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Discorso d'insediamento del Presidente Giuseppe Saracco (16 giugno 1900-18 ottobre 1904)

Senato del Regno, tornata del 18 giugno 1900

Presidenza del Presidente Saracco

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Discorso del Presidente

Giuseppe SaraccoPRESIDENTE. (alzandosi in piedi. Vivi segni di attenzione; tutti i senatori si alzano). Cari e riveriti colleghi! Salito un'altra volta per la grazia e bontà Sovrana a questo seggio sovra ogni altro eminente, l'animo mio si compiace e si rinfranca nel pensiero che troverò ancora una volta appresso di voi la stesso benevolenza che nella passata Sessione mi fu guida e conforto nell'esercizio delle mie alte e delicate funzioni. Io vado felice e superbo di così grande onore,che in verità non so di aver meritato. Ma se lo spirito è pronto, le facoltà dell'ingegno non mi affidano egualmente, che io possa assolvere, così degnamente come vorrei, i doveri dell'ufficio, quando a voi non piacesse concedermi il vostro aiuto che caldamente domando ed invoco.

Con questo augurio che faccio a me stesso, che la mia preghiera trovi la via dei vostri cuori, assumo adesso con orgoglio l'altissimo ufficio che mi procura l'onore di presiedere ai vostri lavori. E così mi sorrida amica fortuna, come io mi adoprerò come meglio so e posso, perché nell'adempimento dei miei doveri mi riesca di meritare e mostrarmi degno dei vostri favori. (Approvazioni).

Onorevoli colleghi! Io non voglio nascondere che prima di iniziare i nostro lavori avrei colto volentieri questa opportunità, per avvertire ancora una volta con libera ma reverente parola, che forse mai, come al dì nostri, convenga e si debba desiderare, che le monarchie costituzionali facciano giusto assegnamento sulle forze conservative degli Stati, per la difesa delle libertà statutarie (benissimo, vive approvazioni): ma l'ora non è propizia, e val meglio che taccia. Concedete soltanto, che sicuro interprete dei vostri pensieri io mi faccia animo ad esprimere l'augurio che erompe dal petto per salire alle labbra; ed è, che risplendano un'altra volta sul cielo d'Italia i bei giorni che hanno rallegrato la nostra gioventù, affinché noi vecchi possiamo chiudere gli occhi in pace ed abbandonare serenamente questa terra con piena ed intera fiducia nei destini della grande patria italiana (Applausi).

Signori! Viva il Re! (Vivissimi applausi e grida ripetute di Viva il Re!)

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