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Pasquino - La storia

Pasquino

Giornale umoristico con caricature

1856- 1921

Torino, Tip. Scolastica di S.Franco, quindi Tip. Letteraria, Tip. G.Cassone, Tip. G.Candeletti;

In seguito: Tip. Lit. Camilla e Bertolero - Tip. Lit. E.Denina; cm. 36, voll. 17, con illustrazioni.

A. XXIII, 1878- a. XXXVIII, 1893; a. LIV, 1909- a. LV, 1910; a. 64, 1919.

Settimanale della domenica

Per. 1345. 1-18

Lo sviluppo della stampa periodica a Torino e nel Regno di Sardegna assunse una notevole importanza rispetto ad altre parti d'Italia, rispecchiando pienamente il fervore politico che caratterizzò il "decennio di preparazione" all'Unità d'Italia. In questo contesto anche i fogli umoristici e satirico-caricaturali trovarono terreno favorevole, meritandosi addirittura l'appellativo di "pattuglia d'assalto del Risorgimento"; tra questi vi era anche il Pasquino.

I suoi fondatori, Giovanni Augusto Cesana e Giovanni Piacentini, volevano ideare "un giornale umoristico con caricature di genere sociale, che non urtasse i nervi della censura austriaca e di quella degli stati della penisola", così da "aprire una breccia in quella muraglia che la reazione aveva innalzata tutt'intorno al Piemonte". L'intento era quello di farsi leggere da tutti gli italiani e perciò intitolarono il foglio alla nota statua romana, simbolo per eccellenza della satira politica, dotta e popolaresca.

Il Pasquino ebbe una lunga esistenza dal 1856 fino al 1921, dovuta, soprattutto nei suoi primi quarant'anni di vita, alla mancanza di violenza del suo direttore e disegnatore, Casimiro Teja, il quale dal 1859 fece del foglio un'opera quasi personale.

Scomparso Teja le redini del Pasquino passarono al suo allievo Dalsani (Giorgio Ansaldi), che si avvalse della collaborazione dei migliori disegnatori del tempo come Gonin, Cetto, Chessa, Caramba e Fontana.

Nel 1870 uscirono a Roma anche un Pasquino di Roma, di carattere polemicamente liberale e, nel 1893, un Figlio di Pasquino.