Università di Messina - Inaugurazione dell'anno accademico 2006-2007
Discorso pronunciato durante la cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico nell'Aula polifunzionale presso la Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali dell'<a title="Il link apre in una nuova finestra" href="http://www.unime.it/" rel=
Desidero rivolgere, anzitutto, un saluto a tutte le Autorità e a quanti sono presenti a questo importante incontro. Un ringraziamento particolare, poi, al Rettore Tomasello per avermi voluto invitare in questa occasione che segna l'avvio formale del vostro lavoro accademico.
Prima di esporvi le mie brevi riflessioni consentitemi, però, di rivolgere un commosso pensiero per le vittime del grave incidente marittimo di pochi giorni fa, per i feriti, per tutti i loro familiari, per le Comunità dell'area dello Stretto che soffrono questa dura prova. Per testimoniare il cordoglio mio personale e dell'Assemblea del Senato ho voluto fermarmi alla sede del Comune che rappresenta tutta la città.
Sono venuto volentieri per esprimervi l'attenzione di tutto il Senato, per il vostro importante lavoro di formazione e di ricerca. L'Università di Messina può vantare una antica e profonda storia, che ha radici fino dal XIII secolo, essendo qui viva una importante Scuola di diritto. Per sua lunga tradizione, svolge un ruolo di servizio formativo che va oltre i confini della comunità locale, abbracciando una più vasta dimensione interregionale e mediterranea.
So bene che i problemi sono tanti e non voglio sottrarmi dall'affrontarli, seppure brevemente. Non mi è sfuggito il recente allarme lanciato dalla Conferenza dei Rettori che ha sottolineato il rischio che tutte le Università italiane si trovino come "appiattite" nel presente, dovendo così rinunciare alla loro naturale vocazione di costruire il futuro attraverso l'efficace formazione e promozione dei giovani.
Veniamo da alcuni anni di difficoltà, e di forte diminuzione delle risorse disponibili. Come ben sapete il nostro Paese, nell'ambito dell'Unione Europea, aveva condiviso con slancio l'Agenda di Lisbona. L'obiettivo comune era quello, ambizioso, di rafforzare, entro il 2010, lo "spazio europeo della conoscenza" e di sostenere lo sviluppo dell'economia attraverso nuovi investimenti nelle tecnologie dell'informazione, nella ricerca, nella formazione.
La debole crescita economica - italiana ed europea - ha costretto, negli anni recenti, ad un rallentamento nell'attuazione di questi grandi obiettivi. Tuttavia, questa strategia rimane al primo posto per lo sviluppo dell'Italia e dell'Europa e per la competizione nel mondo. L'Italia, in particolare, che non ha materie prime naturali, ha bisogno, con più convinzione, di fondare gran parte del suo sviluppo sulla ricerca e la conoscenza.
Voglio anche dire che sono decisive le infrastrutture fisiche (stradali e ferroviarie) per tutta l'area urbana di Messina. E le recenti misure di bilancio offrono, finalmente, delle maggiori certezze di disponibilità finanziarie.
Ma voglio anche sottolineare, con convinzione, che Messina, la Sicilia, l'intero Mezzogiorno, devono con forte determinazione e serietà perseguire questa strategia di crescita sociale ed economica che punti anche, intensamente, sulla crescita del capitale umano. Nei provvedimenti finanziari approvati dal Parlamento sono già previsti alcuni primi significativi incrementi di risorse. Mi riferisco, in particolare, alle risorse mirate al reclutamento di giovani ricercatori nei prossimi anni. Questo è un punto cruciale perché bisogna irrobustire la nostra capacità complessiva di ricerca e di innovazione scientifica, e bisogna offrire delle possibilità concrete ai nostri giovani migliori ed evitare la continua emorragia di cervelli all'estero.
La vera sfida è quella di dare continuità ai nostri programmi di ricerca e di permettere, quindi, ai giovani ricercatori di potersi formare e di poter lavorare con stabilità. L' impegno per un più moderno reclutamento ha anche una valenza strategica perché il nostro parco di docenti e ricercatori ha una età media elevata e, nei prossimi anni, vi saranno pensionamenti fisiologici consistenti. Dunque, è davvero fondamentale un investimento nelle risorse umane nel sistema dell' Università e della ricerca.
Tuttavia voglio ancora sottolineare due aspetti sui quali ritengo essenziale che si faccia, nel nostro Paese, uno sforzo ulteriore per avvicinarci alle situazioni più avanzate. Anzitutto il tema dell'autonomia delle Università e dei Centri di ricerca. Nella società odierna il tema dell'autonomia della ricerca non ha solo un significato di tutela della scienza e dell'insegnamento rispetto a condizionamenti ideologici.
