XXV Legislatura (dal 1° dicembre 1919 al 7 aprile 1921)
Presidente del Senato
- Tommaso Tittoni (1° dicembre 1919-7 aprile 1921)
Altre informazioni sulla legislatura
La XXV legislatura fu inaugurata a Roma nell’aula di Montecitorio il 1° dicembre 1919 e si concluse il 7 aprile 1921. Nel corso della legislatura furono svolte in Senato 124 sedute. Il re designò Tommaso Tittoni alla presidenza del Senato.
I risultati delle elezioni per la Camera dei deputati del 16 novembre 1919 erano stati sorprendenti: il Psi aveva conquistato 156 seggi, il Ppi, alla sua prima prova, 100 seggi; il Partito liberale aveva subito un rovinoso crollo, attestandosi a 41 seggi, mentre i fascisti, nonostante tutti i pronostici favorevoli, registrarono una clamorosa sconfitta. Malgrado la débâcle elettorale, i fascisti furono tuttavia assai visibili e presenti nel paese, attraverso un crescendo di attentati, violenze e atti di sabotaggio.
Nell’immediato dopoguerra l’Italia fu percorsa da un’ondata di scioperi e di rivendicazioni sindacali senza precedenti, sia in relazione alle questioni dei diritti sia in funzione del miglioramento salariale. A fine gennaio 1920 si svolse uno sciopero prolungato delle ferrovie, mentre a metà febbraio mezzadri e braccianti incrociarono le braccia per ottenere condizioni più favorevoli di lavoro e di salario. La controversia nelle campagne fu risolta il 25 ottobre con un accordo vantaggioso per la Federterra, che fu tuttavia il preludio al passaggio al fascismo di una parte consistente dei proprietari terrieri. Il 18 marzo ebbe inizio lo sciopero operaio alla Fiat di Torino, al quale la direzione dello stabilimento reagì con la serrata; al termine delle proteste, gli operai riottennero il lavoro, ma senza alcuna concessione sostanziale.
Il 12 maggio lo stesso presidente del Consiglio Nitti fu costretto alle dimissioni per il voto sfavorevole della Camera sulla vertenza sindacale dei postelegrafonici. Reincaricato nuovamente dal re il 21 maggio, il secondo governo Nitti ebbe vita brevissima: il 15 giugno l’emanazione di un decreto sul prezzo politico del pane, avvenuta senza consultare il Parlamento, espose il governo a forti critiche, che ne causarono la caduta. L’incarico fu affidato a Giovanni Giolitti, ormai al suo quinto governo, con una compagine ministeriale notevolmente rinnovata. La fiducia al nuovo governo fu votata il 28 giugno alla Camera con ampia maggioranza. Il giorno successivo la Camera votò anche l’esercizio provvisorio con 316 voti a favore e 91 contrari, mentre al Senato il 30 giugno il voto favorevole sullo stesso provvedimento risultò unanime.
Anche Giolitti, come il suo predecessore, si trovò a dover gestire e arbitrare le rivendicazioni crescenti dei lavoratori in sciopero.
Il 29 luglio 1920 da Milano iniziò una nuova campagna di scioperi operai per gli aumenti salariali e per la riduzione a otto ore della giornata lavorativa. A partire dal 20 agosto gli operai metalmeccanici di Milano iniziarono lo sciopero bianco di fronte al rifiuto protratto delle loro richieste: la protesta iniziò a dilagare anche in altre città. Per tutta risposta l’Alfa Romeo di Milano reagì con la serrata. Nel mese di settembre, di fronte alle risposte costantemente negative delle parti padronali, la situazione delle lotte operaie si acuì fino al punto da innescare l’occupazione delle fabbriche. Nonostante la situazione preinsurrezionale tra i lavoratori, nelle riunioni del Consiglio nazionale della Cgil a Milano del 10-11 settembre prevalsero le soluzioni moderate e orientate al compromesso rispetto alle tesi oltranziste.
Nell’ambito della politica estera, il 2 agosto 1920 fu firmato con il governo provvisorio albanese il trattato di Tirana, in base al quale l’Italia riconosceva le frontiere albanesi del 1913. Le truppe italiane si ritirarono quindi da Valona.
