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Il Presidente: Intervento in Assemblea

Incontro con gli studenti dell'Istituto Sandro Pertini di Crotone

Autorità, Signore e Signori, cari Giovani,
rivolgo, anzitutto, a Voi tutti un sentito ringraziamento per l'invito che mi avete rivolto a visitare la vostra città nell'anniversario dei 150 anni dell'Unità d'Italia. Mi fa particolarmente piacere farlo qui a Crotone, una città con una storia millenaria e gloriosa.

L'evento dei 150 anni dell'unità spinge i nostri cuori a rivolgere un pensiero grato a quei nostri connazionali che resero possibile questo obiettivo, perseguito per secoli. L'identità culturale, storica, politica di un Paese rappresenta il baluardo contro la disgregazione e l'impoverimento dello Stato; è la garanzia fondamentale per l'ammodernamento, la crescita, lo sviluppo stabile e duraturo.

Il passaggio storico che viviamo, come comunità nazionale, è particolarmente complesso e delicato. Ci confrontiamo con due grandi fenomeni, uno esterno al Paese ed uno interno. Il primo è la partecipazione dell'Italia al mercato globale, nel gruppo di testa dei Paesi avanzati. Il secondo è il decentramento dei poteri pubblici. Quello che chiamiamo più brevemente "federalismo fiscale".

Il primo fenomeno comprende anche il processo di integrazione europea, di cui l'Italia è stata tra i più fieri e audaci protagonisti sin dalla sua nascita. Quello che ancora manca è un senso comune di appartenenza tra i cittadini dei propri Paesi, in grado di trasmettere un messaggio di coesione e sensibilità per un equilibrio stabile dei rapporti. Non basta per definirsi pienamente cittadini europei avere un mercato unico e una unica moneta. Non basta definirsi cittadini europei e parlare di Europa unita, quando lo spirito di solidarietà concreta fra le Nazioni europee viene a mancare, quando esse, come sta accadendo in questi giorni in tema di immigrazione, chiudono le proprie frontiere dinanzi a fenomeni di così rilevante entità che andrebbero gestiti ed affrontati con un vero senso di fratellanza europea che fatalmente sta venendo a mancare.

Diviene allora lecito chiedersi fino a che punto ha senso parlare di Europa unita vista come futuro centro di riferimento per una coesione sociale, politica, istituzionale ed economica delle Nazioni che ne fanno parte, quando dinanzi a problemi come quelli di questi giorni ci si trincera all'interno dei propri particolarismi e di valutazioni esclusivamente nazionalistiche che non lasciano alcun campo a forme di collaborazione necessarie ed indispensabili ad un vero, reale e credibile processo di integrazione europea.

Cari Ragazzi, centocinquanta anni fa, grazie ad una generazione di giovani e giovanissimi si portò a compimento un ardito progetto, con cui si seppe portare a realizzazione il sogno di unità del nostro Popolo. Fu proprio questo, infatti, il grande motore del risorgimento, cioè un diffuso sentimento popolare, particolarmente sentito dalle giovani generazioni di allora, a cui le élite dominanti, come avviene in ogni epoca, non poterono che opporre i propri piccoli e fragili interessi particolaristici. Grandi figure di statisti ancor oggi si celebrano nei libri di Storia per il contributo di intelligenza e strategia dato all'unificazione del Paese. Penso ovviamente a Vittorio Emanuele II e al Conte di Cavour.

L'unità d'Italia si realizzò grazie a straordinarie figure, ormai leggendarie, di politici, pensatori e di condottieri come Garibaldi, Mazzini, ma anche di artisti come Verdi, Mameli, oltre che di poeti e letterati. Li affiancavano tantissimi ragazzi come voi, impiegati in ogni settore della vita sociale con il naturale entusiasmo che la giovane età reca con sé. Eroi che seppero trasferire a quei giovani un comune sentire ed un senso di appartenenza, diffuso da secoli nella penisola, che nessuno fino ad allora era riuscito a realizzare; che indicarono la via per un vero movimento politico e di progetto. Per farlo, molti di loro sfidarono i poteri costituiti e la repressione degli assolutismi dell'epoca. Alla loro passione e soprattutto al loro coraggio per l'idea della Nazione che, in non pochi casi, portò anche al sacrificio della stessa vita, dobbiamo sentirci indissolubilmente legati, oggi come allora, da vincolo di gratitudine. Ci hanno fatto un grande dono: quello di sentirci parte di un'unica grande Nazione, l'Italia.

L'Italia può e deve uscire dalla logica sterile delle contrapposizioni fini a se stesse, dalle diversità tradotte in rivalità personali e riscoprire invece il valore della reciprocità, della solidarietà, della partecipazione di tutti per il bene comune della Nazione. La disponibilità all'ascolto e al confronto non è più un'opzione, ma un vero e proprio dovere civico. E' una necessità storica per non restare spettatori, ma protagonisti di una prospettiva capace di guardare lontano. L'impegno di oggi è il destino della nostra comunità, il nostro stesso destino di donne e uomini liberi aperti alla sfida della modernità. Un impegno che è fondamentale in una Regione come la vostra che, come purtroppo altre del Sud, è mortificata dalla presenza della criminalità organizzata.

