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Senato della Repubblica
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LANZA (DI SCALEA) Pietro

  







   Indice dell'Attività Parlamentare   

   Fascicolo personale   


    .:: Dati anagrafici ::.

Data di nascita:10/20/1863
Luogo di nascita:PALERMO
Data del decesso:29/05/1938
Luogo di decesso:ROMA
Padre:Francesco, principe, senatore
Madre:MASTROGIOVANNI TASCA E NICOLOSI Rosa
Nobile al momento della nomina:Si
Nobile ereditarioSi
Titoli nobiliariNobile dei principi di Scalea
Principe
Barone di Moxharta (m.n.)
Barone (m.n.)
Don
Coniuge:FARDELLA Dorotea, baronessa di Moxharta
Figli: Francesco, principe
Rosa, contessa
Concetta
Beatrice
Giulia
Maria
Fratelli:Lucio, che sposò Antonietta MORTILLARO dei marchesi di Villarena;
Giuseppe, senatore (vedi scheda), che sposò Valentina dei baroni ROUSSEAU, padre di Rosa, nipote;
Niccolò, che sposò Annita DROGO
Parenti:Giuseppe LANZA DI TRABIA, zio
Pietro LANZA DI TRABIA, cugino, senatore (vedi scheda)
Ottavio LANZA BRANCIFORTE, cugino, senatore (vedi scheda)
Luogo di residenza:PALERMO
Altra residenza:ROMA
Titoli di studio:Laurea in giurisprudenza
Professione:Possidente
Cariche politico - amministrative:Presidente del Consiglio provinciale di Caltanissetta
Cariche e titoli: Membro della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle condizioni dei contadini, sui loro rapporti coi proprietari e sulla natura dei patti agrari nelle provincie meridionali e nella Sicilia (4 dicembre 1906)
Ministro di Stato (18 novembre 1926)
Membro della Società siciliana per la storia patria
Socio della Società geografica italiana (1909)
Presidente della Società geografica italiana (1926-1928)
Socio corrispondente della Società romana di storia patria (8 luglio 1936)

    .:: Nomina a senatore ::.

Nomina:01/21/1929
Categoria:03
04
05
I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio
I Ministri di Stato
I Ministri segretari di Stato
Relatore:Luigi Rava
Convalida:06/05/1929
Giuramento:09/05/1929

    .:: Onorificenze ::.

Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia 7 dicembre 1917
Grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia 26 novembre 1922
Gran cordone dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro 11 giugno 1922
Balì del Sovrano militare Ordine di Malta

    .:: Servizi bellici ::.

Periodo:1915 I guerra mondiale
Volontario:SI

    .:: Camera dei deputati ::.

Legislatura
Collegio
Data elezione
Gruppo
Annotazioni
XX
Serradifalco
21-03-1897
XXI
Serradifalco
03-06-1900
XXII
Serradifalco
07-11-1904
XXIII
Serradifalco
07-03-1909
XXIV
Serradifalco
26-10-1913
XXVI
Palermo
15-05-1921
Gruppo agrario
XXVII
Collegio unico nazionale (Sicilia)
06-04-1924


    .:: Senato del Regno ::.

Cariche:Vicepresidente (24 aprile 1934-29 maggio 1938)
Commissioni:Membro della Commissione per il giudizio dell'Alta Corte di Giustizia (27 dicembre 1929-19 gennaio 1934)
Membro della Commissione di finanze (8 marzo 1930-19 gennaio 1934)
Membro della Commissione per l'esame del Testo Unico delle norme legislative sul Consorzio zolfifero siciliano (9 dicembre 1930)
Membro della Commissione per l'esame delle tariffe doganali e dei trattati di commercio (12 dicembre 1931-19 gennaio 1934)

    .:: Governo ::.

Governo:Sottosegretario di Stato al Ministero degli affari esteri (11 febbraio-1° giugno 1906) (11 dicembre 1909-31 marzo 1910), (1° aprile 1910-29 marzo 1911) (2 aprile 1911-19 marzo 1914)
Ministro della guerra (26 febbraio-1° agosto 1922)
Ministro delle colonie (1° luglio 1924-6 novembre 1926)


    .:: Atti parlamentari - Commemorazione ::.

