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Il Presidente: Intervento in Assemblea

Rieti - Cerimonia per la celebrazione del 150mo Anniversario dell'Unità d'Italia

Autorità, Signore e Signori,
sono lieto di essere oggi nella vostra città di Rieti, e voglio salutare innanzitutto l'amico, Angelo Cicolani, Senatore Questore del Senato, il Sindaco Giuseppe Emili, il Presidente della Provincia Fabio Melilli, il Prefetto di Rieti Chiara Marolla, il Presidente del Consiglio Comunale Gianni Turina.

E' una giornata importante, quella di oggi, che dedichiamo alla celebrazione del 150mo Anniversario dell'Unità d'Italia, ma anche alla visita di questa magnifica cittadina. Lo splendido teatro Flavio Vespasiano, che rende omaggio ad un grande figlio di questa terra, l'imperatore che iniziò i lavori del Colosseo, é la cornice più adatta per un discorso che affonda le sue radici nel passato.

Rieti ha dietro di sé una storia antica, ben esemplificata dal suo stesso nome. Abitata prima dagli Umbri e poi dai Sabini, celebre già in epoca antica per il Ratto delle Sabine, la città e il suo territorio hanno dato i natali a molte celebri famiglie, fra cui la Gens Flavia e a personaggi quali lo scrittore Marco Terenzio Varrone detto per l'appunto "il Reatino". Dopo il giogo delle invasioni barbariche del VI secolo, Rieti divenne punto di riferimento religioso della massima importanza, soprattutto grazie all'opera di evangelizzazione della vicina Abbazia di Farfa, un vero faro di cultura e religiosità. In tempi più recenti, Rieti ha visto crescere la forza dei grandi proprietari terrieri e delle loro aziende agrarie, con un pregevole e rilevante sviluppo rurale e imprenditoriale.

Teatro di episodi importanti durante il Risorgimento, con l'Unità d'Italia il territorio sabino è stato annesso alla provincia di Perugia. Con l'avvento del Novecento Rieti ha conosciuto un nuovo sviluppo e un importante impulso. Inserita prima nella Provincia di Roma, poi, il 9 gennaio 1927, istituita come Provincia autonoma, la città ha incrementato la sua crescita industriale, oltre che agricola. L'apporto fondamentale alla città sia dell'amministrazione che dei privati cittadini ha contribuito a collocarla al diciottesimo posto fra le province d'Italia, come attesta una recente indagine del Sole 24 Ore sul "Benessere Interno Lordo".

Ho visitato con commozione e compiacimento stamattina, la casa famiglia per malati oncologici che è stata finanziata interamente da privati. Ho guardato con interesse il programma sulle Infrastrutture: una rete infrastrutturale efficiente e moderna è infatti fondamentale per lo sviluppo sinergico di un Paese. L'infrastruttura di due corsie ad un'unica carreggiata, lo svincolo "Terni Est" che collega l'infrastruttura alla Strada Statale Umbro - Laziale, il completamento del Ponte ad Arco sopra la Valle della Nera, e della Galleria del Tescino, sono tutte parti importanti di una ampio progetto già realizzato. Sono infrastrutture essenziali che richiedono alcune ulteriori opere: l'allargamento a tre corsie dell'autostrada, i lavori di adeguamento all'inizio delle Gole del Velino, il collegamento con Monterotondo.

La Sabina vuol dire anche turismo culturale, gastronomico, religioso, architettonico ma anche alpino, quello della stazione sciistica del Terminillo. La capacità di attrarre flussi turistici in misura sempre crescente è fondamentale per far crescere il Prodotto Interno Lordo di un Paese. Credo che, continuando nel percorso di sviluppo intrapreso, Rieti e la Sabina potranno veramente essere un esempio di eccellenza per l'Italia tutta e - insieme a tanti altri Comuni - un motore fondamentale per lo sviluppo del Paese.

