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Senato del Regno - Assemblea

XXVII Legislatura (dal 24 maggio 1924 al 21 gennaio 1929)

Presidente del Senato

Altre informazioni sulla legislatura

Nella XXVII legislatura si svolsero in Senato 215 sedute in un’unica sessione. Il discorso della Corona nella seduta d’inaugurazione del 24 maggio 1924 riguardò principalmente la riforma dei codici di diritto civile, di commercio e per la marina mercantile. Tommaso Tittoni fu confermato presidente del Senato con il 31 maggio 1924.

Due settimane dopo l’inizio della legislatura, il 10 giugno 1924, il deputato Giacomo Matteotti fu aggredito e rapito a Roma sul Lungotevere Arnaldo da Brescia, poco distante dalla sua abitazione, e brutalmente assassinato da alcuni sicari fascisti. Matteotti, nel precedente discorso pronunciato alla Camera dei deputati il 30 maggio 1924, aveva chiesto l’annullamento dei risultati delle elezioni del 6 aprile per brogli e irregolarità. Il corpo di Matteotti fu rinvenuto due mesi più tardi, il 16 agosto, nella macchia della Quartarella a Roma. Le vicende processuali seguite al delitto, che per la sua efferatezza provocò un’ondata di proteste e sdegno nel paese e all’estero, si conclusero definitivamente soltanto dopo la caduta del fascismo, con la sentenza di condanna definitiva emessa dalla Corte d’assise di Roma il 4 aprile 1947. Le sentenze (il rinvio a giudizio della Sezione d’accusa di Roma del 1° dicembre 1925 e la sentenza nel processo di Chieti del 24 marzo 1926) erano state dichiarate giuridicamente inesistenti dalla seconda sezione penale della Corte di cassazione in base al decreto luogotenenziale 27 luglio 1944, n. 159. Nell’Aula del Senato il presidente Tommaso Tittoni parlò della scomparsa di Matteotti nella seduta del 24 giugno 1924. Presso il Senato del Regno, che aveva funzione di Alta Corte di giustizia per i reati di cui erano accusati i ministri o i senatori, fu istituito il procedimento penale a carico di Emilio De Bono, senatore e capo della polizia, a seguito della denuncia presentata da Giuseppe Donati, direttore del giornale «Il Popolo». Per gli atti del processo De Bono si rinvia al fascicolo conservato all’Archivio storico del Senato e pubblicato nella seguente pagina web:

https://patrimonio.archivio.senato.it/inventario/scheda/ufficio-alta-corte-giustizia-e-degli-studi-legislativi/IT-SEN-002-000120/de-bono-emilio

Il 27 giugno 1924 alla Camera dei deputati iniziò la secessione dell’Aventino: l’opposizione parlamentare, guidata da Giovanni Amendola, Filippo Turati e Luigi Sturzo, deliberò di astenersi dai lavori parlamentari fino al ripristino della legalità. I deputati del gruppo comunista ripresero a frequentare i lavori della Camera il 26 novembre 1924. Il gruppo popolare e il gruppo demosociale deliberarono di rientrare in Aula due anni più tardi, ma il 16 gennaio 1926, in occasione della morte della regina madre Margherita di Savoia, fu loro impedito l’ingresso alla Camera da parte dei deputati fascisti.

Il 30 novembre 1924 si svolse a Milano il convegno delle opposizioni, al quale presero parte Turati, De Gasperi, Gronchi, Treves e Amendola e in cui fu posta la questione morale. Il 3 gennaio 1925 Mussolini intervenne alla Camera dichiarando di assumersi «la responsabilità politica, morale, storica di quanto avvenuto», con riferimento al delitto Matteotti. Pochi giorni dopo alcuni ministri (Salandra, Casati, Oviglio e Sarrocchi) si dimisero. L’8 gennaio 1925 un manifesto di risposta al discorso del 3 gennaio 1925 fu letto nell’Assemblea dalle opposizioni. Nella primavera venne pubblicato il manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Benedetto Croce (1° maggio 1925) e pubblicato su «Il Mondo», in risposta al manifesto degli intellettuali fascisti di Giovanni Gentile (21 aprile 1925).

Nell’ambito della politica interna, si svolsero il congresso del Partito liberale a Livorno il 4 ottobre 1924 e, tra il 28 e il 30 giugno 1925, l’ultimo congresso nazionale del Partito popolare italiano. Nel convegno, di cui furono relatori Alcide De Gasperi e Umberto Tupini, fu letta una lettera di adesione inviata da Luigi Sturzo, già in esilio a Londra. Il III congresso del Partito comunista si svolse a Lione in modo clandestino il 21 gennaio 1926. L’anno successivo, il 10 aprile 1927, si costituì la Concentrazione antifascista a Nérac in Francia. Il Partito socialista unitario fu sciolto nel novembre 1925 e diede poi origine al Partito socialista dei lavoratori italiani.

