popolo. Beato l'uomo, lasciate che io chiuda con un verso del Prati, beato l'uomo fatto segno a queste manifestazioni di meritato rimpianto, pressoché:.
Chi lascia amor tra gli uomini,
Trova la patria in ciel.
(Benissimo).
GIOLITTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOLITTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno. A nome del Governo mi associo alle splendide commemorazioni fatte dall'onorevole presidente del Senato, di uomini che resero così lunghi e così eminenti servigi allo Stato, nella scienza, nelle arti, nella pubblica amministrazione e nella preparazione del risorgimento italiano.
Io mi associo al dolore che prova il Senato per la perdita di così numerosi e così degni suoi membri. (Bene).
TITTONI T., ministro degli affari esteri. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TITTONI T., ministro degli affari esteri. Il senatore Miraglia nell'alto ufficio di sindaco di Napoli ebbe sempre con me piena comunanza di intenti, ed i rapporti di ufficio che io ebbi con lui, mi insegnarono ad amarlo e stimarlo, e cementarono tra lui e me la più intima ed affettuosa amicizia; è, pertanto, con sentimento di sincera commozione che io mi associo alle nobili e pietose parole colle quali l'illustre Presidente ha reso testé omaggio alla sua grande memoria.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Fusco.
FUSCO. Ho chiesto di parlare per associarmi alle parole nobilissime dette dal nostro illustre Presidente per commemorare Luigi Miraglia. E ringrazio innanzi tutto l'onorevole ministro Tittoni che per primo ha voluto anche egli associarsi a questa commemorazione. Mancherei davvero ad un dovere, se, cittadino napoletano, non facessi sentire in quest’Aula una parola di sincero rimpianto per quanto Napoli ha perduto, con la morte di Luigi Miraglia. Voi lo avete conosciuto tutti, e l'elogio che ne ha tessuto il nostro Presidente non è che la pura verità.
Altro ancora potrebbe aggiungersi; ma il momento non sarebbe opportuno per dire ampiamente della elevatezza del suo ingegno, della vastità della sua cultura, della purità dell'animo suo; però non posso non esprimere la riconoscenza della cittadinanza napoletana per quanto egli ha operato nell'interesse di Napoli, che fu la sua patria adottiva. L'opera sua è ancora presente a noi tutti, e ciascuno è in grado di apprezzarla: Luigi Miraglia ha lasciato la vita nella giovine età di 57 anni, principalmente per aver prestato servizio alla città di Napoli. Egli era venuto qui in Roma per far valere le buone ragioni di non so quale classe di cittadini verso il Governo, e ne tornò infermiccio. Ciò non pertanto volle presiedere la seduta consigliare, in condizioni di salute poco prospere, e contrasse quella malattia che l'ha portato al sepolcro.
Ricordando, o signori, la bella frase di Giovanni Bovio, quando a Montecitorio si ebbe a deplorare la perdita del deputato Corbetta, che, come saprete, si ammalò dentro i locali della Camera ed ivi morì: Obiit pro legibus, io vorrei dire di Miraglia: Obiit pro civitate. (Benissimo).
DEL GIUDICE. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DEL GIUDICE. Il Senato vorrà consentire che la comunanza di studi e la lunga, inalterata amicizia di oltre 40 anni che ebbi col compianto senatore Miraglia, mi diano il titolo di associarmi alla splendida commemorazione e ai nobili sentimenti espressi dal nostro illustre Presidente, e di associarmi anche a quanto disse il senatore Fusco.
Il Miraglia rifulse per due qualità che si armonizzavano senza contrasti: una tendenza alla speculazione filosofica, ed uno spirito pratico, un senso vivissimo della realtà, che non mai l'abbandonava in tutte le fasi del suo pensiero e della sua azione.
Per questo felice connubio il Miraglia fu insigne maestro delle discipline filosofiche del diritto nell'Università di Napoli, cattedra che illustrò per 30 anni.
Per questo connubio in tutti i suoi scritti, a cominciare dal primo che pubblicò nel 1873, in occasione del concorso alla Cattedra di filosofia del diritto a Roma, non partiva da concezioni astratte, da teorie trascendentali, ma muoveva dal diritto positivo, di cui aveva estesa conoscenza, e dai fatti sociali, che egli elaborava liberamente, assorgendo sulla base di questo materiale alle supreme regioni della scienza. Questa tempra mentale così spiccata lo rese anche abile e fortunato amministratore.
Io nulla dirò dell'opera da lui compiuta nel municipio di Napoli per non oscurare le splendide linee della commemorazione fatta testé dal nostro Presidente. Ma il mio tributo di affetto alla memoria dell'esimio collega perduto e di ammirazione per l'opera di lui, vada congiunto all'augurio, che la Cattedra di Napoli possa essere occupata da successori degni di lui, e che nell'amministrazione civica di quella città il programma, così arditamente e felicemente iniziato dal Miraglia, possa avere intera attuazione. (Approvazioni).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Pierantoni.
PIERANTONI. Compagno di studi del Miraglia, e compagno nell'insegnamento dell'Università di Napoli, io esprimo il mio dolore, e pur non avendo il diritto di parlare in nome dei professori delle Università italiane, sono certo che tutti sentirono dispiacere grave di veder morire innanzi tempo un uomo che aveva dedicato tutto se stesso al culto della scienza e della patria.
Fra i tanti ricordi qui fatti uno ancora se ne può aggiungere: l'opera energica, assidua, amorosa che egli porse a far sì che Napoli avesse una bella e grande magione di studi in quella Università che i napoletani debbono a Federico II. Son certo che i colleghi mi perdoneranno se per un momento ho prolungato quest'ora triste della ripresa dei nostri lavori, in cui pur pensando al dovere ed all'avvenire, dobbiamo spargere fiori ed allori sulle tombe. (Bene).
ORLANDO, ministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ORLANDO, ministro della pubblica istruzione. L'onorevole presidente del Consiglio aveva manifestato già in nome del Governo il profondo rimpianto per la dipartita di Luigi Miraglia. Ma dopo che in questa Aula autorevoli senatori hanno fatto altamente vibrare la nota speciale che in Luigi Miraglia ricorda il professore eminente, uno dei più degni rappresentanti dell'alta cultura italiana, si permetterà a me, in nome del Ministero della cultura, di unire la manifestazione del mio vivo e profondo rimpianto, di far mio l'augurio, che l'onorevole senatore Del Giudice faceva, che cioè quel posto sia degnamente coperto; per quanto sia difficile che quell'augurio pienamente si avveri. (Benissimo).
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 1° dicembre 1903.
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