Inaugurazione dell'anno accademico dell'Università di Padova
Testo del videomessaggio del Presidente del Senato Elisabetta Casellati
Buongiorno a tutti.
È sempre una bella emozione portare il mio saluto all'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università di Padova.
La nostra università.
Saluto il Rettore Rosario Rizzuto, che ringrazio per l'instancabile passione con cui ha guidato in questi anni uno degli atenei più antichi e prestigiosi d'Europa.
Un sentimento di ammirazione che voglio estendere ai docenti, al personale amministrativo e a tutti gli studenti.
I tanti progetti promossi quest'anno - pur tra le mille difficoltà dell'emergenza pandemica - così come quelli messi in cantiere per il prossimo futuro, sono ancora una volta espressione di un'energia inesauribile e sempre positiva.
Un'energia che si riflette prima di tutto sul legame - indissolubile - con la città di Padova e i suoi cittadini.
Penso alle iniziative artistiche, culturali e scientifiche più varie.
A quelle che hanno animato la vita quotidiana della città, così come a quelle di caratura nazionale e internazionale.
Come, ad esempio, la prossima pubblicazione della collana "Patavina Libertas", in occasione degli 800 anni dell'Università, che sarà un piacere presentare ufficialmente al Senato.
Un'opera di alto valore per ripercorrere le tante tappe di una storia secolare di arte e cultura, di lettere e scienze; di innovazione, talento, libertà e genio creativo.
Penso poi alle tante collaborazioni con il mondo dell'impresa, dell'industria e dell'economia e al reciproco arricchimento che ne è derivato.
Ma penso soprattutto a quei progetti ambiziosi rivolti a chi di questo Ateneo è il vero motore.
Vale a dire, studenti, docenti e ricercatori.
Come il campus universitario, destinato a diventare una vera e propria cittadella del sapere nel cuore della città.
O come il "Palazzo delle Esperienze".
Dove le interconnessioni tra le discipline più diverse e la condivisione delle tecnologie più avanzate potrà aprire le porte a nuove ed entusiasmanti scoperte.
Sono queste le idee e i progetti che fanno davvero la differenza.
Esempi di fronte ai quali Parlamento e Governo per primi devono dare prova di aver compreso che ogni euro destinato all'università e alla ricerca scientifica è un euro investito nella crescita e nello sviluppo di tutto il sistema Paese.
Le risorse ci devono essere!
Si chiamano "Recovery Fund".
Si chiamano "Next generation Eu".
Risorse che dobbiamo usare non solo per rimediare ai danni della pandemia, ma per essere artefici di un nuovo rinascimento: nella società, nell'economia, nella cultura, nelle arti e nelle scienze.
Una sfida di fronte alla quale, oggi come allora, il ruolo delle Università è centrale.
Perchè è qui che si formano le donne e gli uomini che guideranno l'Italia di domani.
Che saranno chiamati a immaginare e gestire i nuovi processi produttivi e le nuove dinamiche dei mercati;
Che esploreranno le nuove frontiere della scienza e della medicina.
Che daranno nuove prospettive all'arte, al diritto, alle lettere, alla filosofia, all'architettura, all'ingegneria.
E' attraverso lo studio, la ricerca e la sperimentazione che si costruiscono le prime infrastrutture di cui l'Italia ha bisogno: quelle del sapere.
Della conoscenza che dissolve il buio dell'ignoranza.
Della scienza che ci offre gli strumenti per comprendere ciò che non comprendiamo e non averne più paura.
Lo abbiamo visto chiaramente in questo ultimo anno, durante il quale gli Atenei di tutto il mondo hanno lavorato senza sosta per indagare i mille segreti del COVID e permetterci di sconfiggerlo.
Una rincorsa per la vita di cui l'università di Padova è stata protagonista sin dal primo giorno, con risultati eccezionali.
Risultati che hanno consentito di frenare i contagi; curare gli ammalati; salvare vite e che adesso - grazie ai vaccini - potranno restituirci sicurezza e socialità.
Quella socialità che è essenza stessa della nostra natura umana.
E che da più di un anno è sospesa, costringendo docenti e studenti a misurarsi con nuove forme di insegnamento e di apprendimento digitale.
Certo, la rete si è dimostrata una risorsa preziosa per annullare distanze, abbattere barriere e mettere chiunque nella condizione di accedere al sapere.
L'esperienza della vita universitaria però è un'altra cosa.
E' la forza della creatività e dell'immaginazione che deve tornare ad animare le aule, i laboratori e le biblioteche di questo Ateneo.
E' la condivisione quotidiana di idee, pensieri ed emozioni: delle ansie e delle paure prima dell'esame, della gioia di un abbraccio il giorno della laurea.
E' l'irriverente, talvolta chiassosa, ironia di una goliardia che è anch'essa parte della tradizione di questa Università.
E' la gioia di crescere insieme e di confrontarsi in un comune percorso di arricchimento culturale e di maturazione personale.
Per questo, vorrei salutare l'inaugurazione del 799° Anno accademico dell'Università di Padova, con l'augurio di poterci finalmente ritrovare tutti insieme il prossimo anno.
Come è sempre stato e come è giusto che sia sempre.
Se ciò sarà possibile, vorrà dire che avremo davvero vinto una delle battaglie più difficili della nostra epoca e che saremo tornati a guardare le stelle.
Come diceva quel sommo poeta, padre della nostra lingua, che proprio qui a Padova venne a cercare la libertà dall'esilio e che ci ricorda come il sentiero del paradiso comincia dall'inferno.
Se la pandemia è stata quindi un inferno, iniziamo a percorrere insieme il sentiero della rinascita e della speranza. Grazie a tutti.