Prix Italia 2021
Il discorso con cui il Presidente del Senato Elisabetta Casellati ha aperto la cerimonia di inaugurazione del Prix Italia 2021, 73esimo concorso internazionale per radio, tv e web
Buongiorno a tutti,
è davvero una bella emozione tornare a portare il mio saluto al Prix Italia.
Saluto il Presidente Fontana, il Sindaco Sala e tutte le Autorità presenti.
Voglio congratularmi con il Presidente della RAI, Marcello Foa, con il Presidente e Segretario Generale del Prix Italia e con tutti coloro che si sono prodigati in questi difficili mesi, nell'organizzazione di questo prestigioso appuntamento, giunto alla sua 73° edizione.
Un'occasione per riunire ancora una volta, nel nostro Paese, il meglio della comunicazione, dell'informazione e dell'intrattenimento di oltre 40 Nazioni, in rappresentanza di cinque continenti.
Una vetrina importante per tanti talenti nazionali e internazionali.
Un'opportunità preziosa per guardare alle nuove frontiere dei media: dalla radio alla televisione alle moderne piattaforme multimediali.
Strumenti incredibili di divulgazione e intrattenimento, che questo premio ha visto nascere ed evolversi, stimolando negli anni un percorso di qualità e di eccellenza tanto nei contenuti quanto nelle strategie di sviluppo.
E questo nella consapevolezza che - specie sul piano dell'informazione - radio, televisione e internet rappresentano le autostrade di un sapere sempre più universale e globalizzato.
Tecnologie in grado ormai di raggiungere ogni angolo del pianeta, ma anche di condizionarne le principali dinamiche sociali: dalla quotidianità ai grandi processi economici e democratici.
Potenzialità che, inevitabilmente, aprono a nuovi interrogativi sul ruolo etico dei media.
Ovvero, sulla necessità di accompagnare lo sviluppo di questi fondamentali canali di comunicazione a un loro uso sempre più responsabile e prudente, nel difficile equilibrio tra infodemia, fake news e ridondanza di un'informazione sempre più accessibile, tempestiva e spesso incontrollata.
In tale prospettiva, l'accuratezza delle notizie e la loro corretta divulgazione diventano i principali indici di qualità del vostro lavoro: tanto nei programmi specializzati quanto in quelli di semplice intrattenimento; tanto nel servizio pubblico quanto nell'editoria privata.
È su questi parametri che si misura, infatti, la differenza tra un'informazione che fa "servizio pubblico e sociale" - divulgando conoscenze, consapevolezze e sicurezze - e una informazione non gestita e discorde che, al contrario, rischia di alimentare confusione, incertezze e instabilità.
Come è avvenuto, ad esempio, in questo terribile anno di pandemia e isolamento con un affollamento mediatico di esperti e virologi, che hanno detto tutto e il contrario di tutto su pretese basi scientifiche e che, nella loro contraddittorietà, hanno finito con l'alimentare il "fai da te" dei cittadini.
E così pure nella complessa campagna vaccinale che stiamo affrontando su scala mondiale.
Un'opportunità per liberarci dall'incubo del COVID che ha invece rischiato di essere gravemente compromessa da notizie che, specie per i toni allarmistici con cui spesso venivano divulgate, hanno provocato dubbi e paure, condizionando persino, in molti casi, la scelta di non vaccinarsi.
Ecco, quindi, che chiedersi quale dovrà essere il ruolo dei media nella "ricostruzione della cultura" in una società che riparte dopo la pandemia deve essere soprattutto occasione per riflettere su come gestire al meglio, con prudenza e responsabilità, queste grandi potenzialità comunicative e il loro impatto sociale.
Un tema che, conoscendo le vostre sensibilità, sono certa sarà al centro dei tanti momenti di dialogo e condivisione in calendario nei prossimi giorni.
Ma questo premio è dedicato anche a un altro importante settore della comunicazione: quello dell'intrattenimento, dello spettacolo, dell'arte e della cultura.
Un intero comparto produttivo che prima dell'emergenza pandemica dava lavoro a quasi un milione e mezzo di italiani, producendo un fatturato di oltre 90 miliardi di euro e che adesso è in grande difficoltà.
Una crisi che non ha risparmiato nessuno: dai bilanci delle principali aziende del settore alle grandi e piccole produzioni cinematografiche; dai teatri ai musei; dalla musica a ogni altra forma di espressione artistica.
Un mondo che ha pagato duramente il prezzo sociale ed economico del COVID e che adesso va aiutato e messo in condizione di riscattare i tanti sacrifici di cui si è fatto carico durante l'emergenza.
Rilanciare la cultura significa rilanciare la creatività, il talento, la bellezza di un'Italia che fa sognare, immaginare, emozionare.
Significa ridare energia a quello spirito d'avventura e a quell'entusiasmo con cui, nel 1948, in un Paese lacerato dalla guerra e in grande difficoltà, è nata l'idea di questo concorso internazionale.
Quella di unire un pianeta diviso da barriere e diffidenze nel segno di un'arte libera e senza confini, e riscoprire nel linguaggio universale della cultura la strada migliore per crescere insieme.
Questo è lo spirito con cui dobbiamo investire nella riapertura dei nostri teatri, dei musei, degli spazi espositivi e ricreativi nel rispetto di un'identità artistica che è parte del nostro DNA e di cui non possiamo più fare a meno.
Sono particolarmente lieta di condividere questo appello in un luogo simbolo dell'arte e della cultura nazionale, il Teatro alla Scala, che grazie all'iniziativa del Sovrintendente Dominique Meyer, che saluto, ha saputo essere protagonista anche nella ripartenza.
Rilanciare la cultura significa, infatti, dare una spinta importantissima alla ripresa economica.
Ricordiamoci sempre che l'Italia possiede un patrimonio incredibile di tesori paesaggistici, architettonici, artistici e storici.
Risorse che, se valorizzate adeguatamente - anche attraverso l'eco globale dei media - possono dare una spinta eccezionale a tanti settori e comparti produttivi: dal turismo all'artigianato; dalla ristorazione all'accoglienza alberghiera; dalle produzioni legate alle tradizioni dei territori ai più vari servizi alla persona.
Ed è proprio su questo tema che il Prix Italia, oggi come allora, ha l'opportunità di giocare ancora una volta un ruolo decisivo.
È qui, grazie ai vostri contributi, che possono nascere, infatti, le migliori idee ed i migliori progetti per lavorare insieme a un nuovo rinascimento della cultura e dell'Italia.
È qui che si possono creare le migliori sinergie tra arti antiche e moderne tecnologie - tra i media di ieri, come questo storico teatro, e i media di oggi, di cui voi siete la migliore espressione - nel segno della qualità, della creatività e dell'innovazione.
Questa è la strada del successo che può premiare il vostro impegno e la vostra passione.
Che può restituirci davvero la libertà di vivere le emozioni e la bellezza di un'Italia ancora più forte grazie alla sua storia, alla sua arte, alla sua cultura.
Grazie e buon lavoro a tutti.