Il Lampione - Il programma
Il Lampione. Giornale per tutti si distingue per il carattere democratico e patriottico e il forte spirito laico, mescolando al suo interno perorazioni ideologiche e satira, portando alla luce le controversie della vita pubblica in un linguaggio concreto e comprensibile. Ogni numero contiene un articolo iniziale di carattere politico-ideologico, diretto al "popolo". Infatti, già nel primo numero del 13 luglio 1848, il periodico si rivolge ad esso spronandolo e volendolo istruire, mostrando diritti e doveri: "Popolo, popolo, tu hai in te gli istinti che ti possono levare sublime e quelli che ti possono insozzare nel fango. Bisogna fecondare gli uni, distruggere gli altri; l'opera è grave ma noi l'assumiamo tranquilli". Consapevole dell'importanza di coinvolgere tutti nelle lotte per l'indipendenza, i redattori sentono la necessità di ideare un piano educativo più ampio e perciò si invita il nuovo governo toscano " ad aprire scuole per i figli del povero e per gli adulti" e a obbligare "i preti a smettere di ronzare per le vie e strisciare attorno le nere gonnelle per le Piazze, pei mercati e pei pubblici passeggi, beati del non far nulla", ma ad adoperarsi, piuttosto, affinché il popolo diventi "nobile, grande e virtuoso, perché non é più schiavo, ma sovrano". Sempre con lo stesso obiettivo vengono pubblicati, ad esempio, articoli intitolati "La Fraternità e l'Uguaglianza spiegate al popolo", "La Libertà spiegata al popolo", "La Costituente italiana spiegata al popolo" o "La guardia civica spiegata al popolo". Il fine è dei più nobili, rendere l'Italia indipendente: se essa vuol essere "libera e felice", "se vuole davvero la sua redenzione politica e civile, se desidera un'indipendenza certa e sicura, non può nè deve far conto che di sè (sic) stessa e dei suoi propri mezzi". A tal proposito ad esempio, in seguito alla sconfitta di Custoza nel n. 15 del 29 luglio 1848, viene riportata la notizia che "l'eroico esercito italiano, dopo due giorni di ostinati e gloriosi combattimenti, ha dovuto ripiegare dinanzi alle crescenti orde nemiche (...)" e Il Lampione non trattiene i suoi commenti, prendendosela contro chi non ha prestato soccorso e non ha agito "con rapidità ed energia al pericolo della Patria", ed invita con fervore i popoli di Lombardia, Toscana e Roma a far intendere ai loro governi "il loro fermo volere (di continuare a combattere) con quella voce che non ammette replica" e solo così "la Patria sarà salva". Nelle pagine interne viene dato spazio ad articoli satirici, alla pubblicazione di un romanzo a puntate dal titolo I fiori sempiterni e il cholera, e a una rubrica dedicata a "Rarità e cose comuni"; nell'ultima pagina si trovano Le notizie o Notizie della Mattina, aggiornamenti sulle vicende politiche, costituite da resoconti brevi di eventi e di fatti avvenuti in Italia e all'estero. Spesso vengono riportate notizie da altre testate facendo attenzione a menzionare il titolo del periodico fonte dell'informazione; non mancano polemiche e attacchi con altri fogli del tempo, ad esempio, la Gazzetta di Firenze, il Corriere Livornese o la Voce del popolo, che reca addirittura come sottotitolo Antilampione. Esempio di satira arguta è quella sferrata contro i regnanti europei nell'articolo Una nuova società filodrammatica, in cui viene descritto il consesso dei regnanti e uomini politici intenti ad allestire una rappresentazione teatrale: Luigi Filippo interpreta il Tiranno caratterista, Francesco V il servo sciocco, Ferdinando, ex duchino, le parti ingenue e le parti di Donna, Metternich il macchinista e soffione. A partire dal n. 68 del 2 ottobre 1848 il giornale viene corredato da vignette satiriche gustose ed efficaci, volte ad ironizzare soprattutto sulla situazione politica contemporanea ed alcune idee in voga all'epoca. Le scelte grafiche rendono esplicite la linea politica del periodico: dopo la capitolazione di Milano Il Lampione del 10 agosto 1848 (n. 25) appare listato a lutto e con l'annuncio "Il sacrificio della patria è consumato! Milano é caduta" e in seguito alla sconfitta di Novara del 27 marzo 1849 appare nel n. 212 del 28 marzo l'avviso: "Dietro le gravi notizie d'ieri sera abbiamo creduto bene di togliere dal giornale tutti gli articoli umoristici e la caricatura compensando questa mancanza col dare le notizie della mattina" ... "perché un popolo che non ha patria non può ridere". La politica di restaurazione del granduca Leopoldo II vieta la libertà di stampa e con il numero 222 dell'11 aprile 1849 Il Lampione cessa le sue pubblicazioni.