XXX Legislatura (dal 23 marzo 1939 al 5 agosto 1943)
Nella trentesima Legislatura si svolsero in Senato sedute in Aula fino al 17 maggio 1940. Dopo tale data il Senato del Regno si riunì nelle Commissioni legislative previste dal regolamento approvato il 21 dicembre 1938 e suddivise per materia.
Presidente del Senato
- Giacomo Suardo (23 marzo 1939-28 luglio 1943)
- Paolo Thaon di Revel (28 luglio 1943-5 agosto 1943)
Altre informazioni sulla legislatura
Nella trentesima legislatura si svolsero in Senato 23 sedute d’Assemblea, di cui due a Camere congiunte, fino al 17 maggio 1940. Dopo tale data il Senato del Regno non si riunì più in Assemblea plenaria, ma solo nelle commissioni legislative, previste dal regolamento approvato il 21 dicembre 1938 e suddivise per materia: finanza, affari esteri, scambi commerciali e legislazione doganale, affari interni e giustizia, affari dell’Africa italiana, forze armate, educazione nazionale e cultura popolare, lavori pubblici e comunicazioni, agricoltura, economia corporativa e autarchia. Le commissioni si occuparono prevalentemente della legislazione di guerra durante i tragici eventi bellici della seconda guerra mondiale.
Dopo l’occupazione dell’Albania, avvenuta tra il 7 e il 12 aprile 1939 (conquista sancita dalla legge 16 aprile 1939, n. 580), l’Italia si alleò con la Germania di Hitler firmando il 22 maggio 1939 a Berlino il cosiddetto patto d’acciaio. Il 23 agosto 1939 fu firmato il patto di non aggressione tra la Germania e l’Urss (patto Molotov-Ribbentrop), che consentì a Hitler di occupare il corridoio di Danzica in Polonia senza temere una ritorsione dell’Urss. Di fronte al precipitare degli eventi, il 24 agosto 1939 il presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt invitò Vittorio Emanuele III a intervenire per proporre una soluzione pacifica della crisi polacca. Lo stesso giorno Pio XII rivolse, con un radiomessaggio, un drammatico appello per la pace ai governi e ai popoli. Il 1° settembre 1939 l’invasione delle truppe tedesche in Polonia segnò l’inizio della seconda guerra mondiale; il 17 settembre l’Urss invase la Polonia orientale. L’Italia dichiarò sul momento la non belligeranza. Il 3 settembre Francia e Regno Unito dichiararono guerra alla Germania. Varsavia capitolò ai tedeschi il 27 settembre 1939.
Il 18 marzo 1940 Mussolini garantì a Hitler l’entrata in guerra dell’Italia nell’incontro al Brennero. Nella primavera del 1940 la Germania di Hitler invase la Danimarca e la Norvegia, quindi il Belgio, il Lussemburgo e i Paesi Bassi, che erano neutrali, alla ricerca di una via d’accesso alla Francia da Nord. Dopo l’occupazione tedesca di Parigi del 14 giugno 1940, il governo collaborazionista del comandante Pétain ottenne i pieni poteri il 10 luglio 1940 (governo di Vichy). Da Londra il generale Charles De Gaulle il 18 giugno 1940 aveva lanciato un appello per chiamare i francesi alla Resistenza; il 28 giugno De Gaulle fu riconosciuto capo della Francia dal governo britannico. Dopo la battaglia delle Alpi occidentali, il 22 giugno 1940 fu firmato l’armistizio tra Francia e Germania, e il 24 giugno tra Francia e Italia. Dal 26 maggio al 4 giugno 1940 nel Nord della Francia si svolse la battaglia di Dunkerque, che consentì l’evacuazione delle forze anglo-francesi circondante dalle truppe naziste. Il Regno Unito, respinto l’ultimatum di Hitler del 19 luglio 1940, sostenne gli attacchi dell’aviazione tedesca nella battaglia d’Inghilterra (10 luglio-31 ottobre 1940) e riuscì a resistere, nonostante le devastazioni, alla successiva pesante offensiva da parte dell’aviazione tedesca, che durò sino al 1941.
