XXIX Legislatura (dal 28 aprile 1934 al 2 marzo 1939)
Presidente del Senato
- Luigi Federzoni (28 aprile 1934-2 marzo 1939)
Altre informazioni sulla legislatura
Nella XXIX legislatura si svolsero in Senato 137 sedute in un’unica sessione. Il discorso della Corona fu svolto il 28 aprile 1934 e riguardò in prevalenza la politica estera dell’Italia e la crisi economica mondiale. Il periodo coincidente con la legislatura fu caratterizzato dagli eventi tragici delle leggi antiebraiche e delle persecuzioni razziali, dall’instaurarsi in Europa di numerosi regimi dittatoriali e da guerre locali che segnarono il progressivo scivolamento verso la seconda guerra mondiale.
Emerse in Europa la preoccupazione per la minaccia hitleriana, diretta dapprima nei confronti dei paesi limitrofi, l’Austria e la Cecoslovacchia. Il 17 febbraio 1934 Italia, Francia e Regno Unito sottoscrissero una nota a difesa dell'integrità territoriale dell'Austria, seguita alcuni mesi dopo, il 27 settembre, da un’altra nota tripartita sull’indipendenza dell’Austria, firmata a Ginevra presso la Società delle Nazioni. Il 17 marzo 1934, Italia, Austria e Ungheria firmarono a Roma i protocolli su una politica comune e sulle reciproche relazioni economiche (i protocolli furono ratificati con regio decreto 5 luglio 1934, n. 1055). In Austria, il 25 luglio 1934, i nazionalsocialisti attuarono un tentativo di colpo di stato per abbattere il governo di Dollfuss, che fu assassinato, e annettere l’Austria alla Germania di Hitler. Mussolini, che nel 1934 sosteneva ancora l’integrità territoriale dell’Austria, inviò truppe al confine del Brennero. Il 2 agosto 1934, alla morte di Hindenburg, Hitler ottenne il potere assoluto, unificando le prerogative della carica di presidente del Reich con quelle di cancelliere. La situazione europea fu ulteriormente aggravata il 9 novembre 1934 dall’attentato in cui perse la vita il re Alessandro I di Jugoslavia. Il 20 novembre 1934 la conferenza sul disarmo fu sospesa e, alcuni mesi dopo, il 16 marzo 1935, Hitler introdusse il servizio militare obbligatorio e rafforzò l’aviazione e l’esercito in violazione del trattato di Versailles. Il mese successivo alla conferenza di Stresa (11-14 aprile 1935), a cui parteciparono il ministro degli Esteri francese Pierre Laval, il primo ministro britannico Ramsay MacDonald e Benito Mussolini, fu adottata una risoluzione comune con cui erano confermati gli accordi di Locarno, il sostegno all’indipendenza territoriale dell’Austria e la necessità di una politica comune per limitare la corsa al riarmo della Germania. Le risoluzioni di Stresa non furono applicate a causa della firma del patto navale tra il Regno Unito e la Germania del 18 giugno 1935, e per il sopraggiungere della questione etiopica. Tra il 18 e il 29 giugno 1935 fu firmata una convenzione terrestre segreta tra i capi di stato maggiore italiano e francese, Pietro Badoglio e Maurice Gamelin, in caso di un’invasione tedesca dell’Austria.
Il 7 marzo 1936, in aperta violazione del trattato di pace di Versailles e del patto di Locarno, Hitler invase la Renania, linea di territorio sul confine franco-belga che era stata dichiarata smilitarizzata. Nella conferenza di Londra del 12 marzo 1936 le potenze firmatarie del patto di Locarno condannarono l’occupazione, ma senza adottare sanzioni. Negli accordi del 19 marzo 1936 si chiedeva alla Germania di sospendere l’invio di truppe e di non fortificare la zona renana. Si stabiliva anche di collocare lungo la linea una forza internazionale. Mussolini non aderì agli accordi di Londra, adducendo la questione delle sanzioni per la guerra d’Etiopia. Pochi giorni dopo, il 23 marzo 1936, l’Austria, che non aveva votato le sanzioni all’Italia, e l'Ungheria, firmarono tre protocolli addizionali a quelli di Roma, con cui si stipulava la costituzione di un organo permanente di consultazione reciproca e l'impegno di non intraprendere negoziati con terzi attinenti alla questione danubiana. In Grecia il 4 agosto 1936 il Parlamento fu sciolto, il governo fu affidato a Metaxas, e furono sospese le garanzie costituzionali.
