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Senato della Repubblica
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TORREMUZZA LANCELOTTO CASTELLI Gabriello

  







   Indice dell'Attività Parlamentare   


.:: Dati anagrafici ::.

Data di nascita:05/04/1809
Luogo di nascita:Palermo
Data del decesso:16/06/1894
Luogo di decesso:Palermo
Padre:Vincenzo
Madre:VALGUARNERA Agata, dei principi di Niscemi
Nobile al momento della nomina:Si
Nobile ereditarioSi
Titoli nobiliariPrincipe di Torremuzza
Marchese della Motta d'Affermo
Conte di Gagliano
Coniuge:MIRA DI SAN GIACINTO Maria Anna
Coniuge:DE LA TREMOILLE Luisa Maria
Figli: Agata
Vincenzo
Fratelli:P. Luigi, frate benedettino cassinese, abate di S. Martino delle Scale
Luogo di residenza:Palermo
Indirizzo:via Torremuzza, 8[2]
Professione:Possidente
Carriera giovanile / cariche minori:Commissario della deputazione inviata dal Parlamento siciliano a Ferdinando duca di Genova (1848)
Cariche politico - amministrative:Pari del Parlamento siciliano (gennaio 1848-15 maggio 1849)
Segretario nella Camera dei Pari del Parlamento siciliano (1848)
Cariche e titoli: Maggiore della Guardia nazionale di Palermo (1848)
Membro della Società siciliana di storia patria

.:: Nomina a senatore ::.

Nomina:01/20/1861
Categoria:21 Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria
Relatore:Giacomo Plezza
Convalida:02/04/1861
Giuramento:02/04/1861
.:: Onorificenze ::.

Commendatore dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 1861
Gran cordone dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro


.:: Atti parlamentari - Commemorazione ::.

Domenico Farini, Presidente
    Signori Senatori!
    Il sedici di giugno, a ventun’ora, moriva in Palermo il senatore Gabriello Castelli, principe di Torremuzza.
    La casata dei Castelli, antica fra le antiche d’Italia, tramutatasi di Genova in Sicilia, vi ebbe, nelle vicende di tre secoli, parte notevole ed uffici cospicui. Capitani, letterati, storici valenti, alti dignitari della Chiesa la illustrarono; di essi qualcuno da vicario generale il Regno governò, qualche altro da capitano di giustizia e pretore resse la città di Palermo: tutti ne ampliarono il prestigio che a poco a poco, lentamente si raccoglie sul capo di uno o più uomini d’un medesimo sangue, poi via via si accumula e si tramanda in retaggio ai nepoti.
    Né il defunto tralignò.
    Integro e di animo alto, fior di cavaliere, gentiluomo colto e specchiato, quantunque dall’adolescenza orfano di padre, egli aveva avuto, a dire così, innata la vivace percezione dei doveri che il lungo ordine e la reputazione dei maggiori gli imponevano. La naturale bontà, una istintiva repugnanza per ogni bruttura e prepotenza, il culto tradizionale delle vecchie franchigie siciliane che nel suo cuore si confondeva col religioso ossequio agli avi, del pubblico diritto tutori gelosi, furono i sentimenti ed i risentimenti che lo trassero a parteggiare senza ambagi per la rivoluzione del 1848.
    Sedette fra i Pari ereditarii; votò la decadenza del Borbone e fu degli inviati a Ferdinando duca di Genova colla offerta, per voto del general Parlamento, della corona dell’isola, egli di cui un antenato era stato Maresciallo delle guardie del corpo di Vittorio Amedeo II di Savoia già re di Sicilia.
    In esilio, il Piemonte, gli fu il più grato asilo: in Francia ed in Inghilterra, presso stretti congiunti di gran nome e grado, il profugo procacciò a sé ed alle opinioni sue le simpatie che sono il seme de’ trionfi. Non poteva non essere giusta e pura una causa, non potevano non esserne nobili i fini quando uomini come lui tanto degni, le si erano votati!
    In forte concordia gli esuli, non che di Sicilia, d’Italia, tanto la sventura congiunge, si stringono al re Vittorio Emanuele e l’Italia fu.
    E Gabriello di Torremuzza poté anch’esso, senza immodestia, andar lieto del sussidio recato alla grande opera.
    Allora, fra i primi da un decreto del gennaio 1861 chiamati in questo Consesso, si lesse il nome di lui che, in età di ottantacinque anni da poco compiuti, cessava di vivere nella città dove aveva avuto nascimento.
    Al lutto di Palermo, che egli amò e servì con svisceratezza in ogni tempo ed in ogni ufficio, va compagno e parimenti intenso quello del Senato, dall’albo del quale l’inesorabile corso dell’età ha cancellato un altro dei nomi che risplendettero nelle pagine dell’epopea nazionale. (Benissimo).

    CALENDA DI TAVANI, ministro di grazia e giustizia. Domando la parola.
    PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
    CALENDA DI TAVANI, ministro di grazia e giustizia. Il Governo si associa per mio mezzo alla commemorazione solenne fatta dal nostro presidente per la perdita del senatore Torremuzza.
    Ogni parola sarebbe sbiadita di fronte a quella elegante e commossa del presidente, che ha messo in luce le grandi virtù dell'anima, i titoli patriottici del Torremuzza stesso.
    Il Governo, ripeto, si associa alla Commemorazione ed al compianto, che per la perdita di lui il Senato ha manifestato.

    Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 19 giugno 1894.

Note:Il nome completo risulta essere: "Gabriello Castelli".

Attività 2231_Torremuzza_Lancellotto_IndiciAP.pdf