Sulla scomparsa del senatore a vita Carlo Bo
(Seduta n. 17 del 24 luglio 2001)
(Si leva in piedi e con lui tutta l'Assemblea). Onorevoli senatori, consentitemi di prendere la parola per comunicare la scomparsa del nostro collega, il senatore a vita professor Carlo Bo. In seguito avremo modo di ricordarne la figura più compiutamente, così come cercheremo di ricordare quanto prima la figura di un altro nostro collega, il senatore a vita Paolo Emilio Taviani.
Oggi saranno pronunciate soltanto poche parole, che si addicono del resto al cordoglio autentico e alla figura di un uomo, il senatore Bo, il quale rifuggiva dai toni retorici e celebrativi.
Bo fu, a mio avviso, un intellettuale molto raffinato e una guida per generazioni di studiosi nonché di uomini amanti delle lettere e della riflessione sui fenomeni sociali e politici; fu critico dotato di uno sguardo acuto, che amava definirsi semplicemente un lettore.
Fu un cattolico di stampo agostiniano e amava semplicemente definirsi un aspirante cattolico. Questi erano segni certamente di modestia da parte sua; ma non di falsa modestia perché Bo sentiva sinceramente - io credo - la distanza che ogni intellettuale autentico percepisce tra le proprie competenze e la verità, e anche l'abisso che ogni credente profondo avverte fra la propria finitezza e l'immensità del suo Dio.
Mi unisco al vostro cordoglio e sono certo di interpretare i sentimenti di tutti voi. Oggi stesso, in rappresentanza del Senato, mi recherò a Sestri Levante per partecipare alle esequie funebri del nostro caro collega.