Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Napoli. Cerimonia "Toghe d'onore" e medaglie d'oro
Discorso pronunciato alla cerimonia organizzata dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Napoli nel Salone dei Busti di Castel Capuano, in occasione della consegna delle medaglie d'oro e delle "Toghe d'onore"
Autorità, cari Colleghi, Signore e Signori,
sono lieto di partecipare a questa importante cerimonia che premia l'impegno e la professionalità di quanti hanno svolto e continuano a svolgere la difficile, complessa ed essenziale professione di avvocato. Decenni dedicati alla giustizia e ai tanti cittadini che per fare valere le proprie istanze e per ottenere il riconoscimento dei propri diritti, si rivolgono a voi avvocati, direi si affidano alle vostre capacità e competenze. Un impegno al servizio degli altri che richiede onestà, capacità, altruismo. Lo è ancora più insistentemente quando la richiesta di difesa proviene da coloro che sono privati della libertà e che, colpevoli o innocenti che siano, hanno l'intangibile diritto di essere difesi.
La cerimonia di oggi è il suggello del vostro grande amore per la professione di avvocato. La cultura della legalità, l'esigenza di giustizia e di sicurezza dei cittadini sono temi vissuti con particolare partecipazione dall'Istituzione che ho l'onore di presiedere. Da tempo il Senato della Repubblica è impegnato in un'intensa attività di formazione e di comunicazione rivolta in primo luogo alle scuole e tesa a diffondere la conoscenza della nostra Costituzione, dei suoi principi, dei suoi valori. E' un impegno contro l'illegalità, l'impunità, l'insicurezza, che tanto scoraggiano i nostri giovani e che promuove, al contrario, un processo di educazione civile.
Vogliamo essere cittadini di un Paese che accolga il contributo di tutti, che faccia memoria ogni giorno di quanti sono caduti per la difesa della legalità, che possa finalmente sradicare il cancro delle mafie e della criminalità: per contrapporre al malcostume, le regole della correttezza, dell'onestà, del rispetto delle leggi.
Oggi parliamo di giustizia e del suo difficile cammino, con la piena consapevolezza che occorre andare avanti; da circa trent'anni il Consiglio d'Europa chiede all'Italia un intervento concreto, contro i processi "lumaca". E' recentissimo il nuovo forte richiamo al nostro Paese perché vengano finalmente adottati tutti gli strumenti idonei a risolvere le violazioni riscontrate dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. Le autorità italiane sono state "fermamente invitate" a elaborare "urgentemente una strategia efficace" per ridurre l'arretrato civile e penale e a fornire le necessarie risorse per garantire l'accelerazione delle riforme. Le circa 2000 sentenze definitive, sull'eccessiva durata dei processi in ambito amministrativo, civile e penale costituiscono un dato allarmante.
Questo fermo richiamo deve indurre tutti a riflettere. E' più che evidente che la disfunzione segnalata è strettamente collegata ad un sistema di norme penali, civili ed amministrative, non più in linea con i tempi. Mentre la richiesta di giustizia aumenta, il nostro sistema non è in grado di farvi fronte adeguatamente. Tutto questo vuole significare che, nonostante gli sforzi e le nuove leggi che sono state approvate, molto è ancora da fare e va fatto urgentemente.
Una giustizia spedita, efficace e al passo con le esigenze sempre più pressanti dettate dall'accelerazione dei tempi che viviamo, è il biglietto di presentazione di un Paese. Per questo tutti noi siamo chiamati ad intervenire; per questo, se vogliamo raggiungere risultati equivalenti a quelli dei Paesi all'avanguardia, occorrono stabilità, governabilità e senso delle Istituzioni.
Non servono all'Italia sterili contrapposizioni: i nostri cittadini chiedono di essere governati con serenità e con vero senso di altruismo. Contrasti che nascono anche da ripicche o da vecchie logiche politiche non interessano agli italiani che vogliono essere governati da chi hanno votato; che chiedono l'applicazione del programma di governo che hanno scelto; che chiedono di non andare nuovamente alle urne, perché lo hanno già fatto poco più di due anni fa.
La stabilità del nostro Paese è una necessità inderogabile. Bisogna fare il massimo per assicurarla anche perché è presupposto indispensabile per impedire che la crisi economica, che tanto faticosamente stiamo cercando di superare, possa ripiombare sull'Italia: le conseguenze sarebbero gravissime e difficilmente arginabili.
L'esigenza di vere prospettive è avvertita da tutti e chi è stato eletto ha il dovere di realizzarle. Occorre avere il coraggio, per il bene del Paese, di attuare le grandi riforme, anche sul tema della giustizia, dove collaborazione e capacità di valutazioni serene sostituiscano polemiche sterili e strumentalizzazioni ingiustificate. Per fare questo è indispensabile rilanciare un vero e sereno dialogo fra il mondo della giustizia e quello della politica.