Credo di poter dire che, nel nostro Paese, la Repubblica ha fin qui garantito un lunghissimo periodo di libertà e di autonomia, che dobbiamo sempre più rafforzare e prolungare. Autonomia significa, oggi, soprattutto nuova capacità di iniziativa e di responsabilità di ogni singola Università. Capacità di acquisire efficienza gestionale, di modernizzare il rapporto con i giovani, di sviluppare collaborazioni e integrazioni con il mondo produttivo e il territorio.
L'Università al servizio di tutta la Comunità: è questa la vocazione da riscoprire e da rilanciare. Ciascuna Università in confronto, in dialogo, in rapporto stretto con la propria realtà. Più autonomia creativa dunque, con libertà e senso di una responsabilità comune. Più iniziativa dei singoli docenti, dei Dipartimenti, delle Facoltà, degli stessi ragazzi e delle loro libere organizzazioni.
L'altro tema sul quale, credo, sia necessario un impegno più convinto è quello della valutazione. Ogni struttura di alta formazione e di ricerca deve vivere con interesse il tema della valutazione, di una valutazione formulata con parametri seri e oggettivi. Solo con criteri di valutazione condivisi e confrontati il nostro sistema universitario e di ricerca potrà liberare tutte le sue potenzialità e acquisire una nuova impronta competitiva. L'Università, negli ultimi venti anni, è stata investita da compiti nuovi con l'allargamento massiccio del numero di giovani che richiedono una formazione elevata.
Questo è un obiettivo strategico del Paese al quale l'Università sta rispondendo con grande impegno. I nuovi investimenti e potenziamenti devono però consentirci non solo di ottimizzare la situazione esistente, ma devono spingerci ad uno sforzo straordinario, ad un nuovo dinamismo del nostro sistema di ricerca e innovazione. Non voglio aggiungere altre parole su questi aspetti che ben conoscete e, credo, anche condividete.
Prima di concludere, desidero però, ancora, segnalarvi un altro tratto importante, che caratterizza il vostro lavoro, e del quale sono profondamente convinto. Lo dico anche alla luce della mia attuale esperienza istituzionale. Voi qui rappresentate la Comunità che si dedica allo sviluppo della conoscenza, alla ricerca, al confronto razionale sui dati, alla diffusione delle evidenze scientifiche, alla ricerca della soluzioni ai problemi attraverso analisi razionali.
La nostra società ha bisogno di riportare con certezza al centro dell'attenzione il tema della conoscenza e della ragione. Viviamo un'epoca nella quale, per motivi complessi, la ragione è spesso messa in ombra di fronte all'evocazione di scontri di civiltà, di fondamentalismi e radicalismi di varia natura. Anche le religioni e i loro insegnamenti più profondi sono branditi da taluni contro la ragione, per sollecitare uno scontro confuso e irrazionale. Abbiamo bisogno di una forte e convinta stagione nella quale la ragione delle cose, della realtà, della capacità concreta, venga di nuovo posta la centro. Dopo tanti anni di confusione e di strumentalizzazioni anche gravi abbiamo bisogno che emergano "buoni maestri" che si pongano, con ragionevolezza, al servizio della formazione, della ricerca, della conoscenza, dello sviluppo sociale complessivo.
Una stagione di "buoni maestri" che aiutino la valorizzazione delle nostre potenzialità e dei nostri talenti. Questo è il nostro interesse generale che deve superare ogni pur legittimo interesse categoriale. Buoni maestri che sostengano e orientino i nostri giovani ad acquisire le conoscenze necessarie e a prendersi, quanto prima, tutte le loro responsabilità.
Anche nel mio attuale impegno istituzionale - fin dal giorno della mia elezione - sto dicendo che occorre uno sforzo di razionalità e di confronto comune. Un impegno condiviso su alcuni grandi temi di interesse generale.
Auguro a tutta la vostra Comunità universitaria, a tutti docenti, ai ricercatori, a tutti i giovani italiani e stranieri che frequentano la bella città di Messina, un sereno anno accademico. Mi auguro, insieme a tutti voi - e non mancherò di adoperarmi per questo - che il nostro Paese possa compiere quei passi veloci e robusti che ci portino a valorizzare le nostre straordinarie capacità in Europa e nel Mediterraneo, operando con fermezza per la pace, per lo sviluppo economico e sociale, per una maggiore giustizia sociale, soprattutto per i giovani e per le fasce più deboli della popolazione.