Presentazione del libro "Sempre Franco"
"Marini tra sindacato, politica e istituzioni"
Buongiorno a tutti.
Saluto il Ministro Franceschini, i colleghi parlamentari, gli illustri relatori Gianni Letta e Daniela Fumarola, gli autori, il moderatore, le autorità e tutti gli ospiti presenti.
È con sentimenti di sincera commozione che ho accolto l'invito ad introdurre questo importante appuntamento di presentazione del volume 'Sempre Franco'. Una preziosa occasione per ricordare la figura di Franco Marini che di questa Istituzione è stato autorevole e stimato Presidente nella XV legislatura.
Ai familiari - che ringrazio per essere qui con noi - rinnovo un pensiero di affettuosa vicinanza.
Desidero congratularmi con Guelfo Fiore e con l'Onorevole Nicodemo Oliverio per lo spirito con cui, dopo anni di battaglie politiche ed istituzionali al fianco del Presidente Marini, hanno scelto di affidare a questo libro il suo patrimonio di ideali, esperienze e insegnamenti.
Un'opera che, al di là della scrupolosa ricostruzione storica e biografica, consente di riscoprire e approfondire il ritratto umano, il pensiero politico e, soprattutto, la ricchezza morale dell'instancabile impegno pubblico di Franco Marini.
Dirigente sindacale; leader politico; Ministro della Repubblica; Presidente del Senato: Franco Marini è stato un uomo del popolo, della democrazia, delle Istituzioni e un autentico protagonista di tante pagine della nostra storia.
Una dedizione civica saldamente ancorata alle sue origini, alla sua storia personale, alle sue esperienze nell'associazionismo cattolico e a quei valori di giustizia sociale, libertà e democrazia che sono sempre stati la sua bussola morale e identitaria.
Come lucidamente sottolinea il libro che oggi presentiamo, sono questi valori, maturati nella formazione familiare e coltivati in un costante legame con il territorio, ad avere ispirato i due fondamentali pilastri dell'azione di Franco Marini: l'impegno sindacale come missione di vita; il delicato ruolo di traghettatore politico dei cattolici democratici dalla Prima alla Seconda Repubblica.
Il sindacato era la vera vocazione di Franco Marini, la passione di una vita interamente passata dalla parte dei lavoratori.
Nel suo pensiero, il ruolo del sindacato non si esauriva nel quadro delle funzioni economiche e sociali, ma si proiettava anche sul piano politico. Così il sindacato, che pure trovava nel principio di autonomia il proprio valore cardine, era chiamato ad operare come interlocutore fondamentale di Parlamento e Governo nell'elaborazione delle politiche pubbliche di tutto il Sistema Paese.
Una prospettiva che Franco Marini sostenne con convinzione, cercando di collocare l'azione sindacale direttamente al centro degli equilibri istituzionali.
Questa idea non lo abbandonò mai, segnando profondamente la sua militanza nella Democrazia Cristiana, così come la sua esperienza alla guida del Ministero del lavoro e delle politiche sociali nel settimo Governo Andreotti.
La sua prima elezione al Parlamento - un autentico plebiscito di voti - coincise con quella che oggi ricordiamo come la fine della Prima Repubblica.
In quella fase particolarmente delicata di transizione verso nuove dinamiche politiche, di fronte alla crisi dei partiti costituenti e, in particolare, della Democrazia Cristiana, Franco Marini fu tra i più orgogliosi difensori dell'identità storica e culturale del cattolicesimo democratico e moderato.
Pur nella consapevolezza che il ricambio e l'alternanza di governo potessero essere "fattori di vitalità democratica" - come ebbe a dire in più occasioni - instancabile fu il suo impegno affinché quella tradizione - che è parte delle nostre radici identitarie - non finisse dispersa.
Nelle trattative sindacali, così come nel dibattito parlamentare, Franco Marini sosteneva le proprie idee con incredibile tenacia, ma al contempo sapeva essere un politico dialogante, sempre pronto a cercare, con ostinata determinazione, soluzioni condivise nell'interesse superiore dei cittadini.
Per lui l'avversario, al pari dell'alleato, era una persona con cui confrontarsi, mai un nemico con cui entrare in conflitto.
Una caratteristica questa che, insieme al suo profondo rispetto per le Istituzioni parlamentari, gli consentì di guidare con saggezza, polso fermo e grande equilibrio l'Aula di Palazzo Madama in una legislatura particolarmente difficile e travagliata, nella quale gli assetti politici erano legati a una piccola manciata di voti.
È molto significativo rileggere le parole pronunciate nel discorso di insediamento come Presidente del Senato, quando annunciò di volere essere "il presidente di tutti (...), con grande attenzione e rispetto per le prerogative della maggioranza e per quelle dell'opposizione come deve essere in una vera democrazia bipolare".
Il contributo di Franco Marini alla riaffermazione della neutralità e del ruolo di garante del Presidente del Senato anche in un difficile scenario politico rimane una preziosa eredità istituzionale.
Negli ultimi anni, anche se lontano dai riflettori della politica, ha continuato ad essere un acuto osservatore della nostra società; un intelligente interprete delle sue complessità e una voce sempre saggia e autorevole.
Ora che ci stiamo confrontando con l'onda d'urto di una crisi sanitaria lunga e logorante, che ha acuito le disparità economiche e creato nuove sacche di disoccupazione e povertà. Ora che ci interroghiamo sulle ripercussioni energetiche, economiche e sociali del drammatico conflitto ucraino; sfide tutte della contemporaneità, che sembrano minare alcuni dei presupposti del modello sociale, democratico ed economico su cui è stato costruito anche il cammino del diritto al lavoro, viene spontaneo domandarsi cosa avrebbe proposto Franco Marini.
Il libro di Guelfo Fiore e Nicodemo Oliverio ci offre valide chiavi di lettura in tal senso quando ci ricorda che Marini fu sempre mosso dal dovere di reagire alla sfida dei tempi, riaffermando le ragioni della giustizia sociale, della libertà e della democrazia laddove l'equilibrio sociale si incrina e muta.
Io penso che questo connubio di idealità, pragmatismo e impegno militante che ha sempre ispirato l'azione di Franco Marini sia la ricetta da riscoprire per comprendere come affrontare le prove dell'oggi, tra le prospettive della ripresa connessa agli obiettivi e ai traguardi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e la salvaguardia degli equilibri economici e sociali di fronte alle grandi prove geopolitiche mondiali.
Credo che l'eredità politica e morale che Franco Marini ci ha lasciato debba soprattutto rafforzare in noi la consapevolezza che nessun piano di crescita o di sviluppo per il nostro Paese potrà dirsi davvero efficace e durevole nel tempo se non sapremo difendere il diritto al lavoro dei cittadini e restituire loro, attraverso l'occupazione, nuove speranze, nuova fiducia e nuove opportunità.
Perché, come ricordava Franco Marini, il lavoro è sì "fondamento della Repubblica".
Ma è soprattutto: "mezzo di libertà, di identità, di crescita personale e comunitaria, di inclusione e coesione sociale, di responsabilità individuale verso la società".
Grazie.