Seminario del Gruppo Speciale sul Mediterraneo e il Medio Oriente dell’Assemblea parlamentare della Nato
Intervento del Presidente del Senato, Pietro Grasso, a Palazzo Montecitorio
Presidente Boldrini, Presidente Alli, Presidente Gentiloni, Autorità,
ho accolto davvero con piacere anche quest'anno l'invito del Presidente della Delegazione italiana Andrea Manciulli - che ringrazio - ad introdurre il seminario del Gruppo Speciale Mediterraneo e Medio Oriente e della Sottocommissione sulla Cooperazione transatlantica in materia di difesa e sicurezza dell'Assemblea Parlamentare della NATO.
Le assemblee rappresentative sono la più alta espressione della democrazia. Ai Parlamenti spetta la fondamentale responsabilità di garantire i diritti e le libertà delle persone, e il dovere di stimolare e controllare la politica estera e di sicurezza dei governi: per questo ritengo molto importante la vostra presenza che nel tempo ha reso questo appuntamento un'occasione di dialogo e confronto sempre più rilevante che oggi coinvolge trentacinque Paesi.
Considero molto significativo che il seminario sia stato strutturato in modo tale da iniziare sul tema della minaccia del terrorismo internazionale rispetto al nostro continente; proseguire con sessioni di approfondimento sulla prevenzione della radicalizzazione e il contrasto all'estremismo, tema su cui è in discussione un Disegno di legge già approvato dalla Camera e dalla Commissione Giustizia del Senato; per giungere alla crisi migratoria nel Sahel e la difficile situazione in Libia e concludersi con un focus dedicato alla Siria e all'Iraq.
Sono tutti temi profondamente interconnessi che vanno per questo affrontati insieme e valutati nella loro complessità. La sempre più vicina sconfitta dello stato islamico sotto il profilo militare può - ad esempio - innalzare la minaccia terroristica a causa del rientro dei foreign fighter in Europa.
Un tema che mi sta particolarmente a cuore è quello del supposto nesso tra terrorismo e migrazioni. Il dato di fatto è che quasi tutti i terroristi che hanno agito in paesi europei erano cittadini francesi o belgi, non erano affatto arrivati insieme a migranti e rifugiati. L'ho detto molte volte: questa infondata connessione ha l'unica conseguenza di alimentare la paura e creare tensioni nel tessuto sociale. Certamente si devono rafforzare i controlli ma non possiamo mettere in discussione il dovere, morale e giuridico, di accogliere le persone che fuggono da guerre e persecuzioni. La nostra comune responsabilità è proteggere la vita e la serenità dei cittadini, combattendo la barbarie con gli strumenti dello Stato di diritto, della democrazia, del multilateralismo e della diplomazia e proteggendo in ogni circostanza i diritti fondamentali e la libertà di credo di ogni persona, che sia cittadino, residente, ospite, profugo o migrante.
Da questa due giorni di confronto mi aspetto scaturisca e si consolidi la consapevolezza che solo attraverso una sempre più stringente ed effettiva collaborazione - sin dalla fase di analisi strategica - si possono affrontare con successo le grandi sfide che la contemporaneità pone alla comunità dei nostri cittadini e alle loro istituzioni.
Occorrono iniziative per garantire futuro nei territori instabili a tutte le componenti etniche, religiose e sociali; cooperazione nella circolazione di informazioni ed elementi di indagine per prevenire la violenza e punire i responsabili in processi equi; politiche che mettano al centro la coesione sociale, perché è ai margini della società che si creano alcune delle condizioni per l'illegalità e per il radicalismo. Ciascuno di noi nel proprio Paese si deve adoperare per rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l'eguaglianza dei cittadini e impediscono la partecipazione di tutti alla vita comune. Ma non basta: dobbiamo proiettare questo dovere nello spazio geopolitico mediterraneo, e far sentire la nostra voce in Medio Oriente. La responsabilità che compete alla politica, particolarmente a noi parlamentari, è pensare e realizzare un progetto di futuro nel quale la cittadinanza non si edifica sulla religione, sulla nazionalità, sulla lingua o sull'etnia, ma sulla condivisione di valori, sogni e speranze e sulla volontà di impegnarsi per il bene comune.
Sarebbe miope vedere nel Medio Oriente e nel Mediterraneo solo fonti di minacce e instabilità e ignorare le grandi opportunità di sviluppo comune che non possiamo permetterci di non cogliere. La nostra comune storia, cari amici, ci vincola a un futuro insieme e questo è lo spirito che deve animarci in questa occasione e in ogni momento della nostra azione istituzionale e politica. Buon lavoro a tutti. Grazie