Tra politica e magistratura bisogna evitare lo scontro. Serve, invece, una dialettica che realizzi un confronto costruttivo, capace di apportare i necessari miglioramenti ed adeguamenti per il bene della comunità e del Paese. Come cittadino italiano, come uomo delle Istituzioni, ma anche come siciliano, non posso esimermi dal sottolineare la necessità di proseguire con tenacia e determinazione la lotta ad ogni forma di criminalità organizzata, una gravissima minaccia alla libertà delle persone, al lavoro delle imprese, alla sicurezza e al sereno sviluppo della vita del nostro Paese.
Ognuno deve continuare a fare la sua parte; la lotta contro il crimine deve essere senza sosta e senza forme di cedimento. Il mio plauso va alla Magistratura, alle Forze dell'Ordine, al Governo, al Parlamento. Voglio sottolineare, in modo particolare, come nel corso di questa Legislatura siano state approvate dalle Camere importanti misure contro il crimine organizzato; fra esse, l'inasprimento del carcere duro, il sequestro dei patrimoni della mafia ed il recente decreto sicurezza appena esitato dall'Aula del Senato, anche sulla tracciabilità dei flussi finanziari, con lo scopo di prevenire le infiltrazioni mafiose. Sono continuate le ricerche dei latitanti; i più pericolosi, salvo qualche rarissima eccezione, sono stati assicurati alla giustizia. Sono risultati assolutamente straordinari; i successi quasi giornalieri sono la sintesi di una sinergia che è vanto per quanti operano nell'interesse esclusivo della nostra Nazione.
Affinare ulteriormente gli strumenti giuridici a disposizione degli operatori del diritto diviene adesso una scelta obbligata: il ddl anticorruzione, ad esempio, deve essere approvato in tempi brevi per scardinare quell'area grigia all'interno della quale sta penetrando la criminalità organizzata di stampo mafioso. Ed ancora il testo unico, il codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, già annunciato dal Ministro della Giustizia per accorpare e dare ordine e quindi maggiore efficacia alle leggi in un'ottica di unitarietà, fornirà armi sempre più incisive contro il difficile terreno dell'illegalità.
Nel settore civile la necessità di eliminare l'arretrato, costituito da 5,5 milioni di procedimenti pendenti, richiede soluzioni non più rinviabili. Ho esaminato la proposta dell'ANM di razionalizzare la geografia degli uffici giudiziari con la possibilità di unificare quelli di piccole dimensioni con gli altri di consistenza numerica superiore alle dieci unità, per arrivare alla dimensione di venti unità. Si tratta di una riforma a costo zero che potrebbe migliorare l'efficienza del sistema giudiziario con un contributo positivo allo smaltimento dei processi. Mi auguro pertanto che questa proposta possa essere trasformata in forma legislativa per essere valutata con attenzione dal Parlamento.
Occorre trovare un punto di mediazione tra la tutela della privacy e l'esigenza di assicurare ai magistrati opportuni e a volte essenziali mezzi strategici di indagine. Il Senato ha approvato la legge sul nuovo ordinamento forense; l'iter non è stato facile, nè spedito ma dal Parlamento è stata condivisa la vostra esigenza - se mi consentite la nostra esigenza - di privilegiare la meritocrazia. Un accesso al mondo dell'avvocatura sempre più rigoroso con corsi di specializzazione per coloro che intendono conseguire l'abilitazione alla vostra professione, migliorerà qualitativamente la classe forense con una severa selezione che è garanzia di una sempre maggiore professionalità.
L'attività di avvocato, più che una professione, rappresenta un modo d'essere, uno stile di vita; dove esercita l'avvocato esiste la libertà nella legalità, ossia nel pieno rispetto delle regole cui il cittadino deve uniformarsi, anche per difendersi da eventuali violazioni lesive dei propri diritti.
Oggi con soddisfazione, possiamo constatare come la legalità è un valore ampiamente condiviso, una "precondizione" necessaria per la crescita virtuosa di una società moderna ed efficiente. A voi, quotidianamente, il gravoso e prestigioso compito di contribuire, dall'angolo visuale del privato cittadino, alla corretta applicazione della legge nel pieno rispetto dei diritti costituzionalmente riconosciuti. Vigilare sulla legalità è un onere, ma anche un onore quando ciò avviene all'interno dei Tribunali, intesi quali luoghi di massima esplicazione della capacità della legge di incidere sulla vita dei singoli cittadini, da un lato, è di tutelare la collettività dall'altro.
I processi giusti, di qualsiasi genere e specie, avvicinano i cittadini alle Istituzioni, accrescono la fiducia nello Stato, risvegliano il senso del bene comune, che non è mai troppo. Mai come in questo momento.
L'eccesso dell'uso della piazza come luogo di violenza, la conflittualità politica che scivola spesso in denigrazione e la violenza verbale non fanno che mettere a repentaglio il principio inviolabile della coesione sociale, del rispetto delle regole della nostra democrazia, della terzietà ed affidabilità delle Istituzioni.
Impegniamoci tutti perché nel nostro Paese prevalgano il confronto politico, l'ascolto reciproco e la riflessione comune. Ce lo chiedono gli italiani, ce lo chiedono la nostra storia e la nostra democrazia per la quale il nostro popolo si è tanto battuto.