Carlo Cadorna, Vicepresidente
Signori Senatori,
E’ cosa per me sommamente dolorosa il dovervi intrattenere di questo triste annunzio la prima volta che ho l’onore di parlarvi da questo seggio.
Voi non vi aspetterete ora da me parole che convenientemente tratteggino la vita dell’illustre generale Manfredo Fanti di cui piange la perdita il Senato, l’esercito e tutto il paese. Il suo nome è scritto nella storia dei nostri tempi e dei fatti più memorabili della nostra patria. Sin dai più giovani anni addetto a continui e severi studi, la sua mente e le sue opere si inspirarono sempre all’amore della patria che era in lui profondo e connaturato. Già or sono 35 anni questo affetto lo costringeva ad esular dall’Italia. Recatosi in Ispagna colà valorosamente guerreggiava nei supremi gradi; e combattendo sotto il vessillo della libertà, vi teneva alto e riverito il nome nazionale.
Ritornato in patria appena l'Italia diè segno di prossima risurrezione, egli nel 1848-1849 prese larga parte alla guerra nazionale parimente nei sommi gradi dell'esercito. Il suo nome è scritto fra quelli degli illustri generali che valorosamente e gloriosamente combatterono nella Crimea accanto ai primi eserciti dell’Europa. Nel 1859 come comandante di un corpo d’armata pigliò parte a quella gigantesca lotta da cui doveva sorgere l’Italia e ognuno sa con quanto onore per lui e con quanto frutto pel paese. Chiamato a reggere di poi il Ministero della Guerra nel gabinetto presieduto dal conte di Cavour, egli fu contemporaneamente capitano generale nella guerra che con ammirabile rapido successo riunì al Regno d’Italia le Romagne, le Marche e l’Umbria. Dopo tanti e sì illustri servigi resi alla patria, lo attendeva sventuratamente una di quelle terribili prove in cui si rivela la vera virtù. Un lungo e acerbo morbo accompagnato da inenarrabili patimenti da lui sopportati con una calma ed una forza d’animo meravigliosa, pose in chiaro quanta potenza, e quanto coraggio vi fosse in quell’animo nobile e costante. La sua morte, che tolse al paese un uomo benemerito e caro, e che privò il Senato di uno dei suoi ornamenti, orbò il bravo nostro esercito di uno de’ più illustri suoi generali.
Omai da qualche tempo il nostro paese è assoggettato a dure e numerose prove; e questa rimarrà lungamente e dolorosamente nella di lui memoria. Faccia almeno la Provvidenza che, non ostante queste sventure, l’Italia palesi al mondo come essa abbia la potenza e la ragione di essere, e di sedere degnamente ed onorevolmente fra le principali nazioni dell’Europa. (Benissimo).
Senatore Chiesi. Domando la parola.
Presidente. Ha la parola.
Senatore Chiesi. Signori, in questo giorno, in cui il Senato ascoltò con viva commozione le eloquenti e patriottiche parole del nostro onorevole Presidente in elogio dell'illustre generale Fanti, la cui perdita è veramente un lutto nazionale; in questo stesso giorno, Carpi, sua terra natale, rende gli onori funebri alla salma che vi fu trasportata da Firenze.
Io credo che alla benerita città di Carpi che ha dato all'Italia tanti valorosi, riuscirà di non lieve conforto al suo giusto dolore, se il Senato vorrà decretare che le siano comunciate le belle ed eloquenti parole or proferite dal nostro onorevolissimo Presidente, ed io mi permetto di farne la proposta.
Presidente. Il Senato ha udito la proposta dell'onorevole Senatore Chiesi; se non vi sono osservazioni in contrario, s'intenderà approvata.
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 10 aprile 1865.
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