Presentazione del Rapporto Excelsior (UnionCamere - Ministero del Lavoro)
Discorso pronunciato in apertura del convegno che si è svolto nella Sala Capitolare del Chiostro del Convento di S. Maria Sopra Minerva per la presentazione del rapporto annuale del "Progetto Excelsior - Sistema informativo per l'occupazione e la f
Autorità, Signore e Signori,
desidero subito dirvi che ho ritenuto importante accogliere la proposta del Presidente dell'Unione Italiana delle Camere di Commercio di presentare, qui in Senato, questo Rapporto Excelsior sui fabbisogni occupazionali nel nostro Paese per l'anno in corso. Nel rivolgere il mio saluto a tutti i presenti desidero perciò, anzitutto, sottolineare il rilievo di questo Rapporto che è giunto, ormai, alla sua 10° edizione annuale. Non siamo di fronte, infatti, ad un Documento di impostazione teorica, ma disponiamo, attraverso questo Rapporto, di nuovi dati precisi e concreti sull' effettivo andamento della domanda di lavoro nel mondo produttivo del Paese. Questa indagine, realizzata con la collaborazione del Ministero del Lavoro, fornisce un monitoraggio preciso delle esigenze di nuova occupazione dichiarate da oltre 100 mila imprese di varia dimensione e nei diversi settori produttivi.
Si tratta di uno strumento la cui efficacia è anche dimostrata, anno per anno, attraverso le statistiche dell'ISTAT che, sostanzialmente, confermano gli incrementi occupazionali che questo Rapporto segnala. Ritengo che sarebbe necessario valorizzare di più questo lavoro, ovvero collegarlo meglio alle decisioni istituzionali che - ai vari livelli - riguardano le politiche per il lavoro. Quando sono stato Ministro in questo campo - quasi quindici anni fa' - non disponevamo di strumenti così precisi e sofisticati per fare programmi e politiche più mirate. Questa è, infatti, una indagine che ci offre dati di quantità (si parla di 83 mila nuovi posti di lavoro nel 2007), ma anche elementi di qualità, perché possiamo già sapere, ad esempio, che questa nuova occupazione sarà per il 39% circa nell'industria e per il 60% nei servizi. Abbiamo poi dati sui titoli di studio richiesti, sulla dimensione delle imprese che cercano lavoro e sulle diverse aree territoriali.
Un elemento che balza subito agli occhi è quello relativo al Mezzogiorno dove, malgrado la ripresa della crescita, si registra ancora un forte ritardo occupazionale per il quale occorrono specifiche politiche più incisive.
Non spetta a me anticipare, in questo mio breve intervento di saluto, i risultati di questo imponente lavoro. Voglio però solo sottolinearne l'importanza, il rilievo oggettivo, e la necessità di un lavoro più intenso, anche da parte del Parlamento, per trarre da questi dati ogni utile elemento per delineare migliori politiche di crescita sociale ed economica per il Paese, per i nostri giovani.
Nei tanti anni della mia vita sindacale e politica mi sono trovato spesso a constatare il divario che si crea tra le aspettative delle famiglie, dei giovani e le opportunità concrete che il mercato del lavoro propone. Opportunità che non sono spesso di quantità o di qualità inferiore alle attese, ma sono semplicemente diverse. Un più forte impegno per l'orientamento, per conciliare la domanda di lavoro che c'è con l'offerta di giovani mi sembrerebbe un obiettivo riformatore possibile, proprio alla luce di dati come quelli che voi raccogliete e offrite in modo sistematico.
La ripresa economica del Paese è in corso e il tasso di disoccupazione complessivo scende costantemente da anni. Si tratta di intervenire, con pragmatismo, per far incontrare meglio la domanda con l'offerta, per proporre alle famiglie, alla scuola, ai giovani, alle Università, percorsi concreti per l'ingresso positivo nel mondo del lavoro.
Più volte, nell'anno che ho trascorso qui in Senato, mi sono trovato a parlare di problemi del lavoro. L'ho dovuto fare sempre richiamando l'attenzione su alcune criticità serie che ci sono nel nostro mondo del lavoro. Mi riferisco, in particolare, ad un eccesso di precarizzazione dell'occupazione dei giovani e ai gravi problemi della sicurezza del lavoro. Non voglio certo oggi mettere in secondo piano questi aspetti. Anzi, rivolgo ancora un invito pressante a chi ha responsabilità dirette perché ci si adoperi con serietà e celerità per dare vita a misure in grado di stabilizzare il lavoro dei giovani e di alzare notevolmente la soglia della sicurezza con le netta diminuzione degli infortuni.
Qui in Senato stiamo completando in Assemblea l'esame del disegno di legge sulla sicurezza del lavoro e spero proprio con lo spirito di collaborazione fra maggioranza e opposizione, che si è registrato in Commissione, consenta di concludere in breve tempo con l'approvazione del testo. Nel ricordare queste cose però voglio anche dirvi che sono lieto, oggi, di poter parlare con voi di un mercato del lavoro che cresce, di una economia produttiva che esprime fabbisogni concreti.
Il Paese ha bisogno di riconoscere tutte le proprie energie positive, quelle che, giorno per giorno ci consentono di competere, di tener testa a scenari nuovi e impegnativi. Quando, talvolta, nella Presidenza del Senato, sono costretto a rivolgermi alle forze politiche di maggioranza e a quelle di opposizione per sollecitare un maggior spirito di collaborazione istituzionale sui temi di maggior rilievo, ho sempre in mente la risoluzione di problemi concreti, la realizzazione di obiettivi che riguardano tutti e che non dovrebbero dividerci. Il lavoro che oggi presentate, così concreto e utile, mi sembra proprio che si muova con questo spirito.
Voglio fare, dunque, i miei più vivi complimenti a quanti hanno promosso e realizzato questa iniziativa. Alle Camere di Commercio e alla loro Unione nazionale che assicurano un costante rapporto con le imprese e con l'economia reale, e che costituiscono la rete per la raccolta ordinata dei dati. Al Ministero del Lavoro che collabora e indirizza questa iniziativa.
Per concludere, mi auguro, davvero, che nel nostro Paese cresca la capacità di sviluppare politiche efficaci e riformiste che si misurino sui dati concreti e, su questi elementi, siano capaci di svolgere azioni di crescita sociale e civile.