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Senato della Repubblica
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GINORI Carlo

  







   Indice dell'Attività Parlamentare   

   Fascicolo personale   


.:: Dati anagrafici ::.

Data di nascita:11/29/1851
Luogo di nascita:FIRENZE
Data del decesso:23/08/1905
Luogo di decesso:MONACO DI BAVIERA (Germania)
Padre:Lorenzo, senatore (vedi scheda)
Madre:STROZZI Ottavia
Nobile al momento della nomina:Si
Nobile ereditarioSi
Titoli nobiliariMarchese di Riparbella
Conte di Urbeck
Patrizio di Firenze
Coniuge:PYSTER Anna Maria
Coniuge:ALVAREZ-CALDERON Maria Luisa
Figli: Isabella
Bianca
Lorenzo, senatore, che sposò Corinna CIVELLI ed era padre di Bianca e di Ippolito VENTURI GINORI, che sposò la contessa Tecla RUCELLAI ed era padre di Roberto, Nello, Maria Anna
Fratelli:Marianna, che sposò Andrea Digerini-Nuti, cognato
Giulia, marchesa, che sposò Pietro TORRIGIANI, senatore
Ippolito
Parenti:GINORI Leopoldo Carlo, avo paterno
GINORI GARZONI VENTURI Marianna, ava paterna
Professione:Industriale
Cariche e titoli: Proprietario della Manifattura Ginori, fabbrica di maioliche detta della Doccia (13 febbraio 1878-11 ottobre 1896)
Sovrintendente dell'Ufficio regionale dei monumenti di Firenze
Vicepresidente dello Yacht Club Italiano [1° gennaio 1879-7 agosto 1881]
Presidente dello Yacht Club Italiano (7 agosto 1881-1905)
Presidente del Club alpino italiano (CAI)
Presidente della Società di studi geografici e coloniali
Direttore dell'Accademia di belle arti di Firenze

.:: Nomina a senatore ::.

Nomina:06/14/1900
Categoria:03 I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio
Relatore:Antonino Di Prampero
Convalida:27/06/1900
Giuramento:30/06/1900
.:: Onorificenze ::.

Cavaliere del Sovrano militare Ordine di Malta
Cavaliere dell'Ordine della Legion d'onore

.:: Camera dei deputati ::.

Legislatura
Collegio
Data elezione
Gruppo
Annotazioni
XV
Firenze I
28-10-1882
XVI
Firenze I
23-5-1886
XVII
Firenze I
23-11-1890
XVIII
Firenze III
6-11- 1892
XIX
Firenze III
26-5-1895


.:: Atti parlamentari - Commemorazione ::.

