Scambio di auguri tra il Presidente del Senato e la Stampa Parlamentare in Sala Koch, a Palazzo Madama
Buongiorno a tutti,
Grazie Presidente Di Fonzo per il suo intervento.
I temi che ha toccato sono tanti e tanti sono i problemi che Istituzioni e cittadini hanno dovuto affrontare in quello che è stato uno degli anni più difficili e dolorosi della nostra storia recente.
Un anno vissuto nell'emergenza; sanitaria; sociale; economica.
Il primo pensiero va ai più di 66 mila morti di CoVid e ai malati che stanno lottando contro un nemico insidioso e difficile e ai medici e agli operatori sanitari che continuano a lavorare senza sosta al loro fianco.
E proprio guardando a come la pandemia ha inciso sul nostro sistema sanitario, ci sono tre aspetti importanti che, ad oggi, non hanno avuto risposte e che mi stanno particolarmente a cuore.
Il primo riguarda la morte in solitudine dei malati di CoVid. Una morte inaccettabile perché priva di umana pietà.
Garantire ai familiari il diritto all'ultimo saluto è un atto di civiltà che non si può negare, neanche nell'emergenza. È sufficiente applicare a mio avviso le stesse precauzioni utilizzate dal personale medico negli ospedali.
Il secondo aspetto riguarda i malati no-CoVid che, pure affetti da patologie gravi, non riescono ad avere accesso alle cure. Questo potrebbe compromettere la loro stessa vita.
Il terzo aspetto riguarda il Santo Natale, che per tradizione è la festa delle famiglie, il momento degli affetti che si riuniscono. Le famiglie non sanno ad oggi se, quando e con chi potranno viverlo.
È incomprensibile che gli italiani non sappiano come comportarsi. Regole anche ferree, ma certe, perché è inimmaginabile che ci si trovi all'ultimo momento di fronte al fatto di non potere portare un augurio ad un genitore anziano, solo e magari anche malato.
A 10 mesi dall'inizio della pandemia, troppi sono i ritardi, le indeterminatezze e le disomogeneità nella riorganizzazione sanitaria.
Sono errori che non possiamo permetterci di ripetere rispetto alla grande sfida che tutti attendiamo dalla distribuzione dei vaccini anti-CoVid.
Altri Paesi sono già operativi, mentre l'Italia ha ancora difficoltà sui vaccini anti-influenzali.
In tanti settori, non solo nella sanità, l'incertezza con cui il Paese si muove è ciò che preoccupa di più i cittadini.
Penso alla scuola riaperta a singhiozzo tra banchi con le rotelle e una rete di trasporti pubblici insufficienti.
Penso all'economia, alle dinamiche occupazionali, ai redditi delle famiglie.
Una "finanza di emergenza" basata su interventi assistenziali a pioggia non è la risposta che il Paese si attende.
Serve piuttosto lavorare ad un "Progetto Italia" che guardi al futuro, garantendo prospettive reali di crescita e sviluppo.
Dobbiamo far ripartire le leve dell'economia, investendo sulle infrastrutture, dando nuovo slancio alle imprese.
Questa è l'unica ricetta per dare lavoro, lavoro e ancora lavoro e mettere soldi nelle tasche degli italiani.
E poi occorre puntare sui giovani.
Penso agli studenti che hanno diritto alla scuola, alla scuola in presenza. Perché la scuola non è solo didattica al computer, è socialità, confronto, è crescere insieme.
Penso ai neolaureati, che da 10 mesi non hanno accesso al mercato del lavoro perché le assunzioni sono ferme e le abilitazioni professionali bloccate.
E poi penso alle donne, il cui potenziale inespresso vale un punto di PIL.
Le donne che durante il lockdown si sono caricate sulle spalle il peso maggiore della crisi e hanno sorretto l'impalcatura del Paese.
Ripartiamo da loro. Rilanciamo l'occupazione femminile. E facciamolo fuori dalle mura domestiche.
Il lavoro agile può essere utile in circostanze straordinarie.
Ma non può essere usato come nuova regola universale nell'organizzazione del lavoro. Così diventa un boomerang.
Non solo perché "ricaccia" le donne in casa e getta alle ortiche più di 50 anni di emancipazione femminile. Ma anche perché svuota e impoverisce i centri urbani, cambia il volto delle città, fa crollare interi settori dell'economia e del commercio.
Di fronte alle tante saracinesche chiuse, alle famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese, non può poi essere sottovalutato il rischio di un disagio sociale fuori controllo.