La ndrangheta, con le sue immense disponibilità economiche, tende prepotentemente e con arroganza ad occupare spazi della nostra economia sana. Sono comportamenti illeciti ai quali tutti noi indistintamente dobbiamo guardare, abbandonando il facile e troppo comodo slogan che la lotta alla criminalità organizzata sia riservata soltanto a chi è affidato istituzionalmente il compito della repressione. Non possiamo e non dobbiamo consentire atteggiamenti di inerzia, quasi si tratti di fatti che non ci appartengono.

Siete voi giovani a fare la differenza per il prossimo futuro; una differenza che va costruita giorno dopo giorno, seguendo l'unica strada vincente che è quella della legalità. La legalità, cioè il rispetto e l'osservanza delle leggi, è la condizione fondamentale per affermare libertà, giustizia e quieto vivere fra gli uomini. In questa terra dove sono ancora presenti vaste sacche di silenzio, a volte di consenso, e comunque di non dissenso, voi ragazzi che vi aprirete a breve alla vita lavorativa dovete assumere in prima persona la responsabilità di questo problema storico e imparare a reagire.

Un itinerario virtuoso si può costruire attraverso una sinergia reale, solidale, di tutti coloro che amano veramente la propria terra e vogliono contribuire a migliorarla. Adesso che, per fortuna, i riflettori sono accesi sulla ndrangheta, a nessuno è consentito fingere di ignorarne la presenza. La ribellione, l'insofferenza a quanto è illecito, la volontà di fare qualcosa, passano soprattutto dalla piena presa di coscienza di questo fenomeno criminale.

Il passo successivo è quello di muoversi sempre all'interno del binario della legalità nella piena consapevolezza da tenere sempre scolpita nella mente, che anche un minino atteggiamento apparentemente insignificante a favore degli uomini di questa pericolosa organizzazione criminale ha il sapore della sconfitta. Il Sud stenta a decollare e a raggiungere gli standard del Nord anche, o forse prevalentemente, a causa della soffocante presenza delle mafie. Chi vive in una terra del Mezzogiorno d'Italia ha l'obbligo non soltanto giuridico ma anche morale di fare qualcosa, per incidere con comportamenti e fatti concreti, per contribuire a scardinare definitivamente tutte le sacche di illegalità che impediscono di emergere al tessuto sociale sano.

La lotta alla criminalità organizzata è la vera scommessa per realizzare un futuro dove la regione Calabria non sia più identificata e confusa con la ndrangheta. Non è consentita l'equazione: Calabria = ndrangheta. Per fare questo occorre un lavoro di squadra, tutti insieme accomunati da una volontà ferma e decisa di cambiare. Non può esserci in questo campo alcuna distinzione né alcuna colorazione politica: volere vincere la ndrangheta non è di destra o di sinistra. Perché soltanto un comune intento e una comune volontà porteranno a veri risultati positivi.

Ognuno deve fare la sua parte. Gli eccezionali risultati conseguiti da magistratura e forze dell'ordine in questo territorio passano anche dalla ferma determinazione di cui tutte le Istituzioni hanno dato prova. Il potere legislativo ha contribuito con una legislazione sempre più efficace a fornire gli strumenti giuridici che, utilizzati al meglio, hanno consentito di realizzare grandi successi.

La normativa sulle misure di prevenzione patrimoniali, resa ancora più incisiva da riforme di questa legislatura volute e votate da tutte le forze politiche del Parlamento, ha, ad esempio, affinato ulteriormente gli strumenti per portare avanti con successo le indagini. Lo attestano i numerosi e continui sequestri e confische di ingenti patrimoni mafiosi. Siamo tutti consapevoli che la potenza economica è il punto di forza della criminalità organizzata calabrese. Colpire al cuore significa, allora, depotenziare l'economia illegale, fino ad annientarla.

Fare squadra significa anche fare quelle riforme che portino ad effettivi miglioramenti, ma che mantengano fermi i principi che rappresentano l'equilibrio del nostro assetto costituzionale. Per questo, come ho avuto modo di affermare nel recente incontro con i rappresentanti dell'ANM, l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, restano un caposaldo che va mantenuto fermo. Le riforme sulla giustizia che sono finalizzate unicamente ad una migliore efficienza del sistema, e nell'interesse prevalente e supremo dei cittadini, dovranno tenere conto dell'inviolabilità di questi principi.

Nel centocinquantesimo anniversario, fortificare l'unità d'Italia, un vincolo che ci lega da tanto tempo, un traguardo così faticosamente raggiunto, significa onorare con i fatti i nostri Padri che hanno voluto che dal Nord al Sud fossimo tutti italiani. Voi giovani lo potete fare e lo dovete fare con azioni concrete, con segnali positivi, che dimostrino nei fatti la volontà di spazzare dalla vostra terra la presenza di chi, per esclusivi fini personali e utilitaristici, non guarda al bene comune e al vero sviluppo della vostra terra. Sono certo che raccoglierete questo mio invito e sarete all'altezza di questo importante compito. Vi ringrazio.