Discorso di auguri al Capo dello Stato del Presidente del Senato, alla presenza delle alte cariche dello Stato
Intervento del Presidente Grasso al Palazzo del Quirinale
Signor Presidente della Repubblica,
per me è un onore e un piacere formularle gli auguri più sinceri in occasione del Santo Natale e delle feste di fine anno, anche a nome della Presidente della Camera, del Presidente del Consiglio dei Ministri, del Presidente della Corte Costituzionale, delle Autorità civili e militari, e di tutti i presenti. Noi tutti le siamo profondamente grati per come lei incarna i valori della Costituzione e l'unità del Paese, interpretando il suo alto ruolo come quello di un arbitro che regola attentamente e silenziosamente il gioco democratico attraverso una costante opera di persuasione, per usare le sue stesse espressioni.
Dell'anno che volge al termine non potremo mai cancellare le immagini di dolore e di distruzione causate dal sisma che ha colpito a più riprese il cuore del Paese. Allo stesso modo non dimenticheremo le manifestazioni di commossa solidarietà e concreto sostegno degli italiani, l'umanità e la dedizione di coloro che si sono impegnati nei soccorsi e nell'assistenza delle vittime e che si prodigano per fare ripartire la vita economica, sociale e scolastica delle aree colpite. Lei, Signor Presidente, in questi mesi non ha fatto mai mancare la sua affettuosa vicinanza alle popolazioni e le sue continue esortazioni affinché la ricostruzione proceda con determinazione, efficienza e rapidità. In questa direzione, esprimo soddisfazione per il senso di responsabilità di tutte le forze politiche in Parlamento che hanno convertito rapidamente e con la più ampia convergenza il decreto che predispone misure per affrontare l'emergenza. L'auspicio è che la politica impari finalmente a guardare lontano, programmando e realizzando un ampio programma strategico di messa in sicurezza del Paese, per proteggere la vita e la sicurezza dei cittadini e per tutelare l'incomparabile ricchezza delle nostre risorse ambientali, architettoniche, artistiche e culturali e le attività economiche.
La situazione sociale del Paese continua ad essere profondamente segnata dalla crisi che investe l'economia, la produzione e il lavoro, in un quadro internazionale caratterizzato da perdurante incertezza accompagnata da limitati miglioramenti, ancora flebili per quello che riguarda l'Italia. La recente indagine Istat sulle condizioni di vita e di reddito dei cittadini italiani segnala il drammatico aggravamento delle diseguaglianze economiche e sociali, del disagio giovanile e del divario fra ricchi e poveri, fra il Nord e il Sud del Paese, fenomeni gravissimi che mettono a rischio la coesione sociale e danno origine a pericolose aree di marginalità e vulnerabilità, nelle quali può svilupparsi il radicalismo ideologico e l'illegalità. In questo quadro così preoccupante il primario dovere della politica e delle istituzioni è tendere a realizzare l'eguaglianza dei cittadini, restituendo a ciascuno speranze e prospettive, particolarmente a chi è più giovane e guarda con incertezza al futuro. Nessuno deve essere lasciato indietro.
Il contesto internazionale del 2016 è stato particolarmente travagliato a causa di conflitti, fratture geopolitiche, terrorismo e altri fattori di instabilità che hanno effetti drammatici sulla vita economico-sociale di vasti territori e contribuiscono a quei flussi di umanità dolente, profughi e migranti, che gli italiani accolgono con generosità e solidarietà. Il pensiero corre a ogni vittima di atrocità nel mondo e in particolare a coloro che sono caduti negli attentati di ieri e a quella che lei, incontrando il Corpo diplomatico, ha definito l'agonia di Aleppo: "una ferita per la coscienza di ciascuno di noi e... testimonianza di come davvero il sonno della ragione generi mostri". Per contrasto, l'Unione europea, il nostro primario e imprescindibile orizzonte di riferimento, è preda di debolezze politiche, egoismi e incomprensioni che rischiano di rinnegare nei fatti quei valori di libertà, democrazia e solidarietà sui quali abbiamo edificato la pace in Europa, dopo le atrocità del Secondo Conflitto. Signor Presidente, come lei ha osservato il Paese avverte, particolarmente nel Mediterraneo, una speciale responsabilità "frutto della consapevolezza che la nostra stabilità e il nostro benessere sono inscindibili da quelli dei nostri vicini.. consapevolezza che ci ha spinto ad assumere da tempo un ruolo attivo e propositivo" (sono sue parole). Questo forte senso di responsabilità deve spingerci a tenere una posizione di avanguardia nella difesa della casa comune europea, persuadendo gli altri Stati membri a promuovere la crescita e il lavoro; ad affrontare le migrazioni in nome di accoglienza, solidarietà ed equa ripartizione degli oneri; a moltiplicare gli sforzi per rispondere con coesione ai problemi e per programmare insieme il futuro dei cittadini europei.
