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Il Presidente: Intervento in Assemblea

«Al Senato un laboratorio per il rilancio del Sud»

Intervista pubblicata dal quotidiano "Il Mattino"

di Federico Monga

Il Senato come luogo centrale per il rilancio del Mezzogiorno. E' l'ambizioso progetto che il presidente del Senato Renato Schifani lancia dalle colonne del Mattino. La seconda carica dello Stato in queste settimane è impegnata come tessitore e mediatore dei rapporti tra maggioranza e opposizione, garante del rispetto dei tempi di approvazione e dell'attenzione alle proposte della minoranza, per la maggior condivisione possibile della manovra bis. Un impegno gravoso in linea completa con il Capo dello Stato Giorgio Napolitano.

Schifani non ha esitato a richiamare con forza governo e maggioranza a rispettare i tempi previsti per la presentazione degli emendamenti di una delle manovre più gravose della storia della Repubblica italiana.

Presidente, lei sta interpretando il suo ruolo con grande attenzione all'equidistanza tra governo e parti politiche presenti in Parlamento. Nelle ultime settimane, da quando il governo è stato chiamato a predisporre una dura manovra correttiva, questo ruolo si è rafforzato anche sul piano legislativo.
«Avverto la responsabilità di presiedere un ramo del Parlamento che in tempi brevi dovrà pronunciarsi sulla manovra per porre l'Italia al riparo dalla speculazione internazionale. Cerco di stimolare le forze politiche ad agire il più celermente possibile e in un clima di confronto sereno tra maggioranza e opposizione. Devo prendere atto, con piacere, che in Senato ho riscontrato comportamenti responsabili da parte di tutte le forze politiche. Mi auguro che questo clima prosegua e che, superata l'emergenza, si possa continuare con lo stesso atteggiamento costruttivo nell'interesse del Paese».

Il clima tra opposizione e maggioranza appare però di nuovo ai minimi termini. Berlusconi ha bollato l'atteggiamento dell'opposizione come «criminale». Mentre Pd, Udc e Idv chiedono al premier di farsi da parte.
«Non nascondo la difficoltà del mio lavoro per fare abbassare i toni. Un impegno che ho assunto da anni e che continuerò ad assumere per tutta la legislatura».

Questa manovra contiene altrimenti interventi utili al Mezzogiorno?
«Gli interventi sono di rilevanza generale, ma possono essere molto importanti per il Sud. Penso alla liberalizzazione delle professioni e a quella dei servizi pubblici locali che garantirà una maggiore efficienza».

Nel dibattito sul Mezzogiorno l'argomento più ricorrente è quello dei fondi: nazionali, comunitari e privati. C'è chi ritiene che siano insufficienti, altri sostengono che siano male utilizzati.
«Ritengo che non sia solo un problema di quantità delle risorse messe a disposizione del Sud, ma di qualità del loro utilizzo. Poi c'è anche un altro aspetto importante. Quello della modernizzazione degli strumenti che il settore pubblico e privato hanno a disposizione per avvalersi di questi fondi. Dalle colonne del Mattino voglio anticipare una iniziativa che intendo assumere nelle prossime settimane. E' mia intenzione promuovere, proprio a Palazzo Madama, una serie di seminari di lavoro e di studio dove invitare operatori economici e finanziari, soggetti istituzionali nazionali e territoriali, forze sindacali, rappresentanti dell'Unione Europea, docenti ed esperti in procedure amministrative».

Qual è l'obiettivo finale?
«Il frutto di questi lavori deve essere tradotto in fatti concreti, e sottolineo concreti, per favorire lo sviluppo del Sud. Non saranno seminari interessanti ma poco produttivi. Da questi eventi dovranno nascere proposte concrete sul piano della semplificazione delle procedure che consentano l'utilizzazione corretta dei fondi a disposizione del Meridione, siano questi pubblici o privati, in tempi certi e definiti».

E una volta terminata l'analisi?
«Quando si tireranno le somme, un comitato scientifico dovrà tradurre in proposte normative le indicazioni emerse. Mi farò garante che queste proposte, nelle forme più idonee, siano prese in esame dal Parlamento e discusse in tempi brevi. Ritengo che ora servano iniziative, fatti veri per assicurare un uso efficiente ed efficace dei fondi e delle risorse a disposizione. Bisogna evitare lungaggini, ingorghi burocratici. E' necessario velocizzare le procedure amministrative per incoraggiare investimenti che possano contare su autorizzazioni spedite e regole certe».