Nei mesi di aprile e maggio 1940 furono inviati a Mussolini diversi messaggi per dissuaderlo dall’entrare in guerra: da parte di Pio XII il 28 aprile 1940; da parte del capo del governo francese Paul Reynaud il 22 aprile 1940; del presidente statunitense Franklyn Delano Roosevelt il 29 aprile, il 14 e il 26 maggio 1940; e infine del primo ministro britannico, Winston Churchill, il 16 maggio 1940.
Il 10 giugno 1940 Mussolini annunziò a Piazza Venezia l’entrata in guerra dell’Italia. Il 27 settembre 1940 Germania, Italia e Giappone firmarono a Berlino il patto tripartito, di difesa reciproca in caso di attacco da parte di potenze non ancora entrate in guerra. In seguito aderirono al patto tripartito anche l’Ungheria (20 novembre 1940), la Romania (23 novembre 1940) e la Bulgaria (1° marzo 1941).
Il 28 ottobre 1940 l’Italia entrò in guerra contro la Grecia, ma le sconfitte subite sul fronte greco portarono alle dimissioni del generale Pietro Badoglio da capo di Stato maggiore. A Taranto la flotta italiana subì un pesante bombardamento da parte dell’aviazione inglese tra l’11 e il 12 novembre 1940. La Iugoslavia, che aveva firmato un’alleanza con l’Urss il 5 aprile 1941, fu invasa dalla Germania il 6 aprile e dall’Italia il giorno successivo. Nello stesso mese anche la Grecia fu invasa dalla Germania. In Croazia fu insediato un regno di breve durata alleato con la Germania.
Il presidente statunitense Roosevelt, rieletto per il terzo mandato il 5 novembre 1940, proclamò l’emergenza nazionale il 27 maggio 1941, rompendo il 16 giugno successivo le relazioni diplomatiche con l’Italia e la Germania. Il 22 giugno 1941 la Germania invase l’Urss dando inizio all’operazione Barbarossa. Anche l’Italia inviò un corpo di spedizione in Russia. Il 12 luglio 1941 la Gran Bretagna e l’Urss firmarono un trattato di alleanza.
L’attacco del 7 dicembre 1941 alla base statunitense di Pearl Harbour nelle Hawaii da parte dell’aviazione giapponese fu seguito dalla dichiarazione di guerra degli Stati Uniti e del Regno Unito al Giappone. La Germania e l’Italia dichiararono guerra agli Stati Uniti d’America l’11 dicembre 1941. Il Giappone aveva firmato un trattato di non aggressione con l’Urss (13 aprile 1941) e un trattato per la difesa dell’Indocina con il governo di Vichy (29 luglio 1941). Le truppe nipponiche, dopo l’espansione nei primi mesi del 1942 in una vasta aerea del Pacifico, furono sconfitte dagli alleati nella battaglia delle Midway (4-7 giugno 1942).
Gli inglesi riportarono il 9 dicembre 1940 la vittoria a Sidi El Barrani, in Egitto, sulle truppe italiane guidate da Rodolfo Graziani. Mentre nel febbraio 1941 le truppe del generale tedesco Rommel venivano inviate in Libia, in soccorso di quelle italiane, gli inglesi occuparono Bengasi (6 febbraio). Il 12 aprile 1941 gli inglesi si ritirarono dalla Cirenaica, mantenendo Tobruk. In Eritrea, dopo la vittoria di Cheren (1° febbraio-27 marzo del 1941), gli inglesi occuparono Asmara, Adigrat, Massaua (aprile 1941). Il 6 aprile 1941 entrarono ad Addis Abeba, dove il 5 maggio Hailé Selassié fu reinsediato al trono. Il duca Amedeo d'Aosta, ritiratosi sull'Amba Alagi, dovette trattare la resa il 17 maggio 1941; morì nell’ospedale militare di Nairobi il 3 marzo 1942.
