Discorso d'insediamento del Presidente Domenico Farini (23 novembre 1892-13 gennaio 1895)
Senato del Regno, tornata del 24 novembre 1892
Presidenza del Presidente Farini
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Discorso del Presidente
PRESIDENTE. Signori Senatori! La Sessione che incomincia è la quinta in che io ho il sommo onore di presiedere il Senato.
Nel riassumere l'ufficio sopra gli altri eminente, mi tornano in mente ad uno ad uno i continui segni di benevolenza onde voi generosi mi rincuoraste per l'addietro; confortevole ricordo, pegno prezioso che a me fatto vostro da un pezzo, tanta indulgenza, come a cosa vostra, pur quind'innanzi non vorrete torre.
Gratitudine che si sente e non si dice perché alti fatti occorrerebbero, nonché ad uguagliarla, soltanto a mostrarla; reverenza profonda, devozione illimitata a voi mi legano. Le renderanno operative l'animo pieno della grande responsabilità che mi incombe; m'infonderanno ardore la coscienza vivace dei doveri, il sentimento gagliardo dei diritti nello Statuto consacrati: ve ne fanno sicurtà il mio passato, l'onor mio! (Bene).
Anelante a non demeritare del Re che, di tutti voi più degni, volle per atto di mera sua grazia farmi primo fra uguali; irremovibile nel proposito di non riuscire di troppo impari alle vostra alte mire, io invoco, Colleghi onorandissimi, non mi venga mai meno il vostro aiuto, mi scorgiate ad esse con fiducia costante. Allora la maestà e l'autorità rimarranno immacolate, non si appannerà il prestigio, l'azione di questa Camera si svolgerà in tutta la sua efficacia: allora, nella certezza di non aver fallito a voi ed a me, di aver fatto il mio dovere, sarò francheggiato, al cessar della dignità ad oggi rivestita, dal massimo dei guiderdoni, dall'ambito vostro suffragio. (Benissimo, applausi).
Nella precedente breve legislatura il Senato o apparecchiò o condusse a termine, da due infuori, la discussione dei disegni di legge innanzi ad esso introdotti: ricordevole fra tutte quella sugli infortunii del lavoro. La amorevole sollicitudine usata verso ogni diritto all'armonica stregua d'ogni dovere; l'interesse particolare né postergato, né sovrapposto al generale, rimarranno a riprova e promessa della sapienza con che voi, intendenti di Stato, ai supremi fini di esso sapeste e saprete provvedere. Di codesti laboriosi studi le vicende parlamentari impedirono maturasse il frutto. Ma nelle prossime controversie sull'ordinamento civile e militare ed in quelle a ristoro dei bisogni, a correzione dei mali sociali, negli argomenti già da voi trattati ed intorno ai quali un'Augusta parola ci annunciò nuovi progetti, egli è certo che la diuturna esperienza, la nobile equanimità, l'alto senno onde faceste prova saranno seme fecondo, sicuro indirizzo, documento autorevole, tesoro inesauribile per i nuovi dibattimenti.
Ai quali accingendoci, signori Senatori, con fede invitta nella prosperità e grandezza della patria, l'animo nostro si volge reverente, i nostri cuori si innalzano al Re che ne è simbolo sublime e che qui ci ha convocati. (Benissimo).
Lui forte, Lui leale, misericorde ed umano: lo amano gli Italiani con fedeltà ed effusione rinovellate ognora, ognora ringagliardite da Sue virtù: lo onorano, lo ammirano gli stranieri. (Vive approvazioni).
Come nei giorni nefasti e di lacrime invocato e benedetto da un capo all'altro d'Italia; dall'Umbria a Livorno, da Palermo a Genova nei lieti e festevoli lo acclamò testé il popolo suo, uno con Lui di affetti e di propositi. (Assai bene). Né è ancora spento l'eco dell'omaggio alla Maestà della Corona d'Italia in cui furono volti, dalla più parte dei popoli civili a Genova convenuti, gli onori al genio che scuoprì nuove terre alla civiltà.
Là su quel mare bello di cielo ridente; là sulla industre piaggia, superba di tenacia e di eroico ardire, noi mirammo con nazionale orgoglio i più potenti strumenti di guerra fatti insegna di pace, corteo al Re ed alla bandiera d'Italia, ieri ancella, oggi signora di sé nella sua Roma. (Applausi vivissimi). Spettacolo stupendo a vedere, mirabile a considerare, tributo e pegno nuovissimo in cui l'animo assurge e si allena.
Nei nomi del Re e della patria si compì il grande destino; il grande destino vincerà i secoli in questa concordia, nei nomi della patria e del Re. (Applausi generali prolungati).
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