Luigi Federzoni, Presidente
      "PRESIDENTE. Mancava, all'indimenticabile celebrazione di stamane, uno di coloro che, fra noi, ne avrebbero più vivamente sentito la poesia e il valore; mancava il nostro Pietro Lanza di Scalea. Il suo cuore generoso, ardente di fede fascista, aveva cessato di battere. Egli, che amava tanto il Senato e che ne intendeva con alta consapevolezza la tradizione di purissimo patriottismo intimamente connessa coi fasti dell'Italia di ieri e di oggi, non ha potuto partecipare alla consacrazione del supremo evento, la fondazione dell'Impero, che era stato, or son due anni, l'adempimento del suo costante sogno di grandezza nazionale.
      Discendente di una delle più nobili famiglie siciliane, Pietro Lanza di Scalea continuava degnamente lo splendido esempio di illimitata devozione alla Patria, che i suoi maggiori gli avevano tramandato con l'azione svolta nelle cospirazioni, nell'esilio e sui campi di battaglia del Risorgimento. In lui dal retaggio di un illustre nome secolare derivava soltanto una più chiara e operante coscienza del dovere civico. La sua formazione spirituale era stata indirizzata da un criterio raro, per i tempi, di serietà e modernità. La brillante intelligenza del giovane patrizio si era nutrita di vasti studi letterari, politici ed economici. Qualche saggio pregevole di ricerche d'arte e storia locale aveva dimostrato fin dagli esordi di lui gusto e abito di cultura assai superiori al livello comune. Particolare attività Pietro Lanza di Scalea aveva rivolto all'esame approfondito e oggettivo dei problemi agrari della Sicilia e, in generale, delle regioni meridionali d'Italia, acquistandovi tale competenza da potere poi offrire un'apprezzata collaborazione a Sidney Sonnino per la famosa inchiesta che questi per molti anni condusse sulle condizioni di vita, di lavoro e di sviluppo sociale delle popolazioni dell'ex-Regno di Napoli. Ma più ancora il Lanza di Scalea aveva manifestata predilezione per lo studio delle questioni internazionali, favorito dalla diretta e ampia conoscenza di ambienti politici e diplomatici stranieri. Con la sua speciale sensibilità di siciliano aveva dedicato soprattutto la propria attenzione alla questione del Mediterraneo, rendendosi conto con frequenti viaggi della situazione in perpetuo sommovimento del vicino Oriente.
      Entrato alla Camera nel 1897, vi sedette a destra, segnalandosi presto per elegante facondia, nella trattazione dei più svariati argomenti, sui quali egli fu sempre in grado di dire una parola sua, precisa, efficace e garbata. Sottosegretario di Stato per gli affari esteri nel 1906, rimastovi per molti anni attraverso il mutare dei Gabinetti parlamentari come elemento di riconosciuta autorità tecnica, contribuì notevolmente con la sua influenza personale a decidere il Ministero in carica nel 1911 alla conquista libica, con cui l'Italia doveva finalmente uscire dalle strettoie della così detta politica di raccoglimento e, riprendendo le armi deposte nel 1896, percorrere la prima tappa della faticosa marcia per la conquista del proprio destino nel mondo. Ricordo con commozione come, nel periodo in cui l'indirizzo del gabinetto del quale faceva parte appariva ed era ancora totalmente alieno dalla deprecata "avventura tripolina", egli avesse importanti e continui contatti con le pattuglie di avanguardia che, battendosi per decidere Governo e Paese all'impresa, sapevano di avere in lui, alla Consulta, un prezioso alleato.
