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Il Presidente: Intervento in Assemblea

Incontro con Muammar Gheddafi

Signor Presidente,
la geografia e la storia hanno posto i nostri paesi e i nostri popoli l'uno di fronte all'altro, insieme a condividere uno spazio nel cuore del mare Mediterraneo.
La storia ha portato scambi fecondi, l'esperienza di straordinarie civiltà di cui troviamo testimonianze monumentali che segnano la nostra vita quotidiana e anche i paesaggi dei nostri paesi, come le rovine di Leptis Magna e le architetture di tanti edifici della mia città, Palermo.

Ma la storia ha portato anche conflitti, divisioni e ferite, quelle di un tragico passato coloniale che abbiamo voluto condannare, e il presidente Berlusconi lo ha fatto con parole chiare, definitive, a Sirte il 2 marzo.
Il Parlamento italiano con una larga maggioranza ha votato a favore del Trattato di amicizia che, riconoscendo le responsabilità storiche di questo passato, vuole ora gettare un ponte verso il futuro.
Un ponte verso la Libia, un ponte per fare del Mediterraneo un mare di pace e non più un confine.

Con questi sentimenti la accogliamo oggi nella sede del nostro Parlamento, in Senato, Lei Leader del popolo libico e Presidente dell'Unione africana.
Oggi celebriamo un incontro storico.
Il trattato firmato a Bengasi il 30 agosto dello scorso anno è il punto di arrivo di un negoziato che ha impegnato diversi governi del nostro Paese.
Consideriamo questo negoziato un momento significativo e qualificante della nostra politica estera a cui hanno dato un contributo decisivo, negli ultimi 20 anni, membri autorevoli dell'Assemblea che ho l'onore di presiedere come il senatore Andreotti, il senatore Dini e il senatore Pisanu.
Il trattato vuole essere un esempio nei rapporti tra Europa ed Africa, e vuole essere anche una scommessa.

Sono fiducioso che le preoccupazioni, pure emerse nei dibattiti delle nostre aule, saranno superate dal tempo.
La storia dimostrerà quanto lungimirante sia stata la scelta da parte di un Paese ex coloniale di assumersi in modo così chiaro e inequivoco le responsabilità e gli oneri conseguenti.
Abbiamo voluto fondare questo nuovo e solido patto su quei principi di rispetto della legalità internazionale cui ci lega la Costituzione repubblicana.
Una Costituzione nata nella temperie del secondo dopoguerra, nel segno del riconoscimento e della garanzia dei diritti inviolabili dell'uomo e dell'affermazione della pace e della giustizia tra le nazioni come valore da promuovere.

In quella stessa temperie, 60 anni fa, la Dichiarazione Universale dei diritti dell'Uomo proclamò quale più alta aspirazione del genere umano "l'avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola, di credo e della libertà dal timore e dal bisogno".
Una dichiarazione a giusto titolo richiamata nell'art. 6 del Trattato di amicizia tra l'Italia e la Libia e proclamata sessanta anni fa dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, che proprio ieri ha eletto quale Presidente un autorevole esponente del Suo Paese, a riconoscimento del ruolo della Libia nel mondo.
E' con questa profonda aspirazione che vediamo oggi aprirsi un nuovo capitolo nei rapporti tra i nostri due paesi e tra i nostri popoli.

La Sua presenza qui, e quella rinnovata dei nostri compatrioti in Libia, che lì lavorarono e spesero energie con entusiasmo e passione, sono il segno del definitivo superamento delle divisioni del passato e l'apertura di una nuova stagione, fondata su un rapporto speciale e privilegiato tra i nostri Paesi, nella sfera economica, ma anche in quella politica, culturale, della tutela della sicurezza e dell'ambiente.
Ma questo rapporto vuole essere anche il volano di un più stretto legame tra le due sponde del Mediterraneo.
E' questo il nostro impegno costante in Europa, nella prospettiva anche di un accordo quadro tra Libia e Unione europea.

Ed è questo, ne sono sicuro, anche il suo impegno quale Presidente dell'Unione africana.
Un rapporto che sappia superare storiche incomprensioni nel segno di un mondo più pacifico, sicuro, giusto, fondato sul rispetto dei diritti e capace di dare risposte alle sfide drammatiche che la crisi e i cambiamenti epocali oggi impongono.
Crisi e cambiamenti - ce lo ha ricordato nei giorni scorsi il presidente Napolitano - che con particolare durezza penalizzano lo sviluppo di un continente, l'Africa, pure ricco di straordinarie risorse naturali, e accentuano la portata di fenomeni migratori che vedono coinvolta una popolazione giovane, con grandi potenzialità da mettere a frutto innanzitutto nella vita dei Paesi di appartenenza.

Sono fenomeni di grandi dimensioni che possono essere governati efficacemente solo a livello internazionale e innanzitutto attraverso il processo di integrazione del continente africano.
In questa prospettiva essenziale è il ruolo dell'Unione africana, la cui funzione politica cresce ogni giorno, ed è decisivo il ruolo dell'Unione europea nella spinta verso una maggiore integrazione del sistema economico dei due continenti.
Nella forza di queste organizzazioni regionali sta tanta parte della risposta alle sfide che la crisi propone; sfide che per l'Africa e per l'Europa devono divenire opportunità.

L'Italia vuole essere protagonista di questa azione in tutte le sedi.
A partire, nei prossimi giorni, dal vertice del G8 de L'Aquila, che ha tra i suoi obiettivi quello di realizzare una collaborazione rafforzata e paritaria tra G8 e Africa, coinvolgendo innanzitutto l'Unione africana.
Dobbiamo investire sul futuro comune, su uno sviluppo congiunto dei nostri continenti.
Uno sviluppo equilibrato che porti pace e sicurezza, uso razionale delle risorse, governo delle dinamiche migratorie nell'obiettivo di un'armonica convivenza tra i popoli, nel pieno rispetto dei diritti umani riconosciuti dalla Comunità internazionale.

Ma la nostra esperienza ci insegna che non possiamo fare affidamento solo sull'azione delle organizzazioni internazionali, degli Stati e delle altre istituzioni.
Occorre mobilitare tutte le energie presenti nelle nostre società.
E qui il ruolo dei parlamenti può e deve essere cruciale, come lo è quello delle tante organizzazioni non governative che ogni giorno operano in Africa e nel mondo a difesa della dignità dell'Uomo e dei suoi diritti fondamentali.
Confido quindi, signor Presidente, che il nostro Parlamento potrà rafforzare i rapporti di amicizia e di collaborazione con il Congresso del Popolo libico, nel segno di un comune impegno per lo sviluppo politico, economico e sociale dell'Africa e dell'Europa.
Dò ora la parola al Leader Gheddafi.