Atti Parlamentari - Commemorazione
    Tancredi Canonico, Presidente

    Signori senatori! Abbiamo chiuso, al principio di luglio, le nostre adunanze col rimpiangere la perdita di un nostro egregio collega; le riapriamo ora col rimpiangerne altri parecchi. [...]
    Il 23 agosto 1905 morì a Monaco di Baviera il senatore Carlo Ginori, che era giunto colà appena da cinque giorni.
    Nato a Firenze il 29 novembre 1851, mostrò fin da giovanetto intelligenza precoce e maturità di carattere: appena trentenne fu eletto deputato dal I Collegio della sua città nativa, e confermato per altre quattro legislature.
    Amante del bello e fine conoscitore in materia di arte, espertissimo in ogni esercizio sportivo, valente nel maneggio delle armi e nelle questioni cavalleresche, versatissimo nella nautica a segno di poter guidare, come guidò spesso, una grande nave sul mare - era non di rado consultato od eletto arbitro nelle questioni di Sport marittimo; e da S.A.R. il conte di Torino ebbe pegno di singolare fiducia in una ben nota circostanza. Queste svariate attitudini lo fecero nominare soprintendente dell'Ufficio regionale dei monumenti di Firenze, direttore della R. Accademia di belle arti, presidente del Yacht-Club italiano, presidente del Club alpino e della società di studi geografici e coloniali.
    Fu egli che, coadiuvato dal compianto Paolo Lorenzini, salvò dai pericoli della concorrenza l'insigne manifattura di Doccia, accoppiandovi alla produzione il carattere industriale: e dopo avere superate non poche difficoltà suscitate da privati interessi, impresse a quell'Istituto un nuovo e fecondo avviamento, sia per la varietà dei prodotti, sia per la intrinseca loro bontà e bellezza artistica.
    Ingegno colto e vivace, pronto ad afferrare in ogni cosa il nodo della questione, era ad un tempo modestissimo: dignitoso, distinto nei modi, gentiluomo perfetto, benefico senza ostentazione, col pudore del bene; malgrado la grande sua operosità, si compiaceva nella solitudine della campagna, e specialmente nel navigare tra cielo e mare in compagnia de' suoi pensieri.
    Nominato senatore il 14 giugno 1900, interveniva alle sedute in cui si trattassero argomenti importanti: e noi udimmo (non è ancor molto) la sua voce nella discussione del disegno di legge sulla caccia.
    L'immatura sua morte suscitò un largo rimpianto, sì in Firenze di cui incarnava in sé le nobili tradizioni, sì nel Senato e nel paese. (Benissimo). [...]
    FORTIS, presidente del Consiglio, ministro dell’interno. Domando la parola.
    PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
    FORTIS, presidente del Consiglio, ministro dell’interno. A nome del Governo, mi associo con animo profondamente contristato alla mesta commemorazione testé fatta dall’illustre Presidente, dei senatori perduti: e ne rimpiango amaramente la perdita, rendendo tributo di onore alla loro cara memoria. (Approvazioni). [...]
    STROZZI. Alle parole nobilissime con le quali in nostro venerato Presidente volle ricordare il nome e l'opera del collega marchese Carlo Ginori-Lisci, consentite che altre ne aggiunga modeste ma sgorganti dal cuore, io che gli fui amico e compagno e che ebbi agio di conoscere e di pregiare da vicino le qualità elettissime dell'animo e dell'ingegno di lui. E mi sia permesso qui commemorarlo in nome di Firenze che alla notizia della sua morte improvvisa fu colpita quasi da pubblico lutto, e che ne accompagnò la salma alla estrema dimora con quel largo e universale compianto che tutti affratella in una comune manifestazione di dolore spontaneo e sincero.
    Il nome di Carlo Ginori-Lisci rimarrà vivo nella memoria di quanti lo conobbero, perché egli ebbe tale tempra di carattere, tanta energia di propositi, tanta fiera e signorile baldanza, da riuscir caro a tutti, da offrirci quasi l'immagine d'un di quei cavalieri antichi che sfidavan la morte col sorriso sul labbro, e che sapevano e volevano esser primi dovunque fosse una difficoltà da sormontare, da tentare un'impresa rischiosa, da conquistare un nobile premio. Carlo Ginori con queste doti poté, finché volle, mantenersi il favore del popolo fiorentino che per sei legislature lo elesse suo rappresentante politico in Parlamento, e che in lui amò la franchezza e la sincerità coraggiosa, la semplicità de' modi, la bontà sicura dell'animo. Perché egli fu soprattutto buono, ed ebbe in ogni classe amici, estimatori e ammiratori costanti: così fra i suoi compagni di gioventù, come fra gli operai di quella Manifattura di Doccia a cui dedicò molta della sua operosità e del suo ingegno, per portarla a tal grado che da una patrizia officina domestica potesse trasformarsi in una grande industria nazionale. Parimente nei pubblici uffici che dalla fiducia del Governo gli furono affidati, dimostrò le qualità singolari dell'ingegno e del carattere, reggendoli con mano sicura: onde per un certo tempo egli ebbe a dirigere i maggiori istituti artistici fiorentini, dalle Regie Gallerie all'Istituto di Belle Arti, dimostrando tanta perizia ed avvedutezza, da far desiderare ch'ei potesse dedicarvi stabilmente l'opera sua disinteressata.
    Ma le cure del patrimonio, il desiderio di quella strenua vita che di lui aveva fatto un cacciatore ardito e un impavido marinaio, lo ritrassero dalle angustie amministrative cui non si sentiva portato, e lo richiamarono a quegli svagli operosi che più allettavano la sua forte ed esuberante natura. Il Royal Yacht Club Italiano lo ebbe presidente; e il giovane principe ora nostro Augusto Sovrano lo gradì compagno e guida in escursioni ardite, in cacce singolari; e caro aiutatore e Mentore lo vollero altri Principi di Casa Savoia quando occorresse occhio vigile e destro, fermezza e coraggio a tutti prova. Egli era di quella buona e salda fibra italiana di cui si facevano un tempo i guerrieri e i diplomatici, gli uomini di spada e di mente, che vedevano dritto con il pensiero nitido come l'acciaio, che eran saldi nel proposito come una buona lama temprata. Sana la mente e sano il corpo: questo a quella soggetto. Ed essi quando scompaiono lasciano un ricordo incancellabile, per ciò che di forte, di giovanile, d'eroico ebbero nella loro non lunga, ma vigorosa esistenza.
    Onorevoli colleghi, questo, fra tanta mollezza e volgarità che ne circonda, parmi degno e verace elogio per un uomo qual fu il marchese Carlo Ginori (Approvazioni).

    Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 5 dicembre 1905.

Note:Il cognome risulta essere: "Ginori Lisci".

Attività 1126_Ginori_IndiciAP.pdf