Numerosi uomini politici e intellettuali antifascisti furono costretti all’espatrio: tra questi, il già menzionato Luigi Sturzo, espatriato a Londra dal 25 ottobre 1924 su richiesta del cardinale Gasparri, Gaetano Salvemini, rifugiato in Francia dall’agosto 1925, Giovanni Amendola, morto a Cannes il 7 aprile 1926 dopo essere espatriato a seguito dell’aggressione fascista subita a Montecatini il 25 luglio 1925, Claudio Treves, che emigrò a Parigi nel novembre 1926, Giuseppe Saragat, in esilio a Vienna dal novembre 1926, poi a Parigi dal 1930, Pietro Nenni, a Parigi dal 1926, Filippo Turati, a Parigi dall’11 dicembre 1926. Piero Gobetti, che aveva subito un’aggressione fascista il 5 settembre 1924, morì a Parigi il 15 febbraio 1926, pochi giorni dopo il suo arrivo. Carlo Sforza, emigrato nel 1927 negli Stati Uniti, fu tra i promotori della Mazzini society.

Il governo fascista emanò provvedimenti repressivi della libertà di stampa e dell’attività dei giornali sin dal 1924 (regio decreto-legge 10 luglio 1924, n. 1081 sulla vigilanza dei giornali e delle pubblicazioni periodiche; leggi 31 dicembre 1925, nn. 2307-2309). Numerosi giornali vennero sospesi o sequestrati dopo che fu sventato l’attentato di Tito Zaniboni e Luigi Capello a Mussolini a Roma il 4 novembre 1925. L’8 novembre 1925 fu pubblicato l’ultimo numero del giornale «La Rivoluzione liberale» di Piero Gobetti, fondato nel marzo 1924. Fu chiuso anche il periodico «Non Mollare», pubblicato a Firenze tra il gennaio e l’ottobre 1925 da Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi, Carlo e Nello Rosselli.

Il 2 ottobre 1925 le commissioni interne di fabbrica vennero abolite e fu firmato il patto di Palazzo Vidoni tra la Confindustria e la Confederazione delle corporazioni fasciste. Con la legge 3 aprile 1926, n. 563, fu stabilita una magistratura del lavoro e riconosciuto giuridicamente il solo sindacato fascista. Il 22 aprile 1927 venne approvata la Carta del lavoro.

Tra il 1925 e il 1926 le cosiddette leggi fascistissime riguardarono l’ordinamento e l’attività di associazioni, enti e istituti (legge 26 novembre 1925, n. 2029), le attribuzioni e le prerogative del presidente del Consiglio, che assunse il titolo di capo del governo (legge 24 dicembre 1925, n. 2263), e la facoltà del potere esecutivo di emanare norme giuridiche (legge 31 gennaio 1926, n. 100). La legge 31 gennaio 1926, n. 108, di modifica alla legge sulla cittadinanza, introduceva severe misure punitive contro i fuoriusciti politici. Fu delegata al governo la facoltà di emendare il codice penale, il codice di procedura penale, le leggi sull'ordinamento giudiziario e il codice civile (legge 24 dicembre 1925, n. 2260).

Il podestà di nomina prefettizia sostituì il sindaco elettivo nei comuni con popolazione non eccedente i 5000 abitanti (legge 4 febbraio 1926, n. 237), poi la misura fu estesa a tutti i comuni (regio decreto-legge 3 settembre 1926, n. 1910, convertito nella legge 2 giugno 1927, n. 957). Con regio decreto-legge 28 ottobre 1925, n. 1949, convertito nella legge 16 giugno 1927, n. 1113, fu istituito il governatorato di Roma.