Nell’autunno successivo l’Italia si avvicinò alla Germania nazista (Asse Roma-Berlino): il 27 ottobre 1936 Galeazzo Ciano, ministro degli Esteri, firmò a Berlino i protocolli per il sostegno alle forze antigovernative in Spagna e la lotta al bolscevismo. L’anno successivo (6 novembre 1937) l’Italia aderì anche al patto anticomintern, firmato il 25 novembre 1936 tra Germania e Giappone.
Negli stessi anni la Piccola Intesa (Iugoslavia, Cecoslovacchia e Romania) cominciò ad allentarsi. La Iugoslavia progressivamente si avvicinò alle potenze dell’Asse, dopo la firma del patto di Belgrado con l’Italia del 25 marzo 1937, con il quale erano mantenuti i confini esistenti ed era conservato lo status quo nell’Adriatico (regio decreto-legge 19 aprile 1937, n. 721, convertito nella legge 17 gennaio 1938, n. 99). Dal 10 al 14 settembre 1937 a Nyon in Svizzera si riunì una conferenza internazionale degli Stati per la navigazione nel Mediterraneo, dopo la denuncia russa dell’affondamento di alcune navi dirette in Spagna da parte di sottomarini italiani. Furono stabiliti accordi per la vigilanza sul Mediterraneo. L’Italia, la Germania e l’Albania, benché invitate a partecipare, non presero parte ai lavori. L’11 dicembre 1937 l’Italia abbandonò la Società delle Nazioni.
Tra l’11 e il 12 marzo 1938, l’Austria fu invasa dalle truppe tedesche e il giorno successivo fu proclamata l’annessione alla Germania nazista (Anschluss), cui seguì, pochi mesi dopo, il viaggio di Hitler in Italia dal 3 al 9 maggio 1938. Il 30 aprile 1938 Pio XI, in previsione del viaggio di Hitler e in segno di condanna e disapprovazione contro il nazismo, si era ritirato a Castelgandolfo, facendo chiudere la Basilica di San Pietro e i Musei vaticani ai visitatori.
Il 26 settembre 1938 la situazione internazionale fu ulteriormente aggravata dall’ultimatum rivolto da Hitler alla Cecoslovacchia, con la minaccia di annettere la regione dei Sudeti. La Francia, alleata della Cecoslovacchia, procedette a una mobilitazione parziale dell’esercito. Nella Conferenza di Monaco del 29- 30 settembre 1938, tra Chamberlain, Daladier, Hitler e Mussolini fu stabilito che la Cecoslovacchia cedesse il territorio dei Sudeti e che fossero riconosciuti i diritti ungheresi e polacchi su altri territori cecoslovacchi. La Cecoslovacchia, a cui non fu concesso di partecipare, dovette firmare gli accordi il 30 settembre.
I rapporti internazionali erano diventati più complessi per l’Italia a causa della guerra d’Etiopia. Tra il 5 e il 6 dicembre 1934 gli incidenti di Ual-Ual nell’Ogaden, durante uno scontro tra le truppe italiane ed etiopiche, costituirono il pretesto per avviare, di lì a poco, la campagna militare per la conquista dell’Etiopia, dove, dal 3 aprile 1930, il ras Tafari Makonnen era salito al trono dopo la morte dell’imperatrice Zauditù, assumendo il nome di Hailé Selassié I. Il 3 gennaio 1935 l’Etiopia si rivolse alla Società delle Nazioni, che aprì una procedura di arbitrato. Il 7 gennaio a Roma, nel tentativo di dare un assetto alle questioni coloniali in Africa, furono firmati gli accordi Mussolini-Laval, successivamente dichiarati decaduti da Mussolini il 17 dicembre 1938. Tra l’aprile e il settembre 1935 la commissione arbitrale presso la Società delle Nazioni fece diversi tentativi conciliativi, che tuttavia non produssero risultati.
