Convegno "Le parole giuste. Scrittura tecnica e cultura linguistica per il buon funzionamento della pubblica amministrazione e della giustizia"
Intervento del Presidente del Senato, Pietro Grasso, nella Sala Koch di Palazzo Madama
Gentili ospiti, care ragazze e cari ragazzi,
è per me un grande piacere aprire questa giornata di studio che dà avvio ad un progetto di collaborazione istituzionale importante e ambizioso fra il Senato e l'Università di Pavia. Con il Rettore Rugge abbiamo appena firmato una Convenzione che definisce i contenuti e le finalità di questa collaborazione. Essa si propone di coniugare la tradizione di altissima professionalità della burocrazia parlamentare del Senato con i saperi e le competenze multidisciplinari del prestigioso Ateneo di Pavia. Si tratta di realizzare un'approfondita riflessione sul linguaggio giuridico e di dare vita a una scuola di formazione capace di concorrere all'affermazione di una legalità resa più puntuale, più efficace e più forte dalla giustezza delle parole dei testi giuridici. La collaborazione si articolerà nell'istituzione di un Master universitario sul linguaggio del diritto, all'interno del quale saranno previsti tirocini formativi curriculari presso gli Uffici del Senato, e nell'organizzazione di convegni e seminari aperti al confronto con altre realtà istituzionali italiane, europee e internazionali. Il progetto è rivolto a tutti coloro che, a vario titolo, sono chiamati, nella loro attività lavorativa o professionale, a progettare, redigere, interpretare, applicare le norme, nonché ai giovani laureati in discipline giuridiche, politologiche, umanistiche, socio-economiche, statistiche e informatiche, con l'obiettivo, teorico e pratico, di contribuire ad una migliore qualità dei testi giuridici e a una maggiore tutela dei diritti.
Tre secoli fa Ludovico Muratori, parlando Dei difetti della giurisprudenza sottolineava l'importanza della "pulizia del linguaggio". Da allora si è certo superata l'ingenua fede illuminista nell'assolutismo giuridico del legislatore, ma di quella fede è rimasto il lascito più essenziale. E' rimasto il valore della chiarezza del diritto e, con esso, il dovere del legislatore di essere anche uno scrittore capace di rivolgersi ai cittadini usando parole giuste, precise, appropriate, per consentire loro di essere destinatari consapevoli e informati delle disposizioni normative e non sudditi esposti a comandi oscuri e di difficile comprensione.
La certezza del diritto vive della chiarezza del diritto, in primis di quello legislativo, e questa chiarezza appare la dimensione valoriale entro la quale si incontrano rappresentanza e cittadinanza. Scrivere le leggi usando le parole giuste (come recita il titolo del convegno di oggi), significa fare del corpus delle norme uno spazio di comunicazione tra istituzioni e cittadini e coinvolgere attivamente questi ultimi nella vita dello Stato. Significa permettere loro di riconoscersi nello Stato, di poter pensare e dire, per citare Piero Calamandrei, che lo Stato siamo noi. Scrivere le leggi usando parole imprecise ed equivoche, di contro, significa creare distanza tra i cittadini e le istituzioni e in quella distanza è facile che si insinui la sensazione che anche la giustizia e la legge siano tra loro distanti.
Vittorio Scialoja ha scritto che "Un'idea non può essere giuridica se non quando sia chiara, perché il diritto è arte di tracciare limiti; ed un limite non esiste se non quando sia chiaro". Questa frase di Scialoja ci mette dinanzi non solo il legame ontologico tra chiarezza e diritto, ma anche il valore costituzionale rivestito dalla chiarezza del diritto. Se il costituzionalismo è teoria e pratica dei limiti del potere, allora la chiarezza del diritto, la giustezza e la precisione delle parole del legislatore, e in genere delle autorità, sono un aspetto fondamentale di quella teoria e di quella pratica. Alla chiarezza del diritto sono dunque affidate, oltre che la certezza del diritto, la certezza e l'inviolabilità dei diritti del cittadino. Cosicché la chiarezza del diritto si colloca esattamente là dove si incontrano, nella nostra Costituzione, il principio democratico e quello personalista.
Naturalmente questo tema riguarda non solo la tecnica del linguaggio giuridico ma prima ancora il rapporto tra diritto e politica. Le leggi nascono dal rapporto politico fra Governo e Parlamento, maggioranza e opposizione. Per questo credo che per rilanciare la qualità della legislazione italiana sia necessario che la politica si impegni in due direzioni. La prima è la semplificazione. Nonostante diversi tentativi, passati e in corso, resta un dato oggettivo, che l'Italia ha un numero di leggi in vigore quindici o venti volte superiore agli altri grandi Paesi europei, situazione che rende difficile al cittadino conoscere e comprendere le norme. La seconda direzione è assicurare la qualità delle norme attraverso un accurato lavoro di istruttoria nelle commissioni, dove i testi possono essere ponderati, dibattuti e migliorati con il sostegno dei bravi tecnici del Parlamento. Una legge ben scritta non solo è più comprensibile, e quindi più efficace, ma è applicabile in maniera più uniforme, riducendo gli spazi interpretativi per chi deve attuarla. In quella sede ci si può assicurare che le norme rispondano agli obiettivi perseguiti dalla politica, siano ben formulate e si armonizzino appieno con l'ordinamento, mentre all'Aula deve essere lasciato il ruolo che le è proprio nella democrazia, la trasparenza e la pubblicità delle scelte politiche. La riforma costituzionale in itinere riconfigura e limita il ruolo del Senato nel procedimento legislativo, ma, se entrerà in vigore, gli attribuirà, nel contempo, un significativo ruolo di valutazione e verifica in ordine alla qualità, efficienza ed efficacia delle politiche pubbliche e di raccordo con le istituzioni europee e con le autonomie territoriali. In questo nuovo possibile contesto la nostra istituzione dovrà e saprà confrontarsi con nuove sfide, tra le quali sarà centrale quella della promozione e valorizzazione delle buone pratiche di regolazione normativa.
Una buona normazione, efficace ma non inutilmente pervasiva; una giustizia efficiente e con tempi e certi; amministrazioni moderne, capaci di assicurare il rispetto delle regole e la qualità dei servizi, rappresentano obiettivi irrinunciabili per il futuro del Paese. Un futuro che appartiene a tutti i cittadini, ma in particolare ai giovani. Ed è anche alle giovani generazioni che il progetto del Senato e dell'Università di Pavia si rivolge, per fornire loro tutte le conoscenze indispensabili per far parlare il diritto con le parole giuste; per fare del diritto un effettivo strumento di democrazia, libertà e giustizia; per contribuire a realizzare, secondo le finalità della Politica con la P maiuscola, la migliore delle leggi possibili.