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Il Presidente: Intervento in Assemblea

Riunione dei Presidenti delle Commissioni competenti in materia di diritti fondamentali

Intervento del Presidente del Senato, Pietro Grasso, presso la Camera dei deputati, nell’ambito del semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell’Ue

Presidente Boldrini, Autorità, Gentili ospiti, Cari colleghi,

Con molto piacere vi porgo a nome mio e del Senato della Repubblica un caloroso benvenuto a Roma, unito all'augurio che questi due giorni di confronto su argomenti di tale profondità possano contribuire alla nuova legislatura europea e al nostro comune futuro. La scelta contenutistica delle sessioni che apriranno e chiuderanno la riunione credo offra una chiave di lettura precisa del nostro modo di intendere il tema dei diritti fondamentali: "combattere l'esclusione, lottare contro la discriminazione". I diritti individuali sono l'alfa e l'omega, il principio e la fine del lungo appassionante percorso dell'integrazione europea.

Nell'attuale momento storico di drammatico disorientamento e profonda sofferenza sociale per milioni di cittadini, credo che noi tutti dovremmo per prima cosa riflettere sul preoccupante crescere delle diseguaglianze, anche nei Paesi europei che hanno subito meno la crisi economica: un divario fra i cittadini che altera la coesione sociale, che svuota la democrazia dall'interno e che vanifica l'effettività dei diritti, consegnando tante, troppe persone alla marginalità e all'esclusione dalla cittadinanza attiva. Questa deve essere la nostra più urgente priorità: rimuovere quegli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l'uguaglianza e che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione dei cittadini alla vita politica, economica e sociale, delle comunità nazionali e dell'Unione Europea. Ciò vuol dire mettere tutti i cittadini, ma soprattutto i giovani, nelle stesse condizioni di partenza, dotando ognuno delle medesime opportunità per sviluppare le proprie capacità.

Ma senza la tutela giurisdizionale e il controllo di legittimità non si potrà mai garantire l'effettività dei diritti né realizzare lo Stato di diritto. Pertanto, ritengo che sia necessario rafforzare l'efficienza, la correttezza, l'omogeneità della funzione giudiziaria in Europa, attraverso politiche che attuino appieno lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, riconoscendo ai cittadini europei diritti e nuove tutele. Senza cadere in anacronistiche difese della sovranità nazionale, non é più eludibile il processo di avvicinamento, o meglio di omogeneizzazione, dei sistemi penali e processuali dei Paesi membri e di estensione del principio del mutuo riconoscimento. Vanno, inoltre, rafforzati strumenti istituzionali comuni già esistenti, come Eurojust ed Europol, prevedendone nuovi, come una Procura Europea, una struttura di coordinamento che consenta di innalzare il livello dell'azione di contrasto comune ai delitti contro gli interessi finanziari dell'Unione Europea, nel rispetto dei principi della Carta dei diritti fondamentali, della Convenzione di Strasburgo e delle tradizioni costituzionali degli Stati membri. Infine, credo che sia fondamentale affrontare con più determinazione e coordinamento, così in termini normativi come in termini operativi, fenomeni che indeboliscono la democrazia, influenzano la politica e inquinano il sistema economico-finanziario europeo, come la criminalità organizzata, la corruzione e l'abuso della funzione pubblica. E questo anche rafforzando le indagini sui patrimoni di provenienza illecita e prevedendo un uso più esteso della confisca e degli altri strumenti idonei a colpire l'economia illegale e sommersa, che frena la crescita e determina una deriva etica delle istituzioni e della democrazia.

Il potere pubblico attraverso un sistema giudiziario efficiente deve garantire che i diritti vengano rispettati e tutelati. Se ci pensate la giustizia è la forza dei deboli, delle vittime, degli ultimi, è il baluardo che possiamo opporre ai soprusi, alla sopraffazione, alla prepotenza, alla corruzione, alla violenza e al terrorismo. I "diritti fondamentali" non cadono dal cielo, devono essere conquistati e non sono dati per sempre, ma richiedono, tanto dalle istituzioni quanto dai cittadini, sia singoli che associati, un impegno quotidiano attraverso il quale consolidarli, aumentarli, ribadirli ogni volta in cui siano minacciati dalle contingenze della storia. Quando si parla di diritti fondamentali, mi viene in mente un sistema di principi, di idee, di comportamenti, che deve tendere alla realizzazione dei valori della persona, della dignità dell'uomo, dei diritti umani, dei principi di libertà, eguaglianza, democrazia, che devono trovare costante attuazione come metodo di convivenza civile, come un patrimonio insostituibile da difendere e da rafforzare da parte di tutti.