Furono approvate altre leggi eccezionali dopo gli attentati a Mussolini del 1926: il 7 aprile a Roma da parte di Violet Gibson, l’11 settembre a Roma da parte di Guido Lucetti, il 31 ottobre a Bologna da parte di Anteo Zamboni. Il testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (regio decreto 6 novembre 1926, n. 1848) disponeva il rafforzamento dell’autorità dei prefetti, lo scioglimento dei partiti, delle organizzazioni e associazioni, e l’istituzione del confino di polizia. Con la legge 25 novembre 1926, n. 2008, sui Provvedimenti per la difesa dello Stato, fu reintrodotta la pena di morte per gli attentatori alla vita e integrità personale del re e dei membri della famiglia reale, ed erano previste la confisca dei beni ai fuoriusciti e la perdita della nazionalità. Fu istituito il tribunale speciale per la difesa dello Stato. Antonio Gramsci, arrestato l’8 novembre 1926 con i deputati del gruppo parlamentare comunista, e inviato al confino di polizia a Ustica il 7 dicembre 1926, fu processato nel 1928 insieme a Umberto Terracini, con numerosi altri accusati, dal tribunale speciale per la difesa dello Stato. Il processo iniziò il 24 maggio 1928. Gramsci fu condannato a venti anni di carcere. Il 9 novembre 1926 i deputati antifascisti aventiniani vennero dichiarati decaduti dalla carica. Fu istituito un servizio speciale di investigazione politica con regio decreto-legge 6 novembre 1926, n. 1903 (convertito nella legge 22 gennaio 1928, n. 405), e si pose mano al riordinamento del personale dell'amministrazione della pubblica sicurezza e dei servizi di polizia con il regio decreto-legge 9 gennaio 1927, n. 33 (convertito in legge 22 dicembre 1927, n. 2493).

Furono in seguito approvate la legge 9 dicembre 1928, n. 2693, sull’ordinamento e le attribuzioni del Gran consiglio del fascismo, e la legge 17 maggio 1928, n. 1019, di modifica alla rappresentanza politica in senso plebiscitario. Con quest’ultimo provvedimento il numero dei deputati fu portato a 400 e si stabilì che i candidati fossero scelti dal Gran consiglio del fascismo. Nella discussione alla Camera il 16 marzo 1928 intervenne Giolitti, che sottolineò il contrasto tra la rappresentanza politica proposta e lo Statuto albertino.

L’atteggiamento del fascismo con la Chiesta cattolica oscillò nel corso della legislatura tra concorrenza ideologica e collaborazione: incentrato sulle relazioni tra lo Stato e la Chiesa fu il discorso sulla condotta dei cattolici nella vita politica, pronunciato il 9 settembre 1924 da papa Pio XI davanti alla Federazione universitari cattolici italiani (Fuci). Nel chirografo al cardinale Gasparri del 18 febbraio 1926, Pio XI obiettava che una legge in materia ecclesiastica non potesse essere elaborata unilateralmente dalle autorità secolari senza la partecipazione della Santa Sede. A partire dal 6 agosto 1926 furono avviati colloqui tra le autorità italiane e vaticane per rinegoziare gli accordi tra lo Stato italiano e la Santa Sede: Domenico Barone per la parte italiana e Francesco Pacelli, fratello del futuro papa Pio XII, furono i primi interlocutori dei colloqui, caratterizzati da intese, ma anche da interruzioni e contrasti, in particolare sulla questione dell’educazione dei giovani. Nel novembre 1928 si aprirono le trattative ufficiali per gli accordi tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica, conclusi l’11 febbraio 1929 con la firma dei Patti lateranensi.

Con la legge 3 aprile 1926, n. 2247, fu istituita l’Opera nazionale Balilla, in concorrenza con l’Azione cattolica italiana. Con i regi decreti-legge 9 gennaio 1927, nn. 5 e 6, convertiti nella legge 2 giugno 1927, n. 1115, furono sciolte le organizzazioni giovanili non facenti capo all’Opera nazionale Balilla. L’Associazione dei giovani esploratori cattolici italiani, benché esclusa dal provvedimento di scioglimento, fu sottoposta a limitazioni, non potendo istituire nuove formazioni e organizzazioni nei comuni inferiori ai 20 mila abitanti, a meno che non fossero capoluoghi di provincia.

Con regio decreto-legge 9 aprile 1928, n. 696, le organizzazioni giovanili non fasciste furono sciolte e confluirono nell’Opera nazionale Balilla. Disapprovando la tendenza del regime fascista ad egemonizzare l’associazionismo giovanile, il 15 aprile 1928 il papa, in un intervento al consiglio nazionale degli uomini cattolici, sostenne il ruolo della Chiesa nell’educazione e il diritto dei genitori a scegliere l’educazione dei figli. Il 14 maggio 1928 Mussolini chiarì che le associazioni giovanili cattoliche erano escluse dai provvedimenti di scioglimento. l’Associazione scautistica cattolica italiana fu comunque sciolta il 6 maggio 1928; alcuni reparti continuarono ad operare nella clandestinità.