Si farà anche garante del Piano Sud che il governo ha annunciato molte volte senza mai attuarlo concretamente?
«Il mio ruolo è istituzionale e non politico. Posso dunque limitarmi ad esercitare una moral suasion. Certamente guardo con interesse alla attuazione del Piano Sud perché consapevole che il Paese cresce solo se cresce il Mezzogiorno. Se l'Italia invece va a due velocità non potrà realizzarsi completamente. Ho registrato con piacere che il 13 agosto il Piano Sud è partito grazie alla delibera del Cipe e all'intesa tra i ministri Fitto e Tremonti. Si tratta di un passaggio fondamentale: 1,6 miliardi destinati a cinque grandi infrastrutture e 5,6 miliardi per opere locali concordate con amministrazioni del Sud rappresentano un passaggio strategico importante. Come è stata importante l'intesa tra amministratori regionali che hanno accettato un metodo operativo diverso rispetto al passato. Prima le risorse erano troppo frammentate tra le varie realtà territoriali e regionali. Ora invece è passata la logica del confronto con il governo su un piano di largo respiro».

Uno dei freni allo sviluppo del Sud è la presenza della criminalità organizzata. Cosa fare?
«La criminalità organizzata purtroppo ancora oggi rappresenta un serio ostacolo al pieno e libero sviluppo dell'economia del Paese. I continui e ininterrotti successi giudiziari conseguiti da forze dell'ordine e dalla magistratura, hanno certamente contribuito ad alientare una morsa che ad oggi ha mortificato le legittime aspettative di quanti desiderano potere vivere e svolgere la propria esistenza senza l'oppressione della violenza e della minaccia. Ai magistrati e alla polizia giudiziaria dobbiamo riconoscenza e a tutti loro va il mio plauso. Non possiamo tuttavia indulgere in facili ottimismi perché purtroppo il fenomeno criminale è ad oggi radicato in molti territori del Sud».

Cosa si deve fare ancora?
«L'attenzione deve essere massima e lo deve essere da parte di tutte le Istituzioni che devono dare l'esempio, hanno il dovere di vigilare, di tutelare la legalità e di continuare ad operare. Sono spesso a contatto con i giovani che, grazie all'azione capillare ed attenta dei loro insegnanti, sono oggi pienamente consapevoli del fenomeno e determinati a contrastarlo. Occorre evitare che lo Stato lasci spazi vuoti all'interno dei quali si possa insinuare la criminalità organizzata. E occorre fare molto. Rimboccarsi le maniche e ascoltare la gente, aiutarla a vivere un'esistenza dignitosa e serena approntando gli strumenti che poi sono quelli della possibilità di un lavoro onesto, di un'abitazione dignitosa, di servizi efficienti. Così facendo si aiuta la popolazione a credere nello Stato e a rivolgersi allo Stato in caso di necessità. Non solo repressione, quindi, ma prevenzione che si ottiene con un serio e attento lavoro da svolgersi tutti insieme».

I politici indagati per reati legati alla criminalità organizzata devono farsi da parte?
«Più che il mio parere deve contare il codice etico che tutti i partiti devono adottare al loro interno. La moralità non si crea, né si applica con le leggi, ma si sceglie».

Dalla manovra è sparita la tracciabilità dei rifiuti che il ministro Prestigiacomo chiede di reintrodurre per non favorire la criminalità organizzata.
«La norma va reintrodotta perché si deve dare massima attenzione al pericolo che l'abolizione della tracciabilità dei rifiuti agevoli le ecomafie. Sono in corso delle riunioni per arrivare al mantenimento dell'istituto con delle opportune modifiche per semplificare le procedure, come richiesto dagli addetti ai lavori».

II Sud si lamenta di essere penalizzato dal federalismo fiscale.
«Il federalismo fiscale è in fase attuativa. L'aspetto che mi sta più a cuore è il principio inderogabile dell'uguaglianza dei diritti per tutti i cittadini. Il federalismo è anche una sfida per gli amministratori del Sud. E' una sfida per dimostrare ai propri elettori di avere gestito correttamente ed efficacemente le risorse pubbliche».

A proposito ancora dei fondi Ue per il Sud, Sergio D'Antoni ieri sosteneva che nella finanziaria non ci sono misure per sbloccare i fondi europei destinati ai cofinanziamenti dei grandi progetti. Cosa si può fare?
«Per l'utilizzo dei fondi europei occorre il cofinanziamento da parte delle Regioni. Spesso succede che, pur avendone disponibilità, le amministrazioni regionali non siano in condizione di destinare le risorse perché sforano il patto di stabilità. Mi auguro che nella legge di stabilità che sarà affrontata già a partire da questo mese, questo paradosso possa essere risolto. Dall'altro lato si devono stimolare le Regioni ad utilizzare i fondi europei in tempi più celeri rispetto al passato».