Ciascuno di noi in base alle proprie responsabilità si prepara, Signor Presidente, ad affrontare con determinazione gli impegni internazionali dell'anno venturo, fra i quali la ricorrenza del sessantesimo anniversario dei Trattati europei di Roma, che sarà celebrata da Parlamento e Governo, la presidenza italiana del G7 e la partecipazione come membro non permanente al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Come lei ha osservato ieri, l'azione del Paese nel mondo si deve fondare sul "multilateralismo efficace", che esalta "le ragioni del dialogo e della comprensione reciproca" (sono sue parole).
Alla consultazione referendaria gli italiani hanno risposto con una partecipazione molto ampia, prova della forte vitalità democratica del Paese. La crisi seguita alle dimissioni del Governo è stata superata, grazie alla sua instancabile opera, con quella rapidità e quella determinazione necessarie per mettere subito l'Italia in condizione di rispettare gli impegni e le scadenze che lei ha giustamente evocato. Al Presidente Gentiloni e al Governo auguriamo buon lavoro e ogni successo. L'auspicio è che le forze politiche, tenendo conto delle decisioni della Consulta, si dedichino alla doverosa approvazione della legge elettorale e, nel contempo, si concentrino sulle tante questioni che hanno un diretto impatto sulla vita quotidiana degli italiani e attendono parimenti urgenti risposte dopo il rallentamento dell'attività parlamentare degli ultimi mesi. Proprio oggi, con la Presidente Boldrini abbiamo convocato per l'11 gennaio prossimo le Camere in seduta comune per l'elezione di un giudice della Corte Costituzionale.
A nome di tutti i presenti, Signor Presidente, rivolgo un augurio riconoscente ai militari, ai civili e ai volontari italiani che nei contesti internazionali più turbolenti, con sacrificio, responsabilità e umanità, onorano il Paese sostenendo la pace, la stabilità geopolitica e la dignità delle persone. Vorrei anche ricordare e ringraziare coloro - forze dell'ordine, lavoratori pubblici e privati, personale sanitario, volontari, religiosi - che, rinunciando allo svago e al riposo svolgono un lavoro silenzioso e indispensabile per garantire la serenità e la sicurezza dei cittadini ed assistere chi ha bisogno di cure, sostegno e calore umano.
Signor Presidente, nella sua costante opera per unire il Paese lei ha richiamato "governi, classi dirigenti, forze sociali, intellettuali.. ad anteporre ideali e visioni all'effimera ricerca del consenso ad ogni costo, ottenuto a volte con grandi semplificazioni e con demagogia" (sono sue parole). Sono certo di interpretare il pensiero di tutti, nel confermarle che noi ci impegneremo a raccogliere le sue alte sollecitazioni per servire con orgoglio questo Paese, reso grande dall'ingegno e dall'umanità degli italiani, da istituzioni solide e leali alla Costituzione, da una società civile solidale e moderna, da un'intelligente diplomazia e da forze armate preparate e stimate anche all'estero. Con questi profondi sentimenti di stima e gratitudine, Signor Presidente, a nome di tutti le rinnovo gli auguri più sinceri.