I tempi del Senato
di Marcello Pera
Nei palazzi del Senato i tempi si calcolano in secoli, o addirittura in millenni, se si pensa alle antiche terme neroniane che sorgevano proprio dove oggi sono palazzo Madama e palazzo Giustiniani e le cui tracce ancora si incontrano nei vasti sotterranei. Ma si calcolano anche in ore e minuti, quelli stretti dei dibattiti, delle decisioni, delle votazioni, scanditi dai calendari e dagli ordini dei lavori.
Per stare al passo con tutti questi tempi, ci vogliono più orologi, più unità e metri di misura. Il Senato li usa. Convegni, conferenze, mostre, dibattiti, presentazioni, iniziative pubbliche di ogni genere, danno prova della vita di una istituzione, che oltre alla centralità del suo compito legislativo, è immersa nel suo tempo e da questo trae spunto per crescere ed evolversi.
L'arte, che meglio di ogni altra manifestazione umana incarna e rispecchia lo spirito del tempo, non poteva non avere il suo posto in questo continuo aggiornamento. D'altronde, i capolavori che si trovano nei palazzi del Senato sono il frutto di una lunga e complessa stratificazione di stili, gusti, tendenze, attraverso i quali si è dipanata la storia dell'istituzione.
Si trattava di non perdere il passo, di non lasciare spazi vuoti nella galleria ideale che ogni epoca ha contribuito a comporre. Per questo, negli ultimi anni, il Senato ha avviato, con l'aiuto di esperti, galleristi, appassionati, una ricerca volta a rintracciare forme e espressioni artistiche moderne adatte a rendere vivo e in crescita il patrimonio artistico dei suoi palazzi. A questi palazzi abbiamo cercato di far vivere la contemporaneità, introducendovi opere di grandi e riconosciuti autori viventi, in modo che non vi si depositasse la polvere degli anni e della distrazione, ma divenissero motivo di interesse rinnovato e rinvigorito.
Non abbiamo voluto avviare una semplice operazione estetica, di mero abbellimento, ancor meno abbiamo inteso fornire indicazioni neppure implicite di valore o di rappresentatività. Questo stesso catalogo, con cui portiamo a conoscenza ciò che abbiamo fin qui fatto, ne è la prova. Esso è immaginato non come quello di una qualsiasi collezione d'arte, ma piuttosto come una raccolta di impressioni, di analogie, di scorci, messa assieme dall'occhio personale di un bravo fotografo che, nei palazzi, ha còlto la continuità del nuovo con l'esistente. Un "carnet de voyage", per incoraggiare una visita, un'attenzione, o anche solo uno sguardo meno affrettato.