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La Civiltà cattolica - La storia

Civiltà cattolicaLa Civiltà Cattolica. Pubblicazione periodica per tutta l'Italia fu fondata nel 1850 a Napoli dai Gesuiti, confortati dall'approvazione personale di Pio IX; si ispirava in filosofia e in religione alla dottrina tomistica, mentre in politica fu contraria al movimento di unificazione nazionale, che avversò con sottigliezza di argomentazioni. Si schierò contro la libertà di stampa, il giornalismo, "piaga della società odierna" e "strumento di agitazione dei popoli" - come si legge nel programma distribuito nella prima domenica di marzo del 1850 in ben centomila esemplari -, il liberalismo, compreso quello cattolicizzante, e "la fiamma impura e devastatrice del socialismo". Il primo numero uscì il 6 aprile 1850 e il direttore, padre Carlo Maria Curci, volle che la rivista fosse pubblicata in italiano anziché in latino, come avrebbero preferito i suoi superiori; la finalità che lo spinse alla sua fondazione fu quella di difendere la Chiesa, minacciata in particolare dai liberali e dai massoni, che andavano ispirando molte linee portanti dell'Italia risorgimentale, per "condurre l'idea e il movimento della civiltà a quel concetto cattolico da cui sembra da tre secoli avere fatto divorzio". Padre Curci ottenne l'appoggio pieno di Pio IX, che voleva disporre di uno strumento adatto a difendere il pensiero cattolico, e del cardinale Giacomo Antonelli, mentre il generale dei gesuiti dell'epoca, padre Joannes Philippe Roothaan, non si mostrò entusiasta dell'iniziativa, per timore che, se la rivista fosse entrata in questioni politiche, la Compagnia di Gesù avrebbe potuto esserne danneggiata. Tra i primi redattori si annoverano i gesuiti Luigi Taparelli D'Azeglio, filosofo del diritto, Matteo Liberatore, cultore della filosofia tomista e precursore dell'insegnamento sociale della Chiesa, tanto che Leone XIII lo avrebbe chiamato a stendere la Rerum Novarum, Antonio Bresciani, letterato, Giovanni Battista Pianciani, studioso di scienze naturali; molti di questi padri formeranno in seguito il primo Collegio degli Scrittori, costituito "perpetuamente" il 12 febbraio 1866 con il breve apostolico Gravissimum supremi di papa Pio IX. Il primo fascicolo fu stampato in 4.200 copie, e se ne dovettero realizzare sette successive edizioni. Dopo quattro anni la tiratura era di 13.000 copie, numero notevole per l'epoca, tanto che il tipografo dovette acquistare in Inghilterra una macchina celere in sostituzione di quella per la stampa a mano. Gli abbonati erano 6.307 già alla fine del primo trimestre, e salirono ben presto a 11.800, cifra record per quei tempi: il periodico divenne la prima pubblicazione italiana a diffusione nazionale. La rivista, che ebbe dunque subito carattere fortemente combattivo, era divisa in tre sezioni, una didascalica, una dedicata alla polemica e una divulgativa. Malgrado il grande successo, dopo pochi mesi dalla fondazione la Compagnia decise di trasferirla a Roma per consentirle un respiro più ampio e sottrarla alla censura della polizia del Regno delle Due Sicilie, che, piena di "consiglieri e ministri massoni imbevuti di spirito anticurialista", non approvava alcune sue posizioni programmatiche. Dopo tale passaggio la Civiltà cattolica assunse sempre più il carattere di interprete fedele del pensiero e delle direttive del Vaticano. La direzione effettiva passò a padre Giuseppe Calvetti e successivamente a padre Giuseppe Paria, che la resse dal 1854 al 1856. La direzione nominale della rivista rimase invece nelle mani di padre Curci. La rivista sospese le pubblicazioni nel 1870, con l'ingresso delle truppe italiane a Roma, per riprenderle a Firenze nello stesso anno e solo nel 1887 nuovamente nella capitale, sua sede definitiva. Pubblicata ancora oggi, è la più antica rivista di quelle attualmente esistenti nel panorama culturale italiano.