Immigrazione: una sfida e una necessità
Intervento del Presidente Schifani in Sala Zuccari
Autorità, Signore e Signori,
ringrazio Emma Bonino che, con questo convegno, mi dà l'opportunità di parlare di un tema a me molto caro, quello dell'immigrazione.
E già le parole del titolo di questo incontro - l'immigrazione come sfida e necessità - racchiudono temi sui quali non è mai troppo poco riflettere per la loro grande attualità, e la complessità del fenomeno migratorio e per i risvolti umani, sociali e politici che pone.
Accoglienza, immigrazione legale, occupazione, servizi sociali, ma anche immigrazione clandestina, presenza di immigrati nelle carceri, sono alcuni dei problemi che il nostro Paese sta vivendo da anni e negli ultimi tempi in modo sempre più crescente.
L'aumento esponenziale del fenomeno, ha posto il nostro Paese dinanzi alla necessità di risolvere non poche questioni, prima fra tutte quella degli italiani di imparare a convivere con usi e costumi diversi dai nostri, in altre parole di mettere in pratica il significato dell'espressione "integrazione fra popoli diversi".
Con saggezza è dato a noi il compito di trovare soluzioni sempre più adeguate per armonizzare individualità e peculiarità di ciascuna etnia presente in Italia, dal momento che l'era della globalizzazione ha reso la mobilità delle persone, oltre che quella di informazioni e di cose, sempre maggiore e più facile.
Una sfida, come dice il tema del convegno, che significa sapere essere all'altezza del compito di fronte ad un problema che l'Italia deve sapere fronteggiare anche in fasi drammatiche, come quella dello sbarco di clandestini provenienti da Paesi nord africani, attraverso il Mare Mediterraneo, e che richiama i temi della solidarietà e dell'accoglienza coerente con i valori che sono la traccia più profonda dell'identità di noi italiani.
Abbiamo il dovere di una grande comprensione perché anche noi siamo stati, in un passato non lontano, popolo di emigranti.
I dati statistici attestano che gli sbarchi nelle coste meridionali del nostro Paese incidono in percentuale minima, pari al 12%. Eppure le immagini che le emittenti televisive ci offrono più frequentemente sono quelle di disperati che arrivano in "carrette fatiscenti", stremati dopo lunghi e pericolosi traghettamenti, in condizioni disumane.
A questi uomini e a queste donne abbiamo il dovere di dare accoglienza e prima assistenza seppure la maggior parte sono clandestini in attesa di espulsione.
L'accoglienza deve fondarsi su due parametri paralleli: giusto rigore nell'applicazione delle Leggi; procedure di ospitalità civili e dignitose che non sviliscano l'uomo e i suoi diritti.
Ma se il flusso migratorio maggiore è determinato dagli over stayers, cioè da coloro che sono entrati in modo legale in Italia e sono rimasti oltre il termine consentito, e da quanti fanno ingresso fraudolento attraverso le altre frontiere del nostro Paese, è chiaro a tutti che il fenomeno dell'immigrazione clandestina si configura come una questione fondamentale, soprattutto nel difficile momento economico che stiamo attraversando.
A fronte di tutto ciò servono fermezza, chiarezza di leggi e accordi internazionali che garantiscano aiuti economici a quei Paesi bisognosi dai quali provengono i flussi maggiori e che, mitigando il fenomeno migratorio ci consentiranno di realizzare anche l'obiettivo di contrastare le numerose organizzazioni criminali che sfruttano la disperazione di tanti esseri umani.
Abbiamo poi bisogno di vera integrazione con gli immigrati che vivono in Italia: che significa rispetto reciproco, che allontani ogni forma di discriminazione e di razzismo dei quali purtroppo si nutre una parte, seppure minoritaria, della nostra popolazione, ma che può assumere caratteri di pericolosità e divenire una catena perversa che nega i diritti più elementari.
Ma la tolleranza e l'accoglienza degli stranieri devono necessariamente essere accompagnate da comportamenti coerenti.
Mi riferisco all'osservanza delle nostre leggi, delle nostre tradizioni, della nostra cultura presupposti tutti indispensabili per una civile convivenza.
Anche chi viene da lontano deve vivere nel pieno rispetto della legalità.