Il 3 ottobre 1935 iniziò l’invasione dell’Etiopia senza preventiva dichiarazione di guerra. Tra il 5 ottobre e l’8 novembre furono occupate Adigrat, Adua, Axum, Macallé. Il 16 novembre Pietro Badoglio sostituì Emilio De Bono nel comando della guerra. Il Consiglio della Società delle Nazioni aveva nominato (5 ottobre), fin dall’inizio del conflitto, un comitato per porre fine alla guerra e fare rispettare il diritto internazionale.
Il 7 ottobre 1935 l’Italia fu dichiarata paese aggressore e il 2 novembre successivo la Società delle Nazioni deliberò sanzioni economiche a decorrere dal 18 novembre, escludendo però dall’embargo petrolio e carbone. L’11 dicembre fu proposto a Mussolini il piano Laval-Hoare, elaborato dai ministri francese e inglese, piano che fu tuttavia rifiutato.
Nella documentazione conservata nell’Archivio storico del Senato sono conservate numerose lettere di senatori del Regno che donarono la medaglia da senatore, tra cui Benedetto Croce, dopo che il 18 dicembre 1935 ai cittadini italiani fu richiesto di consegnare le fedi nuziali o altri oggetti per contribuire economicamente allo sforzo bellico.
La Conferenza mondiale della gioventù per la pace svoltasi a Bruxelles (29 febbraio-1° marzo 1936) condannò l’aggressione dell’Italia all’Etiopia, dove persero la vita migliaia di soldati etiopi in cruente e sanguinose battaglie, ma anche l’inerme popolazione civile, a causa dell’utilizzo di gas e dei bombardamenti su villaggi, senza risparmiare i presidi con il simbolo della Croce rossa. La Società delle Nazioni avviò verifiche sulle violazioni delle leggi di guerra da parte dell’Italia e il 20 aprile 1936 il Consiglio della Società delle Nazioni espresse una risoluzione sul sull’uso dei gas. Il 3 maggio 1936 Hailé Selassié abbandonò l’Etiopia per raggiungere Londra. Il 5 maggio 1936 le truppe italiane, comandate da Pietro Badoglio, entrarono ad Addis Abeba; tra l’8 e il 9 maggio il generale Graziani entrò a Harrar e occupò Dire Daua. Il 9 maggio stesso Mussolini pronunciò il discorso sulla recente conquista e emanò il decreto sull’annessione dell’Etiopia e sull’assegnazione al re d’Italia del titolo di imperatore (regio decreto-legge 9 maggio 1936, n. 754, convertito nella legge 18 maggio 1936, n. 867). Dopo la fine della guerra in Etiopia furono compiute sanguinose rappresaglie contro la popolazione civile (eccidio del 19-21 febbraio 1937 ad Addis Abeba). Il 20 maggio 1937 fu compiuto un sanguinoso massacro ad opera dei soldati italiani contro la popolazione etiope radunata in occasione di una festività religiosa nel santuario cristiano di Débre Libanos.
Il 30 giugno 1936 l’imperatore Hailé Selassié aveva fatto appello alla Società delle Nazioni perché non riconoscesse la conquista italiana e sostenesse la popolazione etiope, ma il 4 luglio 1936 le sanzioni contro l’Italia furono ritirate. L’Italia e il Regno Unito approvarono successivamente accordi commerciali e di compensazione (regio decreto-legge 15 dicembre 1936, n. 2275, convertito nella legge 23 marzo 1937, n. 637) e stipularono un accordo (gentlemen’s agreement del 2 gennaio 1937) per il mantenimento dello status quo nel Mediterraneo, con assicurazioni sul mantenimento dell’indipendenza e dell’integrità territoriale della Spagna. Il 16 aprile 1938 con l’accordo di Pasqua l’Italia s’impegnava a ritirare i volontari, terminata la guerra civile in Spagna, mentre il Regno Unito riconosceva l’annessione dell’Etiopia.
Il 30 marzo 1938, il conferimento del titolo di maresciallo dell’Impero sia a Mussolini, sia a Vittorio Emanuele III creò non pochi attriti tra Mussolini e la Corona (legge 2 aprile 1938, n. 240).
