Presentazione dell'Archivio politico di Bettino Craxi
Discorso pronunciato in Sala Zuccari al Seminario di studio su Craxi e gli Euromissili
Autorità,
Signore e Signori,
ho accolto con piacere la proposta dell'on. Stefania Craxi di ospitare la presentazione dell'Archivio politico di Bettino Craxi e di organizzare un seminario di studio sulla vicenda di politica internazionale degli Euromissili.
Presso l'Archivio storico del Senato della Repubblica è nato il progetto di raccogliere e offrire, attraverso il sito telematico del Senato, le carte e i documenti di numerose personalità politiche della nostra vita repubblicana.
In collaborazione con Fondazioni e Istituti specializzati si sta svolgendo questo impegnativo e importante lavoro di catalogazione e di digitalizzazione, i cui primi esiti sono già fruibili per tutti.
Alcuni interventi dopo il mio metteranno meglio in risalto i risultati raggiunti e ne illustreranno i contenuti salienti.
Da parte mia desidero ringraziare fin d'ora tutti coloro che hanno operato per realizzare questa iniziativa culturale, che sta facendo dell'Archivio storico del Senato un luogo privilegiato per la raccolta di documenti e testimonianze importanti della nostra storia politica.
In questo mio breve intervento iniziale vorrei, però, anche spendere qualche considerazione sul tema del seminario, ovvero sulla questione degli Euromissili che si lega, con estrema chiarezza, alle linee di politica internazionale che Bettino Craxi seguì nella sua vita di partito e in quella istituzionale.
Quello, infatti, non fu solo un semplice, pur rilevante, episodio della complessa vicenda politica europea e mondiale.
Fu piuttosto una circostanza nella quale il dibattito politico del nostro Paese manifestò una rinnovata e significativa posizione di autonomia.
Una autonomia che ben si inquadrava anche in uno scenario più ampio e complesso di quello degli anni Cinquanta e Sessanta.
Proprio nel 1979 il Parlamento europeo era stato, per la prima volta, eletto dai cittadini dei Paesi membri.
Il dibattito politico europeo veniva così emergendo, con più rilievo e forza, insieme all'esigenza democratica del confronto fra le forze di ispirazione cristiano-democratica e quelle di matrice socialista.
Bettino Craxi fu eletto al Parlamento europeo e, seguendo le linee della sua segreteria del Partito socialista italiano, fece di quella circostanza una occasione fondamentale.
Il suo impegno fu quello di tracciare una prospettiva importante che collocava proprio il suo Partito più decisamente nel solco delle grandi socialdemocrazie europee, compiendo così un altro importante passo per l'evoluzione democratica del nostro Paese.
Craxi, insieme al Cancelliere tedesco Schmidt, prende allora una posizione netta nel campo euroatlantico, in quella che è forse l'ultima vera pagina della "guerra fredda" e della competizione mondiale fra le due grandi sfere di influenza: quella occidentale e quella sovietica.
Nel 1979 la Nato aveva deliberato l'installazione di missili Pershing e Cruise in alcune basi militari di Paesi europei, tra i quali vi era l'Italia, con lo scopo di correggere lo squilibrio nel settore degli armamenti, che era a tutto vantaggio dell'Unione sovietica.
In una fase di acceso e contrastato dibattito all'interno della sinistra italiana, la posizione favorevole dell'Italia - e del Partito socialista - fu rivendicata con orgoglio da Craxi che, nella seduta del 18 aprile 1980 alla Camera dei Deputati, disse:
«restano ferme le decisioni che abbiamo concorso - in modo determinante - ad assumere in materia di ammodernamento dei sistemi missilistici sul teatro europeo; ma deve essere mantenuto vivo e rinnovato con nuove iniziative l'invito ad un negoziato, tra l'Alleanza Atlantica e il Patto di Varsavia, che andrebbe iniziato in tempo utile».
Le decisioni che il nostro Paese maturò in quella fase, grazie all'apporto lucido di Craxi, furono volte alla duplice prospettiva di mantenere in efficienza gli strumenti militari necessari per l'equilibrio dei due fronti e, al tempo stesso, di accelerare quella fase di confronto e di negoziato che doveva mirare a portare l'equilibrio degli stessi armamenti "al livello più basso possibile", con il progressivo disarmo nucleare in Europa sia da parte americana che da parte sovietica.
Questo dibattito fu davvero intenso per la nostra vita politica e segnò anche il passaggio tra la politica del "compromesso storico" della fine degli anni Settanta e una nuova fase di collaborazione tra la Democrazia cristiana, il Partito socialista e i Partiti laici minori, che dominò la lunga stagione degli anni Ottanta.
Il disegno strategico di Craxi, che oggi siamo chiamati qui a rievocare, aveva una portata ampia, perché individuava per il nostro Paese una dimensione euromediterranea, ovvero una proiezione di relazioni politiche e istituzionali con tutti i Paesi della costa nordafricana che andava oltre la nostra tradizione di buon vicinato e di collaborazione commerciale con il mondo arabo e medio-orientale.
L'obiettivo politico era quello di rafforzare il confronto e la cooperazione politica con un universo culturale e sociale diverso, che nei decenni del dopoguerra era cresciuto imboccando percorsi politici innovativi, per un pieno superamento delle pagine di storia coloniale e per una prima emancipazione civile e democratica.
Questa articolata visione internazionale sarà poi da Craxi posta a base programmatica dei Governi che lui fu chiamato a presiedere fra il 1983 e il 1987.
Vi è ancora un giudizio assai contrastato e ricco di suggestioni di parte sull'intero decennio degli anni Ottanta.
Alcuni storici tendono addirittura a segnarlo come un tempo grigio, di arretramento della nostra crescita democratica.
Io che l'ho vissuto sul fronte delle responsabilità sindacale - una trincea diversa da quella politica, ma certo per nulla estranea da questa -devo ricordare però che quello fu un periodo di crescita economica e sociale e di impegno per la modernizzazione della vita del Paese.
Fu anche un periodo duramente contrastato, dentro le Forze politiche della sinistra, e tra le Forze di governo e il Partito comunista italiano.
Il Muro di Berlino non era ancora crollato, anche se primi segnali e crepe si venivano evidenziando.
La visione politica internazionale di Bettino Craxi, saldamente collocata nel teatro occidentale atlantico ed euromediterraneo, contribuì non poco ad una positiva evoluzione democratica del quadro europeo e al superamento della lunga stagione di guerra ideologica che demonizzava l'avversario e tracciava mura invalicabili.
Credo di dover ancora ringraziare gli organizzatori di questo incontro perché ci hanno offerto un'occasione per fare memoria di una pagina storica importante che oggi, a quasi trent'anni di distanza, anche molti dei protagonisti politici dell'epoca hanno già provveduto a riconoscere.