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Il Presidente: Intervento in Assemblea

Mostra "La storia oltre la cortina di ferro"

Ringrazio il collega ed amico Bogdan Borusewicz per le sue parole, e per la generosa iniziativa che ha portato in Italia, sotto il patrocinio congiunto del Senato polacco e del Senato italiano, questa mostra fotografica, in grado di offrire ai visitatori una preziosa testimonianza su avvenimenti che hanno fatto la storia del Continente europeo.
La scelta di ospitare a Roma una celebrazione degli eventi polacchi del 1989, in occasione del loro ventesimo anniversario, costituisce un doveroso tributo alla secolare amicizia tra Italia e Polonia, due Nazioni che hanno visto più volte i loro destini intrecciarsi: penso, ad esempio, a quanto accadde nel 1797 nella città di Reggio Emilia, dove nacquero, a meno di sei mesi di distanza l'una dall'altro, sia la bandiera italiana sia l'inno nazionale polacco.

Come è noto, inoltre, e come è ben rappresentato nella mostra, i diversi Governi italiani, nel corso degli anni '80, appoggiarono con ferma convinzione la rivoluzione intelligente e non violenta condotta dal movimento di Solidarnosc, alla quale tanto dobbiamo per i successivi sviluppi nell'Europa centrale ed orientale.
Poiché davvero, come recita il titolo dell'esposizione, "tutto è cominciato in Polonia".
Senza la nascita di Solidarnosc nel settembre del 1980, senza la scelta di ottenere la libertà attraverso il dialogo e l'azione pacifica, senza quell'unità tra operai e studenti, vecchi e giovani, credenti e non credenti, che consentì al movimento di superare la prova della legge marziale e giungere vittorioso, nella primavera del 1989, alla democratizzazione dello Stato e alle prime elezioni libere, l'Europa di oggi non sarebbe quella che conosciamo.

In tutti i Paesi europei del blocco orientale i movimenti democratici trovarono la strada tracciata dall'esempio polacco, e ciò consentì quasi ovunque una transizione pacifica verso la libertà.
Ma l'epopea di Solidarnosc ha ancora molto da dire all'Europa di oggi, non soltanto per il suo cruciale ruolo storico, ma anche per i valori che esso seppe incarnare.
I principi e gli slogan intorno ai quali si riunirono gli operai di Danzica, e con loro tutto il popolo polacco, trovano cittadinanza e chiedono di essere realizzati in ogni società che possa dirsi libera, democratica ed impegnata a garantire, come impone la Costituzione italiana, "il pieno sviluppo della persona umana".

Il medesimo cammino di libertà e di sviluppo della persona tratteggiato, nel suo Magistero, da uno tra i più grandi figli della Nazione polacca, l'indimenticato Papa Giovanni Paolo II.
Karol Wojtyla, consapevole dell'importanza della sua figura negli sviluppi della pacifica liberazione del popolo polacco, espresse con forza la sua fiducia nel movimento, dichiarando pubblicamente che "non ci può essere libertà, in Polonia, senza Solidarnosc".
Oggi più che mai questo slogan è attuale, perché non c'è libertà senza solidarietà, non c'è sviluppo senza solidarietà, non c'è democrazia senza solidarietà, non c'è Europa senza solidarietà.
Avremo a breve un nuovo assetto dell'Unione Europea, che segnerà una tappa fondamentale nell'affermazione di una nuova idea di Europa: meno burocratica ed individualista, ma più vicina a noi cittadini, pluralista, credibile sul piano interno ed internazionale, libera - perché fondata su principi radicati nelle tradizioni costituzionali dei suoi Membri - e soprattutto solidale!

Vorrei concludere il mio intervento ricordando un altro importante ventennale, che riguarda direttamente il Senato della Repubblica polacca: il 4 giugno del 1989, infatti, si tennero le prime elezioni democratiche che sancirono la ricostituzione di quella Assemblea, dopo più di quaranta anni di assenza dal panorama istituzionale polacco, decretata dalla sua abolizione nel 1946.
È perciò con vivo piacere che formulo al Presidente Borusewicz i migliori auguri, a nome di tutto il Senato italiano.
Rivolgo infine un saluto affettuoso ed un caldo ringraziamento al Presidente Walesa, grande protagonista di Solidarnosc e Premio Nobel per la pace nel 1983: se volesse prendere la parola, sarebbe assai gradita una sua testimonianza sulla grande epopea di libertà del popolo polacco che questa esposizione intende celebrare.