II ruolo del ministro Tremonti è cambiato? Fino alla scorsa manovra è stato il dominus incontrastato di qualsiasi decisione in materia economica, ora ha una posizione più conciliante.
«Il ruolo del ministro dell'Economia non è cambiato. Mutata è invece la realtà nel Pdl dove ora c'è un segretario politico. Il premier Silvio Berlusconi ora si può dedicare interamente al suo ruolo istituzionale. Mentre la gestione politica del partito è passata nella mani di Angelino Alfano. Questo nuovo assetto fa sì che i dirigenti del Pdl partecipino più di prima alle scelte di politica economica del Paese. La dialettica che si è sviluppata in queste ultime settimane ha già dato i suoi frutti. Penso all'abolizione del contributo di solidarietà fortemente invocata dal Pdl. In capo al ministro Tremonti restano immutate tutte le alte responsabilità sulla tenuta dei saldi della manovra e dei conti pubblici».

Questo governo arriverà alla fine della legislatura?
«Non posso fare previsioni. In questo momento va data, comunque, priorità alla stabilità istituzionale che costituisce la condizione essenziale per le scelte strategiche nell'interesse dell'Italia».

Non crede che questo susseguirsi di proposte, dalla supertassa alle pensioni, annunciate un giorno e cancellate il giorno successivo, minino la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni e della politica?
«Da quando sono entrato in Parlamento non ho mai visto una manovra presentata e approvata senza modifiche, anche consistenti. E' fisiologico che durante l'iter si susseguano proposte e controproposte, soprattutto quando sono in discussione tagli e riduzione di costi che interessano da vicino i cittadini. Ben venga il ritiro responsabile e non la caparbia volontà di mantenere provvedimenti che possono penalizzare alcune fasce sociali. Bisogna fare tutti gli sforzi perché questa manovra sia la più equa possibile sotto il profilo etico e della coesione sociale. Nessun cittadino deve sentirsi penalizzato rispetto ad altri».

A proposito di privilegi, parliamo dei costi della politica. Il sospetto è che la riforma attraverso la legge costituzionale per province e numero dei parlamentari non sia altro che un modo per rinviare i risparmi alle calende greche.
«Non credo. Ma comunque i tempi confermeranno o meno questo sospetto. Per quanto riguarda la riduzione del numero dei parlamentari il Senato è già avanti con un disegno di legge che sarà discusso la settimana prossima. Sull'abolizione delle Province prendo atto che la scelta della via costituzionale intende ridisegnare l'intero assetto istituzionale degli enti locali. La decisione di abolire solo quelle inferiori a 300.000 abitanti rischiava di creare nel Paese una realtà disomogenea».

Al di là della manovra, nata per stabilizzare i conti pubblici, il Paese ha però bisogno di misure strutturali condivise per lo sviluppo.
«In Italia esistono due grandi blocchi trasversali: i conservatori e i riformisti che vanno al di là dei partiti. Ogni volta che si mettono in cantiere riforme strutturali si va, inevitabilmente, a toccare gli interessi dei singoli, di alcune categorie e di determinati mondi produttivi e sociali. Le resistenze al cambiamento vanno al di là dei partiti. La vera sfida allora è che in tutte le forze politiche ci sia lo slancio al cambiamento, senza portare la critica anche sul piano dell'attacco alle grandi riforme strutturali che l'Europa ci chiede».

A proposito d'Europa, Bruxelles ha criticato la manovra, sostenendo l'aleatorietà degli incassi dall'evasione fiscale.
«La lotta all'evasione fiscale deve costituire una priorità assoluta da parte di ogni governo, Prendo atto del lavoro della Ragioneria dello Stato che ha certificato la congruità di queste misure. In passato il contrasto alla lotta all'evasione ha dato i suoi frutti. E sono certo che continuerà a darli. E' una richiesta della maggioranza degli italiani che pagano le tasse».

Tra breve si voterà a Palermo, la sua città. Previsioni su candidature?
«Nel centrosinistra ci sono molte candidature tra le quali anche quella dell'ex sindaco Leoluca Orlando. Nel Pdl, come già annunciato da Alfano, si dovrà procedere alla scelta del concorrente migliore, tra i vari aspiranti, attraverso il bagno di democrazia delle primarie».