In Egitto le truppe tedesche guidate da Rommel furono sconfitte dalle truppe del generale britannico Montgomery a El Alamein (23 ottobre-5 novembre 1942). L’8 novembre 1942 le truppe anglo-americane, sotto la guida del generale americano Dwight Eisenhower, sbarcarono in Algeria e in Marocco, mentre le forze italo-tedesche si ritirarono in Tunisia. Il 7 maggio 1943 gli inglesi entrarono a Tunisi e gli americani a Biserta; le truppe italo-germaniche in Africa capitolarono il 13 maggio 1943. Roosevelt e Churchill a Casablanca avevano stabilito, nei colloqui tra il 14 e il 24 gennaio 1943, di portare il fronte dall’Africa in Europa e adottare misure per contrastare gli effetti della guerra sottomarina; avevano già dal 1941 deciso per la liberazione dei popoli sottoposti all’occupazione nazifascista, con particolare preoccupazione per le conseguenze delle persecuzioni antiebraiche, testimoniate soprattutto dalla resistenza polacca: il ministro polacco degli Affari esteri in esilio Edward Raczynski aveva infatti inviato una nota diplomatica e numerosi documenti sulle persecuzioni antisemite alle forze alleate il 9-10 dicembre 1942.
In Russia nel settembre 1942 iniziò la battaglia di Stalingrado, che terminò il 2 febbraio 1943 con la capitolazione delle truppe tedesche. Anche l’armata italiana in Russia fu costretta alla ritirata nel febbraio 1943.
Tra la fine del 1942 e il 1943 si intensificarono i bombardamenti aerei degli Alleati sull’Italia. Di fronte alla crescente opposizione interna al Partito nazionale fascista, il 6 febbraio 1943 Mussolini modificò il governo, allontanandovi lo stesso Galeazzo Ciano.
A Tolosa i rappresentanti del Partito comunista d’Italia, del Partito socialista italiano e di Giustizia e Libertà (Emilio Sereni, Giuseppe Dozza, Pietro Nenni, Giuseppe Saragat, Silvio Trentin e Fausto Nitti) lanciarono nel settembre del 1941 un appello per l’unità di tutte le forze antifasciste. Tra il maggio e il giugno 1942 sorse il Partito d’azione, nel quale confluirono componenti di Giustizia e Libertà, liberali, socialisti e repubblicani e del quale fecero parte Emilio Lussu, Ferruccio Parri e Ugo La Malfa; nel convegno di Firenze del 5 settembre 1943 il Partito d’azione stabilì la sua linea programmatica. Nell’agosto 1942, a Montevideo Carlo Sforza organizzò il congresso degli italiani liberi, nel corso del quale fu approvato un documento per la ricostruzione dell’Italia. Tra l’ottobre e il novembre 1942 a Milano fu riorganizzato clandestinamente il Partito socialista. Nell’agosto 1942 Alcide De Gasperi e Piero Malvestiti avevano posto le basi per la costituzione di un partito cattolico, che nacque di fatto, col nome di Democrazia cristiana, nell’ottobre 1942 in una riunione nella casa milanese di Enrico Falck, ad opera di Alcide De Gasperi, Piero Malvestiti, Stefano Jacini jr., Giovanni Gronchi, Primo Mazzolari. Vi aderirono anche Giuseppe Dossetti, Amintore Fanfani, Giorgio La Pira. Nell’aprile 1943 Meuccio Ruini e Ivanoe Bonomi fondarono la Democrazia del lavoro. Il 5 marzo 1943 numerosi scioperi alla Fiat di Torino e in altre città dell’Italia settentrionale, tra cui Genova e Milano, furono organizzati per sospendere la produzione bellica. Il 2 luglio 1943 si costituì a Milano il Comitato delle opposizioni con Giovanni Gronchi, Lelio Basso, Riccardo Lombardi, Concetto Marchesi, Roberto Veratti, Leone Cattani. Il 23 luglio 1943 fu fondato il Partito socialista italiano di unità proletaria, del quale fecero parte Pietro Nenni, Sandro Pertini, Giuseppe Saragat, Rodolfo Morandi, Bruno Buozzi, Giuseppe Romita, Vezio Crisafulli. I senatori del Regno Benedetto Croce e Luigi Einaudi ricostituirono il partito liberale dopo il 25 luglio 1943.