Molte volte ho avuto occasione di dire che il passato è fondamentale per comprendere il presente e progettare il futuro. Questa affermazione mi pare tanto più valida nel 150° anniversario dell'Unità della nostra Patria, ma anche in questo particolare momento di crisi economica difficile e lunga, che richiede misure importanti e tempestive. I Comuni costituiscono l'istituzione più antica, più radicata nella coscienza e nei sentimenti dei nostri cittadini, a loro più vicina.
Rappresentano il legame profondo tra la tradizione, l'orgoglio di tante e nobili storie locali, e i principi di coesione territoriale e sociale che sono alla base dell'Unità nazionale. Siamo tutti consapevoli che proprio a livello comunale si instaura la prima e più solida forma di contatto tra comunità e potere pubblico, tra esigenze e bisogni dei cittadini e gestione amministrativa degli stessi. Il Comune è il primo anello di congiunzione tra cittadino e pubblica amministrazione. E' per definizione l'Istituzione di prossimità dove si forma la coscienza civica del cittadino.

Noi tutti, rappresentanti delle istituzioni nazionali ed in particolare come Presidente del Senato, che per sua natura storica e costituzionale ha una particolare vocazione territoriale, dobbiamo essere consapevoli e grati per questa funzione essenziale che i Comuni, grandi e piccoli, e i loro amministratori, svolgono a servizio della cittadinanza. Oggi, ci troviamo di fronte all'esigenza di condurre, e in tempi rapidi, una profonda opera di modernizzazione di questa struttura, anche e soprattutto valendoci delle risorse messe a disposizione dalle nuove tecnologie. Siamo tutti chiamati ad un profondo riassetto dei pubblici poteri che devono divenire più snelli, meno costosi, nel rispetto tuttavia delle esigenze di una efficace garanzia dei livelli essenziali di prestazione e di servizio ai nostri cittadini.

La profonda crisi finanziaria degli ultimi anni che si è trasformata in una grave crisi economica, ha colpito duramente l'Europa e il nostro Paese. Il pesante fardello del debito pubblico, eredità di politiche sbagliate nel passato, non appare oggi più sostenibile. Il suo costo sottrae risorse indispensabili per quegli investimenti e quelle politiche necessarie alla crescita della nostra economia. Siamo tutti dunque chiamati a scelte dolorose, difficili, complesse e tuttavia indispensabili per garantire la tenuta della nostra economia e adeguate prospettive di sviluppo.

I Paesi europei, e l'Italia fra questi, si sono impegnati a garantire il pareggio strutturale di bilancio. Un obiettivo ambizioso da realizzare entro il 2013. A fronte di un livello già elevato di pressione fiscale si impone una revisione profonda della spesa pubblica cercando, ovunque possibile, di costruire sinergie, di operare razionalizzazioni, di tagliare duplicazioni non più sostenibili. In questa prospettiva si muovono le misure contenute nell'ultima manovra straordinaria di finanza pubblica.

Il Parlamento ha voluto correggere quella iniziale impostazione che prevedeva la pura e semplice soppressione dei Comuni di minori dimensioni. E tuttavia, se pur profondamente corretta, questa manovra contiene misure, severe, di razionalizzazione dell'assetto organizzativo dei Comuni. Queste misure credo debbano essere collocate, al di là delle polemiche e delle recriminazioni, in una visione di lungo periodo. Le identità comunali non vengono cancellate, ma si impongono profonde misure di razionalizzazione: dalla gestione in forma associata delle funzioni fondamentali, prevista per i Comuni con meno di 5.000 abitanti, alle unioni finalizzate alla gestione delle funzioni di tutti i servizi per i Comuni più piccoli, quelli con meno di 1.000 abitanti.

E' una svolta epocale quella preconizzata dalla manovra che deve essere tuttavia affrontata con coraggio e lungimiranza, nella consapevolezza che le identità comunali possono continuare a sopravvivere ed essere cemento essenziale della nostra convivenza specie nelle parti più isolate del territorio nazionale, solo se saranno capaci di costruire sinergie forti, se sapranno rinunciare a forme tradizionali di autonomia, che l'inaridirsi dei flussi finanziari pubblici e il calo demografico rendono oramai insostenibili e addirittura controproducenti.