Tra il 17 e il 18 luglio 1936 scoppiò la guerra civile spagnola a seguito del golpe dei comandanti delle truppe spagnole stanziate in Marocco contro il governo del Fronte popolare, eletto nel febbraio 1936 e costituito dai sindacati e dai partiti della sinistra. L’Italia e la Germania appoggiarono le forze comandate da Francisco Franco, infrangendo la proposta francese di non intervento del 31 luglio 1936, a cui avevano formalmente aderito. Dal settembre 1936 l’Unione Sovietica inviò in Spagna approvvigionamenti a favore del Fronte popolare. Per il pericolo della conflagrazione di una più vasta guerra europea, il 9 settembre 1936 si riunì a Londra la Commissione per il non intervento in Spagna. Il 29 settembre 1936 la giunta militare proclamò il governo di Francisco Franco, che fu riconosciuto da Mussolini e da Hitler il 18 novembre 1936. Nell’autunno del 1936 sorsero le brigate internazionali, organizzate dall’Internazionale comunista, a sostegno del Fronte popolare. Tra i volontari italiani si ricordano il battaglione Matteotti, il battaglione Garibaldi, guidato da Randolfo Pacciardi e Ilio Barontini, e le compagnie Angeloni, De Bosis, De Rosa e Strozzi. Numerosi volontari furono inviati dal movimento Giustizia e Libertà. La capitale del governo repubblicano fu trasferita a Valencia (novembre 1936-ottobre 1937, gennaio-marzo 1939), dopo che le truppe di Franco posero sotto assedio Madrid. Le truppe franchiste furono sconfitte il 18 marzo 1937 da reparti delle brigate internazionali nella battaglia di Guadalajara, in cui si distinse il battaglione Garibaldi. Il 26 aprile 1937 la cittadina spagnola di Guernica fu distrutta da un sanguinoso bombardamento da parte dell’aviazione tedesca. Il 24 maggio 1937 Pablo Picasso espose il quadro Guernica nel padiglione spagnolo dell’Esposizione universale a Parigi, come manifesto contro l’orrore della guerra. Dopo la conclusione della battaglia dell’Ebro, il 15 novembre 1938 fu deciso lo scioglimento delle brigate internazionali. La guerra civile spagnola terminò il 28 marzo 1939 con la capitolazione di Madrid alle truppe franchiste.
Il 1938 segnò l’inizio delle persecuzioni e delle leggi antiebraiche in Italia. Negli anni precedenti alcuni segnali avevano fatto presagire il dilagare delle persecuzioni antisemite e del razzismo, come la legge sulla rigida separazione tra italiani e popolazioni locali in Etiopia (regio decreto-legge 19 aprile 1937, n. 880, convertito nella legge 30 dicembre 1937, n. 2590). L’Italia si era avvicinata, con la formazione dell’Asse Roma-Berlino, alla Germania nazista, dove tra il 1933 e il 1939 i cittadini ebrei furono sottoposti a una persecuzione pianificata e sistematica, venendo esclusi dalle amministrazioni pubbliche con la legge del 7 aprile 1933 ed emarginati e privati dei diritti civili e politici con le leggi di Norimberga del 15 settembre 1935, cui seguirono numerose altre leggi e provvedimenti razziali, oltre ai pogrom e alle violente aggressioni. Nella notte tra il 9 e il 10 novembre 1938 furono distrutti e incendiati in Germania e in Austria sinagoghe, abitazioni e negozi di ebrei (la “notte dei cristalli”, che prende il nome dalle vetrine distrutte); migliaia di cittadini ebrei, a partire dai giorni successivi, furono deportati nei campi di concentramento. Allestiti inizialmente per confinarvi gli oppositori politici, i campi esistevano già dal 1933: in essi furono imprigionati, oltre agli ebrei e agli oppositori del regime nazista, anche coloro che appartenevano a minoranze e a gruppi sociali perseguitati.
