Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente
Atti parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente
Onorevoli colleghi! La preziosa vita del senatore Arcoleo non è stata salva. Il nostro amato collega abbiamo perduto questa mane alle 8.30. Ne porgo il doloroso annunzio; ma l’ora mi è stata scarsa a raccogliere la quantità delle notizie biografiche di lui per tesserne l’elogio in degno modo. Benché tal defunto è il nostro, del quale vivente furon pubbliche pagine a volume sul chiaro nome. Letterato, giurista forense e cattedratico, dettante e scrittore di diritto specialmente pubblico costituzionale, oratore al Parlamento, collaboratore ai lavori legislativi; in tutto notoriamente esimio. Segnalato anche in uffici di Stato, nel Sottosegretariato per l’interno, l’agricoltura e le finanze. Spaziarono largamente il suo ingegno e la sua dottrina, qual dice il lungo elenco degli scritti di lui alle stampe. Delle riviste e del giornalismo fu anche onore.
La sventura aveva privato Giorgio Arcoleo della vista; ma egli era tal cieco, che spandeva lampi, scintille, fasci di luce in curia, dalla cattedra nelle assemblee, e tutti innalzava alle più sublimi visioni con il suo spirito. Quanto giovò in quest’assemblea ne’ momenti più gravi e quanti applausi raccolse, noi ricordiamo. Pare ancora di udirne l’eloquenza; e lungo ne rimarrà il desiderio. Gloria e luce eterna all’anima diletta. (Approvazioni)
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 7 luglio 1914.
Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente
SCILLAMÀ. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SCILLAMÀ. Grandemente mi duole di non aver potuto intervenire all'ultima tornata del Senato, perché concittadino e amico fin dall'infanzia, del senatore Giorgio Arcoleo, avrei chiesto anch'io la parola, all'annuncio della sua dipartita, per rivolgere alla salma dell'estinto amico il mio commosso saluto.
Bene è vero, egli fu in quel giorno e in quest'Aula degnamente commemorato dal venerando nostro Presidente, dal presidente del Consiglio dei ministri e dai colleghi senatori Mazziotti, Garofalo e Cocchia, e dopo gli affettuosi e splendidi discorsi di questi in onore del compianto senatore, dopo quanto ne fu detto della sua vita, delle sue opere, dei suoi meriti dalla stampa di ogni parte d'Italia, dopo il plebiscito di dolore che seguì nel paese all'annunzio della sua morte, io non oserei oggi prendere la parola per ripetere in modo meno degno, quanto in forma tanto eletta ed elegante, ne dissero gli onorandi colleghi, e dai quali fu commemorato.
Permetta soltanto il Senato che, sciogliendo un debito di amicizia, io mi associi col cuore contristato, all'universale tributo di compianto, che è stato reso alla sua memoria, ed in sì mesto ufficio credo, ed anzi son certo, di rendermi interprete dei sentimenti di cordoglio della nostra comune città natia, Caltagirone, la quale, nella morte di lui, piange la perdita del suo più illustre e benemerito figlio.
professore di diritto, preclaro letterato, egli intese l'ammissione dell'insegnamento come un civile apostolato: la palestra letteraria tenne come un culto per ogni idea bella e grande.
deputato, senatore ed uomo di Governo brillò per la sua smagliante eloquenza, per la sua forte dialettica, per la sua multiforme cultura, prima nell'Aula dei deputati e quindi in questa del Senato. Io non ho bisogno di ricordare i suoi poderosi discorsi in ogni questione ardua e grave che riflettesse i bisogni del paese; accennerò solo al suo ultimo discorso, veramente magistrale, intorno alla riforma del Senato.
Come uomo di Governo, chiamato nei due Gabinetti presieduti dall'onorevole Di Rudinì, come sottosegretario di Stato prima al Ministero dell'agricoltura, poi a quello delle finanze, ed infine come sottosegretario di Stato all'interno, egli mostrò acume non comune, sagacia, operosità ed insigni qualità direttive.
Come giurista e come avvocato fu nelle aule giudiziarie ricercato il suo valoroso patrocinio e lottò vittoriosamente spesso coi più forti campioni del foro italiano.
Conferenziere ed artista geniale, sapeva con la sua parola affascinatrice conquistare subito l'uditorio e trascinarlo all'applauso. Memorande resteranno le commemorazioni da lui fatte, del grande statista siciliano, Francesco Crispi, a Palermo, e dell'immortale maestro Verdi a Milano.
Scrittore dotto ed erudito, lasciò nelle sue opere e monografie, sia giuridiche che letterarie, traccie indelebili del luminoso suo sapere e della sua profonda dottrina, ed apparve meraviglioso fenomeno, specialmente negli ultimi anni, allorquando privato della vista, colla vivida fiamma della sua intelligenza, continuò a parlare dalla cattedra, ad arringare nei tribunali, ed a pronunziare splendidi discorsi anche in quest’Aula.
Tale in sintesi è la figura dell'uomo, che fu lustro e decoro di quest'alta Assemblea e che circonfuso di gloria, scende ora lagrimato nella tomba. La sua morte è lutto d'Italia, e specialmente della Sicilia.
La generazione che sorge sappia dalla vita di Giorgio Arcoleo trarre esempio luminoso per elevarsi con lo studio e col lavoro, ad opere egregie, a nobili idealità.
E poiché il senatore Mazziotti nell'ultima seduta, con cortese pensiero, ebbe a proporre, ed il Senato a deliberare, che fossero espresse condoglianze alla desolata famiglia dell'estinto in Napoli, concedano, onorevoli colleghi, che io completi ora la gentile manifestazione, pregando che dal Senato siano anche inviate condoglianze alla terra nativa dell'illustre estinto, alla città di Caltagirone, ove risiedono i suoi addolorati fratelli. (Approvazioni).
PRESIDENTE. Saranno inviate le condoglianze anche alla città di Caltagirone ed ai fratelli del compianto Arcoleo, come ha proposto il senatore Scillamà.
Dal pro-sindaco di Caltagirone ho ricevuto il seguente telegramma:.
“Nella più viva commozione presento cotesto alto consesso nome cittadinanza vive condoglianze perdita illustre senatore Arcoleo nostro concittadino.
“Firmato: pro-sindaco STURZO”.
Dal sindaco di Palermo ho ricevuto questo telegramma:.
“Questo Consiglio comunale appresa morte insigne oratore scienziato Giorgio Arcoleo ha deliberato inviare Senato sue vive condoglianze.
“Firmato: sindaco DI MARTINO”.
Dal senatore Finali ho ricevuto quest'altro telegramma:.
“Profondamente commosso mi associo sua nobile affettuosa commemorazione Arcoleo.
“Firmato; FINALI”.
Dalla vedova del senatore Arcoleo ho ricevuto la seguente lettera:.
“Napoli, 12 luglio 1914.
“Illustre Presidente,
“quello che si è fatto e detto in Senato pel mio dilettissimo Giorgio mi commuove. Grazie a lei delle parole sentite che la sua grande e bell'anima di lassù avrà accolto.
“Riconoscente e devota.
“NINA ARCOLEO”.
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 13 luglio 1914.
|