La guida dell'educatore - Il programma
Nel proemio del primo fascicolo Lambruschini afferma: "Quando io parlo d'educazione, parlo di quella delle famiglie", sottolineando l'importanza del ruolo dei genitori nel delicato processo di crescita e formazione dei figli; in tale ottica egli considerava particolarmente perniciosa "la mancanza di un'idea generale direttrice" e tentò quindi di porre rimedio a questa lacuna con la ricerca di "un principio vero, fecondo, completo, da cui le dottrine dell'ufficio degli educatori derivino come da sorgente. L'obiettivo della rivista era dunque quello di perseguire non solo una rigorosa deduzione teorica, quanto di procedere all'esame di problemi specifici in nome di una "scienza pratica" in campo pedagogico. Il fine ultimo dell'educazione è il "bene dell'educato", da raggiungere attraverso un'azione di stimolo in cui fondamentale appare la centralità del discente nel processo formativo, concetto, quest'ultimo, non certo scontato nell'Italia della Restaurazione. Del tutto coerente con tale assunto è il primato dell'esempio e della persuasione dell'alunno, nell'ambito dei quali il sistema di premi e castighi viene parzialmente svalutato nella sua finalità rieducativa, in nome di quella medietas in cui si identifica, per Lambruschini, la virtù cristiana da indicare come percorso educativo fondato sull'armonia e la ragionevolezza.