Nei mesi tra il settembre e l’ottobre 1938 le leggi antiebraiche furono approvate in Italia. Il 14 luglio 1938 era stato pubblicato il manifesto degli scienziati razzisti, cui seguì la “dichiarazione sulla razza” approvata dal Gran consiglio del fascismo il 6 ottobre 1938. Le leggi razziali furono precedute nell’agosto 1938 da una massiccia campagna di stampa antisemita. Il 22 agosto 1938 i prefetti ricevettero le circolari per il censimento degli ebrei. Era stata istituita la Direzione generale demografia e razza (Demorazza) con regio decreto 5 settembre 1938, n. 1531. Nel mese successivo i cittadini ebrei furono esclusi dall’insegnamento; agli alunni ebrei fu proibito di iscriversi alle scuole di ogni ordine e grado (regio decreto-legge 5 settembre 1938, n. 1390, convertito nella legge 5 gennaio 1939, n. 99) e imposto di frequentare scuole elementari separate (regio decreto-legge 23 settembre 1938, n. 1630, convertito nella legge 5 gennaio 1939, n. 94). Con il regio decreto-legge 17 novembre 1938, n. 1728 (convertito nella legge 5 gennaio 1939, n. 274) furono posti divieti alla possibilità di contrarre matrimonio. Con lo stesso decreto i cittadini ebrei furono esclusi dal servizio militare e dall’esercizio dell’ufficio di tutore o curatore; non potevano inoltre essere proprietari o gestori di aziende, né assumerne la direzione o l’ufficio di amministratore o di sindaco, né essere proprietari di terreni o fabbricati urbani; furono esclusi inoltre dall’impiego nelle amministrazioni civili e militari dello Stato o in altri enti (enti locali, istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, aziende municipalizzate, consorzi, associazioni sindacali, enti di diritto pubblico, banche e assicurazioni). I cittadini ebrei stranieri furono espulsi dal territorio italiano e fu revocata la cittadinanza a chi l’aveva conseguita dopo il 1918. Con il regio decreto-legge 22 dicembre 1938, n. 2111 (convertito nella legge 2 giugno 1939, n. 739) gli ufficiali ebrei nelle forze armate furono posti in congedo illimitato. Dall’agosto 1938 i libri degli autori ebrei non furono più pubblicati o furono tolti dal commercio. Negli anni successivi al 1938 fino al marzo 1945 furono approvate numerose leggi o altri provvedimenti come decreti e circolari che, in modo sistematico, condannarono i cittadini ebrei alla progressiva privazione dei diritti, alla discriminazione e all’esclusione dalla vita sociale, politica, economica e culturale. Negli anni successivi al 1938 furono poste limitazioni all’esercizio delle professioni da parte degli ebrei (legge 29 giugno 1939, n. 1054), furono poste limitazioni in materia testamentaria e nella disciplina dei cognomi (legge 13 luglio 1939, n. 1055). Fu abrogato il contributo statale a favore degli asili infantili israelitici, che era stato previsto alla fine dell’Ottocento dalla legge 30 luglio 1896 n. 343 (legge 28 settembre 1940, n. 1403), e fu stabilita l’esclusione dal campo dello spettacolo (legge 19 aprile 1942, n. 517) e furono poste pesanti limitazioni alla capacità giuridica dei cittadini ebrei residenti in Libia (legge 9 ottobre 1942, n. 1420).
Tra le testimonianze più umane e significative sulle persecuzioni antisemite conservate nell’Archivio storico del Senato vi sono le lettere dei senatori ebrei al presidente del Senato (ASSR, Senato del Regno, Segretariato generale) e la corrispondenza conservata nei fascicoli personali (ASSR, Senato del Regno, Ufficio di Segreteria, Atti relativi alla nomina, Fascicoli personali). Particolarmente significativo è il fascicolo del senatore Elio Morpurgo, morto nel 1944 nei pressi del Tarvisio durante la deportazione nei campi di concentramento in Germania.
Riguardo ai rapporti tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica, significative furono le encicliche in cui Pio XI condannò il nazismo e le teorie razziali (Mit Brennender Sorge del 14 marzo 1937) e le dottrine materialistiche e l’ateismo comunista (Divini Redemptoris del 19 marzo 1937). Poco prima del varo della legislazione antiebraica, nell’estate del 1938 Pio XI espresse preoccupazione per gli atteggiamenti razzisti che si manifestavano nel paese. Nell’agosto 1938 monsignor Mariano Rampolla, addetto alla Segreteria di Stato del papa, si recò in Svizzera per verificare la possibilità di un’azione concordata per la pace con le forze dei fronti popolari. Nel novembre 1938 Pio XI inviò una nota di protesta contro le leggi antiebraiche per la violazione dell’articolo 34 del concordato, concernente i matrimoni misti. Pio XI morì il 10 febbraio 1939 e gli successe il 2 marzo 1939 Pio XII, al secolo Eugenio Pacelli.