La politica economica e finanziaria del governo mussoliniano fu ampiamente discussa in Parlamento. Nella seduta in Senato del 25 marzo 1925 i senatori Ugo Ancona, Maggiorino Ferraris, Achille Loria intervennero sulla riforma tributaria, sulla circolazione della lira, sul debito fluttuante, e sugli stati di previsione della spesa del ministero delle Finanze e dell’esercizio finanziario del 1924-1925.

Con il regio decreto 24 luglio 1925, n. 1229, furono ripristinati i dazi doganali sul frumento, sui cereali minori e sui prodotti derivati: il provvedimento fu parte integrante della cosiddetta battaglia del grano. Si legiferò anche per favorire l’aumento della produzione granaria (regi decreti-legge 29 luglio 1925, nn. 1313-1317, poi convertiti nella legge 18 marzo 1926, n. 562). Con la legge 24 dicembre 1928, n. 3134, fu approntato il piano per la bonifica integrale.

Per stabilizzare la lira venne autorizzata, con regio decreto-legge 18 novembre 1925, n. 1964 (legge di conversione del 10 dicembre 1925, n. 2252), l'emissione di un prestito di 100 milioni di dollari da parte della Banca Morgan. La rivalutazione della lira nei confronti della sterlina, adottata nel 1926 (la cosiddetta quota 90), fu istituzionalizzata con regio decreto-legge 21 dicembre 1927, n. 2325 (convertito nella legge 7 giugno 1928, n. 1453), riguardante la cessazione del corso forzoso e la convertibilità in oro dei biglietti della Banca d'Italia. Con regio decreto 15 giugno 1926, n. 1195, fu approvata la convenzione con la Banca d'Italia per unificare il servizio di emissione dei biglietti di banca, stipulata il 6 maggio 1926.

Con regio decreto-legge 3 aprile 1926, n. 556, fu istituita l’Azienda generale italiana petroli (Agip); il decreto venne convertito nella legge 25 giugno 1926, n. 1262.

La politica demografica del fascismo fu supportata da una serie di provvedimenti, tra i quali l’istituzione dell’imposta sul celibato (regio decreto-legge 19 dicembre 1926, n. 2132, convertito nella legge 22 dicembre 1927, n. 2492), la concessione di esenzioni tributarie alle famiglie numerose (legge 14 giugno 1928, n. 1312), la protezione e l’assistenza della maternità e dell’infanzia (legge 10 dicembre 1925, n. 2277), la repressione della tratta delle donne e dei fanciulli (legge 17 dicembre 1925, n. 2306).

Sul piano internazionale, i primi anni del governo fascista furono caratterizzati da una ricerca di collaborazione e di equilibrio: il mantenimento della pace e la soluzione dei problemi collegati ai trattati di pace furono i temi principali delle conferenze internazionali dell’epoca. Dal 16 luglio al 16 agosto 1924 si svolse la conferenza di Londra, in cui fu approvato il piano Dawes per una soluzione della questione delle riparazioni tedesche.

Nello stesso anno furono ratificati i trattati firmati dal governo italiano a Losanna il 24 luglio 1923 e a Parigi il 23 novembre 1923. Con il trattato di Losanna veniva modificato il trattato di pace di Sèvres fra gli stati dell'Intesa e la Turchia (regio decreto-legge 28 agosto 1924, n. 1354, convertito nella legge 18 marzo 1926, n. 562). La convenzione di Parigi riguardava la riparazione dei danni da parte della Turchia (regio decreto-legge 31 gennaio 1924, n. 490, convertito nella legge 11 giugno 1925, n. 2590).

Con regio decreto-legge 2 marzo 1926, n. 323, convertito nella legge 14 aprile 1927, n. 2835, furono approvati gli atti internazionali conclusi il 16 ottobre 1925 alla conferenza di Locarno fra l'Italia, il Belgio, la Francia, la Germania, la Gran Bretagna, la Polonia e la Cecoslovacchia. Il protocollo finale fu firmato a Locarno nella stessa data, mentre il trattato venne firmato a Londra il 1° dicembre 1925. I patti avevano lo scopo di creare un clima di distensione e scongiurare lo scoppio di una nuova guerra in Europa.

Il 27 agosto 1928 venne firmato il patto di Parigi, proposto dal segretario di Stato americano Frank Billings Kellogg e dal ministro degli esteri francese Aristide Briand. Gli Stati firmatari originari erano 15: Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Italia, Germania, Giappone, Belgio, Polonia, Cecoslovacchia, Irlanda, India, Canada, Australia, Nuova Zelanda e Sud Africa. Il trattato stabiliva la condanna del ricorso alla guerra per la soluzione delle controversie internazionali e affermava il ricorso a mezzi pacifici per la composizione delle dispute e dei conflitti.