Perché rispetto della Legge significa adoperarsi affinché non si verifichino fatti gravissimi che destano altissimo allarme sociale - come, ad esempio, le violente rapine con sequestro di persona sfociate a volte in omicidi, di cui anche gli immigrati si sono resi autori - incutendo nella collettività sentimenti di paura, di insicurezza e quindi di rigetto e avversione nei loro confronti.
Le schegge di razzismo e l'intolleranza nei confronti degli stranieri - comportamenti che vanno in assoluto deplorati e condannati - possono essere determinati proprio dalle azioni illegali di pochi immigrati che creano malessere e insofferenza e che rischiano di ripercuotersi sugli stranieri che invece in Italia vivono e lavorano onestamente e contribuiscono a fare crescere il nostro Paese.
Gli immigrati regolari sono una grande risorsa per tutti noi.
Sono in maggior parte coloro che hanno occupato spazi di lavoro che i nostri italiani hanno lasciato vuoti: collaboratori domestici, badanti, governanti, ma soprattutto operai agricoli, operai addetti a mansioni e turni pesanti, come quelli che hanno purtroppo trovato la morte sul posto di lavoro nel recente terremoto dell'Emilia.
Nei loro confronti abbiamo il dovere non soltanto della gratitudine ma anche di assicurare tutte, dico tutte, le condizioni di applicazione delle nostre Leggi, in tema di sicurezza sul lavoro, di riconoscimento del loro diritto ad una equa retribuzione, di corresponsione dei contributi lavorativi, di diritto al godimento delle ferie.
Condizioni in tutto e per tutto uguali a quelle applicate ai lavoratori italiani.
Lo affermo con forza perché troppo spesso, purtroppo, non è così.
Vanno poi presi in esame i problemi collegati ai detenuti stranieri che costituiscono il 36% della popolazione carceraria e che provengono da 149 Paesi diversi.
Nel mese di ottobre del 2011 i detenuti stranieri erano circa 24 mila e cinquecento con una presenza del 50% di quelli condannati a pene definitive.
Su quest'ultima percentuale, buona parte della quale risulta proveniente da 4 Paesi (Marocco, Albania, Romania e Tunisia) che assorbono oltre il 50% dell'intera popolazione detenuta straniera, potrebbe essere utile insistere sulla ricerca di accordi internazionali, come ad esempio aiuti per la predisposizione di piani di assistenza e sostegno sociale in favore di coloro che devono essere rimpatriate o che potrebbero beneficiare dell'espulsione in alternativa all'esecuzione anche residua della pena nel nostro Paese.
Accordi bilaterali dovrebbero poi essere stipulati al fine di fare scontare la pena definitiva nei Paesi di origine del detenuto straniero.
Questo consentirebbe di allontanare dall'Italia innanzitutto gli immigrati clandestini che hanno commesso reati.
Se i carcerati definitivi stranieri potessero scontare la pena nei loro Paesi di origine, l'emergenza carceraria del sovraffollamento sarebbe in via di soluzione.
L'immigrazione è una opportunità da cogliere con intelligenza e lungimiranza perché contribuisce al nostro incremento demografico e per i vantaggi che può offrire. Va tuttavia governata con una politica che aumenti gli interventi in favore dei Paesi più svantaggiati; che quantifichi con appositi accordi tra l'Italia e i Paesi di origine, il numero degli immigrati da fare entrare nei nostri confini; che stabilisca regole e leggi certe per controllare in modo sempre più adeguato ogni frontiera della nostra Nazione.
Con altrettanta intelligenza e lungimiranza dobbiamo sapere offrire a coloro che chiedono di lavorare legalmente nel nostro Paese, un patto stabile, civile e duraturo che sia il risultato di un equilibrio tra diritti e doveri.
Soltanto così sapremo fare convivere le diverse identità in un clima di pacifica tolleranza e serenità.
L'immigrazione è sì uno specchio nel quale si riflettono le nostre paure, i nostri pregiudizi, i nostri problemi ma è soprattutto un fenomeno troppo importante per il nostro presente e per il nostro futuro.
Con tenacia, determinazione e buona volontà sono certo che tutti insieme, senza schieramenti e differenze di colore politico riusciremo a dare adeguate e ponderate risposte a questo problema e ai nostri italiani che hanno tutto il diritto di pretenderlo.