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Il Gatto letterato o vero l'Aristarco - La storia

GattoFondato a Napoli nel 1839 da Luigi Ferrarese, con lo pseudonimo di abate Fiduchelli, nell'"avvertimento al pubblico" il Gatto Letterato dichiara la sua "missione principale" tra "i moderni letterati, Giornalisti e Gazzettieri", ovvero quella di "purgare l'attuale società da una sciamo immenso di letterati insetti, ed altri perniciosi animali, i quali, surti dalle melmose fogne dell'ignoranza e vituperevole adulazione, sono di botto venuti ad ottenebrare il puro e lucido orizzonte del nostro buon gusto". Il Gatto rappresenta il solo "animale domestico che è lungi dall'adulare gli uomini con leziose moine, come fanno tanti animali" e se qualcuno tentasse di molestarlo, non verrà risparmiato da una "spiacevole graffiatura". Inoltre dichiara: "Poiché ha visto animali nocivi e schifosi elevarsi a Letterati e dare fin'anche il proprio nome a Giornali di amene lettere come oggi noi vediamo l'infesto Topo e la schifosa Mosca, non crediamo che con tai esempli il pubblico voglia far mala ciera ad un Gatto molto istruito, pieno di spirito e bizzarro, modello di pulitezza e galanteria ". Il periodico, perciò, sferra il suo attacco diretto, tra gli altri, verso periodici contemporanei quali il Topo letterato, giornale di scienze, letteratura ed arte, fondato nel maggio 1833 da Giuseppe Del Re, e la Mosca, foglio che si pubblicò per diciassette numeri dall'ottobre 1837, i cui redattori, secondo Il Gatto, si erano guadagnati una fama "nelle Scienze e nelle lettere, per mezzo delle venali trombe dei Giornali" senza un reale merito. Alla fine del primo semestre in Poche parole del Gatto Letterato a' suoi associati, riconoscendosi l'unico e solo periodico che nel suo genere si sia conosciuto in Italia dopo "la famosa Frusta di Baretti", ammette che se alcuno ha in esso "trovato qualche pecca, è stato appunto nel titolo, il quale si è creduto molto basso, tutto che caratteristico". Perciò dal secondo volume del 1840 il periodico prenderà il nome di L'Aristarco, Giornale di Scienze, Lettere e Arti, ritenendo tale titolo "più dignitoso, e forse meno odioso". Esso si propone come obiettivo quello "di andar sempre più immegliando nel suo andamento, e si occuperà di più interessanti cose e più utili obbietti, che non ha sufficientemente trattati negli antecedenti quaderni", adottando però, per il bene della verità, "uno stile semplice e conciso". Il periodico venne sospeso nel 1840 non per il fatto che venisse stampato senza licenza, ma per le opinioni che vi erano espresse, e soprattutto a causa dell'articolo Lettera di un frenologo ad un Dottore degli Stati pontifici, per cui il redattore fu richiamato dalla Santa Sede; in seguito alla diffusione di altri articoli del periodico, continuato con il nome L'Aristarco, l'autore venne imprigionato per ventotto giorni e interdetto anche dall'incarico presso il manicomio di Aversa.