Tra i documenti conservati nell’Archivio storico del Senato i Diari del senatore Guglielmo Imperiali offrono le riflessioni e le osservazioni sulle vicende della legislatura, in particolare per il 1938 e il 1939 (ASSR, Fondo Guglielmo Imperiali, Diari).
La politica interna fu caratterizzata dal consolidamento definitivo del regime fascista e dalle misure che il governo attuò per aggirare l’isolamento internazionale dovuto alla conquista dell’Etiopia. Fu istituito il ministero per la Stampa e la propaganda (con regio decreto 6 settembre 1934, n. 1434; regio decreto 24 giugno 1935, n. 1009), poi denominato ministero della Cultura popolare (regio decreto 27 maggio 1937, n. 752). Tra gli Istituti sottoposti alla sua vigilanza vi furono l’Istituto Luce, l'Ente nazionale per le industrie turistiche, la Discoteca di Stato, il Reale automobile club italiano. Un organo di controllo e di propaganda fu la Gioventù italiana del Littorio (istituita con regio decreto-legge 27 ottobre 1937, n. 1839, convertito nella legge 23 dicembre 1937, n. 2566). Per l’ammissione ai concorsi e nei posti di lavoro era d’obbligo l’iscrizione al Partito nazionale fascista (decreto del capo del governo del 17 dicembre 1932; regio decreto-legge 3 giugno 1938, n. 827, convertito nella legge 5 gennaio 1939, n. 83). Al segretario del Partito nazionale fascista furono riconosciuti titolo e funzioni di ministro (regio decreto-legge 11 gennaio 1937, n. 4, convertito nella legge 3 giugno 1937, n. 860).
Il regime fascista cercò anche un consolidamento sul piano economico e finanziario mediante la trasformazione dell’Iri in ente permanente e l’istituzione della Finsider (regio decreto-legge 24 giugno 1937, n. 906, convertito nella legge 30 dicembre 1937, n. 2538) e della Finmare (decreto del capo del governo del 21 dicembre 1936). Numerose banche furono riconosciute di diritto pubblico e altre di interesse nazionale (regio decreto-legge 17 luglio 1937, n. 1400, convertito nella legge 7 aprile 1938, n. 636). Il 5 ottobre 1936 la lira fu svalutata del 41%, e tra il 1935 e il 1936 fu varata la politica autarchica per far fronte alle sanzioni internazionali. Con la legge 19 gennaio 1939, n. 129, la Camera dei deputati fu sostituita dalla Camera dei fasci e delle corporazioni, formata dai componenti del Consiglio nazionale del Partito nazionale fascista e del Consiglio nazionale delle corporazioni, nominati con decreto. Al Senato fu modificato il regolamento il 21 dicembre 1938 con l’istituzione delle Commissioni legislative.
Parallelamente anche l’emigrazione politica italiana cercò di consolidare all’estero le proprie strutture e organizzazioni: il 17 agosto 1934 fu firmato a Parigi il patto di unità di azione tra Pci e Psi, dopo lo scioglimento della Concentrazione antifascista (5 maggio 1934). A Milano si formò e operò nella clandestinità il centro italiano socialista, organizzato da Rodolfo Morandi. Nell’aprile 1937 furono arrestati Rodolfo Morandi, Aligi Sassu, Lucio Luzzatto, Mario Venanzi, Vittorio Ravazzoli, Alfredo Testa: subirono tutti pesanti condanne. Il 15 maggio 1935 furono nuovamente arrestati a Torino numerosi componenti di Giustizia e Libertà: Augusto Monti, Michele Giua, Vittorio Foà, Vindice Cavallera, Norberto Bobbio, Massimo Mila, Cesare Pavese, Franco Antonicelli, Piero Luzzatti, Carlo Levi, Ludovico Geymonat, Giulio Einaudi. Furono processati dal Tribunale speciale nel febbraio 1936.