Alcuni esponenti delle forze politiche antifasciste si adoperarono nel frattempo anche per spingere il re a licenziare Mussolini e a smarcarsi dal fascismo. Il 2 giugno 1943 Ivanoe Bonomi chiese al re Vittorio Emanuele III la revoca di Mussolini da capo del governo, ma il suo tentativo non ebbe successo. Il 30 giugno Bonomi e Meuccio Ruini si rivolsero allora a Umberto di Savoia, proponendo di conferire al generale Badoglio l’incarico per la formazione di un nuovo governo. Il 10 luglio 1943 avvenne lo sbarco alleato in Sicilia, preparato durante la conferenza d’Algeri, alla quale erano stati presenti Churchill e i generali Eisenhower, Marshall e Alexander (29 maggio-3 giugno 1943). Nelle settimane successive seguirono pesanti bombardamenti su numerose città italiane. Il 19 luglio 1943 fu bombardato pesantemente il quartiere San Lorenzo di Roma. Nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1943 fu votato dal Gran Consiglio del fascismo l’ordine del giorno Grandi per sfiduciare Mussolini, che fu tratto in arresto dopo il colloquio con Vittorio Emanuele III a Villa Savoia. Dopo il bombardamento di Roma del 13 agosto, il governo Badoglio (25 luglio 1943-17 aprile 1944) dichiarò Roma città aperta (cioè estranea a operazioni militari) per salvare la città da attacchi e distruzioni, richiamandosi alla convenzione dell’Aja del 1907. La dichiarazione di Badoglio fu comunicata agli Alleati con l’aiuto della Santa Sede.
Il 2 agosto 1943 fu soppresso il Partito nazionale fascista (regio decreto-legge 2 agosto 1943, n. 704), fu sciolta la Camera dei fasci e delle corporazioni (regio decreto-legge 2 agosto 1943, n. 705) e fu dichiarato decaduto il Gran Consiglio del fascismo (regio decreto-legge 2 agosto 1943, n. 706). I decreti citati furono convertiti nella legge 5 maggio 1949, n. 178.
La trentesima legislatura fu dichiarata chiusa con il decreto di scioglimento della Camera dei fasci e delle corporazioni, e il Senato del Regno non tornò più a riunirsi. Dopo la fine della legislatura furono presidenti di un Senato politicamente inattivo e silente Paolo Thaon di Revel, dal 28 luglio 1943 fino al 20 luglio 1944, e Pietro Tomasi della Torretta fino al 25 giugno 1946.
Per i servizi amministrativi del Senato il 28 settembre 1946 fu nominato un commissario (decreto legislativo del capo provvisorio dello Stato del 6 settembre 1946, n. 117), Raffaele Montagna, confermato in carica il 7 novembre 1947 fino all’entrata in funzione del Senato della Repubblica. Con la legge costituzionale 3 novembre 1947, n. 3, il Senato del Regno fu dichiarato soppresso e gli ex senatori furono dichiarati decaduti dalla carica.
Giorno | Tipo | Numero | da pag. | a pag. | |
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23 marzo 1939 | Unica | 0 | 1 | 3 | |
15 aprile 1939 | Unica | 1 | 1 | 4 | |
17 aprile 1939 | Unica | 2 | 5 | 24 | |
9 maggio 1939 | Unica | 0 | 25 | 27 | |
22 maggio 1939 | Unica | 3 | 29 | 54 | |
23 maggio 1939 | Unica | 4 | 57 | 83 | |
25 maggio 1939 | Unica | 5 | 85 | 106 | |
26 maggio 1939 | Unica | 6 | 109 | 127 | |
27 maggio 1939 | Unica | 7 | 129 | 141 | |
29 maggio 1939 | Unica | 8 | 145 | 186 | |
30 maggio 1939 | Unica | 9 | 189 | 267 | |
19 dicembre 1939 | Unica | 10 | 269 | 271 | |
20 dicembre 1939 | Unica | 11 | 273 | 302 | |
21 dicembre 1939 | Unica | 12 | 305 | 334 | |
6 maggio 1940 | Unica | 13 | 337 | 393 | |
7 maggio 1940 | Unica | 14 | 397 | 418 | |
8 maggio 1940 | Unica | 15 | 421 | 457 | |
10 maggio 1940 | Unica | 16 | 461 | 478 | |
11 maggio 1940 | Unica | 17 | 481 | 490 | |
13 maggio 1940 | Unica | 18 | 493 | 522 | |
14 maggio 1940 | Unica | 19 | 525 | 541 | |
15 maggio 1940 | Unica | 20 | 545 | 574 | |
17 maggio 1940 | Unica | 21 | 577 | 596 |