Consegna del Riconoscimento "Altiero Spinelli" al Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano
Intervento del Presidente del Senato, Pietro Grasso, nella Sala Zuccari alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Signor Presidente della Repubblica, caro Presidente Napolitano,
Ho accolto davvero con molto piacere la proposta del Presidente del Movimento Federalista Europeo Giorgio Anselmi di ospitare nella Sala Zuccari del Senato la cerimonia solenne di consegna del "riconoscimento Altiero Spinelli ai costruttori dell'Europa Federale" al Presidente emerito Giorgio Napolitano, con il quale mi congratulo con sincera stima.
Altiero Spinelli è il profeta dell'idea europea. Si dedicò con passione all'ideale di un'Europa unita nella democrazia e nella pace durante gli anni più drammatici del secondo conflitto mondiale, nell'isolamento del confino, dopo una profonda autocritica spirituale che l'aveva condotto, giovane antifascista, ad allontanarsi dal comunismo. Nei primi anni '50 Spinelli si schierò a fianco di De Gasperi per garantire da subito uno sbocco federale ai primi atti di integrazione europea. Al fallimento del progetto della Comunità europea di difesa nel 1954 reagì con un nuovo slancio. "Io e Monnet (disse) stiamo tirando la carretta come due somari cocciuti.. nonostante tutti gli scetticismi e tutti gli ostacoli, vinceremo noi". Fu grazie alla sua azione trascinante che nel 1984 il Parlamento europeo - il primo eletto a suffragio universale - approvò a grandissima maggioranza il Trattato istitutivo dell'Unione europea.
Lei, Presidente Napolitano, ha più volte ricordato l'affinità tra il percorso di Spinelli e il suo: un impegno europeista maturo, culturalmente consapevole e di grande spessore democratico. Il socialismo europeo, iscritto nel più ampio progetto di un'unione politica del continente, è stato il naturale approdo del suo itinerario politico e personale, tanto che appena assurto alla più alta carica della Repubblica, lei ha voluto rendere omaggio a Spinelli a Ventotene, nel ventesimo anniversario della sua scomparsa, sottolineando come si potesse "imparare da Altiero ad essere uomini e donne di alti pensieri e di forte indomabile volontà di azione". Nel suo impegno nelle istituzioni europee lei è stato un protagonista del processo che ha condotto all'elaborazione della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione e alla stesura del progetto di Trattato per la Costituzione per l'Europa. Il metodo fecondo della Convenzione ha visto fianco a fianco, oltre ai governi, Parlamento europeo e Parlamenti nazionali, ma quel grande disegno riformatore ha subito modifiche peggiorative anche a seguito dei referendum francese e olandese che nel 2005 rigettarono il Trattato per l'adozione di una Costituzione per l'Europa. Fu il primo segno dell'emergere fra i cittadini europei di un sentimento di insoddisfazione nei confronti del processo di integrazione. Da Presidente della Repubblica lei si è poi battuto a difesa delle strutture portanti dell'Unione per rafforzarne l'efficacia nel complesso contesto globalizzato, anche contribuendo a sostenere le diverse forme di cooperazione rafforzata.
Vorrei giungere all'attualità ripartendo proprio dal manifesto di Ventotene di Spinelli, scritto tra il 1941 e il 1942, nel quale colpiscono parole d'ordine e idee bellissime, e a quel tempo rivoluzionarie, come "moneta unica" e "libertà di movimento dei cittadini": profezie che oggi si sono faticosamente realizzate ma purtroppo non sono ancora irreversibili. La crisi economica, i flussi di profughi e di migranti, i pericoli del terrorismo internazionale, l'instabilità geopolitica alle nostre porte rivelano gravi egoismi e disunioni fra i Paesi europei e pericolose spinte disgregatrici. Qualcuno inammissibilmente mette in discussione i grandi principi, addirittura la libera circolazione. Io rigetto con forza qualsiasi benché minimo arretramento sulle libertà, sui principi di civiltà e sulle acquisizioni della nostra Europa e sono ottimista perché le conquiste dell'umanità dimostrano la loro grandezza alla prova della storia, e quei valori sono ormai un patrimonio iscritto indelebilmente nell'animo di ogni cittadino europeo, anche nei momenti di smarrimento e di paura che ciascuno vive in questa difficile fase, e qualcuno irresponsabilmente alimenta.
Il Presidente Mattarella nel suo intervento al Parlamento europeo a novembre ha voluto ricordare che "sessant'anni di progressiva integrazione nel rispetto delle differenze, specificità e tradizioni hanno creato un demos europeo: una crescente fusione delle nostre società... che ha prodotto risultati concreti e visibili. Un unico spazio di libertà europeo, che non possiamo perdere ma che anzi dobbiamo saper estendere, nella tutela del bene della sicurezza. L'unione ha prodotto diritto europeo: anche questo un patrimonio comune di cui i nostri cittadini non potrebbero più fare a meno".
Io sono convinto che questa lucida consapevolezza debba animare ognuno di noi a guardare, sulla via disegnata da Spinelli e dai padri fondatori, oltre le spinte emotive del breve termine per perseguire un'unione politica ancora più stretta che, giova ripeterlo, è l'unica strada per garantire benessere, sicurezza e diritti ai cittadini europei. Fuori dall'Unione, non esiste futuro per l'Europa. Contro l'Europa, non esiste futuro per l'Italia. La sfida per fare avanzare il progetto europeo oggi si declina principalmente su tre versanti: una politica economica più attenta alla produzione, all'innovazione, al lavoro, dunque alla vita quotidiana delle persone; una politica estera e di sicurezza lungimirante, coesa e strategica, particolarmente nel Mediterraneo e alle frontiere orientali; e un sistema di asilo europeo equo, solidale e rispettoso dei diritti dei rifugiati. Questi sono i più importanti impegni per realizzare un ideale, quello europeo, che per tutti noi è garanzia di democrazia e speranza per il futuro. Grazie.