“Obiettivo 5: parità di genere”
Intervento del Presidente del Senato all’apertura del Campus formativo del Corriere della Sera
Buongiorno a tutti.
Sono molto contenta di portare il mio saluto in apertura di questa bella iniziativa che apre le porte di una delle nostre più antiche Università ad un Campus formativo interdisciplinare su un tema che mi sta particolarmente a cuore: quello della parità di genere.
Ringrazio i promotori per il gradito invito. Saluto il Ministro dell'Università, il Magnifico Rettore, le Autorità presenti, gli esperti, tutti gli studenti e i cittadini romani che in questi giorni si confronteranno attraverso il linguaggio del giornalismo, delle arti e dello spettacolo su quella che indubbiamente è una sfida trasversale dell'Italia e del mondo contemporaneo.
In queste ore drammatiche, segnate dal ritorno della guerra al cuore dell'Europa, un pensiero particolare va alle donne ucraine, che stanno affrontando momenti di grande dolore con grande coraggio.
Alle donne che la guerra ha lacerato e diviso da affetti e certezze, alle donne che continuano a lottare come pilastri morali e materiali di un intero popolo va oggi la nostra vicinanza, la nostra solidarietà e un messaggio di speranza. La speranza che la loro via della resistenza possa presto trasformarsi in una via della pace. Perché non è un caso che in moltissime lingue "pace" sia un sostantivo di genere femminile.
Ma torniamo a noi.
Il titolo del Campus, mutuato dai 17 obiettivi ONU per la sostenibilità, identifica con chiarezza quale è lo scenario nel quale ci stiamo muovendo.
La parità di genere rimane ancora oggi un obiettivo e non un traguardo per l'esistenza di tante aree regionali dove i diritti e le opportunità di affermazione delle donne sono segnati da forti squilibri e resistenze culturali, religiose, sociali e giuridiche.
Ma anche in Italia la parità di genere non si è completamente realizzata, nonostante le conquiste che hanno segnato il percorso delle donne negli ultimi cinquant'anni.
È innegabile. Dagli anni '70 ad oggi abbiamo registrato una radicale evoluzione dei rapporti uomo-donna nei contesti professionali come in quelli familiari, nei modelli culturali come in quelli sociali.
È un risultato che dobbiamo in primo luogo alle donne che, con le loro storie e azioni, con l'esempio e l'impegno, a casa come sul lavoro, hanno costruito l'Italia di oggi.
Anche la legislazione ha fatto la sua parte. Il cammino dei diritti ha compiuto passi da gigante sul terreno dell'interscambiabilità dei ruoli, delle tutele e pari opportunità nel mondo del lavoro, intervenendo da ultimo sul nodo della parità retributiva.
Eppure, dietro questo quadro apparentemente rassicurante c'è una realtà sotterranea di resistenze ed ostacoli che ancora oggi rende il cammino delle donne costantemente in salita.
Ci sentiamo dire tutti i giorni che abbiamo bisogno di più donne. Nella politica come nelle amministrazioni. Nelle università come nelle imprese. Nelle arti come nelle scienze. Perché le donne hanno una "marcia in più".
Ma a che cosa serve quella "marcia in più"?
Consente davvero alle donne di arrivare al traguardo? Una donna può scrivere con l'inchiostro delle proprie capacità il futuro? Parlo del suo futuro individuale. E insieme del futuro di una intera società.
Me lo domando perché quella al femminile in molti ambiti è una storia tutta da scrivere.
Io ritengo che ancora oggi dobbiamo confrontarci con due nodi di fondo - la libertà di scelta e il merito - per spiegare perché sia così difficile il successo al femminile.
La libertà è una conquista culturale e sociale per l'universo femminile. E va ben oltre le logiche dell'eguaglianza formale. Il diritto di scegliere il proprio futuro per tante donne è un desiderio rimasto sulla carta, perché spesso si scontra con il problema di poter coniugare famiglia e lavoro. Spesso si scontra con le dinamiche di una società che sottovaluta i talenti delle donne, che agisce in base a stereotipi di ruolo.
E questo può creare, a cascata, una rete di dipendenza anche economica che nelle situazioni patologiche della violenza di genere non consente alle donne di determinarsi nella direzione voluta.
Il merito è invece la fondamentale regola di gioco che, neutralizzando la discriminante del genere, consente di fare emergere le donne non in quanto donne, ma per le loro capacità.
Lo dimostrano chiaramente i dati statistici sui tassi di successo femminile nei percorsi scolastici, universitari, nei concorsi pubblici e nello sport. In tutti i contesti dove la competizione è fondata su parametri oggettivi, che permettono a donne e uomini di confrontarsi ad armi pari, le donne emergono e non c'è discriminazione.
Ne sono una riprova i recenti successi sportivi dove chi è capace taglia per primo il traguardo, diversamente resta ai blocchi di partenza.
E allora mi domando: cosa succederebbe se la regola del merito fosse estesa a tutti i contesti e i meccanismi di selezione, anche quelli meno permeabili alla componente femminile? Cosa avverrebbe se, paradossalmente, gli incarichi politici fossero attribuiti per concorso? Le statistiche ci risponderebbero che il Parlamento e il Governo sarebbero prevalentemente in rosa.
Questa che potrebbe apparire come una provocazione, ci fa riflettere sulla necessità di far emergere i talenti e il coraggio delle donne per una vera rivoluzione culturale.
Mi viene in mente a questo proposito l'audacia di Grazia Deledda che nel 1909 decise di candidarsi alle elezioni politiche sfidando un'epoca che negava i diritti politici alle donne. Un gesto per molti versi precursore, che anticipò di circa 40 anni la storia delle donne al voto.
Penso che riscoprire la grande forza di donne come Grazia Deledda possa davvero indicarci la strada per provare a scrivere un diverso futuro al femminile.
Questo è anche il ruolo che può svolgere un Campus formativo come quello che oggi si apre.
Ispirare le donne, ed in particolare le tante giovani presenti.
Inoltre. Siamo in un Campus che si definisce intergenere e questa è una scelta di metodo importante perché la parità indubbiamente passa anche attraverso la consapevolezza degli uomini.
Sono certa che le testimonianze, le inchieste e i dialoghi che si succederanno oggi e domani offriranno un importante strumento di lavoro in questa direzione.
Vi ringrazio.