È un rischio che possiamo prevenire solo evitando che le diseguaglianze si acuiscano ulteriormente, tutelando le fasce deboli della popolazione. Diversamente, sarà la criminalità organizzata a fungere da banca e da ufficio di collocamento.
C'è un Paese da rimettere in piedi, sul piano sanitario, economico e sociale, puntando sul senso di responsabilità che i cittadini, rispettando le regole di sicurezza con rigore e senza sconti, hanno dimostrato nel tenere aperte le attività economiche.
Rispetto a queste sfide, l'Europa gioca un ruolo importante, ma l'Italia deve presentare un piano strategico credibile con riforme strutturali.
Non possiamo permetterci di sbagliare. Come per il Piano Marshall, l'opportunità del Recovery Fund capita una volta sola nella storia. Disperdere le risorse disponibili in mille rivoli improduttivi sarebbe un errore imperdonabile, che finirebbe per ricadere sulle spalle dei nostri figli e nipoti.
E su questo fondamentale aspetto il Parlamento deve riguadagnare la sua centralità, garantire trasparenza e reale partecipazione ai cittadini rispetto al processo decisionale.
È un compito che dobbiamo perseguire con determinazione, perché il Parlamento deve tornare ad essere centro reale per la definizione delle scelte programmatiche e legislative.
Non credo che nessuna cabina di regia o nessun gruppo di esperti possa sostituirsi alle necessarie decisioni del Parlamento.
Sono consapevole che stiamo attraversando una situazione eccezionale, ma mi auguro che non si proceda più nel legiferare come nel decreto-legge Ristori. Abbiamo vissuto una concatenazione di ben quattro provvedimenti a contenuto plurimo confluiti in un unico testo attraverso emendamenti e subemendamenti governativi. Non solo la lettura è stata difficile, ma anche il vaglio di ammissibilità degli emendamenti.
Il momento è grave e, certo, occorre agire velocemente. Ma la storia e moltissimi esempi, come la legge di bilancio o le missioni internazionali, ci insegnano che la centralità delle Camere non è incompatibile con la rapidità decisionale. Basta la volontà politica. Che possibilmente significhi collaborazione tra maggioranza e opposizione. Ad oggi, non abbiamo ancora visto grandi frutti.
E non si tratta di trovare uno strumento straordinario, si tratta di capire cosa si intenda concretamente per collaborazione, quale è il punto di equilibrio e il punto di caduta di una possibile intesa.
Rispetto poi alla comunicazione, in tutti questi mesi la stampa ha avuto un ruolo ancora più centrale che in passato.
I media sono stati l'unico collegamento tra i cittadini confinati in casa e la realtà esterna.
E per questo voglio dire il mio grazie ai tanti professionisti che anche in questi mesi difficili ci hanno garantito un servizio davvero essenziale.
Una funzione delicata, che richiama voi operatori alla grande responsabilità di informare e fornire notizie con costanza e tempestività. Al compito di veicolare messaggi che siano utili e attendibili per i cittadini.
A questo riguardo, le continue e martellanti opinioni di virologi e di alcuni esperti diffuse dai media, non di rado contraddittorie fra di loro, hanno ingenerato un grave disorientamento e confusione nell'opinione pubblica sulla gestione dell'emergenza sanitaria.
Occorre ci sia una voce ufficiale del Governo, che muova dall'accesso ai report del Comitato tecnico scientifico.
Concludendo, consentitemi di esprimere un sincero ringraziamento a tutti coloro che in questi mesi difficili hanno consentito a questa Istituzione di continuare a lavorare in presenza a pieno regime, coniugando l'effettività di azione con il rispetto dei più elevati standard di sicurezza sanitaria.
Penso in primo luogo ai Senatori Questori, che, in sinergia con il nostro Polo Sanitario, diretto dal dott. Federico Marini, hanno fatto del Senato una realtà di avanguardia nella prevenzione del contagio.
Penso a tutta l'Amministrazione - qui rappresentata dal Segretario Generale Elisabetta Serafin e dai Vice Segretari Generali Alfonso Sandomenico e Federico Toniato - che nell'emergenza ha dato prova di grande flessibilità organizzativa e incisività nell'inventare moduli di funzionamento Covid-sostenibili.
A tutti voi oggi presenti, ai Vice Presidenti del Senato, ai Senatori Questori, ai Capigruppo, ai rappresentanti dell'Associazione Stampa Parlamentare, desidero rivolgere un sincero augurio: quello di non smettere mai di credere e lottare per un futuro concreto di speranza e prospettive.
Questo è il vero messaggio che il Santo Natale deve trasmetterci.
Grazie