      Convinto "libico" (come allora si diceva) dalla primavera del 1911, Pietro Lanza di Scalea non poteva non essere interventista con tutta l'anima fin dallo scoppio del conflitto mondiale: interventista e intervenuto, poiché, nonostante l'età non più giovanile, al momento della nostra dichiarazione di guerra si arruolò volontario in cavalleria. Degna di ricordo fu l'opera da lui prestata nell'organizzazione della Legione cecoslovacca. Durante gli anni della torbida pace, chiamato a reggere il dicastero della guerra nel primo gabinetto Facta, si adoperò a risollevare lo spirito dell'esercito, depresso dalla malefica usurpazione dei faziosi del Parlamento e della piazza. Fascista per naturale vocazione, nell'ora storica in cui Benito Mussolini insorse con le generazioni dell'Italia nuova a salvare la Patria, Pietro Lanza di Scalea fu voluto dal Duce al Ministero delle Colonie nel 1924, allorché si trattava di attuare anche nelle terre d'Africa il grandioso piano mussoliniano per la restaurazione del prestigio nazionale e delle fortune di nostra gente.
      Nel tempo della sua permanenza a quel Ministero, si compirono la cessione da parte della Gran Bretagna e la nostra occupazione del territorio dell'Oltre Giuba, venuto ad aggregarsi alla Somalia Italiana; fu continuata e sviluppata la riconquista militare della Libia, con l'estensione del dominio del tricolore fino a Giarabub; e tutta l'azione generale per la sistemazione e l'avvaloramento delle colonie ricevette sano e felice impulso dal valoroso Ministro, come fu ottimamente stimolato da lui, anche in ciò interprete eccellente delle direttive del Duce, un sempre più risoluto orientamento dello spirito degli Italiani verso le mete gloriose dell'Impero.
      Nominato senatore nel 1929, Pietro Lanza di Scalea portò in quest'aula le singolarissime qualità di eloquenza, di cultura, di versatilità, di passione patriottica e fascista che gli avevano assicurato un posto così eminente nella vita pubblica italiana. Portò sopra tutto quella virtù affascinatrice di simpatia umana, che emanava dalla sua infinita cordiale e disinteressata bontà, e che rendeva così amabile e amata la sua figura tanto tipicamente cavalleresca e pur così moderna di vero gran signore dall'intendimento aperto a ogni nuova e più ardita necessità, e dall'indole lontana da qualsiasi cosa bassa e volgare. Testimone vicino e intimo di tanta parte della sua carriera politica, posso affermare che Pietro Lanza di Scalea non conobbe la vanità né l'egoismo; e potrei aggiungere che neppure conobbe ambizione, fuor di quella di servire con tutte le sue forze, non gli importava se in uffici di elevata responsabilità o confuso come gregario nei ranghi, la causa della Patria e del fascismo. La sua nomina a primo vicepresidente dell'Assemblea fu salutata con gioia dai colleghi tutti, come riconoscimento di meriti insigni ed esaudimento di un desiderio unanime del Senato.
      L'ultima volta che Pietro Lanza di Scalea parlò qui fu il 14 maggio del 1935, all'affacciarsi della questione etiopica sull'orizzonte della storia d'Italia e del mondo. Non si può oggi rileggere quel discorso senza ammirare il forte realismo che lo inspirò, il senso limpido, che lo dominava, degli strettissimi nessi del già aspro attrito fra l'Italia e il regime negussita con le contrastanti correnti di interessi e influssi stranieri, infine la virile e presaga convinzione della impossibilità di una soluzione di compromesso. Con quel magnifico discorso Pietro Lanza di Scalea, che fu nella eccezionale circostanza l'oratore designato da tutto il Senato, concluse degnamente i quarant'anni della sua milizia politica. Milizia fedele e fervida, coronata dall'unico premio che egli aveva ambito: il trionfo dell'Italia imperiale".
      THAON DI REVEL, Ministro delle finanze. Domando di parlare.
      PRESIDENTE. Ne avete facoltà
      THAON DI REVEL, Ministro delle finanze. Il Governo si associa alle commosse parole pronunciate dal Presidente del Senato nel commemorare il compianto senatore Pietro Lanza di Scalea".

      Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 30 maggio 1938.

 

 

 


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