A seguito dell’azione svolta nel promuovere tali trattati fu conferito il premio Nobel per la pace nel 1925 ad Austen Chamberlain (per i trattati di Locarno) e a Charles Gates Dawes, nel 1926 ad Aristide Briand e Gustav Stresemann (trattati di Locarno), nel 1929 a Frank Billings Kellogg.

Il 15 luglio 1924 la Gran Bretagna cedette con una convenzione all’Italia i territori dell’Oltre-Giuba: la ratifica avvenne mediante il regio decreto-legge 15 agosto 1924, n. 1547, convertito nella legge 15 luglio 1926, n. 1587.

L'Unione Sovietica fu riconosciuta con il trattato firmato a Roma il 7 febbraio 1924 (regio decreto-legge 14 marzo 1924, n. 342, convertito nella legge 31 gennaio 1926, n. 1119).

Italia e Albania firmarono un trattato a Tirana per la conservazione dello status quo il 27 novembre 1926 (regio decreto-legge 9 dicembre 1926, n. 2063, convertito nella legge 6 gennaio 1928, n. 1769). Il 22 novembre 1927 fu firmato, sempre a Tirana, un trattato di alleanza difensiva (legge 18 dicembre 1927, n. 2633). Fu data quindi esecuzione al trattato di amicizia tra l’Italia e l'Impero Etiopico, firmato in Addis-Abeba il 2 agosto 1928 con Hailé Selassié (regio decreto legge 9 dicembre 1928, n. 3303, convertito nella legge 8 luglio 1929, n. 1300). Fu infine data esecuzione al protocollo finale della conferenza di Parigi del 25 luglio 1928 sullo statuto di Tangeri (regio decreto-legge 25 agosto 1928, n. 2028, convertito nella legge 24 dicembre 1928, n. 3501).

L’ordinamento politico e amministrativo della Tripolitania e della Cirenaica fu regolato dalla legge 26 giugno 1927, n. 1013 e dal regio decreto 31 agosto 1928, n. 2302.

Furono, questi, gli anni che videro l’avvio delle trasmissioni tramite radiodiffusione. In Italia l’Unione radiofonica italiana, fondata il 27 agosto 1924, fu concessionaria delle radiodiffusioni fino al 1927; alla fine di quell’anno l’Uri fu trasformato nell’Ente italiano per le audizioni radiofoniche. Negli stessi anni furono fondati l’Istituto Luce (1924) e l’Istituto Giovanni Treccani per la pubblicazione dell’Enciclopedia italiana (1925).

Il 25 aprile 1926 Arturo Toscanini diresse alla Scala di Milano l’opera incompiuta Turandot di Giacomo Puccini, scomparso a Bruxelles il 24 novembre 1924. Puccini era stato nominato senatore il 18 settembre 1924 e morì il 29 novembre 1924, prima di prestare giuramento davanti all’Assemblea dei senatori. Tra il 10 e il 15 maggio 1926 si svolse la prima spedizione polare con il dirigibile Norge a cui parteciparono esploratori di Italia, Norvegia e Stati Uniti (Nobile, Amundsen, Larsen, Ellsworth). Due anni dopo, durante la seconda spedizione, il dirigibile Italia precipitò, provocando la morte di numerosi componenti della spedizione, tra cui lo stesso Amundsen.

Nel campo della letteratura, il 1° gennaio 1926 fu pubblicato il primo numero della rivista «Solaria», pubblicata fino al 1936. Il 10 novembre 1927 fu conferito il premio Nobel per la letteratura alla scrittrice Grazia Deledda.

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Atti parlamentari della Camera dei Senatori. Discussioni : legislatura XXVII, 1a sessione 1924. - Roma : Tipografia del Senato, 1924 24 maggio 1924
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Atti parlamentari della Camera dei Senatori. Discussioni : legislatura XXVII, 1a sessione 1924-1925. Volume secondo, tornate dal 20 gennaio al 3 aprile 1925. - Roma : Tipografia del Senato, 1925 20 gennaio 1925
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Atti parlamentari della Camera dei Senatori. Discussioni : legislatura XXVII, 1a sessione 1924-1925. Volume terzo, tornate dal 5 maggio al 13 giugno 1925. - Roma : Tipografia del Senato, 1925 5 maggio 1925
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Atti parlamentari della Camera dei Senatori. Discussioni : legislatura XXVII, sessione unica. Volume decimo, tornate dal 6 novembre al 22 dicembre 1928-VII. - Roma : Tipografia del Senato, 1929-VII 6 novembre 1928
22 dicembre 1928
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