Il 12 novembre 1920 fu firmato il trattato di Rapallo tra Italia e Iugoslavia, che attribuiva all’Italia l’Istria, Zara e alcune isole, in cambio della rinuncia alla Dalmazia da parte italiana. La città di Fiume fu riconosciuta come Stato libero. Il trattato fu ratificato il 27 novembre dalla Camera e il 17 dicembre dal Senato. A seguito della ratifica, le truppe italiane guidate dal generale Caviglia eseguirono l’ordine governativo di porre fine alla Reggenza del Carnaro, istituita da Gabriele D’Annunzio l’8 settembre.
Nel frattempo il Senato si arricchì di un numero cospicuo di nuovi senatori: il 30 settembre 1920 furono nominati 9 senatori, tra i quali Salvatore Barzilai, Enrico Conci e Valeriano Malfatti; il 3 ottobre si ebbe un’“infornata” di 58 senatori, tra i quali Luigi Rava, Sidney Sonnino e Giovanni Verga.
Alla conflittualità sociale del cosiddetto biennio rosso si aggiunse la parallela brutalizzazione nei metodi della contestazione politica, figlia della guerra e tipica delle formazioni d’estrema destra, in particolare dei nazionalisti e degli squadristi fascisti, dediti ad assalti e violenze con morti e feriti. Dopo le elezioni municipali a Bologna, contrassegnate da una maggioranza socialista, il 21 novembre 1920 gruppi di squadristi attaccarono con armi da fuoco Palazzo d’Accursio, sede municipale, alla vigilia dell’insediamento del nuovo consiglio comunale. La brutale aggressione causò nove morti e un centinaio di feriti. La morte nell’eccidio del consigliere comunale nazionalista Giulio Giordani diede ai fascisti il pretesto per scatenare numerose spedizioni punitive nei mesi successivi, trasformando l’azione violenta da fatto episodico a fenomeno radicato e sistematico. Il tema della violenza squadrista emerse nel dibattito parlamentare per merito dei deputati socialisti, che il 31 gennaio 1921 presentarono una mozione di sfiducia nei confronti del governo, accusato d’avere un atteggiamento neutrale di fronte agli atti d’eversione e di sabotaggio dello Stato democratico. Il dibattito sulla mozione socialista si svolse tra il 1° e il 3 febbraio e comprese un ampio e documentato intervento di Giacomo Matteotti. La mozione fu tuttavia respinta. Il 23 marzo un attentato anarchico al Teatro Diana a Milano causò 21 morti e un centinaio di feriti; i fascisti colsero l’occasione per scatenare nuove violenze, attaccando la sede del quotidiano socialista l’«Avanti!» e incendiando la redazione del periodico anarchico «Umanità nova».
Dal 15 al 21 gennaio 1921 si svolse a Livorno il XVII congresso nazionale del Psi, al termine del quale l’ala dissidente della sinistra massimalista (Bombacci e Misiani) e il gruppo di “Ordine nuovo” (Gramsci, Togliatti, Tasca e Terracini) si riunirono separatamente, dando vita al Partito comunista d’Italia.
Volumi | Estremi cronologici | Sessione | Contiene | |
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Atti parlamentari della Camera dei Senatori. Discussioni : legislatura XXV, 1a sessione 1919. - Roma : Tipografia del Senato, 1919 | 1 dicembre 1919 14 luglio 1920 |
unica | Discorso del re all'apertura della prima sessione - Discussioni | |
Atti parlamentari della Camera dei Senatori. Discussioni : legislatura XXV, 1a sessione 1919-1920. - Roma : Tipografia del Senato, 1920 | 15 luglio 1920 28 dicembre 1920 |
unica | Discussioni | |
Atti parlamentari della Camera dei Senatori. Discussioni : legislatura XXV, 1a sessione 1919-1921. - Roma : Tipografia del Senato, 1921 | 24 gennaio 1921 21 febbraio 1921 |
unica | Discussioni | |
Atti parlamentari della Camera dei Senatori. Discussioni : legislatura XXV, 1a sessione 1919-1921. - Roma : Tipografia del Senato, 1921 | 22 febbraio 1921 5 aprile 1921 |
unica | Discussioni - Indice alfabetico ed analitico delle materie contenute nei volumi della sessione unica 1919-21 |