Certo, dobbiamo essere tutti consapevoli che ai Comuni si è già chiesto molto in termini di riduzione di risorse finanziarie e che il mondo comunale ha spesso proposto positive esperienze nella ricerca dell'efficienza anche e forse più di quanto realizzato a livello centrale. Siamo poi consapevoli dei molti problemi che si proporranno nella fase applicativa delle riforme contenute nell'ultima manovra: occorre superare comportamenti radicati e abitudini che sono parte della vita quotidiana. E' una sfida. Ma è una sfida che dobbiamo cogliere con entusiasmo per garantire al nostro Paese e alla nostra macchina amministrativa quel recupero di competitività che è indispensabile per assicurare al Paese slancio economico e produttivo. Anche ai Comuni più piccoli si applicheranno le rigorose regole del patto di stabilità interno, ed i Comuni dovranno dare un contributo essenziale in quella indispensabile attività di recupero della base imponibile, di contrasto all'evasione fiscale che la manovra vuole perseguire. I Comuni di minori dimensioni dovranno ridurre i costi relativi alla rappresentanza politica. Sono tutte misure, come dicevo, complesse da applicare, ma indispensabili.

Consapevole di queste difficoltà, proprio nel corso dell'esame della manovra finanziaria il Parlamento ha esaminato ordini del giorno, poi accolti dal Governo, che vanno nel senso dell'impegno all'istituzione di una Commissione mista paritetica composta da rappresentanti del Governo e delle autonomie territoriali per affrontare una riforma complessiva del sistema istituzionale e amministrativo delle autonomie locali. Occorre responsabilità, senso della misura, coraggio nell'innovazione ed ambizione. Sono sicuro che i Comuni sapranno essere e già sono, come nei momenti migliori della nostra storia, in prima linea; sapranno, saprete, essere capaci di costruire forme innovative che coniughino le esigenze della finanza pubblica ed i principi essenziali di garanzia del Welfare e dei servizi.

Tra Istituzioni sociali e realtà territoriali vi è un vincolo di reciproca responsabilità e comune solidarietà. Serve per il bene di tutti valorizzare percorsi di sintesi virtuosa e duratura. Occorre il coraggio di ripartire da un progetto comune, ambizioso ma al contempo concreto, realizzabile. Occorre instaurare un clima di collaborazione e solidarietà istituzionale a tutti i livelli, che sia utile ad uscire, finalmente, da questa situazione complessa e pericolosa, che porta spesso a derive intollerabili, come le recenti e inaccettabili violenze di piazza che rappresentano spirali pericolose per il bene del Paese e della democrazia.

Ho sempre condannato ogni forma di violenza. Quanto accaduto sabato è gravissimo ed inaccettabile. Infiltrarsi tra persone che intendevano protestare pacificamente e creare disordini, danneggiamenti e serio pericolo per l'incolumità degli stessi manifestanti, oltre che delle Forze dell'Ordine, chiamate ad assicurare il normale e corretto svolgimento della manifestazione, è atto vile ed esecrabile. Le violenze di sabato hanno oscurato le ragioni dei tanti che intendevano manifestare pacificamente. Le aspirazioni e le rivendicazioni dei non violenti vanno ascoltate e meritano la massima attenzione. Ma vanno sostenute se accompagnate da educazione e rispetto dei principi fondamentali; vanno esaminate e se meritevoli di accoglimento abbiamo il preciso dovere di cercare di fare qualcosa. Sono prevalentemente giovani in cerca di un futuro, di un'occupazione lavorativa e di una esistenza dignitosa, priva di ansia del domani e presupposto per costruire una famiglia, per potere avere i figli e per tornare a sperare.

Non c'è futuro per nessuno se il senso del "destino" dell'intero Paese non viene percepito e interpretato concretamente come unica possibilità di vera crescita e benessere per le future generazioni.