In realtà oggi, la cultura dell'immagine, del benessere e del profitto a qualsiasi costo ci porta a pensare soltanto a noi stessi, ci rende insensibili all'altrui sofferenza, finisce per farci coltivare la neutralità, l'indifferenza, la rassegnazione. Ma attenzione non esiste diritto senza dovere, non esiste risultato senza sforzo, non esiste vittoria senza impegno. I diritti non vengono da soli, devono subito essere messi in relazione agli inderogabili doveri di solidarietà politica, economica e sociale cui nessun cittadino può sottrarsi. In un sistema democratico non esistono "scorciatoie": ogni deviazione dalle regole presuppone un torto, una scorrettezza, un illecito, un reato. Quante volte ci siamo trovati nella vita di fronte a un bivio: da una parte un favore, una raccomandazione, un sopruso. Dall'altra la dignità, la bellezza e la fierezza di un comportamento onesto, etico, responsabile. Sembra più facile e più comodo cedere, ma in realtà non c'è moneta che valga il rifiuto del compromesso morale, della corruzione e della complicità.

In base a tali principi d'ordine etico e politico si ha il dovere di affrontare il tema migratorio pensando non a ciò che è conveniente, ma a ciò che è giusto. Le possibili risposte a queste drammatiche sfide emergenti sono racchiuse in due parole chiave: solidarietà e responsabilità. Il principio di solidarietà impone di affrontare l'impatto che il fenomeno migratorio determina sugli ordinamenti nazionali in chiave di bilanciamento di diritti e valori in campo, ponderando le esigenze di sicurezza, di rispetto della legge e di protezione del territorio con la promozione della dignità umana e dei diritti fondamentali.

Nessuna regola giuridica può mai ignorare le tragedie umane, le storie e i valori universali. In questo senso il valore di solidarietà, che richiama il rapporto di ciascun ordinamento politico con i cittadini, si deve coniugare con il principio di responsabilità, che allude al rapporto fra gli Stati. Nessun ordinamento, nessuno Stato può considerarsi oggi immune da minacce da parte del terrorismo e della criminalità transnazionale né autosufficiente rispetto alla soluzione di questioni globali, epocali. Mi si affacciano alla memoria i tempi, non tanto lontani, in cui da magistrato coordinavo le indagini contro i trafficanti di esseri umani, moderni mercanti di schiavi e spesso di morte, e rilevo la nuova dimensione geopolitica del fenomeno migratorio, connotato da trasformazioni fortissime, da una progressiva diversificazione delle rotte, dall'emergere di nuovi conflitti, situazioni di instabilità, persecuzioni politiche e religiose, e da motivazioni individuali determinate dalla povertà, ma illuminate dalla luce della speranza di un futuro, qualunque esso sia. L'Unione non può dunque che affrontare le fratture geopolitiche che sono all'origine di questi movimenti epocali di persone, con una visione strategica, e solidale rispetto ai Paesi membri più esposti. Sul piano giuridico l'Unione, attraverso la legislazione e la giurisprudenza della Corte di giustizia, ha già raggiunto importanti punti di convergenza: grazie alle direttive sulla condizione dei rifugiati e la concessione dell'asilo politico, sui permessi di soggiorno e sui ricongiungimenti familiari si sono armonizzate le condizioni di ingresso e soggiorno sul territorio europeo. Ma non basta. Oggi è necessario rilanciare la politica estera europea, particolarmente ai nostri confini orientali e meridionali, per contribuire a governare e non solo subire passivamente le trasformazioni degli equilibri geopolitici mondiali.

Nel mondo dei diritti si collocano molti temi, soltanto alcuni dei quali potranno essere discussi in questi due giorni. Tra quelli di più recente attualità, oltre le migrazioni, i diritti connessi alla società dell'informazione, che ripropongono le eterne aspirazioni di un equilibrio fra libertà del singolo e sicurezza della comunità.
Oggi si parla tanto di istituzioni europee, di dati macroeconomici, di politiche, di fallimenti e proposte. Ma le istituzioni, l'economia, la politica non sono materia inerte: sono fatte da persone e per le persone. E noi potremo affrontare le gravi questioni che abbiamo davanti solo ripartendo dalla nostra capacità di solidarietà e di responsabilità, dalla nostra determinazione a tradurre in azioni idee e speranze, ma tutelando sopra ogni altra cosa la dignità umana, senza mai dimenticare che noi parlamentari non trattiamo soltanto di leggi, di politiche, di dati ma anche di viva realtà e pulsante umanità.

Grazie.