Il VII congresso dell’Internazionale a Mosca nel 1935 riguardò la politica dei fronti popolari. Nell’ottobre dello stesso anno fu promosso dal Pci e dal Psi a Bruxelles il congresso degli italiani all’estero contro la guerra d’Etiopia. Nel congresso di Lione, tra il 28 e il 29 marzo 1937, i gruppi dell’antifascismo italiano decisero la fondazione dell’Unione popolare degli emigrati italiani, guidata da Romano Cocchi (durante la guerra, Cocchi fu deportato in campo di concentramento e morì a Buchenwald il 28 marzo 1944). Tra il 26 e il 28 giugno 1937 si svolse il congresso del Psi a Parigi, nel corso del quale fu approvato il programma presentato dal segretario del partito Pietro Nenni. Nell’agosto 1937 Altiero Spinelli, che si trovava al confino nell’isola di Ponza, fu espulso dal Partico comunista d’Italia per la posizione assunta sulle grandi purghe staliniane (agosto 1936) avviate contro Zinov’ev e Kamenev e altri oppositori interni e critici del sistema sovietico.
Nel dicembre 1937 fu fondata da Alberto Tarchiani e Randolfo Pacciardi “La jeune Italie”, di ispirazione repubblicana.
Durante la ventinovesima legislatura scomparvero Luigi Pirandello (10 dicembre 1936), due anni dopo aver ricevuto il premio Nobel per la letteratura, Antonio Gramsci (27 aprile 1937), Guglielmo Marconi (20 luglio 1937), Gabriele D’Annunzio (1° marzo 1938), Pietro Gasparri (18 novembre 1937). Carlo e Nello Rosselli furono assassinati in Francia a Bagnoles-sur-l’Orne in Normandia il 9 giugno 1937. Il 10 dicembre 1938 Enrico Fermi ricevette il premio Nobel per la fisica e, dopo la premiazione, emigrò negli Stati Uniti per salvare la famiglia di origine ebraica. Nel 1939 furono pubblicate le Occasioni di Eugenio Montale, che inserì nella raccolta la poesia dedicata a Dora Markus, una ragazza espatriata dall’Austria a causa delle persecuzioni antiebraiche.
Volumi | Estremi cronologici | Sessione | Contiene | |
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Atti parlamentari della Camera dei Senatori. Discussioni : legislatura XXIX, 1a sessione. Volume primo, sedute dal 28 aprile 1934-XII al 31 maggio 1935-XIII. - Roma : Tipografia del Senato, 1935-XIII | 28 aprile 1934 31 maggio 1935 |
unica | Discorso del re all'apertura della prima sessione - Discussioni - Indici - Indice generale alfabetico | |
Atti parlamentari della Camera dei Senatori. Discussioni : legislatura XXIX, 1a sessione. Volume secondo, sedute dal 9 dicembre 1935-XIV al 23 maggio 1936-XIV. - Roma : Tipografia del Senato, 1936-XIV. | 9 dicembre 1935 23 maggio 1936 |
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Atti parlamentari della Camera dei Senatori. Discussioni : legislatura XXIX, 1a sessione. Volume terzo, sedute dal 14 dicembre 1936-XV al 25 maggio 1937-XV. - Roma : Tipografia del Senato, 1937-XV | 14 dicembre 1936 25 maggio 1937 |
unica | Discussioni - Indici - Indice generale alfabetico | |
Atti parlamentari della Camera dei Senatori. Discussioni : legislatura XXIX, 1a sessione. Volume quarto, sedute dal 9 dicembre 1937-XVI al 30 maggio 1938-XVI. - Roma : Tipografia del Senato, 1938-XVI | 9 dicembre 1937 30 maggio 1938 |
unica | Discussioni - Indici - Indice generale e alfabetico | |
Atti parlamentari della Camera dei Senatori. Discussioni : legislatura XXIX, sessione unica. Volume quinto, sedute dal 12 al 21 dicembre 1938-XVII. - Roma : Tipografia del Senato, 1939-XVII | 12 dicembre 1938 21 dicembre 1938 |
unica | Discussioni - Indice generale dei cinque volumi della sessione unica - Indice generale alfabetico |